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I LUOGHI, GLI SPAZI, GLI ARREDI

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VI.

ISTRUZIONE.

Pane e alfabeto a tutti.
V. Hugo.


1. Chi volesse giudicare della educazione del nostro popolo dal numero delle scuole, o dal dispendio che sostiene il Comune per mantenerle, avrebbe di che rallegrarsi. Ma pur troppo che il valore dell' istruzione non si chiarisce per fasti numerici; e se applicheremo la statistica ai bene educati, anzi che agli inscritti, vedremo sbassare incredibilmente quei numeri. Ciò, in gran parte pegli attuali metodi scolastici che si vogliono adoperare in luoghi affatto diversi di clima e di religione e di politico intendimento e di ogni abito di costumi. Se non che lasciando questa intramessa cui mi condurrebbe la natura del soggetto, e tornando al numero delle scuole, io debbo mio malgrado avvertire alta trascuranza delle classi inferiori nel profittarne.

Non basta dunque che ognuno abbia il mezzo d'imparare a leggere, scrivere e conteggiare; non basta agevolare la istruzione primaria colla gratuità dell'insegnamento: da noi ci vorrebbe, almeno per alcun tempo, qualche cosa di più. Sarebbe mestieri che l'istruzione non fosse un semplice beneficio da godere, chi lo desidera, ma un debito da pagare, un debito del cittadino verso la società, un debito del padre verso i suoi figli. I ragazzi hanno diritto alla scuola, come lo hanno al nutrimento; e i padri e i tutori che trascurano la educazione dei figli, sono egualmente colpevoli verso la società come se li lasciassero finire di consunzione. Né qui io voglio disputare di un argomento la cui soluzione presenta (le gravi difficoltà; dirò solo che in alcuni casi, e quando si tratta dell'adempimento di un dovere sociale, nessuno può andarne esente; e chi lo volesse, debb'esserne costretto, senza che per questo ne scapiti la libertà individuale. È un affare di troppa importanza perchè si abbia a passarsene troppo di leggieri. Le peuple qui a les meilleures écoles est le premier peuple; s' il ne l'est pas aujourd' hui, il le sera demain, scriveva M. Jules Simon, nell'École lavoro importantissimo che Reybaud commendò per copia d'idee generose e per esservi trattati, discussi e risolti con singolare precisione tutti i problemi che si legano alla questione dell'insegnamento primario.
Nel 1847 traducevansi alle Assises di Francia 115 giovani sotto a I6 anni; nel 1862, soltanto 44; e si osservò che sopra 100 imputati per delitti criminali, 81 non aveano ricevuto il beneficio della istruzione elementare. Ciò che facea dire a Duruy qu' ouvrir une école, c' est fermer une prison. Quindi pane e alfabeto a tutti.


 

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