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La scuola serale comunale di disegno
"NAPOLEONE TICOZZI"  a Mestre

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MOBILITÀ SOCIALE

 
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Il successo di iscrizioni che ebbe la scuola fin dai primi anni del suo funzionamento va considerato in relazione alla possibilità che dava, assieme all'emigrazione, di soddisfare il bisogno di mobilità sociale.

Ciò fu evidente nel 1910 quando si parlò di fonderla con la scuola tecnica Bandiera e Moro, nata tre anni prima.
Paladino di questa ipotesi fu il consigliere Taboga. Voleva economizzare la spesa del comune e sostenere la scuola tecnica, divenuta comunale proprio quell'anno.
Assieme alla scuola di disegno erano le uniche strutture educative postelementari esistenti a Mestre.

Ma mentre la scuola tecnica Bandiera e Moro indirizzava al commercio, a lavori impiegatizi e permetteva il proseguimento degli studi, la scuola di disegno era frequentata da chi già aveva un lavoro, studiava con sacrificio nel tempo libero e aveva il futuro legato al mondo dell'officina.

In quegli anni Mestre si stava inurbando a causa degli insediamenti militari del campo trincerato, della crescita del parco ferroviario e dell'arrivo delle famiglie dei ferrovieri, nonché per lo sviluppo dei servizi legati all'industrializzazione lungo il Canale Salso.
Aumentava la presenza di figli di ufficiali, impiegati e funzionari.
Crescevano a Mestre le richieste per avere un liceo e una scuola tecnica, e ovviare al disagio di recarsi a Venezia per proseguire gli studi postelementari.
Per difficoltà di bilancio la soluzione di questo problema metteva quindi a repentaglio l'autonomia della scuola di disegno.

Ma quest'ultima veniva frequentata da operai maschi, anche adulti, mentre la Bandiera e Moro era per i giovani figli della borghesia, anche femmine. Troppo diversi gli utenti a cui si rivolgevano per giungere ad un esito felice della proposta di fusione.

Una trentina di frequentanti la scuola di disegno scrissero:

"Si vocifera che in alcuni sia sorta l'idea di unire la Scuola Tecnica colla locale Scuola d'Arte, e che sia già stato presentato alla spett. Giunta un progetto in proposito. (…)
Non ci potrebbe essere cosa più sbagliata di questa.
Basti solo pensare all'orario; noi operai per l'istruzione del disegno togliamo quelle ore al riposo ed allo svago, non potressimo (sic) certo fare l'orario, sia pure anche in parte della Scuola Tecnica.
E poi per noi occorre ben altro che quei pochi elementi che s'insegnano nelle Scuole Tecniche, che è materia secondaria; ma bensì ci abbisogna una buona base, e poi il disegno delle costruzioni pratiche, a seconda per proprio mestiere, come s'insegna nella Scuola d'Arte attuale.
Poi anche per ragioni di età. Fra noi ce ne sono molti dai 18 ai 28 anni; ci troveressimo (sic) quindi molto male assembrati coi ragazzetti della Scuola Tecnica, ed anche per il grande agglomeramento, di conseguenze di scolari.
Se alcuni vogliono fare comunale la Scuola Tecnica possono fare ciò lo stesso; ma si lasci a sé la Scuola d'Arte, aggiungendovi qualche altra lezione per l'aumento degli scolari; così l'istruzione sarà più pratica ancora e più profittevole ed economica pel comune.
L'elemento operaio, del quale molti sono divenuti e diverranno padroni, che ha frequentato e frequenta questa Scuola d'Arte, è stato ed è soddisfatto dell'insegnamento che viene da tanti anni impartito, con vero amore e tutta coscienza."

Si firmarono e a fianco posero la professione: fabbro, falegname, muratore, stuccatore, pittore, disegnatore.
La scuola rimase autonoma.

 

Foto 1. Foglio delle assenze della Scuola d'arte applicata alle industrie N. Ticozzi di Mestre a. s. 1952\53

 

Foto 2. Pagina interna del foglio delle assenze della Scuola d'arte applicata alle industrie N.Ticozzi. Si noti la scritta: "L'alunno volenteroso non fa assenze".

Foto 3. Quaderni forniti dal Comune di Venezia alla scuola d'arte N. Ticozzi di Mestre negli anni Cinquanta.

Foto 4. Orario delle lezioni della Scuola di disegno applicato all'industria di Mestre. Anno scolastico 1925\26.

 

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