|
Antifascismo (1938-1945)
Nel corso degli anni Trenta il regime fascista aveva esteso
il suo controllo sull'intera società italiana. Eliminata
ogni forma di opposizione politica e sociale anche il mondo
della scuola fu oggetto di una progressiva fascistizzazione.
Tuttavia i segnali di un'avversione nei confronti del fascismo
si erano già avvertiti prima ancora dell'entrata in
guerra, che segnò un momento importante per lo sviluppo
dell'antifascismo.
Nel 1932 il professore Giuseppe Delogu, insegnante
all'Accademia di Belle Arti, si rifiutò di prendere
la tessera e di piegarsi al giuramento di fedeltà e
fu costretto ad emigrare in Svizzera.
All'Istituto Magistrale "Tommaseo",
fu allontanato dall'insegnamento don Bruno Stona, docente
di religione, per alcuni giudizi ritenuti non in linea con
le superiori direttive, mentre al Liceo "Benedetti",
qualche anno più tardi, fu rimosso dall'incarico per
le sue idee antifasciste il professore Sandro
Gallo.
Anche nel mondo della scuola, dunque, iniziavano ad emergere
dei margini di dissenso politico, testimoniato anche dalle
ammonizioni alle insegnanti veneziane che non si recavano
alle manifestazioni in divisa, e dalle frequenti richieste
ai docenti di partecipare più attivamente alla vita
politica e di prestare la loro opera nel Partito Nazionale
Fascista.
Questi fermenti, ancora circoscritti a singoli casi, iniziarono
a ravvivarsi dopo l'entrata in guerra dell'Italia coinvolgendo
anche la popolazione studentesca. Dal 1942 al liceo "Foscarini",
ispirati da alcuni docenti di orientamento antifascista, gruppi
isolati di studenti iniziarono a incontrarsi per discutere
di politica.
|
|

Una manifestazione di gioia dopo
la liberazione. Sulla bandiera la foto di Matteotti. 1945.
|