"Presidio istituzionale per la questione israelo-palestinese"
a Ca' Farsetti
venerdì 12 aprile 2002, resoconto della
mattinata
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Giornata conclusiva del "Presidio istituzionale per la questione israelo-palestinese" aperto a Ca' Farsetti. Tema del giorno è stato l'analisi storica del ruolo dei fondamentalismi, quello islamico e quello ebraico, nella questione medio orientale. È spettato a Renzo Guolo, docente all'Università di Trieste, autore di libri sul Medio Oriente, il ruolo di illustrare questo aspetto, ancora poco conosciuto. Al dibattito hanno partecipato la presidente del Consiglio Comunale, Mara Rumiz, il sindaco di Venezia, Paolo Costa, il giornalista e direttore della direzione comunale Relazioni esterne e Comunicazione, Guido Moltedo, e, in collegamento telefonico, il corrispondente del "Manifesto" da Gerusalemme, Zvi Schuldiner,il corrispondente de "Il Messaggero" da Gerusalemme, Eric Salerno, la studiosa di questioni del mondo arabo, Antonella Caruso, il segretario nazionale Fnsi, Paolo Serventi Longhi.
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"Davanti alla evidente complessità della questione medio orientale - ha sostenuto la presidente del Consiglio Comunale Mara Rumiz - vanno evitati schematismi e semplificazioni che possono portare ad episodi orribili, come quelli che sono avvenuti in questi giorni in varie parti d'Europa". Nel trarre le somme dei cinque giorni di presidio istituzionale sulla questione israelo-palestinese Mara Rumiz ritiene che "questa esperienza mi spinge a voler continuare nella direzione di creare occasioni di incontro e di dibattito che ci facciano conoscere l'opinione dei nostri concittadini. Tenere un filo diretto sui principali temi internazionali ma anche a carattere locale. Una rete di collegamento tra il Comune di Venezia e la città. Una città che ha una forte tradizione di pace, non solo storicamente ma anche grazie all'attenzione delle Amministrazioni che si sono recentemente succedute. Ricordo il gemellaggio con la città di Sarajevo, durante la guerra di Bosnia, l'adesione alla rete di città per la pace e il recente atto di adozione del Consiglio Comunale della città di Betlemme, una città in forte difficoltà che ha bisogno di aiuti immediati".
Mara Rumiz ha infine ricordato ai presenti che domani, sabato 13 aprile, si recherà assieme al consigliere comunale Giorgio Suppiej (Ccd-Ppe) e alla responsabile del Centro Donna, Alberta Basaglia, in Israele e Palestina.
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L'intervento del sindaco di Venezia, Paolo Costa
Il sindaco ha espresso soddisfazione "per questa iniziativa innovativa che ritengo molto utile in quanto ha contribuito a porci sul terreno della razionalità piuttosto che su quello dell'emotività. Uno stimolo ad intendere la cultura con spirito critico". Costa ha poi ribadito l'intenzione del Parlamento europeo di considerare prioritaria l'attenzione sull'area Mediterranea. Il Consiglio dei Ministri europei si incontrerà tra breve a Valencia per studiare indicazioni di politica euro-mediterranea.
Costa ha ricordato che l'Unione europea nasce sulle macerie del conflitto franco-tedesco, che portò a due catastrofi mondiali, dall'incontro tra paesi che hanno pensato di poter condividere alcune risorse economiche (acciaio e carbone) fino a formare l'attuale unione economica e monetaria. Questo metodo di creare condizioni di pace si sta ora allargando ad est, e se fosse stato allargato ai Balcani "forse avremo potuto evitare che succedesse quanto è successo". Si sta ora cercando di creare delle zone di libero scambio tra paesi del Mediterraneo per creare condizioni di stabilità e di pace. "La genesi dell'Europa va in questo caso rovesciata: c'è la necessità di un approfondimento della conoscenza reciproca, precondizione per il verificarsi del libero scambio
Lintervento Renzo Guolo, docente di Sociologia e Sociologia delle religioni all'Università di Trieste, autore del saggio "Il fondamentalismo islamico" (Editori Laterza)
Lo studioso ha evidenziato il fatto che nei due paesi esiste un conflitto interno di carattere religioso, che ha avuto e continua ad avere un ruolo tutt'altro che marginale nel conflitto tra palestinesi ed israeliani: il fondamentalismo ebraico dei coloni religiosi e il fondamentalismo islamico della Jihad e di Hamas.
Il sionismo, nato nella seconda metà dell'Ottocento, ha una matrice laica. Teodoro Herzl (1860-1904), il padre del sionismo, fa parte di un gruppo di ebrei riformisti illuminati che vedono in Israele il rifugio per l'antisemitismo (fortemente presente allora, soprattutto in Russia e Polonia) e per persecuzioni future (dimostrando grande capacità anticipatorie). Non si parlò subito di Palestina (che all'epoca era sotto l'impero Ottomano) e parte dei sionisti era disposta ad andare in altri luoghi, si prese in considerazione anche l'Africa. Si decise poi per la Palestina perché era "una terra senza popoli". Gli ebrei ultraortodossi (gli Haredim), comunità di stretta osservanza dei precetti della Torah, inizialmente si rifiutano di tornare in Israele - per loro il ritorno era collegato al momento della Redenzione - e costituirono una formazione anti-sionista. Sarà il rabbino Kook a proporre una terza posizione: il sionismo religioso, che si basa sull'idea che tutto ciò che viene dal popolo di Israele, il popolo eletto, non possa che contenere una componente di santità. Secondo Kook, la Redenzione avverrà nel momento in cui si verificherà la realizzazione di queste tre condizioni: la conquista della terra, la riunione del popolo di Israele, la riunione sotto la legge della Torah. Questo spiega l'atteggiamento dei coloni religiosi che si lega ad una dimensione messianica e salvifica, una "teologia della terra" e che intendono riprendersi tutte le terre dell'Israele biblica, compresa l'attuale Cisgiordania. Il movimento del sionismo religioso trova uno sbocco solo nel 1977, quando la destra vince le elezioni, e Begin teorizza la "grande Israele" dando via libera alla colonizzazione. Nell'arco di vent'anni si arriva all'insediamento di duecentomila persone nei territori. Anche se non tutti i coloni sono sionisti e sarebbero forse disponibili ad insediarsi in altre zone, la minoranza sionista non intende assolutamente uscire dai territori.
Speculare al fondamentalismo ebraico si contrappone il fondamentalismo islamico della Jihad e di Hamas il cui obiettivo è di occupare un territorio "tra il fiume e il mare", cancellando quindi l'attuale Stato di Israele. L'Olp e Al Fatah sono movimenti che partono da posizioni laiche, che stanno perdendo fortemente terreno. Arafat ha avuto un ruolo nella seconda intifada: dopo che il processo di pace s'è bloccato mettendo in difficoltà la loro leadership, i movimenti moderati hanno fatto un tentativo di contrastare Hamas sul suo stesso terreno. Hamas è fortemente radicata in Palestina perché oltre all'aspetto militare è attiva a livello sociale (costruisce e gestisce scuole, mense, ospedali) ha legami e gode di finanziamenti nei paesi arabi, quali Arabia Saudita e Kuwait.
"Anche se si arriva alla pace - ha sostenuto Guolo - Hamas non fermerà la sua battaglia. La comunità internazionale deve aiutare chi, tra gli israeliani e i palestinesi, si batte per la creazione di due Stati, altrimenti nei prossimi anni vedremo il dominio di Hamas e non ci sarà nessuna pace".
Rispondendo alla domanda di una cittadina palestinese che vive a Venezia, Guolo ha messo in luce la doppia posizione che alcuni stati sauditi tengono: da una parte finanziano segretamente movimenti fondamentalisti come Hamas, per evitare problemi interni ai loro stati, dall'altra sono i migliori alleati degli Usa nella zona. Se l'Arabia saudita cessasse i finanziamenti, Hamas sarebbe in forte difficoltà.
"Israele - ha sostenuto il docente - non vuole che l'Europa prenda parte alla trattativa. Fino a quando l'Europa non si darà una struttura politica e militare non potrà pesare. Si sta ora discutendo di eventuali sanzioni economiche nei confronti di Israele, ma la Germania non è in grado di prendere questa posizione contro Israele: forte è il peso della memoria di un 'passato che non passa' Nella complessità della situazione solo la memoria storica può farci capire quello che sta succedendo oggi."
Lintervento di Antonella Caruso, studiosa di questioni del mondo arabo e islamico
FIn risposta alla domanda su come il fondamentalismo islamico ha rielaborato il concetto di martirio, Antonella Caruso sostiene che il "martirio" è legato al concetto di "guerra santa" e legittimato da alcune autorità religiose in quanto si vive in un territorio occupato dallo straniero. L'azione di guerra legittima l'azione del martirio e il territorio di Israele viene considerato, tutto, come territorio di guerra. Tale concetto si trova soprattutto nella dottrina shiita, ma non è estraneo neanche in quella sunnita.
Lintervento di Eric Salerno, corrispondente de "Il Messaggero" da Gerusalemme
Eric Salerno riprende il dibattito di ieri sul tema dell'informazione e sul rapporto tra cronaca e analisi constatando che l'esperienza che si vive lì è molto complessa, come molto complessa è la storia di questi due popoli. Storia che è indispensabile conoscere per cercare di capire il presente. "Fare cronaca - ha continuato Salerno - è molto difficile perché israeliani e palestinesi raccontano ognuno il proprio punto di vista. Non è facile poi verificare le piccole e grandi bugie che vengono dette, perché gli israeliani non consentono di entrare nei territori. Le immagini televisive non consentono di raccontare la storia, le immagini si concentrano in genere sulla violenza, mentre la scrittura ha più spazio, anche se non è certo possibile in ogni articolo raccontare cinquant'anni di storia".
L'intervento di Zvi Schuldiner, corrispondente de "Il Manifesto" da Gerusalemme
Il giornalista ha risposto ad alcune domande dei presenti:
Sulle trattative in corso."Oggi non basta più che Colin Powell venga a trattare per il cessate il fuoco - ha sostenuto Schuldiner - bisogna che venga discussa una prospettiva politica sul futuro dell'area. Due sono i punti fondamentali perché il processo di pace possa funzionare: il ritiro degli insediamenti dai territori occupati e il ritorno alle frontiere delineate dagli accordi del '67".
Sugli episodi di antisemitismo che si sono verificati in varie parti d'Europa. Schuldiner ritiene che non possano trovare nessuna giustificazione: "essere contro la politica di Sharon non significa essere antisemiti; questi episodi rappresentano un problema per tutti gli europei che vogliono un'Europa migliore".
Sull'allargamento della coalizione di governo in Israele anche ai partiti dell'estremismo religioso."La paura che ha portato il consenso alla politica di Sharon è la stessa che vede la necessità di un governo di colizione nazionale allargato a tutte le forze politiche israeliane, in questa coalizione i laburisti sono i più deboli."
Venezia, 13 aprile 2002
Resoconto del 11 aprile 2002
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La questione medioriente: siti informativi
Persecuzioni e le lotte dei popoli: bibliografia
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