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La presidente Mara Rumiz, in apertura ha ricordato il duplice scopo che l'istituzione del presidio vuole ottenere: testimoniare l'attenzione del Comune di Venezia sulla questione israelo-palestinese e dare alla città un punto di riferimento, una stanza aperta, per cercare un approfondimento che vada oltre la drammaticità dei fatti, perché attraverso il confronto tra posizioni diverse sia possibile crearsi una visione critica della questione. Mara Rumiz ha ricordato inoltre che il Consiglio Comunale ha approvato un documento in cui si ritiene necessario promuovere una tregua invitando l'Onu e l'Ue a prodigarsi per fermare la violenza e si chiede l'applicazione della risoluzione dell'Onu che riconosce due stati e due popoli con eguali diritti.
L'intervento del sindaco di Venezia, Paolo Costa
Paolo Costa ha riferito dell'incontro di ieri, organizzato da alcuni europarlamentari italiani, tra il presidente del Parlamento europeo, Patrick Cox, e il presidente della Unione delle Comunità ebraiche italiane, Amos Luzzato, il quale ha lanciato l'idea di creare un rapporto stabile tra il Parlamento europeo, quello israeliano e l'Autorità palestinese che dia priorità alle condizioni di dialogo politico. Un confronto che se non può dare risposte immediate sarà senz'altro fruttuoso in futuro. Il Parlamento europeo intende inoltre istituire una Fondazione euromediterranea per il dialogo tra le culture e le civiltà che incoraggi il dialogo nel Mediterraneo non solo tra Occidente ed Oriente ma anche tra Nord e Sud, sui molteplici problemi dell'area. "Il fatto nuovo è che per la prima volta l'Europa, intesa in senso unitario, viene richiamata alle proprie responsabilità. Io credo che l'Europa possa esportare nel Mediterraneo il proprio metodo di costruzione: una costruzione che parte dal basso e che sta dando risultati nell'allargamento verso i paesi dell'Est e nei Balcani".
L'intervento di Riccardo Cristiano, autore del libro "La speranza svanita"
Nel dare la parola all'autore Riccardo Cristiano, Mara Rumiz ha voluto citare le parole, riportate nel testo, di un venditore arabo di tè il cui chiosco, dopo gli accordi di Oslo ha lasciato il posto ad un check-in israeliano: "… è vero parliamo tutti di pace, il problema è che non ci ascoltiamo né ci vediamo davvero".
"Nel mio libro - ha confermato Cristiano - ho cercato di parlare attraverso le parole che ho sentito sul campo, soprattutto in quello arabo-musulmano che a mio avviso è il più problematico e in difficoltà. La speranza svanita - ha spiegato il giornalista - è quella rappresentata dal nazionalismo arabo, nato all'inizio del secolo scorso, che guardava all'Europa come riferimento e credeva in un futuro tecnologico per i paesi arabi. Cristiano ha quindi analizzato il difficile cammino e il fallimento storico e politico di queste posizioni. Fallimento che ha spinto la rabbia popolare, manifestata contro i governi diventati militaristi, ad intrecciarsi con il komeinismo. Il passaggio ad un massimalismo religioso lascia poco spazio alla società civile e la società civile va aiutata a svilupparsi. Non è vero - ha sostenuto Cristiano - che la grande maggioranza della gente, sia tra gli israeliani che tra i palestinesi, sia attestata su posizioni oltranziste: vari sondaggi hanno dimostrato che i due terzi delle persone vogliono arrivare ad un accordo. Lo spazio per arrivare ad una soluzione senza arrivare ai mezzi estremi, quindi, ancora c'è: è importante far rinascere il dialogo tra i due popoli, bisogna creare nell'opinione pubblica un fronte moderato che pieghi l'ala estremista di entrambe le fazioni e in questo gli intellettuali hanno un grande compito da svolgere. A tale proposito ha ricordato le parole di un intellettuale arabo di inizio Novecento: "Noi dobbiamo accettare la sfida israeliana come una sfida ad andare avanti nel futuro, mentre noi siamo fermi a guardare il passato" e quelle più recenti di un professore palestinese dell'Università di Gerusalemme: "Io non posso neppure immaginare la Palestina senza gli ebrei. Io ho fatto il mio compromesso, aspetto che loro facciano il loro".
L'intervento di Renzo Foa, condirettore di "Liberal"
Foa ha rilevato come nell'indagine storico-giornalistica di Cristiano vengono evidenziati molto bene i disastri, i fallimenti, la costante sconfitta della politica e della cultura araba, a partire dalla nascita della prima nazione araba fino al fallimento del nazionalismo arabo negli anni Cinquanta e Sessanta. "Nel mondo arabo esistono due componenti - ha proseguito Foa - il nazionalismo arabo e il fondamentalismo e ciò spiega i motivi dell'impossibilità di evitare la crisi attuale: dal rifiuto di riconoscere l'esistenza dello stato di Israele alla rinuncia della firma dell'accordo di Oslo. Il popolo israeliano crede nella possibilità di trovare un accordo, mentre quello palestinese vede solo l'occupazione. Per quanto riguarda l'Europa- ha concluso - io credo che se l'Europa non riesce a fare qualcosa ciò rappresenti una grande tragedia per quell'area ma anche per noi europei che non riusciamo a portare le nostre posizioni. Anch'io, come il sindaco Costa e come Cristiano, penso che siamo ancora in tempo ad evitare un conflitto di proporzioni catastrofiche. Ridare fiato alle posizioni moderate in seno all'opinione pubblica vuol dire anche agire sull'azione dei politici. Cambiare le persone, per cambiare le posizioni dei leader, è ancora possibile: pensiamo a Rabin, che dalle posizioni oltranziste dell'inizio del suo mandato si era via via spostato sulla strada del dialogo e della comprensione, prima di venire assassinato da un estremista israeliano."
L'intervento di Massimo Cacciari
"Per arrivare ad una vera soluzione del problema - ha sostenuto Massimo Cacciari - bisogna distinguere due momenti: il raggiungimento della pace che passa solo attraverso la costituzione dello stato palestinese ed il riconoscimento dello stato di Israele e il dopoguerra perché la pace non porterà necessariamente la fine del terrorismo. Qui sarà importante il ruolo dell'Europa, specie tra i Paesi arabi, per limare le contraddizioni del mondo islamico, e far loro accettare la nuova situazione. In Medio Oriente devono essere applicate tutte - proprio tutte- le risoluzioni dell'Onu. Per arrivare alla pace è assolutamente necessario l'intervento diplomatico degli Stati Uniti in quanto l'Europa non è ancora una grande potenza politica a livello mondiale, non ha forza né economica né militare. Le due ultime generazioni di politici hanno fatto qualcosa di grande, di impensabile solo pochi decenni fa, creando l'Unione Europea, che di fatto ha messo fine a cinque secoli ininterrotti di guerre civili nel nostro continente. Manca però ancora qualcosa, sia a livello politico che di opinione pubblica, per fare l'ulteriore salto di qualità, per far diventare cioè l'Europa "colosso mondiale", vera controparte degli Usa.
Non è semplice riprendere un processo di pace in Medio Oriente perché gli stati arabi non riconoscono ancora lo stato di Israele (ad esclusione di Giordania ed Egitto) neanche quelli alleati degli Stati Uniti. Non è facile anche perché la leadership di Arafat è debolissima, una leadership che al tempo stesso non ha alternativa. Nel '64 Arafat rimise in piedi un movimento palestinese che era scomparso dopo il '48, e questo per un tremendo tragico motivo: tutte le leadership arabe erano state totalmente filo naziste. Se il 70% dei palestinesi è contrario all'accordo, anche all'interno di Israele ci sono settori molto potenti, e l'assassinio di Rabin ne è una dimostrazione, che operano contro il processo di pace.
Le guerre non nascono dal non conoscersi, come confermano anche i conflitti del secolo scorso in Europa. Le cause del crisi israelo-palestinese vanno individuate sostanzialmente nei macroscopici interessi degli stati, nelle rovinose politiche dei paesi occidentali nella regione, (che hanno tra l'altro prodotto forme di nazionalismo sconosciute agli arabi) e ad un vero scontro di civiltà. Soltanto un intervento massiccio degli Stati Uniti potrebbe tentare di risolvere la questione, ma a rischio di conseguenze drammatiche e forse disastrose per le leadership arabe soprattutto in Egitto.
Venezia, 10 aprile 2002
Resoconto dell' 9 aprile 2002
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La questione medioriente: siti informativi
Persecuzioni e le lotte dei popoli: bibliografia
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