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Scuole biennali e triennali
La riforma Gentile nel 1923 aveva esteso l'obbligo scolastico
fino al 14° anno. Per rendere possibile l'adempimento
furono istituite i corsi integrativi, 6°, 7° e 8°
che erano vere e proprie scuole post-elementari delle quali
continuavano a seguire l'indirizzo. Avevano la loro sede presso
la scuola elementare ed erano tenute dai maestri.
Per chi frequentava questa scuola non c'era possibilità
di accedere alle classi superiori e pertanto ebbero scarsa
frequenza.
L'altra scuola triennale, sorta con la riforma Gentile nel
1923, era la scuola complementare che sostituiva la
storica Scuola Tecnica. Doveva completare l'istruzione elementare.
Vi si insegnavano: lingua italiana, storia e geografia, matematica
e scienze naturali, computisteria, disegno, una lingua straniera,
stenografia, calligrafia,
educazione fisica e, nell'ultimo anno, dattilografia.
Alla prima classe della scuola complementare si accedeva con
un esame di ammissione, alle altre due classi con promozione.
Alla fine del corso si conseguiva il diploma di licenza con
il quale si poteva concorrere a posti di gruppo C delle amministrazioni
statali, ma non si poteva accedere alle scuole superiori.
Le scuole complementari furono poco frequentate, perché
erano selettive e non davano la possibilità di proseguire
gli studi. A parità di anni di stuio si preferiva frequentare
una scuola più impegnativa ma che dava la possibilità
di accedere ad una istruzione più completa. Per agevolarne
la frequenza, con l'incentivo di un passaggio alle scuole
superiori, dal 1923 al 1927, furono istituite presso le scuole
complementari corsi biennali di integrazione, con il latino,
per la preparazione al corso superiore dell'istituto Tecnico
o del liceo scientifico.
La politica scolastica fascista, dopo gli orientamenti della
Carta del Lavoro del 1927, riorganizzò l'istruzione
professionale e furono apportati "ritocchi" alla
riforma Gentile.
Con la legge 7 gennaio 1929 la scuola complementare e le classi
integrative furono trasformate in Scuole Secondarie di
Avviamento al Lavoro triennali e, con la legge 6 ottobre
1930, in Scuole secondarie di Avviamento Professionale
sempre triennali. Anche questo tipo di scuola non rendeva
possibile accedere alle scuole superiori.
Nel 1931 fu istituita come unico canale di prosecuzione
degli studi di avviamento professionale la Scuola Tecnica
biennale ( che non aveva niente a che fare con la Scuola
Tecnica della legge Casati) per completare la preparazione
professionale. Queste modifiche istituzionali incentivarono
l'istruzione professionale che raddoppiò i suoi iscritti.
Tuttavia nonostante questa attenzione verso le scuole professionali
che erano ritenute il canale di sbocco soprattutto per le
classi popolari, la grande selezione che si operava nelle
scuole secondarie superiori di ogni ordine e grado costringeva,
ancora nel 1936/37, il 50% degli obbligati dagli 11 ai14 anni
a non frequentare nessuna scuola.
Alla scuola di avviamento professionale furono appaiati corsi
di avviamento biennali quasi che in essi l'istruzione professionale
dovesse essere più rapida e più limitata. A
partire dal 1929 furono affidati compiti nell'istruzione professionale
ai Consorzi provinciali, all'Ente Nazionale Fascista per l'Addestramento
di Lavoratori del Commercio e all'Istituto Nazionale Fascista
per l'Addestramento e Perfezionamento dei Lavoratori dell'Industria.
Pur non sempre coordinati tra loro, sostennero l'istituzione
di corsi biennali e triennali legati alle esigenze locali.
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