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La riforma delle scuole veneziane
Con l'annessione del Veneto al Regno d'Italia e l'estensione
anche a Venezia della legge
Casati del 1859, si impone all'amministrazione una riorganizzazione
di tutta l'istruzione cittadina.
L'assessore Berti, nella seduta consigliare del 25 settembre
1867, pronuncia queste parole: "Nuovi tempi sono iniziati,
nei quali l'istruzione è un debito di ogni cittadino,
è un debito grande per parte del Municipio. Se è
debito nostro di offrire una facile istruzione a chiunque,
è debito nostro eziandio offrirla in grado uniforme."
Viene nominato un "Comitato permanente per estendere
l'educazione nelle classi povere" presieduto dall'ispettore
governativo Guglielmo Berchet. Il Berchet, conclusa l'indagine
sullo stato delle scuole veneziane, invia nel luglio 1867
al Municipio la relazione Condizioni generali della
Istruzione Primaria (vedi archivio
documenti), a cui allega
il Prospetto statistico della istruzione primaria nella città
di Venezia.
I dati, divisi per parrocchia, riguardano fanciulli dai 6
ai 14 anni, maschi e femmine e i diversi tipi di scuole: regie,
comunali, private, abusive, di pia istituzione, di infanzia
e l'educazione domestica. Dalla relazione risultano essere
14.183 i fanciulli d'ambo i sessi a Venezia, di cui 9.024
- il 66% circa - frequenta le scuole. Gli altri ricevono istruzione
tra le pareti domestiche , oppure sono iscritti a istituti
di istruzione superiore o secondaria: ai 9024 vanno aggiunti
pertanto 1077 e si ottiene la somma complessiva di 10.101
fanciulli che ricevono istruzione, il 71% di quelli che dovrebbero,
mentre 4084 fanciulli d'ambo i sessi non ricevono istruzione
alcuna.
In conclusione della sua relazione Berchet propone di distribuire
meglio nella città le scuole, di aumentare le elementari
maggiori (cioè di 4 classi), di aumentare gli stipendi
degli insegnanti, in modo da esigere "un servizio conforme
alla loro missione", di affidare l'istruzione delle prime
due classi inferiori a donne, sia per la "maggiore pazienza
più cura ed amore", sia perché a Venezia,
come in altre città d'Italia, è aumentata notevolmente
la tendenza delle ragazze agli studi magistrali, mentre è
diminuita nei giovani.
Tutte queste proposte vengono accolte e approvate dal Consiglio,
e vi si aggiungono l'istituzione dell'Ispettorato scolastico
urbano, al quale fanno capo i direttori e le direttrici delle
scuole, l'introduzione dell'insegnamento del canto, degli
esercizi militari per i maschi e della ginnastica per le femmine.
La Municipalità veneziana dunque, a ridosso dell'Unità,
mette mano tempestivamente e risolutamente alla riforma e
riorganizzazione delle scuole, investendo nel progetto notevoli
somme, rivelandosi in questo anticipatrice in molti ambiti
della legislazione nazionale. Negli anni seguenti i maggiori
sforzi vengono dedicati al miglioramento degli edifici che
ospitano le scuole: sia risanandone alcuni, sia acquistandone
di nuovi, sia progettandone di appositi.
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Andare
a scuola, nel tempo...
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