"Alle belle e serene composizioni architettoniche di Cabiati, Novello e Ferrazza, improntate ad un gusto grazioso faceva riscontro la costruzione eminentemente moderna in cemento armato di Duilio Torres, un edificio per la cura al sole che sorse al Lido di Venezia in maniera da rispondere a tutte le esigenze tecniche e terapeutiche che seppe trovare una naturale e giusta corrispondenza tra forma e materiale: forma e scopo: tecnica ed estetica".
WENTER MARINI 1925
Notizie storiche
Il “Solarium al Mare” venne costruito, da Duilio Torres tra il 1922 e il1923, al Lido di Venezia in una zona fronte mare da poco urbanizzata ,in particolare nella nuova via L. Loredan, prospiciente al Lungomare Marconi dopo l’Hotel Excelsior.
Si trattava, inizialmente, di una Casa di Cura detta anche “Solarium al mare, Colonia del Sole – 1° padiglione Romolo Rotelli”.
L’edificio venne realizzato, quasi contemporaneamente, all’ Istituto Elioterapico agli Alberoni(1922-23), opera sempre di Duilio Torres. Era quest’ultimo più imponente per mole rispetto al Solarium e può essere considerato la prima vera espressione di architettura moderna a Venezia, in particolare al Lido; per questa sua originalità venne presentato alla mostra di Stoccarda del 1927.
Il Solarium di Via Loredan, appariva, invece, di dimensioni più contenute. Venne realizzato, su modello delle moderne architetture di Le Corbusier, interamente in cemento armato con tamponature in tufo e pur mantenendo la forma originaria curva , nel corso degli anni, ha subito varie ristrutturazioni che ne hanno alterato il distributivo interno originario.
Inizialmente era un edificio a scopo elioterapico, pratica salutistica molto di moda ad inizio secolo, ma già negli anni quaranta subì una prima ristrutturazione per poter prevedere anche l’esecuzione di interventi chirurgici e sofisticate cure radiologiche.
A differenza delle altre strutture sanitarie presenti al Lido, i trattamenti erano destinati esclusivamente ad un’utenza privata.
Per sottolinearne il carattere élitario venne costruito in un punto ambito del litorale in prossimità dell’Hotel Excelsior, area che, nel decennio tra il 1922 e il 1932, subì una significativa trasformazione urbanistica.
Nella foto allegata, risalente agli anni venti, risulta che la strada del lungomare non era stata ancora del tutto completata e l’edificio sorgeva in prossimità di una vigna ora scomparsa.
Era dotato di una sessantina di stanze fronte mare con terrazzino ad uso privato al quale si accedeva da una serie di porta-finestra ripartite su quattro piani degradanti verso l’alto. In caso di brutto tempo si poteva ricorrere, all’interno, a bagni di luce artificiali, ragione per cui il Solariumfunzionava tutto l’anno.
La terrazza dell’ultimo piano era destinata ad un’utenza esterna, ma non ai ricoverati della casa di cura.
Nel tempo venne fornito di una moderna sala operatoria, attrezzature radiografiche, radioscopiche e radiologiche.
Grazie a un orientamento sud-est della struttura, con una caratteristica forma convessa verso il mare e a un posizionamento al riparo dai venti freddi di tramontana,godeva di un ottimo grado di solarizzazione, anche se l’edificio, dal punto di vista architettonico, presentava qualche incertezza progettuale, in particolare, negli scompensi volumetrici delle testate.
Nel dopoguerra venne anche usato come clinica per ilrecupero dei feriti reduci dal fronte e la spiaggiadi fronte all’edificio era detta, negli anni ’50 , “Ai Combattenti”.
Il 5 luglio 1967 venne presentato, dall’ingegner Luigi Stangalini,al Comune di Venezia, per conto dell’allora proprietario tale ” Società Primavera”, un “Progetto di radicale trasformazione del fabbricato esistente al Lido di Venezia- ‘Solarium al mare’ in appartamenti destinati a civile abitazione ...” che veniva protocollato il 31/5/1967.
Il progetto venne esaminato in data 12/7/1967 dalla sottocommissione edilizia al fine di ottenere l’opportuna licenza, ma la commissione stroncava la proposta con il seguente parere contrario: “risulta in contrasto con l’art. 1-12 delle norme del PRG di Venezia…trattandosi di trasformazione di fabbricato esistente che non rispetta le norme stesse e perché la trasformazione altera notevolmente la destinazione originaria dell’edificio che era ad uso solarium” e aggiungeva anche: “…si fa presente che lo stato attuale pur rispecchiando esattamente l’esistente per quanto riguarda i volumi, differisca dallo stato di fatto per le posizioni di alcuni fori specie nelle fronti e retro…”si alteravano, cioè, i prospetti originari.
Il progetto di cambio d’uso dell’ingegner Stangalini lasciava inalterate le altezze, i volumi, i solai e la superficie dei cortili. Non prevedeva opere in cemento armato “essendo in perfetta efficienza la struttura in C.A. – cemento armato - esistente”. Il restauro doveva consistere in un completo “svuotamento interno”, prevedeva il parziale rifacimento dei muri perimetrali, la ricostruzione di tutti i relativi muri divisori per destinarlo a “civile abitazione”. Venivano demoliti corpi di fabbrica aggiunti in epoche successive alla costruzione originaria e gli appartamenti ricavati venivano collegati da un ballatoio esterno.
L’ingegner proponente affermava che la trasformazione , oltre che per vetustà dell’immobile, si era resa necessaria perché la casa di cura risultava ormai inadeguata alla nuova normativa sanitaria.
In archivio comunale non vi sono documenti successivi al progetto del 1967, ma si suppone che , in seguito a tale bocciatura iniziale, si apportassero una serie di modifiche alla soluzione presentata, e di lì a poco, la “Società Primavera” ottennesse la licenza di cambio d’uso.
Negli anni settanta era, infatti, già trasformato in abitazioni private; ad oggi ha subito vari restauri, rifacimenti esterni e costanti interventi di manutenzione da parte dei proprietari dei vari appartamenti dell’edificio.
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