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Scuole maschili e scuole femminili
"La donna deve essere istruita non
meno dell'uomo, se si vuole che sia costumata, che sappia
governare la casa, che educhi saggiamente i figli, che senta
vivamente la propria dignità."
1869, il Municipio di Venezia apre la Scuola superiore femminile
"Giustinian"
di tre anni, corrispondente alle scuole tecniche maschili,
"per educare brave e civili donne, non donne in toga"
(Dante di Serego degli Allighieri,
rendiconto 1870).
Lo stato istituisce una Scuola
normale per la formazione delle maestre, con convitto.
In città ci sono già due Licei, S.
Caterina, con annesso convitto, e Marco
Polo, il R.
Istituto Industriale e di marina mercantile e le R.
Scuole tecniche Sanudo e Caboto.
Nel corso degli anni '70 dell''800 intenso è il dibattito
in città sull'educazione
al lavoro e la formazione professionale, come lotta alla
povertà e come moralizzazione della società,
oltre che come diffusione della cultura tecnica-scientifica.
Venezia è tra le prime città italiane ad aprire
una Scuola d'arte applicata all'industria.
Anche a Mestre cresce la domanda di istruzione professionale:
nel 1905 nasce, su richiesta di 40 padri di famiglia e col
contributo iniziale di privati, la Scuola tecnica postelementare
Bandiera
e Moro, che prepara alla carriera impiegatizia nelle imprese
commerciali e nelle nascenti industrie mestrine e permette
di iscriversi agli studi superiori.
Le scuole di Mestre sono però insufficienti per rispondere
alla domanda di formazione e i mestrini frequentano numerosi
le scuole veneziane, fino alla metà del '900.
A partire dagli anni '70 dell'800 si fa sempre più
insistente la richiesta dell'apertura di scuole professionali
femminili, da parte di ambienti progressisti e delle esponenti
del movimento emancipazionista come Rosa Piazza e Gualberta
Beccari.
1893, finalmente, durante la Giunta democratica guidata da
Riccardo Selvatico, viene aperta a Venezia una Scuola professionale
femminile, il Vendramin
Corner.
Il programma prevede il disegno come materia di base e laboratori
gestiti da artigiani del settore - merletto, perle, moda -;
scopo della scuola è la formazione di personale femminile
da inpiegare nelle industrie cittadine o come cameriere negli
alberghi.
Molte sono le ragazze che frequentano sia il corso inferiore
che quello superiore e il numero delle alunne cresce negli
anni.
A Mestre le ragazze possono frequentare la Scuola complementare
Bandiera e Moro o l'Avviamento professionale Vittorio Emanuele
III. Si aprono corsi di taglio-cucito-ricamo anche presso
le scuole elementari, l'Istituto S. Gioacchino e la Pia casa
di Ricovero.
1923. Con la riforma
Gentile, viene confermato come scuola preminente il Liceo
classico, riformato l'Istituto tecnico e la scuola Normale,
che diventa Istituto Magistrale, con corsi inferiori e superiori.
Si istituiscono i corsi superiori del Liceo scientifico, del
Liceo femminile, dell'Istituto nautico, del Liceo artistico,
del Conservatorio, ai quali si accede dopo 3 o 4 anni di frequenza
nel ginnasio o nei corsi inferiori, dove si studia il latino.
Il Liceo femminile - come anche la Scuola Complementare -
è un fallimento della Riforma Gentile. A Venezia le
ragazze vi preferiscono la Scuola Magistrale o l'Istituto
tecnico Femminile, e il Liceo femminile non viene istituito.
1929. La riforma delle scuole tecniche professionali pone
le nuove Scuole Secondarie di Avviamento sotto la direzione
del Ministero della Pubblica Istruzione. Scompaiono i Corsi
Integrativi di Avviamento professionale, le Scuole Complementari,
le Scuole di Avviamento.
Apre a Mestre la Scuola
di avviamento al lavoro Vittorio Emanuele III, in seguito
Alessandro Volta, la cui importanza viene legata "al
fatto che ha sede in una zona industriale e operaia e in un
centro ferroviario della massima importanza" (Relazione
del Consorzio provinciale per l'istruzione tecnica, 1937).
L'Istruzione professionale è pensata a Venezia in
relazione alla vocazione della città: istruzione commerciale,
industriale e marinara, (Istituto
nautico; Istituto
professionale per le attività marinare)
artigianato artistico.
Anche a Mestre, alla fine degli anni Venti, il Consorzio per
l'Istruzione Tecnica si adopera per migliorare l'offerta formativa
nel campo delle professioni e per rispondere alle esigenze
sorte con lo sviluppo delle fabbriche a Porto Marghera. Vengono
organizzati corsi di avviamento professionale annuali e biennali
per fabbri, meccanici, falegnami, agenti di commercio.
1935, a Marghera, "centro vitale della nuova Venezia
Industriale", l'Istituto Veneto per il Lavoro ospita
un Laboratorio-Scuola per operai elettrometallurgici e falegnami.
Si tratta sempre di scuole atte a formare la manodopera operaia.
Nonostante la crescita delle industrie Venezia-Mestre è
l'ultimo capoluogo del Veneto ad avere un Istituto
tecnico industriale, il Volpi di Misurata, in seguito
Pacinotti, nel 1941. Fino ad allora non c'è una scuola
che prepari tecnici specializzati, i quali vengono cercati
altrove.
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Foto 1. Alunne dell'Istituto "Paolo Sarpi"

Foto 2. Studenti del "Paolo Sarpi"

Foto 3. Attività musicali per alunne e alunni.

Foto 4. Istituto Professionale femminile Vittorio Emanuele
III, Mestre

Foto 5. Foto ricordo di alunni del Sarpi.

Foto 6. Alunni del Liceo "Marco Foscarini"
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