"L’architetto
si è ispirato agli elementi del bizantino e del romanico locali
e più specialmente alle rovine di S. Cipriano in Murano,
là dove l’isola industre specchia i suoi orti nella pace glauca
della laguna e seppe illeggiadrire le masse con una applicazione
gustosa di armonici particolari medievali. Sulla facciata sono
innestate bifore e trifore il cui arco appoggia sul semplice capitello
a corona delle colonnette marmoree.
Il coperchio ampio e piovente,
è sostenuto dalle travature terminate da barbacani e dipinte in
una gradevole policromia dominata dai rossi e dagli azzurri.
Sul tetto si elevano camini di quelle forme che vanno scomparendo ora
dalle case veneziane e che si vedono ancora riprodotti nelle tele del
Carpaccio".
(VILLA TONELLO AL LIDO - VENEZIA 1911, p. 28)
Sin
dalla sua costruzione, villa Tonello (dal cognome del banchiere che ne
commissionò la realizzazione) è stata studiata ed
illustrata come un esempio significativo della nuova architettura che
pur godendo della libertà espressiva consentita dalla mancanza
di vincoli costruttivi tipica dell’ambiente lidense, non dimenticava ed
anzi riassumeva i caratteri fondanti dell’architettura veneta. Su
questo terreno l’accordo tra l’architetto ed il committente è
stato immediato.
"Il
banchiere Tonello ha trovato nel giovane architetto Giulio Alessandri,
[…] un interprete e traduttore del suo sogno di crearsi una villa
signorile sopra una delle più incantevoli spiaggie d’Italia, che
nell’interno gli permettesse di godere di tutte le comodità e le
raffinatezze della vita moderna e che all’esterno avesse un impronta di
ricchezza, specialmente di carattere e di distinzione tale da
assicurargli una perenne soddisfazione estetica.
L’Alessandri non
si è associato alla falange degli apostoli dello stil novo, i
cui bizzarri e talvolta geniali tentativi non hanno ancora fatto
abbastanza la prova dell’esperienza, e la maggior parte dei quali,
anzi, fatti da gente troppo impari al compito, ha già fatto una
prova negativa. Egli lavora al sicuro, servendosi con molto gusto di
elementi che hanno per loro l’ammirazione secolare ed il cui prossimo
ed imponentesi confronto è pericoloso assai per le forme nuove.
Ed ha ragione. Sentimento estetico e patriottico gli fanno amare e
prediligere un indirizzo che vale a conservare ed a continuare alla sua
Venezia le caratteristiche locali tradizionali […]".
(idem, p. 26)
Alla realizzazione della villa – denominata anche villino Adele – collaborarono anche altri professionisti:
"Alla
decorazione delle lunette soprastanti agli archi delle finestre attese
con la consueta perizia il Marussig, riproducendo motivi bisantina
foggia di mosaici dal fondo cupo.
L’oro
avviva i ferri battuti dei poggioli, le transenne della trifora a
tramontana, le volute ed i fogliami del cancello d’ingresso dell’ampio
arco dentellato ed in questi e nelle patere e nelle formelle a sbalzo
ed a traforo, che si inseriscono nei centri delle cancellata ricorrente
sul muro di cinta interrotta da pilastrini, emerge il lavoro accurato e
coscienzioso di Umberto Bellotto.
Tutti questi particolari si fondono, si completano, armonizzando ottimamente con l’insieme".
(idem, p. 29)