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INSEGNANTI E PEDAGOGISTI  
   
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Le Conferenze pedagogiche


Nell'agosto del 1882, nell'aula magna del Liceo Foscarini a Venezia, si tengono le Conferenze pedagogiche, volute dal Ministro Bacelli, per la formazione dei maestri e delle maestre.

Il Programma delle conferenze prevede vengano affrontati i seguenti temi:

Scuole dell'infanzia (dai 3 ai 6 anni)
I. Carattere della scuola infantile
II. Espedienti per applicare all'educazione infantile il metodo oggettivo, intuitivo o naturale
III. Ordinamento giuridico della scuola infantile.

Scuola dell'adolescenza (scuola elementare)
IV Caratteri generali
V Educazione teoretica e intellettuale
VI Educazione pratica e morale
VII Educazione fisica, intellettuale e morale considerate come lavoro.
VIII Costituzione giuridica della scuola degli adolescenti.

Biforcazione della scuola elementare
A tal proposito il programma dice:

Si può affermare che gli educatori ed i pedagogisti pratici più autorevoli sieno concordi ormai nel mantenere che, per le condizioni delle differenti classi sociali e per la legge della divisione del lavoro, la scuola dell'adolescenza abbia a distinguersi nella Scuola "popolare", che è fine a sé stessa, e nella Scuola "primaria" che è mezzo agli studi secondari.

Si chiede:

a quale età dovrebbe aver luogo la biforcazione?

E per quanto riguarda la Scuola popolare:

"In che modo si possa ordinare affinché vada di pari passo l'acquisto della cultura intellettuale indispensabile ad ogni cittadino coll'acquisto delle abitudini al lavoro?"
" E' necessario che debba a sua volta differenziarsi in "urbana" e "rurale"?
Come riallacciare entrambe alla Scuole di complemento e alle Scuole professionali speciali?

Le Scuole elementari che preparano agli studi secondari, che perciò potrebbero chiamarsi "Scuole primarie", devono essere distinte nello scopo, nel metodo e nell'ordinamento dalle "Scuole elementari" o "popolari", il cui fine è di fornire al fanciullo quelle cognizioni e quell'educazione che si collegano con la vita pratica dell'uomo e del cittadino?

Le conferenze, presiedute dal dott. Pietro Siciliani, si aprono alla presenza del R. Provveditore agli Studi della Provincia di Venezia M. Rosa, l'Assessore per l'Istruzione Pubblica Filibarto Cattanei, il R. Ispettore scolastico Bonò, il prof. Piermartini per la R. Scuola Normale, il Rettore del Convitto Mosca, l'Ispettore scolastico G. Berchet, vari assessori e consiglieri comunali, molti professori di vari Istituti, direttori e direttrici, maestri e maestre delle scuole pubbliche e private del Veneto.

Nella sua relazione d'apertura Siciliani nomina tre illustri veneziani: Vittorino da Feltre, anticipatore di quattro secoli del metodo froebeliano. Gaspare Gozzi, riordinatore degli studi dell'Università veneta e cita le sue parole:
" Perché non s'aprono scuole costà di fucine e martella, colà di seghe e pialle, in un altro luogo di salamoia, tanto che ogni condizione di generi ritrovi l'appartenenza sua, e non s'abbatta sempre ne' primi anni a nomi, verbi, concordanze, tropi e altri cancheri che divorano la giovinezza senza frutto, tolgono l'utilità dell'età mezzana e l'agio della vecchiezza?"
Nomina quindi Paolo Sarpi "propugnatore acerrimo di laicali guarentigie", sostenitore della "dignità dello Stato e i diritti dell'autorità politica e civile in tutto ciò che riguarda le attinenze dell'uomo considerato qual cittadino e qual membro dell'organismo sociale". Con questo implicitamente dichiarava essere la scuola opera dell'autorità civile e funzione dello Stato.

Da questi tre illustri insegnamenti ricava tre principi:
I. La necessità del metodo naturale nell'educazione infantile.
II. La necessità di liberarsi da spirito di pedanteria nell'educazione degli adolescenti e stabilire scuole secondo le differenti regioni e condizioni delle classi sociali.
III. La necessità che lo Stato "abbia a considerare qual'opera sua propria e qual massimo strumento di civiltà e di progresso disciplinato la scuola popolare e nazionale indipendentemente da ogni chiesastica ingerenza".

Ricorda quindi che le Conferenze pedagogiche hanno avuto origine con i "Corsi autunnali di metodo" promossi da Ferrante Aporti per il conseguimento della patente di maestro. Vennero poi istituite le Scuole magistrali".
A partire dal 1876, per volere del Ministro Coppino, si tengono a Roma conferenze per gli ispettori col proposito di diffondere nelle scuole popolari il metodo sperimentale.

Nel 1878 il Ministro De Santis volle le Conferenze anche per i direttori e direttrici di scuole normali e magistrali. Avevano il limite di essere fatte a Roma e mantenevano una veste dogmatica, senza arrivare ai maestri e maestre.
Il De Santis rivede e corregge il metodo e istituisce nel 1880 le Conferenze didattiche regionali: le condizioni sociali ed economiche in Italia sono così diverse e diverse le condizioni pedagogiche. Solo il maestro e la maestra possono partire dall'esperienza.
Tali conferenze dunque hanno un proposito " essenzialmente liberale e democratico, in quanto che il Ministro in esse invita tutti, vuole ascoltar tutti". Al Baccelli il merito di aver saputo rendere operativo questo principio e di allargarlo portando a 12 le 8 sedi. Ha voluto facessero parte della presidenza gli Assessori municipali della pubblica istruzione. Ha dato un indirizzo al programma, lasciando la più ampia libertà di discussione. Sono nate le Conferenze pedagogiche.
Poiché è sua intenzione portare a compimento la "biforcazione" della scuola elementare, ha proposto che il tema della Conferenza sia la scuola popolare e il suo rapporto con le altre scuole elementari, senza imporre un programma rigido.

Un albero con tanti rami

Il programma delle Conferenze veneziane risponde agli intendimenti del Ministro: oggetto è "la scuola di tutti, la scuola comune, la scuola elementare, la scuola universale, è insomma la scuola popolare."

In sintesi: la totalità organica e omogenea della scuola dell'infanzia si trasforma nella scuola dell'adolescenza, la quale poi si sdoppia, si ramifica, da una parte diventa "scuola popolare", dall'altra "scuola primaria". Questa a sua volta si specifica nella "Scuola popolare urbana" e nella "Scuola popolare rurale"; l'una e l'altra nella scuola di complemento con la quale ha termine la scuola rurale, mentre la popolare urbana prosegue diramandosi nella scuole professionali d'arti e mestieri, specializzandosi man mano fino alle scuole delle arti liberali. La scuola primaria non è fine a se stessa come la popolare, ma mezzo e colme tale si sdoppia nelle scuole ginnasiali e nelle scuole tecniche, poi nel liceo e nell'istituto tecnico, poi nell'Università e negli istituti politecnici.

[Da: Rendiconto delle Conferenze pedagogiche tenute in Venezia nell'agosto del 1881, pubblicazione degli insegnanti veneti, Venezia 1882.]


 

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