|
Doveri e regole di comportamento
In epoca liberale si scrivono molti Galatei per i fanciulli
e per le fanciulle, per gli scolari delle scuole tecniche,
delle classi elementari, delle scuole femminili, dei convitti,
degli istituti di educazione.
L'intento principale è proporre un modello di relazione
interpersonale basato sul rispetto dei rapporti di potere
esistenti ad ogni livello della società. Discrezione,
ordine, accettazione dell'autorità e della norma sono
i cardini di un'educazione basata sull'accettazione dei doveri,
dove non compare ancora la parola "diritti" riferita
all'infanzia e all'adolescenza.
L'unico diritto riconosciuto - sempre più mano a mano
che ci si inoltre nel '900 - è quello dell'istruzione:
frequentare la scuola anche per i bambini/e
poveri, sottratti al lavoro.
Il più celebre e più diffuso testo di educazione
morale (ebbe più di 80 edizioni) è il Giannetto
di L. A. Parravicini (prima edizione 1837), usato come libro
di letture sia a scuola che fuori. Accanto a nozioni di storia,
di geografia, dei mestieri e a nozioni di morale, vi sono
racconti in prima persona di Giannetto, figlio di povere ma
oneste persone, con i suoi difetti e intemperanze che però
si correggono.
Anche l'altro libro per ragazzi di grande successo, Cuore
di E. De Amicis (1886) scritto per "i ragazzi delle scuole
elementari, i quali sono tra i nove e i tredici anni"
con l'intenzione di accompagnarne la crescita, si prefigge
lo scopo di educare attraverso fatti e personaggi esemplari.
Anche imparando l'alfabeto si educa. Nell 'Alfabeto dilettevole
ed istruttivo (Epinal, 1876) dopo aver imparato le lettere
si può leggere questo brano:
Doveri dei bambini verso i genitori.
I maestri e le maestre. I compagni e le compagne.
Un buon bambino deve dopo Dio amare e venerare i Genitori,
ad essi deve rispetto ed obbedienza pronta; così anche
deve comportarsi col Maestro e la Maestra, e deve pure trarre
profitto dai loro insegnamenti; coi fratelli e le sorelle
deve essere docile e compiacente, prevedere i loro desideri
e dividere con essi i giuocatoli e le chicche; coi compagni
e le compagne poi deve essere pure gentile e compiacente,
e se si condurrà in questo modo sarà amato da
tutti.
Nel "Libro di lettura e di premio" Le buone
azioni di Piero e Lena, narrate ai fanciulli dal sacerdote
Giulio Tarra, (1876) (vedi foto n. 1), vengono narrate e illustrate
alcuni buone azioni compiute da due fratellini "buoni
e amorosi", (vedi foto n. 2) con "una mamma d'oro
e un ottimo babbo": la mamma "insegna loro ad amare
il bene e a fare ogni buona cosa", il babbo "li
corregge con savie parole" e li ricompensa.
Quando il babbo torna stanco sono servizievoli e affettuosi
(vedi foto n. 3), aiutano la mamma nelle faccende di casa.
"Brava Lena, tu sei una donnina!" "Bravo Piero,
tu sei un ometto" dice la mamma (vedi foto n. 4).
A scuola dividono il pane con un compagno povero, aiutano
i compagni, non danno retta ai compagni distratti e negligenti
(vedi foto n. 5).
A casa si aiutano a fare i compiti. "Diventeranno bravi,
perché sono buoni".
Fanno visita alla nonna inferma, le portano lo scaldino, accomodano
la cuffia e le allacciano i nastri, le danno la minestra (vedi
foto n. 6).
Sono buoni anche con gli animali, accudiscono il loro gattino
trovatello (vedi foto n. 7).
Pregano e portano i fiori alla Madonna.
Spendono il loro denaro, messo nella cassa comune, per far
del bene: un giorno, incontrato uno spazzacamino che ha fame
e freddo, comprano per lui una fetta di polenta (vedi foto
n. 7). Un'altra volta procurano degli scarponi ad un uomo
che andava a piedi nudi.
Non fanno torto a nessuno e quando lo subiscono perdonano.
Consolano l'amica diventata orfana e vanno con lei in chiesa
a pregare la mamma defunta. Il loro divertimento maggiore
è aiutare Tonino che sta diventando cieco ((vedi foto
n. 9).
Infine fanno mettere sulla tomba di una compagna morta un
angelo e posano una corona di fiori. Sono pietosi ma non paurosi.
Un giorno il bambino del mugnaio cade nel fosso e lo salvano
(vedi foto n. 10).
Sono buoni, ma non perfetti. Piero è un po' goloso,
Lena un tantino ambiziosa. Ma quando babbo, mamma e maestra
li rimproverano non mettono il broncio, ascoltano con rispetto
le ammonizioni e le correzioni e sopportano il castigo senza
lamentarsi. Chiesto e ottenuto il perdono, tornano allegri
come prima. "O fanciulli, imitate anche voi le buone
azioni di Piero e Lena! Siate pietosi e caritatevoli e diventerete
buoni ed amati da tutti e sarete benedetti da Dio" conclude
il libro.
A partire dagli anni '80 dell'800 si moltiplicano i galatei
per bambini e bambine della scuola elementare. I comportamenti
esaminati riguardano diversi momenti della loro vita sia dentro
che fuori scuola: "Verso Dio", "Verso i Genitori",
"Verso i superiori, "Con tutti", "Da soli",
"In Chiesa", "Nella Scuola", "Nello
studio", "A mensa", "In conversazione",
"In ricreazione", "Fuori di casa e al passeggio",
"Nelle visite", "Nelle adunanze, teatri, accademie,
trattenimenti, "Della pulizia", "Del vestiario",
"Del portamento", "Del saluto negli incontri",
"Contegno nei viaggi", "Contegno come ospite",
"in bicicletta" (Luigi Chiavarino, Il piccolo
galateo, 1897).
I galatei novecenteschi invece riguardano soprattutto il
bambino-scolaro:
"Prima della lezione". "Durante la lezione",
"Dopo la lezione", "Nel tempo degli esami",
"In tempo di vacanze" (Silvio Cecchi, Galateo
dello scolaro, Siena 1912).
E' da notare che temi analoghi costituiscono il programma
dell' "Educazione morale" insegnata a scuola.
Ecco ad esempio cosa prevede il programma delle Scuole elementari
del Comune di Venezia nel 1906-7, per le prime due classi:
obbedienza ai genitori, affetto ai parenti, amore ai compagni,
rispetto agli altri e alle cose altrui, soccorso ai bisognosi,
pietà verso i deboli e i deformi, fuggire la menzogna
e l'inganno, cura della persona, contegno a scuola in casa
e nella via, buone maniere.
(Relazione del Direttore generale L. Bettini, 1908)
I galatei per gli scolari sono un elenco di doveri e di divieti.
Le virtù sono l'umiltà, l'obbedienza e la bontà
d'animo. Alle bambine si ricorda che non devono essere vanitose,
ciarliere e chiacchierone, bugiarde, pigre, ghiottone, sciatte,
ma diligenti docili, moderate e pazienti, in una parola "buone".
A scuola non si deve arrivare tardi, si entra in silenzio
e in fila. Non si portano a scuola giocattoli, fantocci, giornalini
o altro che possa distrarre l'attenzione. Non ci si gratta
il capo, non si mettono le dita nel naso, in bocca o nelle
orecchie. Non si tossisce, non si sbadiglia, non si cercano
le pulci, non si battono i piedi o le mani per il freddo.
Non ci si dondola, non ci si gira, non ci si sdraia sul banco.
Si sta dritti, con le braccia conserte o con le mani appoggiate
sul banco, mai in tasca o dietro la schiena (vedi foto n.
11 e 12).
Durante la lezione non bisogna sbadigliare, disegnare sul
libro o sui quaderni, fare palline di carta, incidere il banco.
Se interrogati ci si alza e si risponde senza cercare suggerimenti,
parlando a voce alta e articolando bene le sillabe. Si devono
accettare i giudizi negativi e i castighi dei maestri. I compiti
devono essere svolti con attenzione, le pagine dei quaderni
devono essere pulite, senza macchie senza "orecchie",
cioè bordi arrotolati. Non si prendono in giro i compagni
che sbagliano. Non si scrivono parole offensive alla lavagna,
non si sporcano i muri o le carte geografiche. Non si versa
l'inchiostro, non si mettono nei calamai briciole di pane
o pezzetti di carta. Ci si alza solo col permesso del maestro,
si esce senza fare confusione, senza gridare, senza correre
e urtare i compagni.
Il maestro e la maestra devono punire i trasgressori
e gli indisciplinati . L'articolo 63 del Regolamento generale
per l'istruzione elementare del 9 ottobre 1895 suggerisce
di usare prima i "consigli", poi le "ammonizioni",
infine punizioni quali "la separazione dello scolaro
dai compagni entro l'aula della scuola", "La censura
notata sul registro", "la privazione della ricreazione".
Una pratica assai diffusa era quello di far indossare il cappello
con le orecchie d'asino, o con la scritta "Asino"
(vedi foto n. 13).
su
su
su
su
su
|
|

Foto 1. Le buone azioni di Piero e
Lena, narrate ai fanciulli dal sac. Giulio Tarra, Epinal -
Milano 1876, copertina

Foto 2. Lena medica
Piero

Foto 3. Col
babbo

Foto 4. Con la mamma

Foto 5. A scuola.

Foto 6. Con la nonna

Foto 7. Il Gattino

Foto 8. Lo spazzacamino

Foto 9. Vanno a trovare l'amico malato.

Foto 10. Il salvataggio

Foto 11. Scuola elementare della Giudecca. Aula femminile

Foto 12. Scuola elementare della Giudecca. Aula maschile.

Foto 13. "La lezione allo scolaro
(chi la fa l'aspetti)". Stampa da un quadro di Mantegazza,
fine '800: una madre protesta con il suo figlio piangente
e con la testa fasciata, il maestro punisce il responsabile
del misfatto tirandogli un orecchio; si noti in primo banco
un alunno con cappello con la scritta "asino"
|