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1883 / La "Casa Paterna" di Venezia

 
 

 

 
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[sommario]

- L'istituzione
- L'organizzazione
- Il trasferimento a San Donà
- La riapertura a Mira

L'ISTITUZIONE

A seguito alle dannose inondazioni che nei mesi di settembre e ottobre del 1882 devastarono anche il Veneto e gran parte della provincia di Venezia, il governo vara una legge per soccorrere le popolazioni danneggiate affidando a un Comitato centrale e a Comitati locali l'organizzazione dei soccorsi e la distribuzione dei sussidi. Il Comitato di soccorso di Venezia, con le somme raccolte dalla carità pubblica e con i proventi del Comitato centrale, riesce a provvedere largamente ai bisogni degli inondati della provincia con alimenti, vestiti, medicine e denaro, per parecchi mesi.
Nella seduta del 20 giugno 1883 l'ente decide di utilizzare il denaro rimasto, 110.000 lire, per fondare l'Opera pia denominata "Casa Paterna di Venezia". L'ente ha lo scopo di raccogliere, mantenere educare ed istruire "nella pratica agricola e specialmente orticola" i bambini orfani e i figli delle famiglie povere danneggiate dalle inondazioni; oltre a questa categoria di assistiti, l'Ente può accogliere i figli di ortolani e contadini poveri della provincia e, a pagamento, gli ospiti di istituti agricoli e di beneficenza. I requisiti per l'ammissione sono: l'età, compresa fra gli 8 e i 14 anni, la sana costituzione fisica e la buona condotta morale dell'allievo e della sua famiglia, una sufficiente istruzione elementare. Per questo fine la "Casa Paterna" provvede all'organizzazione e al funzionamento di una scuola agro-orticola sul modello delle scuole pratiche di agricoltura governative.
La Casa è retta da un direttore, nominato dal governo, alle cui dipendenze stanno un maestro dei lavori e un bovaro; sono previsti anche operai avventizi. Nel 1884 il Consiglio acquista un terreno dal Demanio, a Santa Maria Elisabetta del Lido, a poca distanza dallo Stabilimento balneare del Lido: una sacca della superficie di dieci ettari sulla quale, una volta bonificata, viene costruita la casa, la stalla, il pollaio, i porcili, la conigliera; il suolo è formato con colmata artificiale, dal momento che in quella zona le grandi barche scaricano il fango che si scava dalla laguna, terreno che, bonificato, è assai utile all'orticoltura. Una parte del terreno è già sistemata con peri, meli e viti; nel centro del podere sorge un edificio a tre piani, con annessa una stalla per sei bestie, il fienile e la concimaia. Può alloggiare 40 convittori: vi sono due grandi stanze per conservare gli ortaggi, una sala grande per le lezioni, due camere per il direttore e una per l'ortolano; vi è pure la bigattiera perché si pensa di insegnare anche la bachicoltura, approfittando dell'occasione che la maestra elementare di Santa Maria Elisabetta è un'allieva della R. Stazione bacologica di Padova.
L'Istituto viene aperto nel marzo del 1886. Sono presenti 14 alunni dei quali 9 sono ospiti gratuiti. In seguito il podere viene allargato e viene costruita una casa colonica per l'alloggio dei coltivatori. Nel 1888 viene aperto un pozzo artesiano per innaffiare il podere e acquistata un'altra porzione di sacca di quattro ettari contigua alla proprietà destinata a prateria per il mantenimento della stalla. La Casa viene provvista di arredamento e dotata di attrezzi rurali e di indumenti per il convitto. Il 31 dicembre 1888 il numero dei convittori sale a 20.

L'ORGANIZZAZIONE

Il direttore Paccini rivelatosi presto inadatto e sostituito da Giuseppe Lippizer, con l' assistenza pratica del capo operaio Giovanni Besa, fornisce agli allievi l'istruzione teorico - pratica.
Gli alunni devono, per almeno sei ore al giorno, occuparsi del podere e per due ore dedicarsi allo studio; il corso professionale si articola in quattro anni e prevede i seguenti insegnamenti:
a) I° anno: Aritmetica ed elementi di geometria - Rudimenti di fisico- chimica - Lingua italiana elementi - Geografia elementi - Esercizi di calligrafia
b) II° anno: continuano gli insegnamenti previsti per il primo con l'introduzione della Bachicoltura teorica.
c) III°anno: Orticoltura e frutticoltura generale - Storia naturale delle principali piante agrarie, minerali vari ed insetti utili e nocivi all'agricoltura - Agrimensura con elementi di disegno geometrico
d) IV° anno: Orticoltura e frutticoltura speciale e coltura forzata - Viticoltura e vinificazione - Industrie relative alla conservazione dei prodotti dell' orticoltura e frutticoltura - Notizie intorno al commercio delle ortaglie e frutta - Elementi di contabilità rurale
Vista la scarsa preparazione scolastica con la quale gli alunni pervengono all'Istituto, è stato necessario istituire una sezione elementare propedeutica all'istruzione teorica impartita nella sezione professionale. Durante questo periodo preparatorio gli alunni vengono iscritti alla scuola comunale di S. Maria Elisabetta di Lido, che frequentano giornalmente per le ore prescritte e poi sono adibiti ai lavori pratici del podere adatti alla loro età e al grado di istruzione.
Nel 1889 dieci allievi frequentano la sezione elementare, altri dieci frequentano la sezione professionale. Nelle cattive giornate invernali gli alunni vengono occupati a tessere sedie impagliate. Nei giorni festivi gli allievi vengono inoltre addestrati negli esercizi militari, agli elementi di portamento e ai movimenti di plotone. Gli allievi, figli di contadini e artigiani, provengono da località infette da malaria e cachessia, Cavarzere, Fossalta, Mirano, Cavazzuccherina, Venezia, Grisolera, San Donà, tuttavia sono in buono stato di salute.
Il Lippizer introduce nell'Istituto, sperimentandolo per la prima volta in Italia, un metodo per l'essiccazione di frutta e ortaggi, e a tale scopo fa costruire, nella parte centrale del fabbricato, un essiccatoio a sistema americano Reynold.
Nel 1890 il podere è pressoché completato il reddito netto da esso prodotto costituisce la base per il mantenimento della scuola convitto. Si rivela insufficiente e incompatibile con le discipline del convitto la soluzione di inviare gli allievi meno preparati a frequentare la scuola elementare: il profitto è scarso come pure la disciplina, perciò nel 1890 viene assunto uno speciale maestro elementare che per tre giorni alla settimana insegna nell'Istituto. Il podere tuttavia non può col proprio reddito sovvenire le esigenze della scuola-convitto, tanto più che si prevede in aumento il numero degli allievi.
Nel 1891 il Ministero risolve il problema dell'istruzione primaria elementare attivando una scuola all'interno dell'Istituto e affidando l'insegnamento al maestro comunale Giuseppe Agostinis; si cerca di rendere più omogenea l'istruzione orticola con le lezioni pratiche di bachicoltura, di essiccazione di frutta ed erbaggi, di allevamento di animali bovini e da cortile, con delle passeggiate d'istruzione nei paesi vicini.

LA "CASA PATERNA" SI TRASFERISCE A SAN DONA' DI PIAVE

Nel 1914 la scuola, per mancanza di rendite sufficienti, si trasferisce a San Donà di Piave nella frazione di Calnova, dove acquista un grande appezzamento di terra, resterà in questa sede fino alla prima guerra mondiale. Durante il conflitto la scuola viene distrutta e, dopo vani tentativi per la sua ricostruzione a San Donà, nel 1919 si trasferisce a Mira. Qui grazie all'aiuto dell'Opera nazionale per gli orfani dei contadini morti in guerra, a quello del Ministero dell'Agricoltura e successivamente a quello delle Terre Liberate, acquista una serie di fabbricati e un vasto podere. Per i 5000 fanciulli tubercolotici e per gli 8000 malarici della provincia di Venezia viene istituita la Colonia Agricola "Virgilio" per preparati alla scuola pratica.

LA COLONIA AGRICOLA "VIRGILIO" A MIRA E LA RIAPERTURA DELLA SCUOLA.

La Colonia viene aperta il 20 novembre 1919, in una villa settecentesca lungo la linea tramviaria Venezia - Fusina - Padova, ospita 60 orfani di cui 40 maschi e 20 femmine, ed è destinata a funzionare fino alla riapertura della Scuola Agraria.
Con decreto 29 luglio 1925 del prefetto di Venezia viene ricostituita, dal Genio militare, la Scuola Agraria.Nel primi giorni del mese di novembre 1926 la Scuola Pratica di Agricoltura riprende a funzionare a Mira.

 

 

La "Casa paterna" al Lido

 

 

 

 

 

 

 

 

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