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La Scuola Media
La scuola post-elementare o scuola secondaria inferiore o
scuola media come è stata storicamente chiamata, intesa
come il percorso tra scuola di base e scuola superiore,
per gli adolescenti tra gli 11 e i 14 anni, per diventare
scuola media come noi oggi la intendiamo, formativa, unica,
obbligatoria, gratuita ha dovuto percorrere un lungo cammino.
Il problema di organizzare questo "snodo medio"
è stato dibattuto per oltre 100 anni, ma per motivi
sociali e politici ha trovato una soluzione solo a partire
dal 1962.
La legge
Casati del 1859 prevedeva due percorsi post-elementari,
quello classico, ginnasiale, e quello tecnico come scuola
di passaggio solo ai corsi superiori dell'istituto tecnico
o di inserimento degli alunni nel settore lavorativo pubblico
e privato.
Alla fine dell'Ottocento la scuola tecnica inferiore
assunse alcune caratteristiche autonome di scuola media, senza
il latino. Nel 1905 la commissione Reale che doveva studiare
l'ordinamento degli studi secondari in Italia discusse a lungo
sull'istituzione di una scuola unica inferiore senza il latino,
dopo la quale si poteva accedere al liceo classico, alla scuola
normale e alla scuola tecnica. Accanto a questa scuola doveva
essere creata una scuola di istruzione popolare affidata
ai maestri, cioè il corso Orlando del 1904 che prevedeva
una quinta ed una sesta, in modo che l'istruzione elementare
durasse fino ai 12 anni.
Ma la proposta di una scuola media unica suscitò la
contrarietà sia degli insegnanti che degli organi di
stampa. Tra le ragioni vi fu principalmente l'avversione politico-culturale
contro l'estensione popolare dell'istruzione, perché
la scuola, dopo il ciclo elementare, doveva svolgere una funzione
di selezione. Lo storico Gaetano Salvemini stesso, che era
protagonista nella organizzazione degli insegnanti medi, contrastò
la proposta, preoccupato dal costo degli studi e consapevole
che per i ceti popolari c'era un immediato bisogno di lavoro.
Con Gentile
nel 1923 si arrivò ad una articolazione degli studi
secondari in ginnasiali, tecnici, magistrali e i corsi inferiori
costituirono il percorso a cui potevano iscriversi i preadolescenti
dagli 11 ai 14 anni, obbligati già dopo la scuola elementare
a scegliere l'indirizzo da seguire.
Quelli che non volevano sottoporsi allo studio del latino
e a selettivi esami di entrata ed uscita dal corso medio avevano
due possibilità di proseguire un percorso scolastico:
a. frequentare la sesta, settima e ottava classe tenuta
da maestri;
b. frequentare la scuola complementare diventata successivamente
con i ritocchi alla legge Gentile, scuola di avviamento al
lavoro e successivamente scuola di avviamento professionale.
Quest'ultimo tipo di scuola era distinta in vari indirizzi
che rispondevano alle esigenze locali
Con la Repubblica si pensò che le classi popolari
potessero fruire di un'istruzione di otto anni obbligatoria
e gratuita.
La Legge Ermini del 1954 ripropose i corsi obbligatori di
sesta, settima e ottava, tenuti dai maestri, ma l'attuazione
fallì.
Si arrivò così al 1962 e alla legge n. 1859
che avviò a soluzione la questione dello "snodo
medio". La legge approvata dal Parlamento ed istituita
nella fase del boom economico, simboleggiò il passaggio
alla scuola di massa e fu considerata un momento importante
non solo per la storia della scuola, ma anche per la storia
politica e sociale del nostro Paese. Aveva dei profondi significati
educativi e pedagogici, ponendo fine al dominio incontrastato
del latino per gli adolescenti che volevano proseguire gli
studi. Furono soppresse le norme selettive, istituzionalizzando
l'obbligatorietà e la gratuità dell'istruzione
media inferiore uguale per tutti i preadolescenti. Per obbligatorietà
si intendeva il raggiungimento della licenza ma chi non la
conseguiva era prosciolto dall'obbligo se, al compimento del
15° anno di età, dimostrava di aver frequentato
la scuola per otto anni.
Tutte le scuole di ordine medio dal primo ottobre 1963 si
trasformarono in un'unica scuola media. Le materie
obbligatorie erano: italiano, storia ed educazione civica,
geografia, matematica, osservazione ed elementi di scienze
naturali, lingua straniera, educazione artistica ed educazione
fisica. Obbligatorie soltanto per il primo anno furono: applicazioni
tecniche ed educazione musicale che diventavano facoltative
nei due anni successivi. Tra le discipline facoltative c'era
pure il Latino che veniva svolto in modo autonomo solo nel
terzo anno ma coloro che intendevano iscriversi al liceo classico
dovevano superare l'esame. Si crearono pure classi di aggiornamento
per gli alunni in difficoltà le classi differenziali
per gli alunni disadattati, in seguito abrogate con i corsi
di recupero. Però la scuola aveva ancora metodi di
insegnamento selettivi e perciò si ripropose come scuola
inadatta ad una scolarità di massa. Gli insegnanti
erano decisamente impreparati al nuovo compito e dimostrarono
un atteggiamento di avversione alle novità programmatiche
e didattiche. La denuncia più significativa di tale
inadeguatezza fu quella di Don Lorenzo Milani.
Con la legge 348 del 1977 agli insegnamenti obbligatori
si aggiunse per tutte le classi l'educazione tecnica,
non diversificata in relazione al sesso, in sostituzione delle
applicazioni tecniche, e l'educazione musicale. Inoltre l'insegnamento
di matematica, osservazioni ed elementi di scienze naturali
assunse la denominazione di scienze matematiche, chimiche,
fisiche e naturali allargando così il campo dell'insegnamento
scientifico. Tra le materie d'esame scomparve il latino.
Con la legge del 4 agosto 1977 n. 517 furono istituite le
norme per la valutazione degli alunni e l'abolizione
degli esami di riparazione, venne introdotta la scheda di
valutazione personale degli alunni. Finì così
l'era del voto e cominciò l'era della valutazione formativa
ed orientativa. Inoltre furono previste forme di integrazione
e di sostegno a favore degli alunni portatori di handicap.
Il 9 febbraio 1979 la legge fu ancora rivista, furono approvati
nuovi programmi e fissati nuovi criteri per le finalità
formative e le impostazioni metodologiche. In particolare
furono puntualizzati:
a. l'individuazione delle esigenze del contesto socio
culturale;
b. la definizione degli obiettivi finali, intermedi,
immediati che riguardano l'area cognitiva, l'area non cognitiva
e le loro interazioni;
c. l'organizzazione delle attività e dei contenuti
in relazione agli obiettivi stabiliti;
d. l'individuazione dei metodi, materiali, e sussidi
adeguati;
e. la sistematica osservazione dei processi di apprendimento;
f. il processo valutativo essenzialmente finalizzato
sia agli adeguati interventi culturali ed educativi sia alla
costante verifica dell'azione didattica programmata;
g. le continue verifiche del processo didattico che
dovevano informare sui risultati raggiunti e servire da guida
per gli interventi successivi.
Si diede importanza al consiglio di classe che doveva
concordare ed attuare la programmazione, congiuntamente al
collegio dei docenti e al consiglio d'Istituto, formato da
insegnanti e genitori.
Inoltre alla scuola media si assegnava il compito di promuovere
l'educazione alla socialità, alla tolleranza, al pluralismo
e al costume democratico.
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LA SCUOLA DI MASSA:
Edilizia
scolastica (fino al '45)
Edilizia scolastica (dal 1945)
Boom
demografico
Scuola Media unica

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