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COSA SI IMPARA, COME SI INSEGNA

 
   
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Scuole urbane e scuole rurali

Nelle campagne il fanciullo rappresenta nella buona stagione un guadagno non trascurabile per le famiglie, per cui i genitori stessi assecondano di buon grado, anzi, molte volte provocano, le assenze dei figli dalla scuola.
(Direttore didattico Giulio Ferdinando Girardi, Mestre 1907)

Nel distretto di Mestre già sotto il governo austriaco erano sorte scuole rurali a Favaro, Dese, Campalto, che però funzionavano con difficoltà perché i maestri erano poco pagati e spesso reclutati tra il clero locale, i locali erano insalubri e difficili da raggiungere.
Solo a Mestre, che in questo periodo ha le dimensioni di un borgo rurale, ma si avvia a uno sviluppo urbanistico come nodo di comunicazioni, vengono istituite, in locali in affitto, una scuola urbana femminile in via Fanti e una maschile a ridosso della torre (v. foto n. 1).

La frequenza è molto discontinua perché i ragazzi vengono impiegati nei lavori dei campi e le ragazze in quelli domestici. L'evasione dall'obbligo si mantiene rilevante anche dopo la legge Coppino del 1877.
Il Comune comunque si sforza di dare una sede stabile e decente alla scuola del centro - l'unica urbana - e di aprire scuole rurali nelle frazioni di Carpenedo, Marocco, Bissuola, Gazzera, Bottenigo per incentivare la frequenza.

1902.
Acquistata l'area della Villa Giustinian, viene aperta nel centro di Mestre la Scuola De Amicis.

Le altre scuole comunali seguiranno lo sviluppo della zona intorno all'area della stazione ferroviaria e a quella portuale-industriale di Marghera: la Cesare Battisti nel centro di Mestre (1922), la scuola rurale a Villabona e la Filippo Grimani a Marghera. (v. foto n. 2)



 

Foto 1. Topografia dei distretti di Mestre. 1877

Foto 2. La scuola Grimani in costruzione. 1926.

Foto 3. Modellini di aratro e erpice (Museo dell'educazione di Padova). Quadro murale della serie "Arti e mestieri" su "Ortolano e giardiniere"

 

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