Torna all'inizio di questa pagina

 

 

 

 

 

Torna all'inizio di questa pagina

 

 

 

 

 

Torna all'inizio di questa pagina

 

 

 

 

 

Torna all'inizio di questa pagina

 

 

 

 

 

Torna all'inizio di questa pagina

 

 

 

 

 

Torna all'inizio di questa pagina

 

 

 

 

 

Torna all'inizio di questa pagina

 

 

 

 

 

Torna all'inizio di questa pagina

 

 

 

 

 

Torna all'inizio di questa pagina


Torna alla copertina   ARCHIVIO / Documenti trascritti          
                                                                           
Torna indietroTorna all'Archivio
  [Dal quaderno di appunti di Elena Vittoria Bassi - 1921] / pag. 1/1
 
 

[a c. di mts]

[torna alle Scritture bambine]


Elena Vittoria Bassi - Classe III

16.1.1921
Tema
Quel monello imparò a non gettare più sassi
Racconto

Quei monellacci! Fanno sempre accadere delle disgrazie!
Due o tre mesi or sono, fecero accadere una disgrazia a un vecchio impiegato.
Vi narrerò in poche parole il fatto. La neve cadeva, alcuni bimbi, usciti di scuola, si divertivano a far le palle di neve e lanciarle l'un contro l'altro. A un tratto un signore alto, barbuto, disse:- Basta, monellacci! - Non aveva finito di dir così, che una palla gli venne lanciata in fronte: i ragazzi allora si sbandarono; alcuni finsero di guardare la vetrina di un negozio vicino.
Quel vecchio frattanto era stato ricoverato nella bottega di un pastaio. Il monello che aveva colpito il signore, fu scoperto e condotto innanzi a lui gli domandò perdono.
Un fatto simile successe qui in campa S. Stefano. Alcuni monelli lanciavano pietre: ne lanciavano, ne lanciavano a più non posso. Un vecchio si affacciò alla finestra e disse: - Smettetela monelli! Andate a rischio di rompere i vetri di qualche finestra! - Un monellaccio gli lanciò una pietra, rispondendo: " Eccoti la mancia! Parli meglio di un libro stampato!" Povero vecchio! Il sasso lo colpì in un occhio: e poiché egli aveva già le cateratte, la sua sventura fu gravissima! Ma il monello non restò impunito! Una guardia che passava di là avendo colto il fanciullo in quell'atto lo trascinò in prigione. Così quel monello ebbe la lezione che si meritava!

27.1.1921
Tema
La mamma è affaccendata: deve consegnare il suo lavoro per l'indomani. Che cosa fa la sua buona figliola?
Svolgimento

Poveretta, la mamma di Lisa! Dovette pur lavorare in quei giorni! Però Lisa fu contenta di averla potuta aiutare a terminare il suo lavoro. Un ricco negoziante aveva detto alla sig. Elvira, la mamma di Lisa, con brutta maniera: " E' molto tempo che lei mi secca perché io le dia del lavoro. Ecco qua: nove camicie; ma se lei non me le finisce in quindici giorni non la pago neanche; se le finisce le do nove lire per ciascuna. Qui vi sono: la tela, il pizzo ed il figurino; me le deve fare identiche". La si. Elvira lo ringraziò, ma giunta a casa guardando il figurino, s'accorse che nelle camicie c'era molto lavoro, ed erano necessari almeno due giorni per terminarne una. Allora ritornò dal negoziante dicendo: " Mi conceda almeno venti giorni chè in quindici non son sicura di finire le camicie!" "O in quindici giorni, o le camicie le fo fare da un'altra, perché i clienti che aspettano le camicie perderebbero la fiducia in me, poiché ho promesso loro di dargliele fra quindici giorni." La si. Elvira ritornò via desolata pensando che avrebbe sottratto qualche ora dal sonno. Il mattino del quattordicesimo giorno arrivò, e la sig. Elvira doveva ancora fare una camicia e stirare le altre. Non sapeva che fare! Lisa vedeva il suo viso sconvolto, disse: " Mamma, vuoi che sbastisca le camicie?!"
La sua mamma rispondeva di no, ma alla fine si arrese. Lisa sbastì le camicie. Poi disse: " Guarda, mamma, come le ho scucite bene!". "Brava figliola!" disse la mamma commossa, che per l'aiuto della sua figlia il giorno dopo potè riscuotere la paga promessa.

7.2.1921
Tema
Bice diede a Rina una bella prova d'amicizia
Svolgimento

Che buona ragazza è Bice! Quando ella incontra per via un poverello, o un cieco, o uno storpio, oppure un bimbo che chiede l'elemosina non manca mai di regalar loro un soldo o due, rifiutando cortesemente canzonette o altre cose da loro offerte. Insomma è una buona e caritatevole ragazzina come i suoi genitori le raccomandano di essere. Essa si istruisce in una scuola comunale dove è la più brava, buona ed intelligente della classe, e perciò è amata e stimata dalle compagne e dalla maestra. Ella vuol bene a tutte le sue compagne e ne ha tre o quattro che chiama le sue amichette; fra queste la preferita a Bice è Rina che ella ama per la sua modestia e la sua povertà che sopporta con tanta serenità: ma sopra tutto le fa compassione perché è orfana di babbo e mamma e vive con una zia che l'ha raccolta in casa. Dopo la scuola va in un'officina per lavorare ed è già deciso che appena finita la sesta elementare dovrà abbandonare gli studi per diventare operaia. Ma Rina credeva poco al bene che le vuole Bice perché vede che molte compagne quando la maestra non se ne accorge mostrano di disprezzarla, soltanto la Bice le usa sempre gentilezza: ma Rina non avrebbe creduto mia al suo affetto se non avesse avuto questa prova d'amicizia.
Era giovedì grasso e la sig.na maestra aveva assegnato pochi compiti alle bambine perché potessero divertirsi. Tutte erano contente fuorché Rina la quale sapeva che non avrebbe potuto fare nessuna festa. Ad un tratto s'avvicinò a lei la Bice che le disse: "Domani è giovedì grasso: vieni a casa mia a divertirti un po'! - e scappò via. Il domani Rina andò a casa di Bice. Insieme giocarono un bel pezzo finché la mamma disse: "Bambine venite! - Le bimbe entrarono un una saletta e videro una tavola sulla quale stava un magnifico piatto di frittelle. Rina non voleva accettare ma poi si lasciò vincere dagli inviti dell'amica. Nel momento di uscire Bice le mise sulle braccia un involto con la preghiera di aprirlo solo a casa. Quando l'aperse Rina vi trovò un paio di scarpe ed uno scialletto e allora si persuase che Bice le voleva bene veramente, dopo quella prova di sincera amicizia.

24.2.1929
Tema
Ho promesso voglio mantenere!
Svolgimento

Anni fa, ero andata in campagna con gli zii. Un giorno mi divertivo a passeggiare in mezzo a piante odorose, cogliendo i fiorellini che trovavo in riva ai fossi disseccati per il caldo, ed ecco comparire all'orizzonte una nube nera nera, che pare avvicinarsi e farsi più grande; ecco il sole scomparire; ed ecco venire giù una piogerellina fine, ma insistente. Io mi metto a correre verso la casa mia, molto lontana. Ad un tratto vedo una casetta da contadino. Busso alla porta, pensando che la pioggia può durare a lungo e avuto il permesso, entro. Mi trovo in una stanzetta, buia, con una donna e quattro bimbi piangenti. Al momento non m'ero accorta e chiesi: "Scusate, buona donna, lasciate che io resti in casa vostra finché dura la pioggia?"
"Certo bambina!" ella rispose con benevolenza. Io sedetti, ma esclamai dopo un minuto di silenzio: " Che avete voi che piangete?" La donna disse indicando i bimbi: "Un loro fratellino è in pericolo di vita, i nostri risparmi sono esauriti non possiamo più curare il malatino… il loro babbo ora li assiste. Ma il bimbo non guarisce più…!" e dette in un pianto disperato. Intanto il cielo ritornava sereno, ed io m licenziai dalla donna con queste parole: "Io vi ringrazio, signora, di avermi ospitato; domani aspettatemi che vi voglio portare della roba…"
Ed uscii. A casa erano arrivati i miei cugini e feci loro molta festa… e per quel giorno non pensai alla povera donna che mi aveva ospitato. Ma il giorno appresso vi ripensai, e mentre i miei cugini si preparavano per una gita dicevo fra me: " Oggi facciamo una gita così bella…sarebbe un peccato tralasciarla" Ma poi mi venne rimorso di quello che avevo detto e: "Vado, che un'ora potrebbe essere fatale. Ho promesso, voglio mantenere!" Ruppi il salvadanaio intascai i soldi e col permesso della mamma, alla quale avevo raccontato tutto, presi un mio paio di scarpe vecchie, una giubbettina, un paio di calzoncini e partii.
Giunta nella capanna mi fecero molta festa, ed io mi sentii commossa e contenta di aver mantenuto la promessa…

5.3.1921
Tema
La prima bambola (ricordi)
Narrazione

Io ero ancora piccina quando mi regalarono la prima bambola. Come era graziosa quella piccola olandesina! Quando la mamma mi annunziò che mi voleva comprare una bambola esclamai: "Mamma la voglio subito!"
"Sì, vieni, che prenderai quella che vuoi!"
"Eccomi pronta!"
"Andiamo!" Appena entrata nella bottega vidi la bambola olandese: "Mamma comprami quella!"
"Si, tesoro!" Giunta a casa provai a farla stare in piedi sulla tavola avendo sentito dire dal negoziante che stava in equilibrio, e vedendo che non ci stava la mamma voleva andare a cambiarla, ma io mi misi a piangere, perché mi ci ero affezionata. Aveva una cuffietta bianca ricamata, gli occhi celesti, una boccuccia rossa, un grembialino giallognolo con la blusa e la sottana celeste. Con questo corredo mi piaceva molto. Quando si ruppe tenni i cocci! Che bel
ricordo!


Tema
La mia prima maestra (ricordi)
Svolgimento

La mia prima maestra fu la sig.na Buranella, che è ancora in questa scuola; stetti con lei una ventina di giorni soli, eppure la ricordo. Com'era buona!
Pochi giorni prima d'andare a scuola la mamma mi disse: "Vedrai che ti troverai bene a scuola, tu sai già qualche cosa, e ti riuscirà più facile l'imparare.
Io andai a scuola contenta, ma quando fui in direzione, quando si trattò di lasciare i miei genitori non resistetti, e giù un pianto dirotto! Ma quando fui in classe, che piacere, e delusione nello stesso tempo provai! Piacere perché la prima maestra mi ricordava la mamma, delusione perché invece di insegnarmi grandi cose come desideravo, si fece dare dalla bidella dei pastelli, e ci fece disegnare la bandiera d'Italia. Che delusione far quelle cose, io che sapevo già le vocali! Come sapeva farsi voler bene la mia maestra! Ogni cinque o sei giorni ci dava i biglietti di lode! Ma la cuccagna finì. E perché? Perché dopo una ventina di giorni, la mia famiglia ed io partimmo per Reggio nell'Emilia dai miei parenti, perché la bella Venezia era in pericolo. Ecco come fui staccata bruscamente dalla mia prima maestra. Dopo un anno ritornando a Venezia la risalautai. Frequentavo la seconda classe con un'altra maestra.

[torna alle Scritture bambine]