|
I "DECRETI DELEGATI"
L'aumento della scolarizzazione nel decennio successivo all'istituzione
della scuola media unica aveva evidenziato i problemi che
una legislazione complessivamente vecchia e farraginosa non
riusciva né a risolvere, né ad affrontare.
Se da un lato l'esperienza di Don Lorenzo Milani e della sua
Scuola di Barbiana ponevano con forza la tematica delle nuove
modalità con cui si operava, attraverso la bocciatura,
la selezione e l'emarginazione culturale e sociale e la mancata
funzione di recupero e di promozione della nuova scuola media,
dall'altro la "separatezza" della scuola dal "sociale"
ne denunciava l'incapacità di formazione anche rispetto
alle nuove esigenze tecnologiche e produttive.
Il tentativo di recuperare un corretto rapporto tra scuola
e società si concretizzò alla fine in una battaglia
sindacale, conclusasi con l'accordo del maggio 1973: ne uscì
la legge 30 luglio 1973 n. 477, la cosiddetta "legge
delega" con la quale si dava l'indicazione dei cambiamenti
che si dovevano acquisire nella nuova legislazione scolastica.
Il quadro complessivo del rinnovamento passò attraverso
cinque D.P.R. (i "decreti delegati"), ciascuno destinato
a stabilire le nuove norme su un diverso settore:
· Decreto del presidente della Repubblica 31 maggio
1974 n. 416: "Istituzione e riordinamento di organi
collegiali della scuola materna, elementare, secondaria
e artistica";
· Decreto del presidente della Repubblica 31 maggio
1974 n. 417: "Norme sullo stato giuridico del
personale docente, direttivo ed ispettivo della scuola materna,
elementare, secondaria ed artistica dello Stato";
· Decreto del presidente della Repubblica 31 maggio
1974 n. 418: "Corresponsione di un compenso per lavoro
straordinario al personale ispettivo e direttivo della
scuola materna, elementare, secondaria ed artistica";
· Decreto del presidente della Repubblica 31 maggio
1974 n. 419: "Sperimentazione e ricerca
educativa, aggiornamento culturale e professionale
ed istituzione dei relativi istituti";
· Decreto del presidente della Repubblica 31 maggio
1974 n. 420: "Norme sullo stato giuridico del personale
non insegnante statale della scuola materna, elementare,
secondaria ed artistica dello Stato";
Dei tre decreti principali, i DPR 416, 417 e 419 fu subito
studiata la portata e la capacità rinnovatrice: il
DPR 416, che doveva, nella terminologia del tempo, "aprire
la scuola al sociale", il 417, che ridisegnava principalmente
la figura dell'insegnante nelle sue funzioni, che ora erano
rivolte esplicitamente ad un compito culturale da realizzarsi
nella e verso la società, e il 419, che definiva le
linee della sperimentazione e prefigurava i modi del rinnovamento
educativo e didattico.
Il DPR 416 istituiva una serie di organi collegiali,
in parte modificando i preesistenti, in parte prevedendone
di nuovi. Sostanzialmente la collegialità della gestione
si attuava attraverso tre tipi di organismi:
· quelli di base, dai consigli di classe e di
interclasse al collegio docenti, al comitato per la valutazione
del servizio degli insegnanti, ai consigli di disciplina degli
studenti medi;
· quelli a livello di singola scuola: consiglio
di circolo per le elementari e consiglio di istituto
per le secondarie;
· quelli territoriali: consiglio scolastico
distrettuale, consiglio scolastico provinciale, consiglio
nazionale della pubblica istruzione.
Gli organi collegiali erano, ad eccezione del collegio dei
docenti, che ha la caratteristica di essere esclusivamente
tecnico, almeno in parte elettivi. In alcuni di loro era prevista
la presenza di rappresentanti del mondo esterno alla
scuola: genitori nei consigli di classe e di interclasse,
nei consigli di circolo e di istituto, nei consigli scolastici
distrettuali e provinciali, rappresentanti del mondo del lavoro,
dell'associazionismo culturale e degli enti locali. Per la
prima volta, negli istituti superiori compaiono gli studenti:
viene istituzionalizzata la loro presenza in numero eguale
a quello dei genitori nei consigli di istituto e nei consigli
scolastici distrettuali.
L'art. 42 e successivi del DPR 416 riconoscevano anche a genitori
e studenti il diritto di assemblea e ne regolavano
le modalità.
Il DPR 417 ridefiniva soprattutto la funzione docente. Molti
insegnanti, di fronte all'irrompere nella scuola di componenti
sociali e sindacali, entrarono in crisi pensando di dover
mettere in discussione la loro libertà d'insegnamento.
Ne nacque un vivace dibattito che portò alla formulazione
dell'art. 1 del DPR 417 in cui si affermava che "ai docenti
è garantita la libertà d'insegnamento. L'esercizio
di tale libertà è inteso a promuovere attraverso
un confronto aperto di posizioni culturali la piena formazione
della personalità degli alunni. Tale azione di promozione
è attuata nel rispetto della coscienza morale e civile
degli alunni stessi." L'ultimo capoverso rispecchia soprattutto
le preoccupazioni dei genitori di area cattolica.
La novità fondamentale del DPR 417 consiste nel fatto
che il profilo del nuovo docente non si esaurisce all'interno
del dialogo educativo con l'alunno, ma si determina in
un contesto sociale: partecipazione agli incontri con
i genitori, riunioni degli organi collegiali, collaborazione
a iniziative educative della scuola che implicano un continuo
aggiornamento culturale e professionale.
Il DPR 419 doveva porre le basi di un rinnovamento didattico
e strutturale della scuola in vista della realizzazione di
una riforma complessiva dell'ordinamento scolastico ancora
in gran parte legato alla riforma Gentile (1923), soprattutto
per quanto riguarda gli istituti superiori. Si trattava di
un testo complesso, che oltre a regolare la sperimentazione,
forniva i criteri per l'aggiornamento culturale e professionale
e istituiva alcuni organismi predisposti alla ricerca e all'aggiornamento.
Si prevedevano anzitutto due livelli di sperimentazione.
L'art.2 regolava la sperimentazione metolodologico-didattica,
che poteva essere autorizzata dal collegio dei docenti. Questo
tipo di sperimentazione, avendo un iter amministrativo abbastanza
semplice, venne adottato da molte scuole e costituì
la strada maestra del rinnovamento capillare.
L'art. 3 riguardava gli aspetti più complessi della
sperimentazione, cioè quella di ordinamenti e strutture.
Essa poteva essere attuata da programmi nazionali, ma anche
nascere "dal basso", dalle proposte dei collegi
dei docenti o da altri organi collegiali. In questo caso dovevano
essere corredate da una serie di pareri favorevoli ed essere
approvate dal ministero della pubblica istruzione, il quale
annualmente autorizzava le prescelte con propri decreti.
Nel DPR 419 trovarono il loro fondamento leggi successive
come la 517/77, che regolava l'inserimento degli alunni
portatori di handicap e di fatto chiudeva le scuole speciali,
e nel febbraio 1979 i nuovi programmi della scuola media,
che ne ponevano con forza l'accento sul carattere formativo
e orientativo.
L'altro aspetto normato nel DPR 419 è l'aggiornamento
culturale e professionale. Fondamentale è l'affermazione
dell'aggiornamento come diritto-dovere (art. 7), inteso non
solo come risposta a iniziative promosse dall'alto, ma anche
come autoaggiornamento e in relazione a esigenze legate a
iniziative di sperimentazione.
Per supportare la scuola nel rinnovamento si istituirono gli
Istituti regionali di ricerca, sperimentazione e aggiornamento
educativi (gli IRRSAE, oggi IRRE). I loro compiti erano
di promuovere la sperimentazione e l'aggiornamento, di condurre
ricerche in campo educativo, di raccogliere, elaborare e diffondere
la documentazione pedagogico-didattica e di offrire consulenza
tecnica. I componenti degli IRRSAE potevano avvalersi della
collaborazione dell'Università.
A completare il quadro delle istituzioni preposte alla sperimentazione
e all'aggiornamento venivano istituiti anche il Centro
europeo dell'educazione, con sede a Frascati, e la Biblioteca
di documentazione pedagogica, con sede a Firenze.
Il Centro europeo dell'educazione avrebbe dovuto documentarsi
e diffondere le esperienze italiane nei paesi europei e quelle
europee in Italia.
La Biblioteca di documentazione pedagogica doveva raccogliere,
conservare e valorizzare il materiale bibliografico in collaborazione
con il Centro europeo di Frascati e con gli IRRSAE e costituire
un servizio per istituzioni, scuole e singoli studiosi.
Al di là delle valutazioni negative che furono date
sui limiti presenti nel decreti delegati da parte di chi voleva
mettere in evidenza l'esiguità del risultato prodotto
a fronte di un movimento vasto e articolato che puntava al
rinnovamento della società, si può senz'altro
riconoscere che essi coinvolsero e misero in movimento forze
consistenti intorno al tema della scuola e che negli anni
'70 la partecipazione alle iniziative legate agli organi collegiali
e l'impulso a porre le fondamenta di una scuola nuova furono
grandi e generosi. Si misero in moto energie impensabili che
produssero anche risultati insperati. Si pensi ad esempio
alle battaglie culturali sui libri di testo e sulle biblioteche
di classe, che modificarono nei contenuti e nell'impostazione
didattico-metodologica tutta l'editoria scolastica.
Con il mutare della situazione socio-politica generale e l'entusiasmo
che inizialmente aveva fatto superare anche le difficoltà
di una certa vischiosità normativa si indebolì
la partecipazione agli organi collegiali che assunsero sempre
più un carattere meramente burocratico.
I decreti delegati subirono nel corso degli anni alcune modifiche
legislative e con il Decreto Legislativo n. 297 del 16.04.1994
furono assorbiti nel nuovo Testo Unico della legislazione
scolastica.
|
|

Andare
a scuola...
|