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INSEGNANTI E PEDAGOGISTI  
   
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Controllo

Nel periodo 1867- 1923 gli insegnanti elementari sono di nomina municipale. Vengono assunti con concorso, pagati dal Comune che esercita anche il controllo sul loro operato. Ad ogni fine anno devono redigere una relazione per il direttore/direttrice della loro scuola sul lavoro svolto e note relative alla classe, i direttori/direttrici a loro volta relazionano al Direttore generale, il quale e risponde al Sindaco. In archivio si possono leggere alcuni esempi di valutazione di maestri e maestre.

I maestri e soprattutto le maestre devono tenere un comportamento irreprensibile. Alla maestra non sono permessi balli pubblici, abiti "capricciosi; non deve frequentare pubblicamente persone dell'altro sesso, ostentare modi o pensieri troppo liberi. (C. Pigorini Beri, Le buone maniere. Libro per tutti, Torino 1908)

In casi particolari, in seguito a denunce di genitori, colleghi, giornali, ecc. il Municipio svolge indagini sul comportamento degli insegnanti e prende provvedimenti che vanno dal trasferimento alla sospensione.
Ecco alcuni esempi:

· Il maestro Ciceri Paolo e la maestra Gasparini Ida vengono ammoniti perché si recavano nelle rispettive aule durante le lezioni abbandonando la classe (1907).
· Il maestro Duse Ermenegildo, in occasione dell'anniversario della morte di Vittorio Emanuele II, tiene una lezione durante la quale dice che dopo il 1870 vennero all'Italia tutte le disgrazie: guerra, fame, colera, ladrerie, imbrogli. Le parole finiscono sull "Adriatico" (14 gennaio 1899) e il maestro subisce un rapporto per aver pronunciato discorsi antipatriottici.
· La maestra Donella Gidoni Matilde viene richiamata, in seguito a una lettera dei genitori, per aver impartito lezioni private ad alunni della propria classe.
· Dall'Oro Luigi, maestro e direttore della scuola elementare maschile di S. Cassiano, viene sospeso in seguito a denuncie dei genitori di percosse sui loro figli. La lettera di denuncia del fabbro meccanico Arnoldoni Giulio è pubblicata su "L'Adriatico" il 9 giugno 1885. Una lettera di alcuni genitori lo accusa di tirare le orecchie e i capelli, dare pugni e calci, pestare la testa dei fanciulli sul muro, e conclude: "ha modi del contadino cogli animali".
· La coadiutrice del Convitto Comunale della Scuola normale femminile Elena Corner Piscopia è oggetto del rapporto della direttrice nel quale viene accusata di tenere un atteggiamento irrispettoso dell'autorità.
· La maestra Da Rozze e la direttrice Ghezzi Teresa, denunciate con lettera al Sindaco per percosse e insulti a due alunne, vengono richiamate.
· La maestra Reghelini, della Scuola di S. Samuele, è soprannominata "la maestra dei steccadenti". In una lettera di denuncia si legge: "quando un bambino parla o disturba, gli applica uno stecco di legno in bocca obbligando così la povera creatura a rimanere colla bocca aperta. Se non c'è lo stecco introduce in bocca un crostaceo (vulgo garusolo) o un poggia carta di marmo in forma di fico". Un lettera del padre di una bambina sospesa per otto giorni viene inviata all'assessore conte Tiepolo: " La maestra in parola quando un ragazzo chiacchiera con qualche compagno, lo fa venire a se', ed applicandole in bocca uno stecco di legno, lo obbliga a rimanere a bocca aperta per delle buone ore. Il supplizio poi viene cambiato dalla vergognosa maestra comunale con un frutto di mare oppure un poggia carta di marmo verniciato di verde."
· "Maestra inumana" è il titolo del giornale "Il pettegolo" di domenica 14 giugno 1885, riferito alla maestra Mazzali Carolina: risulta che Ettore Montesano, studente della prima classe superiore di S. Pietro di Castello, aveva pregato la maestra di permettergli di recarsi ai "luoghi comuni", ma la maestra si oppose. Non potendo più resistere il fanciullo" dovette cedere ai bisogni della natura". Conclude l'articolo: "Quella maestra non deve certo essere madre, e, se lo fosse, mostrerebbe di avere un animo troppo cattivo". Il Comune svolge un'inchiesta, ma la maestra viene assolta con la motivazione che l'alunno non aveva insistito abbastanza.
· Poiché il maestro Setiffi Spiridione chiede un certificato di merito per diventare direttore, viene svolta una accurata indagine sulla sua condotta morale, dalla quale risulta che esistono voci su una sua particolare situazione famigliare e cioè sul fatto che ha convissuto con una donna sposata con una figlia e ora convive con un'altra donna. (1900)
(Archivio Storico Muncipale di Venezia, Gabinetto del Sindaco, Personale scolastico)

I casi più delicati - riferiti a condotta morale - sono oggetto di accurate indagini.
Ecco un esempio:

In seguito a denuncia anonima di immoralità, firmata dalle "maestre oneste", la maestra Z. Cesira, già madre di un bambino avuto fuori dal matrimonio, è sospettata di aver partorito una bambina illegittima nella sua casa, nata morta. Risulta effettivamente che in quei giorni la Z. è assente per malattia e la bambina è registrata. Viene perciò trasferita dalla Diedo dove insegna a S. Trovaso, motivo per cui "usa parole irriverenti" contro il Direttore didattico generale Bettini il quale scrive al sindaco:

"La maestra Z. non è punto disposta a sottomettersi all'ordine superiore che la trasferisce.
Ella, come minacciò, si prepara a far sorgere uno scandalo. Già si è rivolta al Presidente della Lega degli insegnanti, a cui espose le cose a modo suo e sempre con linguaggio imprudente e scorretto. Ciò certificò una ribellione alla disciplina, la quale anche indipendentemente da tutto il resto, fa sì che l'ordine stesso del trasferimento a carico della maestra sia tenuto fermo."
(3 ottobre 1900)

La maestra aveva dichiarato a Bettini di essere "pura d'ogni macchia, dicendo che le colpe che le vengono opposte altro non sono che calunnie di colleghe invidiose e maligne, che da molto tempo la perseguitano. Che la sua condotta è incensurata ed ha coscienza di non aver mai mancato al suo dovere". (Dichiarazione di Bettini al sindaco, 1 ottobre 1900)

"Tutt'altro che mortificata per trasferimento datole […] - scrive Bettini - usa ancor più che mai un contegno audace e ribelle colla propria dirigente e un linguaggio da trivio colle bambine della sua classe. Tutto questo dimostra che la Z. è destituita d'ogni sentimento del dovere e che non ha né educazione né cuore. Anzi ciò ch'ella fa dà ragione alle vecchie voci che la qualificano per donna corrotta e di cattivi costumi." (Lettera del 7.1.1901)
(Notizie riservate sugli insegnanti inviate dai direttore delle scuole elementari al Sindaco 1896-1899, Archivio Storico Municipale di Venezia, Gabinetto del sindaco, personale scolastico, fascicolo informazioni riservate).

Il fascismo utilizza la scuola come potente veicolo di propaganda e formazione di giovani addestrati ai suoi fini. Gli insegnanti, operatori di questo progetto, devono garantire adesione totale al regime, alla sua ideologia e alle sue pratiche: il controllo su di loro diventa sempre più stretto.
Nell'agosto 1931 viene imposta la tessera del partito agli insegnanti elementari, un regio decreto istituisce per i professori universitari il giuramento di fedeltà al regime.
Tra il 1933 e il '34 scompaiono numerose associazioni pedagogiche laiche o religiose. Nel marzo del '34 si dispone che i distintivi portati in servizio siano scelti dal duce, in novembre che il personale direttivo e i maestri indossino, nell'esercizio delle loro funzioni, l'uniforme ufficiale della Milizia volontaria sicurezza nazionale o la camicia nera.
Ripristinati dal ministro De Vecchi i Provveditorati agli studi provinciali, la cui autorità è esercitata a nome del Ministro, hanno un forte potere di controllo sugli insegnanti. L'archivio riservato del Provveditore agli studi di Venezia di questi anni, che avrebbe potuto fornire molti e interessanti elementi in proposito, è andato perduto.

Il Partito Nazionale Fascista, attraverso Ispettori federali, controlla il comportamento di insegnanti e scolaresche che partecipano ai raduni.
L'ispettrice federale della G.I,L. scrive ai direttori didattici delle scuole, il 20 maggio 1939:

Ho constatato con non poca meraviglia come vi sieno ancora delle insegnanti che conducono, in borghese, le loro alunne in divisa, davanti alle lapidi, al Sacrario dei Caduti fascisti e nelle competizioni sportive. Tale forma di indisciplina dimostra che dette insegnanti non danno la loro attività né al Fascio Femminile, né alla G.I.L. e vengono meno al loro dovere di fascista, dimostrando verso le Organizzate la loro incomprensione di quello spirito di disciplina che deve essere l'impronta di ogni donna fascista e soprattutto di ogni insegnante. Sono convinta che i Direttori terranno conto di tali manchevolezze per dare la qualifica finale.
(Archivio Storico Comunale di Venezia, Istruzione pubblica, b.35)

Strumenti disciplinari vengono messi in pratica anche dai Direttori delle singole scuole nei confronti di insegnanti insofferenti del conformismo di regime.
Il Direttore Didattico della scuola Diaz scrive al R. Ispettore scolastico in data 9 gennaio 1939:

Vi comunico di aver inflitto, a seguito delle informazioni datevi, l'avvertimento scritto ai seguenti insegnanti (seguono sei nominativi) per il seguente motivo:
- Per non aver partecipato alla cerimonia della Befana Fascista, per la quale era stata richiesta dal Comando Federale piena collaborazione alla scuola.
- Per aver disobbedito ai tassativi ordini in proposito emanati dai Superiori Gerarchici ed omesso di giustificare tempestivamente e nelle dovute forme l'assenza.
Ai suddetti insegnanti ho ricordato inoltre che l'obbligo della partecipazione a quella Cerimonia derivava loro dall'art. 348 del Rg. Gen. Sui servizi dell'Istruzione Elementare.

I Direttori devono stilare a fine anno un giudizio e una qualifica per ogni insegnante, confermandone o meno l'incarico:
in un "libro nero" - proveniente dall'archivio della Scuola complementare Caboto di Venezia - venivano segnati i nominativi degli insegnanti espulsi da incarichi e supplenze con nota del Provveditore agli Studi (vedi foto n. 1 e 2).
Dallo stesso archivio provengono una serie di quaderni contenenti "note informative" sugli insegnanti (vedi foto n. 3 e 4).
Ecco cosa si legge a proposito di una insegnante alla quale non viene confermato l'incarico:

L'insegnante non ha messo nel suo lavoro scolastico la passione e l'interesse che, trasfusi nei discenti, permettono il progresso e i buoni frutti. Questi, difatti, risultano scarsissimi: i lavori eseguiti sono improntati tutti a disordine; la scelta dei modelli non denota né oculatezza, né buon gusto.
Le alunne hanno lavorato pochissimo; dall'insieme degli elaborati poco è risultato in merito, meno ancora dalla vita della classe. Fino all'ultimo, l'insegnante si è poco interessata delle sue alunne: non ha presenziato agli scrutini, è partita senza avvertire la Direttrice ed ha incaricato di riferire altra insegnante.


 

 

Foto 1. "Il libro nero"

Foto 2. Pagina del Libro Nero degli esclusi da incariche e supplenze

Foto 3. Quaderno delle Note informative. 1936-37.

Foto 4. Pagina di "note informative" sugli insegnanti.

 

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