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Metodo
Nel 1869 viene introdotto il "sistema fonico"
per l'apprendimento della lingua italiana, cioè si
impara contemporaneamente la lettura e la scrittura (vedi
la serie
di riproduzioni n. 1- 11)
"Le parole normali"
In I classe viene sperimentato il metodo delle "parole
normali": dopo le vocali, si presenta subito la parola
intera facendo eseguire esercizi di scomposizione e ricomposizione
delle sillabe. Si inizia con parole di una sillaba (come "re")
e si procede con parole di due, tre ecc; si abbinano alle
parole aggettivi e verbi a formare brevi frasi. A partire
dal 1902 è diffuso in tutte le scuole.
Vengono stampati due libretti di lettura per le scuole elementari
di Venezia, che sostituiscono Abecedari e Sillabari, scritti
da una commissione di insegnanti: Pei nostri piccoli scolari.
La lettura insegnata col metodo delle parole normali ,
Libretto I, Venezia 1908, (il libretto
è disponibile in archivio)
e Pei nostri piccoli scolari che hanno imparato
a scrivere col metodo delle parole normali. Libretto II.
"Eccetto Torino - scrive il direttore generale Bettini
- non so di altro comune che abbia fatto stampare a sue spese
un libretto per gli alunni delle proprie scuole."
"Insegnare con metodo naturale o materno"
Lorenzo
Bettini - diventato direttore generale didattico dall'anno
scolastico 1899-1900 - stende il Programma delle scuole elementari
di Venezia con indicazioni ai maestri sul metodo da seguire.
Questo deve essere non astratto ma "oggettivo",
partire cioè dall'osservazione di fatti e cose giornalieri,
poiché "il bambino prende cognizione da ciò
che lo circonda per mezzo dei sensi i quali sono le finestre
e le porte per cui le nozioni penetrano nella mente di lui,
per fornire al suo spirito la sostanza delle idee".
Si hanno così quelle "conversazioni materne",
illustrate da un oggetto o da un disegno a partire dal quale
si notano la materia, la forma, le parti, le qualità
e successivamente la provenienza, i rapporti ecc.
Ad esempio: partendo da un libro si descrivono le parti e
i materiali, si parla quindi della fabbricazione della carta,
dei caratteri mobili, arrivando a narrare succintamente la
storia della stampa.
Le "nozioni varie" comprendono tutto ciò
che riguarda l'uomo: la scuola, l'abitazione, i vestiti, gli
alimenti, i mestieri, proseguendo in questo modo l'insegnamento
iniziato dalla madre.
Per le "lezioni di cose" maestri e soprattutto
le maestre portano a scuola oggetti e materiali necessari
per far osservare da vicino: un seme di legume nella terra;
un baco da seta che fa il bozzolo e si trasforma in crisalide;
come si fa il pane ecc. (vedi foto n. 13).
Anche nell'insegnamento della lingua si parte da cose
reali: in I classe si scrive il nome, poi si aggiunge una
qualità e a poco a poco si formano delle proposizioni.
In II a partire delle proposizioni si costruisce un periodo;
in III si guidano gli alunni a comporre un sunto della lezione
spiegata; in IV e V si assegnano temi, scelti però
in modo che gli alunni non debbano scrivere di cose che non
conoscono. Attraverso questo "metodo naturale" o
"materno" la lingua si apprende in modo non separato
dai contenuti.
Anche l'aritmetica viene insegnata col "metodo
intuitivo", cioè muovendo da cose concrete e familiari.
Entrando in un'aula si può vedere il maestro o la maestra
che svolge esercizi di numerazione con penne, stecche, bottoni
che gli alunni contano e mettono in fila; a volte lo si vede
dividere col temperino in parti uguali un foglio o una mela.
A volte gli alunni prendono il metro e misurano il banco o
la parete. L'idea di linea, superficie e volume si dà
confrontando oggetti d'uso comune con dei solidi. Gli oggetti
vengono spesso disegnati.
Anche per la geografia il punto di partenza è
l'aula scolastica : punti cardinali, orientamento, disegno
della pianta, confini; si passa poi all'edificio e alle vie
circostanti, fino alla pianta della città, della Provincia,
della Regione.
Bettini invita ad insegnare storia e geografia parallelamente:
parlare ad esempio di Carlo Alberto e del Piemonte. I maestri
usano carte geografiche, cartoline illustrate e quanto possa
loro servire (vedi foto n. 12).
Lo studio della geografia" deve muovere dal villaggio,
dal paese, dalla città natale per estendersi al di
là dei monti o dei colli, al di là della pianura
o del mare visibile al fanciullo."
La storia viene narrata a voce, servendosi di fotografie e
ritratti di uomini illustri, e quadri rappresentanti scene.
La vita di personaggi illustri della storia veneziana viene
narrata a partire da lapidi, monumenti, edifici.
Bettini richiama i suggerimenti del Tommaseo (Dell'educazione,
Paravia, 1856): i calcoli non dovrebbero essere astratti ma
concreti di oggetti. Si deve insegnare la lingua viva, non
la grammatica. Così per le altre materie. Bisognerebbe
alzare lo sguardo dai libri per osservare le bellezze naturali
del creato.
Queste raccomandazioni si trovano nei Programmi
di Aristide Gabelli del 1888, che continua a rappresentare
il punto di riferimento teorico di Bettini anche dopo l'adozione
dei Programmi del 1894; questi ribadiscono l'importanza del
metodo, poiché " la mira ultima di tutto l'insegnamento
non è riposta tanto nelle cognizioni stesse, quanto
nelle abitudini che il pensiero acquista dal modo in cui vengono
somministrate." In omaggio a questo principio Bettini
invita i maestri a considerare il metodo buono "quello
che guida l'alunno a vedere co' propri occhi, a toccare colle
proprie mani, a pensare con la propria testa." Essi non
devono dimenticare che l'apprendimento delle materie non deve
essere fine a se stesso, ma "preparare l'alunno alla
vita".
Ispirandosi ai programmi governativi del 1894 Lorenzo Bettini
stende i Programmi particolareggiati d'insegnamento per le
scuole elementari di Venezia, approvati dalla Giunta nel giugno
1902.
"Lezioni di cose"
Nelle "Istruzioni" annesse ai Programmi del 1905
si ribadisce che la materia più importante, comune
alle altre materie, è la lingua il cui insegnamento
è complesso e prevede: lettura, spiegazione, dettato,
comporre orale e scritto, correggere ecc.
Affinché la lettura sia ben fatta e sensata
occorre che le parole, le proposizioni e le frasi pronunciate
o lette si riferiscano a cose che i fanciulli conoscono, sentono
o hanno provato. Per questo scopo si suggerisce sempre l'uso
delle "lezioni di cose" portando anche a scuola
oggetti e campioni (museo
didattico).
Scrittura: in I classe all'esercizio deve seguire
la scrupolosa correzione degli errori per ognuno; Bettini
consiglia di sorvegliare i fanciulli girando tra i banchi
e facendo molto uso della lavagna; insiste sulle conversazioni
nelle quali l'alunno risponda con proposizioni compiute alle
domande, sia impegnato a discorrere di cose vedute o fatti
occorsi e sia abituato a raccontare con spontaneità
e in modo semplice.
In II alla lettura di un brano - dicono le istruzioni - il
maestro faccia precedere una spiegazione sommaria; deve leggere
con accento chiaro e pronuncia corretta, poi faccia rileggere
a un alunno. Il dettato sia preceduto dalla spiegazione del
brano e delle parole nuove. Si suggerisce di dettare riassunti,
raccontini, apologhi, esempi storici che si prestano al commento
e alla conversazione; progressivamente si introducono nozioni
di storia locale, prose e poesie facili.
Grammatica: la regola deve essere ricavata da letture
e da conversazioni.
La materia dove gli alunni hanno maggior difficoltà
è la lingua e in particolare il comporre. Questo è
da imputarsi anche al metodo male applicato: l'esercizio del
comporre oralmente e del comporre in comune è trascurato,
in modo che gli alunni arrivano alle classi superiori senza
saper chiaramente esprimere i loro pensieri. Manca la lettura
in classe di qualche pagina d'autore, legata ad una lezione
morale o storica o scientifica.
Non c'è gradualità nel metodo, osserva Bettini,
si pretende dall'alunno che scriva senza fornirgli la materia
occorrente: "da ciò gli esili scritti vuoti di
senso e di pensiero, scorretti e disordinati, che son l'indice
intellettuale delle nostre scuole."
Vi sono eccezioni soprattutto tra le maestre. Infatti le scuole
femminili danno risultati migliori.
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Foto 1- 11. Alfabeto dilettevole ed istruttivo (Epinal, 1876).
Cliccando, si possono vedere le pagine interne.

Foto 12. Carta politica d'Italia. 1905

Foto 13. Vetrinetta con materiali di uso comune: la lana
(Scuola elementare San Girolamo)
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