"Presidio istituzionale per la questione israelo-palestinese"
a Ca' Farsetti
martedì 9 aprile 2002, resoconto della mattinata
|
|
Al secondo giorno del "Presidio istituzionale per la questione
israelo-palestinese", aperto a Ca' Farsetti, hanno partecipato
la presidente del Consiglio Comunale, Mara Rumiz, l'assessore comunale
alle Politiche Sociali, Giuseppe Caccia, e Cristiano Gasparetto che hanno
portato la testimonianza sulla spedizione pacifista compiuta in questi
giorni a Ramallah e in altre località di Israele e della Cisgiordania,
l'assessore alle Relazioni internazionali, Roberto D'Agostino. Sono intervenuti
al dibattito, moderato dal giornalista Giovanni Pascoli, Dario Calimani,
don Fausto Bonini, alcuni studenti del Liceo classico "Marco Polo"
e, tramite collegamento telefonico, Ali Rashid, esponente dell'Autorità
Palestinese, e Stefano Lepri, giornalista de "La Stampa" e responsabile
del periodico "Global".
La presidente Mara Rumiz, aprendo il dibattito, ha ricordato le
ragioni storiche che hanno portato all'attuale conflitto tra israeliani
e palestinesi e la necessità, sentita da tutto il Consiglio Comunale
di organizzare questo presidio: un punto di riferimento per l'intera città,
che attraverso il confronto tra posizioni diverse renda possibile una
visione critica della questione. Mara Rumiz ha ricordato inoltre che il
Consiglio Comunale ha approvato un documento in cui si ritiene necessario
promuovere una tregua invitando l'Onu e l'Ue a prodigarsi per fermare
la violenza e si chiede l'applicazione della risoluzione dell'Onu che
riconosce due stati e due popoli con eguali diritti.
Gli interventi dell'assessore comunale alle Politiche Sociali, Giuseppe
Caccia, e di Cristiano Gasparetto (Verdi)
L'assessore Giuseppe Caccia ha portato la testimonianza sulla
spedizione pacifista in Israele e Cisgiordania: "Una testimonianza
segnata dal pessimismo, perché è difficile parlare di pace
quando ci si trova in località dove di fatto è in corso
una guerra - una guerra di forma diversa da quelle tradizionali e anche
da quelle più recenti - e in cui è tangibile l'odio carico
di violenza reciproca. L'impressione che ho avuto - ha continuato Caccia
- anche in confronto con il mio primo viaggio nell'89 durante la prima
intifada, è che la situazione sia peggiorata e che si sia prodotta
una rottura all'interno della società civile israeliana e della
società civile palestinese. Insieme ai pacifisti israeliani abbiamo
respirato gli stessi lacrimogeni, abbiamo condiviso la paura degli attentati
suicidi che i cittadini isreaeliani provano ogni giorno. Io credo che
non ci possa essere nessuna giustificazione per gli attentati né
per chi utilizza il terrorismo, ma credo che vada fatto uno sforzo per
comprendere le motivazioni che portano molto spesso a risposte disperate
ed orrende".
"In questi momenti di forte emotività - ha detto Cristiano
Gasparetto - bisogna far prevalere la razionalità anche se
si sente il desiderio del silenzio, ma non dobbiamo aggiungere il nostro
silenzio a quello assordante delle istituzioni: Onu, Usa, Ue che non fanno
nulla per far cessare il conflitto. Voglio ricordare a tutti il contributo
degli ebrei per la costruzione della nostra civiltà e voglio chiedere
alla comunità ebraiche di avere la capacità di dissentire
sulla politica dello Stato di Israele, come in Israele c'è chi
dissente".
Dopo queste testimonianze s'è aperto un dibattito cui sono intervenuti
l'assessore comunale alle Relazioni internazionali. Roberto D'Agostino,
tra il pubblico Dario Calimani, Don Fausto Bonini, alcuni studenti del
Liceo classico "Marco Polo" di Venezia e, in collegamento telefonico,
il rapprentante dell'Autorità palestinese in Italia, Ali Rashid,
e il giornalista de "La Stampa" e responsabile del periodico
"Global", Stefano Lepri.
Dario Calimani ha osservato che il resoconto della spedizione
pacifista era stato molto accurato e toccante, ma - ha aggiunto - "mi
sarebbe piaciuto che con la stessa accuratezza fosse stato descritto anche
un attentato terroristico in Israele per far partecipare delle emozioni
di entrambi i campi in causa. Trovo che anche le immagini presentate dai
media in questo periodo siano limitate, sempre le stesse amplificate e
ripetute innumerevoli volte, usate in maniera retorica. Questo presidio
- ha proseguito Calimani - non deve mostrare le motivazioni di una sola
parte, in maniera propagandistica, ma deve servire, per quanto possibile,
a contribuire ad edificare un processo di pace."
"Nei miei molteplici viaggi in Palestina - ha detto Don Fausto
Bonini, direttore del settimanale "Gente Veneta" - ho potuto
verificare che esiste una discriminazione sociale ed economica nei confronti
dei palestinesi". Don Fausto ha ricordato, poi, che esiste una terza
comunità che vive in Palestina, di cui nessuno parla, quella cristiana.
Una comunità minoritaria che si sta assottigliando sempre più
e che vive una grande sofferenza: invisa agli ebrei perché costituita
da palestinesi e invisa ai palestinesi perché di religione non
musulmana. "Credo che oggi non serva tanto guardare al passato quanto
pensare al futuro, ci vorranno anni perché vengano cancellati i
ricordi delle sofferenze, per sradicare l'odio e la violenza, da entrambi
i popoli." Don Fausto ha quindi richiamato la posizione del Papa
affinchè ognuno faccia qualcosa per far cessare il conflitto e
siano garantiti a tutti i diritti fondamentali dell'uomo.
"Credo - ha detto Ali Rashid in risposta alla domanda di
uno studente sulla diversità tra i morti di una e dell'altra parte
- che una profonda tristezza sia comune a chi è costretto a seppellire
i propri morti. Nei territori si vive un isolamento effettivo dal resto
del mondo, lì la gente non può immaginare che, per esempio,
il Comune di Venezia ha convocato un'assemblea per parlare della loro
situazione. Devo inoltre ringraziare - ha continuato Rashid - i pacifisti
italiani ed europei che per la loro semplice presenza nei territori rendono
meno soffocante l'isolamento e la disperazione. Per chi vede uccisi i
propri figli, distrutte le proprie case sapere che al mondo c'è
qualcuno che pensa a lui allevia la sofferenza".
"Oggi, in piena emergenza - ha sottolineato l'assessore D'Agostino
- nel mezzo del conflitto non è più possibile soffermarsi
sull'analisi storica della formazione dello stato di Israele, perché
questo accentua il conflitto. Oggi, nel momento della barbarie, della
distruzione delle case e delle infrastrutture, bisogna chiedere un intervento
da parte degli Stati Uniti e dell'Unione Europea per separare i contendenti
con una forza di interposizione per poi arrivare alla costituzione di
due stati con eguale sicurezza ed uguali diritti. Perché cio non
viene fatto? Non si può dare una giustificazione etica per i bombardamenti,
assimilando 'l'altra' parte al male. Sono convinto - ha concluso l'assessore
D'Agostino - che molto possano fare le città rapportandosi tra
loro, perché i responsabili delle comunità locali rispondono
direttamente dei loro cittadini".
Stefano Lepri, giornalista de "La Stampa", ha obiettato
contro questa interpretazione di 'guerra etica' riconoscendo la necessità
che vengano operate azioni di 'polizia internazionale' contro i regimi
totalitari. Lepri ha ricordato inoltre le responsabilità di Arafat
sull'evolversi di questo conflitto nell'aver rifiutato gli accordi di
pace proposti dall'Amministrazione Clinton. "Bisogna ritornare agli
insediamenti del 1967 e separare i due contendenti".
Venezia, 9 aprile 2002
Resoconto dell' 8 aprile 2002
La questione medioriente: siti informativi
Persecuzioni e le lotte dei popoli: bibliografia
|