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EDIFICI SCOLASTICI A VENEZIA
Venezia e il Veneto si presentavano nel panorama nazionale
del nuovo Stato unitario ai primi posti nelle situazioni scolastiche,
dopo Piemonte, Lombardia e Liguria.
La legge
Casati del 1859, successivamente diffusa in tutto il territorio
nazionale, affidò all'iniziativa locale dei Comuni
l'obbligo di provvedere a tutta la materia riguardante l'istruzione.
Il podestà Pierluigi Bembo durante la sua
Amministrazione, dal 1860 al 1865, pochi anni prima dell'annessione
del Veneto all'Italia, fu impegnato a risolvere i problemi
dell'istruzione in particolare quella primaria. Se ne può
leggere il Rendiconto.
Venezia ereditava dal Governo austriaco una soddisfacente
situazione scolastica che vedeva tutte le scuole ospitate
in palazzi e conventi adattati all'uso (v. serie
di foto 1-9).
Le aule non avevano illuminazione sufficiente, i banchi,
per due alunni, erano di legno, di difficile pulizia (v.
foto 10), non c'era l'acqua corrente, i servizi igienici
erano costituiti da latrine.
Delle relazioni comunali si segnalavano situazioni con una
sola maestra per 95 alunni.
La città aveva due scuole tecniche la Sanudo
e la Caboto,
due ginnasi-licei, il Foscarini
e il Marco
Polo, l'Istituto tecnico e nautico Sarpi,
la Scuola Normale Elena
Corner Piscopia e l'Istituto Superiore Femminile Giustinian
(v.
anche foto 11-13).
Per rispondere all'aumento della popolazione scolastica che
portò ad una crescita della domanda di istruzione superiore
l'Amministrazione provvide all'acquisto di palazzo Collalto
(v.
foto 14-15) a S.Stin per insediarvi la scuola tecnica
Sanudo
e al restauro della sede di S.
Giovanni in Laterano (v.
serie di foto 16-20).
Quest'ultimo venne fornito di copiose collezioni scientifiche
per gli insegnamenti della fisica, della meccanica, delle
costruzioni civili e navali, dell'attrezzatura e manovra navale,
della storia naturale, della geodesia. Possedeva un gabinetto
e un laboratorio di chimica da far invidia a quelli universitari,
un piccolo osservatorio astronomico, una stazione cronometrica
ed aveva una ricca biblioteca tematica. Conservava, inoltre,
una donazione di strumenti e apparati di fisica di Giorgio
Manin. Dal 1870-71 ospitò la scuola serale per agenti
di commercio.
Il sindaco Fornovo, nel Rendiconto del 1874, così
descrisse le intenzioni della Giunta in merito ai miglioramenti
riguardo all'edilizia scolastica:
"La scuola, oltre che camere sufficienti e bene distribuite,
ha bisogno di vestiboli per deporvi i mantelli e i cappelli
degli alunni; del cortile scoperto ad uso ricreazione e degli
esercizi di ginnastica quando il tempo permette di stare allo
scoperto; di un portico coperto per gli usi medesimi nelle
giornate piovose; del lavatoio per avvezzare i fanciulli alla
nettezza della persona; e di latrine, che per numero e posizione
debbono essere costituite con regole del tutto speciali: le
nostre scuole, che sono case o palazzi privati ai quali si
è mutata destinazione e non forma, si allontanano naturalmente
dal tipo accennato, aggravano agli insegnanti il disimpegno
degli uffizi scolastici,...."
Negli anni ottanta in tutte le scuole vengono inseriti i cessi
automatici e in tutte le aule assicurata massima ventilazione.
Alla fine degli anni settanta il Comune poteva accedere ai
finanziamenti previsti dalla legge
Coppino (1878) che sanciva per la prima volta il principio
dell'intervento dello stato in merito all'edilizia scolastica
con la concessione di mutui agevolati, e cominciò una
politica di acquisizione degli stabili adibiti a scuole.
Alla fine dell'Ottocento, la Giunta liberale guidata da Riccardo
Selvatico propose e attuò una serie di modifiche sostanziali
intese a risolvere i disagi e gli sprechi nel settore.
Si acquistarono degli stabili e con opportuni restauri si
insediarono le classi delle scuole elementari maschili e femminili,
sempre rigorosamente separate, o dove la necessità
premeva si costruirono nuove scuole ancora oggi in funzione.
Nel 1885 venne in parte demolita la caserma di S. Francesco
di Paola, attigua alla chiesa omonima, in via Garibaldi e
si cominciò la costruzione della scuola elementare
femminile Gaspare Gozzi (v.
serie di foto 21-23), poi di quella maschile, con l'acquisto
dell'Oratorio annesso alla chiesa. Il progetto tecnico fu
dell'ingegner Annibale Forcellini, direttore dell'ufficio
tecnico comunale. Nell'atrio della scuola è presente
il busto dell'assessore Cattanei che promosse la costruzione.
La particolare struttura della città non permetteva
di espandersi in spazi adeguati e in alcuni casi si dovette
abbattere un teatro, come nel caso del Camploy , per costruire
la nuova scuola elementare di S.
Samuele, aperta nel 1895. In questo edificio si ospitarono
le due sezioni maschile e femminile ma con gli ingressi rigorosamente
separati da cancelli.
Queste due scuole furono protagoniste, con disegni e fotografie,
di una raccolta di album, presentata dalla città di
Venezia all'Esposizione universale di Parigi nel 1899, in
cui si presentarono tutti gli edifici scolastici di
proprietà comunale. (v. serie
di foto 24-39)
Le testimonianze degli addetti,
direttori e maestri, riportarono entusiastici apprezzamenti
per l'illuminazione adeguata, l'inserimento di campanelli
elettrici, il riscaldamento centralizzato, i nuovi servizi
igienici, le palestre e i refettori.
In tutte le scuole, per migliorare l'igiene, vennero applicati
dei fontanini in modo che gli alunni non usassero i bicchieri
promiscui.
Negli anni 1895-96 si completarono i lavori di palazzo Pisani,
sede del Liceo musicale Benedetto Marcello (v. foto
40), e della Scuola professionale femminile Vendramin Corner
(v.
foto 42) a S. Provolo. Inoltre si costruì la nuova
scuola elementare a S. Maria Elisabetta al Lido e si restaurò
palazzo Zaguri a S. Maurizio (v. serie
di foto 43-44)
Nel 1904 la legge
Orlando istituì la quinta e la sesta elementare
e divenne necessario reperire nuovi spazi.
Dal Ministero della P.I. fu condotta un'inchiesta per esaminare
le condizioni dei locali destinati a scuole. Essa fu preparatoria
all'emanazione della legge
Daneo Credaro del 1911 che prevedeva l'onere da parte
dello Stato di costruire nuove scuole laddove ce ne fosse
stata necessità.
A livello locale la Giunta Grimani, nel 1906, costituì
una Commissione (la relazione
si può leggere per intero in archivio) con l'incarico
di studiare un programma completo dei lavori necessari nelle
scuole elementari per migliorarne le condizioni didattiche
e igieniche. Nel 1910 si istallarono gli impianti telefonici
diretti tra le Scuole del Comune e la Direzione Generale Didattica,
utile soprattutto per il servizio delle supplenze e della
refezione.
Nel Comune di Venezia, durante i primi vent'anni del secolo,
si ebbe un consistente aumento della popolazione scolastica.
Infatti nell'anno scolastico 1899-1900 gli iscritti nelle
scuole elementari pubbliche furono 8815, che raggiunsero il
numero di 16200, pari al 9,53 % della popolazione totale,
nel 1922.
La casa della scuola venne definito in quegli anni l'edificio
scolastico dal Direttore Didattico Centrale Attilio Dusso,
che descrisse le caratteristiche delle nuove scuole, secondo
le accresciute esigenze di decoro e di igiene.
L'Amministrazione Comunale edificò nel 1909 la Giacinto
Gallina (v. serie
di foto 45-46), nel 1910 la scuola elementare alla Giudecca
(v. serie
di foto 47-49), nel 1914 la Renier Michiel (v.
foto 50), nel 1920-21 la S. Girolamo (v. serie
di foto 51-56), nel 1915 l'adattamento del convento di
S.Giuseppe di Castello, e nel 1916 di un nuovo fabbricato
al Lido. Le architetture si rifecero ad uno stile eclettico
che si ispirava a motivi classici, con finestre ad arco e
decorazioni in pietra d'Istria, pareti di mattoni a faccia
a vista, rispondenti ad esigenze di riconoscimento.
Erano a tre piani: al pianoterra le palestre che servivano
anche per la refezione, la parte aperta al pubblico, i locali
di servizio e l'alloggio del custode sempre contemplato.
Al primo piano la direzione e le aule che si snodavano
in entrambi i lati dei corridoi.
Improntati a moderni criteri, soprattutto riguardo all'igiene,
alcuni di questi edifici erano forniti di terrazze con vista
sulla laguna e la sua salubre aria per la ricreazione, di
giardini per le scuole all'aperto, oltre che di impianti
di docciatura (v.
foto 57-59).
L'unico edificio che si distingue per la bellezza dell'architettura,
delle decorazioni e per la forma della sua pianta fu quello
della Giudecca, aperto ad abbracciare il sole proveniente
dalla parte sud della laguna.
Nel primo ventennio del secolo si concluse il ciclo più
innovativo, che aveva preso l'avvio con l'Unità, riguardo
all'edilizia delle scuole primarie nel centro storico.
Negli anni trenta la crescente domanda di istruzione medio-superiore
portò alla costruzione, per iniziativa provinciale,
del nuovo edificio dell'Istituto tecnico Paolo Sarpi
(v. serie
di foto 60-62).
Tutte le fasi della costruzione e la realizzazione vennero
fotografati, per incarico del Comune (v. serie
di foto 63-70). Esternamente l'edificio ha una
mole imponente con la facciata rivolta al canale, l'architettura
segue il modello degli stabili scolastici del periodo con
sobrie decorazioni, ampi e spaziosi corridoi. Le aule
a gradoni e i laboratori scientifici erediteranno
le attrezzature che vennero ampiamente valorizzate della sede
di S.Giovanni in Laterano (v. serie
di foto 72-82).
Anche l'Istituto nautico si trasferì in una
nuova sede, nel convento delle Salesiane, appositamente restaurato.
Verrà chiamato Sebastiano Venier, in onore dell'ammiraglio
della Serenissima, per continuare la tradizione della città
(v. serie
di foto 83-87).
Nel centro storico, continuando con il riuso del preesistente,
si procedette all'adattamento del convento di S. Zaccaria,
nel 1927-30, che divenne la scuola elementare A. Diaz
(v.
foto 88). Essa si affacciava al cortile dell'Istituto
professionale Vendramin Corner (v. serie
di foto 89-91).
Nel 1930 l'Opera Nazionale Balilla promosse la costruzione
in città della Casa dei Balilla, ora Casa del
Marinaio (v. serie
di foto 92-94), su progetto dell'ingegner Codognato, e
del nuovo Collegio Navale a S. Elena, opera degli architetti
Mansutti e Miozzo nel 1936-37 (v.
foto 95-96). Entrambi gli edifici seguirono le suggestioni
dell'architettura del regime, tra il razionalismo delle forme
e l'inserimento di particolari simboli tipici del fascismo:
l'aquila sul frontone della casa del Balilla (v.
foto 97) e i mosaici, di ottima fattura, del Collegio
navale (v.
foto 98-101).
Negli anni trenta, dopo l'unione nel 1926 del Comune di Mestre
con quello di Venezia, la maggior parte dell'attività
edilizia si trasferì in terraferma
e proseguì intensamente anche nel
dopoguerra.
Nel dopoguerra si mantennero i vecchi edifici nel centro
storico.
Essendo, intanto, cominciato l'esodo della popolazione del
centro storico e delle isole verso la terraferma, a Venezia
non era più necessario reperire nuovi spazi ma caso
mai procedere al riuso del patrimonio edilizio scolastico
per ospitare ordini diversi di scuole, in particolare le nuove
scuole medie.
Negli anni sessanta il Comune si impegnò nella costruzione
di nuove scuole nelle isole di Murano, Burano, e del Lido.
Gli edifici risentirono della riforma della nuova scuola media
unica varata nel 1962.
I progetti furono pensati per una scuola diversa, socialmente
aperta e didatticamente avanzata con spazi per le attività
scientifiche, creative e sperimentali.
Per concludere si propongono le immagini di alcune sedi di
scuole del centro storico ospitate, come all'inizio della
nostra storia, all'interno di palazzi e di conventi (v. serie
di foto 102-113).
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Palazzo Labia, a San Geremia, nel passato
ha ospitato scuole elementari; ora è la sede della
Rai del Veneto
"...le nostre
scuole, che sono case o palazzi privati ai quali si è
mutata destinazione e non forma..."
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