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[Testimonianza di Lia Finzi]
[a c. di mts]


Lia Finzi

La mia famiglia era molto laica, nel senso che non frequentavamo i riti religiosi, anche se avevamo un'iscrizione alla Comunità ebraica. La mamma ci faceva dire una preghierina inventata da lei, molto laica, chiedendo a un Dio anonimo la protezione, soprattutto per la salute.
Però uscivamo dalla classe durante l'ora di religione, sia io che mia sorella Alba: consisteva in questo la mia diversità, relativa però perché a scuola ero stata messa in una classe con una maestra ebrea, mi avevano messo con altre compagne, ci avevamo messo tutte assieme.
Eravamo nella stessa classe due ragazze ebree e una protestante, con questa maestra ebrea vecchissima, che è andata i pensione prima che la mandassero via, nel '38, perché aveva raggiunto i limiti di età. Ci hanno messo nella stessa classe perché uscissimo tutte tre assieme, andavamo nella classe parallela e stavamo assieme, quindi la sentivo relativamente come una diversità.

Quando invece sono arrivate le leggi razziali, cominciarono a licenziare tutti i professori e gli insegnanti, dalla scuola materna fino all'università e vennero esclusi anche gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado fin dall'inizio dell'anno scolastico.
Io avevo 10 anni, ho capito che dovevo andar via dalla scuola dove avevo le mie amiche, le mie compagne di classe: compagne perché allora le classi non erano miste, erano tutte femminili o tutte maschili.
Io dovevo andar via dalla mia classe: una nuova maestra mi ha accolto quella mattina, non era la mia vecchia maestra che era andata in pensione qualche mese prima, era una maestra che prese il suo posto e io la conoscevo poco. Ma da bambini si è molto attratti dall'insegnante: prima avevo una maestra vecchissima, tutta storpia poverina, aveva l'asma, soffiava in una specie di vaschetta (di evaporatore) quando parlava troppo, e trovarmi di fronte a una bella signora, rossa di capelli…la ricordo ancora!

Il primo giorno non è successo niente, io ho cominciato la scuola, mancavano le altre due mie amiche; è passato un giorno o due e poi questa signora mi ha detto: "Non puoi più venire in questa scuola" e mi ha dato i miei quaderni che aveva in armadio. Era abbastanza indifferente, non mi ha dato spiegazioni, mi ha detto: "Mi dispiace ma da domani tu in questa scuola non puoi più venire."
Allora esisteva una scuola ebraica in Ghetto, che io non frequentavo perché abitavo a S. Angelo, e poi la mia famiglia era molto laica. Era una scuola materna ed elementare frequentata prevalentemente da bambini che abitavano in Ghetto. La Comunità poi prese dei provvedimenti e i bambini delle elementari che erano stati mandati via dalle scuole della città poterono frequentare la scuola: io frequentai la V elementare.

Cominciai ad avere un'identità, a trovare delle radici, a capire che ero ebrea perché ero stata mandata via, cosa che prima non capivo non avendo dei riferimenti sicuri. Ho cominciato a studiare l'ebraico e lì in quell'ambiente cominciai anche a frequentare religiosamente la Comunità, rispettavo il sabato e le feste. Io e mia sorella eravamo cresciute in modo cosciente, con l'idea che da grandi avremo scelto quello che volevamo.

Testimonianza tratta da: Carla Callegari, Identità, cultura e formazione nella Scuola ebraica di Venezia e di Padova negli anni delle leggi razziali, CLEUP, Padova, 2002.

 

Lia Finzi nel 1938 ha dieci anni e per l'anno scolastico 1938-39 si era iscritta alla V elementare della Scuola Oriani. Anche se appartenente a famiglia mista, venne espulsa dalla Scuola pochi giorni dopo l'inizio dell'anno. Frequentò quindi per un anno la Scuola elementare ebraica e poi la Scuola media. Nel 1943 lei, la sorella Alba Finzi e la loro famiglia fuggirono in Svizzera da dove tornarono dopo la fine della guerra. Lia Finzi è stata maestra elementare e assessore alle politiche sociali del Comune di Venezia.