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- La scuola italiana fra fine '60 e fine '70
del novecento
- I primi passi degli Itinerari educativi
- Dall'organizzazione delle uscite alla strutturazione
di percorsi didattici
- La fase recente
1. La scuola italiana
fra fine '60 e fine '70 del novecento
I dieci anni fra fine sessanta e fine settanta sono per
la scuola italiana un periodo di grande fermento. Da poco
sono entrate in funzione riforme che segnano ancora oggi il
volto della scuola.
Si stanno sviluppando, a partire dal sessantotto, le scuole
materne statali. Dal settantuno è in atto la sperimentazione
della scuola a tempo pieno.
Per l'istruzione dei metalmeccanici (successivamente per tutte
le categorie di lavoratori) c'è la scuola delle centocinquanta
ore. Tutto ciò suscita nella società e nella
scuola un forte dibattito cui partecipano esperti, associazioni
professionali (Maestri cattolici e Movimento di cooperazione
educativa), insegnanti.
Spesso questi ultimi si sentono direttamente coinvolti in
riforme organizzative e didattiche alle quali non sono né
preparati né aiutati ad affrontare.
Anche le Amministrazioni comunali partecipano a quanto avviene
sul piano politico nazionale: nuovi e gravosi compiti le attendono
con l'istituzione delle materne statali e del tempo pieno.
Si allargano, comunque per loro, le prospettive di intervento
diretto nella scuola ben al di là dei compiti tradizionali.
Ad aprire queste nuove strade sono alcuni grandi comuni (Torino,
Modena, Bologna) con iniziative per alunni svantaggiati (doposcuola
comunali) e con altre volte a qualificare i tempi pieni mediante
la conoscenza del territorio.
2. 1 primi passi degli
Itinerari educativi
La nascita degli Itinerari educativi risale alla fine degli
anni settanta (1977).
Chi la promuove, con l'appoggio della Giunta di centro-sinistra,
è un giovane Assessore socialista Nereo Laroni (divenuto
più tardi sindaco di Venezia e parlamentare europeo).
Ma qual è la situazione della scuola a Venezia in questo
periodo?
Fatte le debite eccezioni, è piuttosto statica. Se,
da un lato, il Comune spinge verso sostanziali mutamenti del
suo rapporto con la scuola (specie quella dell'obbligo), dall'altro
il Provveditorato e un buon numero di docenti non vedono di
buon occhio" l'intrusione" nella scuola di iniziative
comunali, specie se provenienti da una Giunta di sinistra.
Infatti quando la Giunta decide di istituire dei doposcuola
in località e in sestieri particolarmente deprivati,
le cose non vengono ben accolte.
Nascono contrasti fra insegnanti statali e maestri comunali:
a farne le spese sono i comunali.
La loro prevedibile impreparazione viene presa a pretesto
per far fallire questa prima iniziativa, che aveva invece
lo scopo di aiutare gli alunni in difficoltà a inserirsi
pienamente nelle loro classi.
Una volta chiusi quasi tutti i doposcuola, convertiti in operatori
i maestri comunali, cambia direzione l'intervento del Comune.
Nascono, a questo punto, gli Itinerari
educativi come offerte alle scuole elementari di uscite
gratuite nella città e nel territorio circostante per
conoscerne da vicino gli aspetti sociali, storico-geografici
e naturalistici. [v. anche
il Piano Programma 1977/1980]
Un insieme di proposte, in apparenza meno impegnative dei
doposcuola, che attira gli insegnanti i quali, gradatamente,
aderiscono alla iniziativa. Questa prima fase, gradita ai
docenti proprio per i suoi aspetti di novità, è
tuttavia ancora confusa negli obiettivi che si propone di
raggiungere e nelle modalità necessarie per mettere
in moto un vero rinnovamento della prassi scolastica corrente.
Risulta però utile perché apre al Comune le
porte della scuola veneziana.
3. Dall'organizzazione delle uscite alla
strutturazione di percorsi didattici
Una volta caduta la diffidenza dei docenti e migliorati,
in generale, i rapporti con l'Amministrazione scolastica rimangono
però molti problemi da risolvere.
Alcuni, interni all'Ente locale, riguardano il ruolo del nuovo
servizio e la qualifica del personale che ne fa parte, mentre
altri, di valenza pedagogico-didattica, richiedono una modifica
sostanziale della struttura (basata esclusivamente sulle uscite)
o, quanto meno, una qualificazione maggiore sul piano didattico.
ln altre parole, pur rimanendo la visita un punto fermo dell'offerta
degli Itinerari, si rende necessario creare un insieme di
opportunità che coinvolgano direttamente i docenti
dal punto di vista culturale e didattico.
Si comincia con lezioni di contenuto informativo rivolte
agli insegnanti che aderiscono ai singoli itinerari. Più
avanti a queste si affiancherà, sempre per i docenti,
la "previsita"ai luoghi scelti per le uscite con
i ragazzi.
Successivamente si proporranno anche laboratori a contenuto
prevalentemente didattico nei quali i docenti, guidati da
esperti, proveranno a realizzare esperienze valide anche per
le loro classi. La struttura "laboratorio" verrà
poi estesa,. per alcuni itinerari, anche agli alunni, che
avranno così la possibilità di fare esperienze
difficilmente realizzabili in classe.
Altra caratteristica dell'evoluzione degli Itinerari negli
anni ottanta (continuata poi fino ad oggi) è la produzione
di materiali didattici per gli allievi. Si passa da semplici
schede illustrative a materiali strutturati che seguono i
ragazzi dall'inizio alla fine del percorso didattico.
Gradualmente, attorno all'uscita sul territorio, si viene
costruendo una complessa struttura che risponde all'obiettivo
di proporre una prassi didattica più avanzata, imperniata
sulla ricerca, corredata da strumenti mutuati dalle discipline
e codificata dai programmi scolastici della scuola media (1979)
e della scuola elementare (1985).
Nello stesso periodo entrano a far parte delle offerte degli
Itinerari anche iniziative in collaborazione con Enti e Associazioni
del territorio.
Insieme alla Fenice e al Goldoni si realizzano le prime rassegne
teatrali e musicali. Distingue questo nuovo tipo di rapporto
la possibilità per le classi di usufruire di piste
didattiche volte sia alla lettura, sia alla produzione di
testi teatrali e musicali.
Lo stesso obiettivo hanno anche le prime incursioni in territorio
storico-artistico, che si propongono di avvicinare anche i
più piccoli all'opera d'arte. Per gli altri, in collaborazione
con l'Assessorato alla Cultura, si costruiscono percorsi per
la fruizione delle opere presenti nelle grandi mostre organizzate
dal Comune.
4. La fase recente
Se nel periodo fra 1980 e 1990, con un faticoso lavoro di
ricerca didattica e di confronto con le scuole del territorio,
si fissano i tratti fondamentali degli Itinerari, in quello
immediatamente successivo si va ad un incremento delle proposte
rivolte a settori e a temi di particolare importanza per la
formazione dei cittadini del duemila.
Viene perciò istituita un'area multimediale relativa
alle nuove tecnologie (computer e suoi molteplici usi).
In altre aree vengono introdotte tematiche di attualità
come la salvaguardia dell'ambiente lagunare dal punto di vista
scientifico e storico.
Attraverso nuovi itinerari sugli archivi si fanno emergere
i problemi della conservazione della memoria della città,
ivi compresa quella della scuola.
Vengono avviati anche itinerari di forte impatto civile sui
diritti dei bambini, sul razzismo, sulla shoà. Infine
col "Progetto scuole Venezia- Europa" si passa dal
piano locale a quello europeo.
Siamo oggi di fronte ad un'offerta vasta e impegnativa dell'Ente
locale veneziano alla quale aderiscono tutti gli ordini di
scuola da quella dell'infanzia agli istituti superiori. Quale
possa essere il futuro di questa offerta, che si incarna negli
Itinerari educativi, non è possibile dire.
Una cosa è però certa: gli Itinerari costituiscono
ormai un solido legame fra Comune e Scuola, legame che ha
preso forma nel tempo grazie alle Giunte che li hanno sostenuti,
alla serietà del personale che vi ha lavorato e al
rapporto di fiducia che hanno saputo creare e mantenere con
docenti e allievi di tutte le scuole di Venezia.
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