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LA SCUOLA ATTIVA
I caratteri
L'espressione "scuola attiva", inventata da Bovet
e divenuta poi l'insegna della scuola moderna, indica anzitutto
una reazione alla scuola tradizionale (passiva, formalistica,
incapace di adeguarsi alle esigenze degli alunni) e la proposta
di un nuovo tipo di educazione basata su alcune fondamentali
idee-guida:
1. al centro dell'opera educativa va posto il fanciullo con
le sue naturali esigenze e i suoi interessi che vanno "spontaneamente"
armonizzati con quelli morali, sociali e civili del suo ambiente
(puerocentrismo).
2. questo obiettivo può essere raggiunto soltanto se
l'educando viene messo in condizione di agire liberamente
nell'ambiente. L'opera educativa pertanto consisterà
nello stimolare l'alunno a crescere e maturarsi attraverso
attività concrete (quali il lavoro manuale e il gioco)
vissute sempre in prima persona.
Il carattere antiintellettualistico di queste idee
si manifesta con sfumature e modalità differenti nelle
esperienze delle "scuole nuove", che della scuola
attiva sono la realizzazione. Esse si sviluppano, a partire
dalla fine dell'800, in varie parti del mondo. In queste scuole
grande importanza viene data ad una organizzazione per gruppi
capace di suscitare negli alunni autonomia e senso di responsabilità.
Molto spazio viene dato ad attività di gioco e di lavoro
manuale nella convinzione che "si impara a fare col fare".
I protagonisti
Tutte le scuole nuove sono legate alla personalità
di educatori che, come studiosi o semplici maestri, impegnano
tutte le loro risorse di intelligenza e di amore nel vasto
laboratorio pedagogico e didattico costituito dalle singole
esperienze. Tocca anzitutto a Ferrière fissare,
fin dal 1899, i trenta punti che definiscono le principali
caratteristiche della "scuola nuova".
La "scuola nuova" è un laboratorio di pedagogia
pratica. Essa accetta i principi della coeducazione. Si basa
sulla attività personale del bambino del quale accetta
gli interessi ecc. Accanto a Férriere altre personalità
lavorano alla diffusione e al miglioramento della scuola attiva.
In America è presente Dewey, in Germania Kerschensteiner,
in Francia Demolins e Decroly, in Russia Makarenko.
In Svizzera la scuola di Ferrière diventa il polo attorno
al quale il movimento si organizza e definisce gradualmente
la propria fisionomia.
Il movimento delle scuole nuove si occupa anche dell'educazione
infantile che, in Italia, si sviluppa intorno al tema dell'apprendimento
della lettura e della scrittura negli asili. A questo
problema daranno risposte contrastanti le sorelle Agazzi
e Maria Montessori. E' a quest'ultima che si deve la
rivoluzionaria proposta delle "case dei bambini",
che trasformano gli asili in luoghi dove essi possono finalmente
parlare e muoversi liberamente.
Nel clima di impegno concreto proprio delle scuole nuove,
subito dopo la fine della prima guerra mondiale, si viene
formando una nuova generazione di studiosi che punta su istanze
di socializzazione (Cousinet), di cooperazione (Freinet)
e di sperimentazione in campo psicologico (Claparède)
che daranno luogo ad ulteriori progetti di "scuola attiva".
Lombardo Radice e la "scuola serena"
Le "scuole nuove" sorte in Italia trovano il Giuseppe
Lombardo Radice un interprete e un valorizzatore di
grande rilievo, che unisce nella sua figura il pedagogista
e il maestro. Lombardo Radice, pur partendo dall'idealismo
di Giovanni Gentile, designa nelle sue "lezioni di didattica"
(1913) e nelle opere successive ("Athena fanciulla")
i lineamenti di una "scuola serena" ricavati
dalla riflessione su esperienze significative della scuola
del tempo (scuola della Montesca, di Alice Franchetti, e scuole
della campagna romana).
Nella "scuola serena" il maestro non opprime i bambini
con lezioni e con temi sempre uguali, non segue pedissequamente
le prescrizioni dei programmi ministeriali. Preferisce invece
dialogare con i bambini accettando che si esprimano
nel loro dialetto, che, con l'aiuto dell'educatore della "scuola
serena", diventerà progressivamente la lingua
italiana. La scuola di Lombardo Radice è un luogo di
incontro nel quale finalmente entra la vita.
Significato attuale della scuola attiva
Il movimento delle scuole nuove e della scuola attiva si
proponeva dunque di formare persone interiormente libere e
attive all'interno del loro ambiente di vita.
Ancora oggi le scelte del puerocentrismo e il metodo dell'autogoverno
occupano un posto di rilievo nella prassi educativa della
scuola.
Dal punto di vista storico non si possono tacere i limiti
sia teoretici che pratici di questa impostazione. Da un lato
è mancata una fondazione teorica capace di accomunare
le diverse scuole. Ciascuna di esse si richiama infatti a
principi mutuati ora dal pragmatismo, ora dallo spiritualismo
o dal naturalismo. Dall'altro, in molti casi, il movimento
della scuola attiva si è ridotto ai soli aspetti didattici.
Tale riduzione ha portato con sé, come giustamente
osservava lo stesso Dewey, il deterioramento della proposta
e la sua riformulazione in termini di slogan e di luoghi comuni
(come è accaduto per il concetto di spontaneità
scaduto nel più vieto spontaneismo).
Ciò che resta ancora oggi vivo della scuola attiva
è la sua incessante ricerca di metodi e di tecniche
accompagnate da nuove modalità di organizzazione dell'istituzione
scolastica. Rimane soprattutto, al di là dei limiti
contingenti della proposta, la sua capacità di coniugare
fra loro lavoro pedagogico e pratica educativa: un esempio
su cui riflettere ancora oggi.
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Foto 1. I principi della "scuola attiva" e i doposcuola
degli anni '70.
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