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L'Istituto tecnico industriale di stato "A. PACINOTTI"
di Mestre

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Venezia, capoluogo senza scuola industriale

[cz] 
 


Nel 1933 Il Consorzio Obbligatorio per l'Istruzione Tecnica della provincia di Venezia, prendeva atto che "mentre tutte le città venete capoluogo di provincia possedevano un Istituto o una Scuola Industriale, solo Venezia ne era sprovvista, pur contando un complesso imponente di impianti industriali grandi, medi e piccoli, sia nella città e nelle isole, costituenti Venezia vecchia, come nella zona industriale di Marghera, rappresentante la nuova Venezia". Scrisse poi che

"le istituzioni professionali si dimostravano assolutamente inadeguate a formare le numerose maestranze qualificate necessarie. In tal modo le industrie erano indotte a ricercare altrove queste ultime (…) e troppi giovani venivano avviati alle Scuole di carattere commerciale, aumentando così quella tendenza ai piccoli impieghi generici, che va combattuta perché contraria allo spirito dell'economia moderna, la quale esige la qualifica e la specializzazione degli addetti ad ogni forma di lavoro".

Queste affermazioni , impietose per la situazione scolastica veneziana degli studi industriali, portarono semplicemente al progetto di una Scuola Tecnica (al Sanudo), e vinse la convinzione che a Venezia più di periti industriali c'era bisogno di formare su vasta scala solamente maestranze.
E d'altra parte "gli imprenditori non denunciarono mai in modo pressante la mancanza di manodopera qualificata, né da Marghera partì un mutamento qualitativo nelle strutture pubbliche dell'istruzione professionale".
Scrisse Benigni, prefetto di Venezia nel 1934:

"Tra i problemi veneziani che richiedono soluzioni pronte e idonee (…) c'è quello della istruzione professionale del popolo. E' ovvio dimostrare come la produzione sia ad essa indissolubilmente vincolata. Sennonché Venezia assurta a grandioso centro industriale coll'aggiunta degli ottanta nuovi opifici di Marghera suscettibili di occupare fino a 10 mila operai, è ben lontana dall'aver fatto progredire in modo adeguato all'importanza di tale sviluppo la Scuola del Lavoro.
Né è deficienza che possa essere colmata dalle iniziative tecnico professionali dell'Istituto Veneto per il Lavoro, lodevoli bensì, ma necessariamente modeste, mentre giovandosi dell'ausilio loro dato provvidamente dal regime Treviso, Vicenza, Udine, Belluno, Padova, hanno potuto crearsi o potenziare modernissime scuole professionali".

Nel 1939 il sistema scolastico riformato prevedeva, con quattro anni di corso, l'Istituto per periti industriali. Si cominciò così concretamente a pensare ad un Istituto Tecnico Industriale a Marghera. I motivi furono in primo luogo dovuti alla necessità di recuperare il prestigio perduto sugli altri capoluogo di provincia: Venezia era l'unica città del Veneto che pur avendo l'area industriale di Marghera non aveva un Istituto Tecnico Industriale. Inoltre il conflitto mondiale rese più marcate le deficienze nella preparazione tecnica degli operai italiani che da soldati dovevano affrontare una guerra sempre più tecnologica.
Il 27 ottobre 1941 a Marghera venne inaugurato nella sua sede provvisoria, presso l'Istituto Veneto per il Lavoro, il nuovo Istituto Tecnico Industriale.

 

Foto 1. Lettera dell'Istituto Veneto per il Lavoro al Regio Istituto Tecnico Industriale di Marghera in merito al contratto di locazione.

 

 

 

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