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Descrizione
 
  1. Le ragioni dell’iniziativa
  2. Le origini
  3. Metodi di ricerca e attribuzione
  4. Una esposizione sempre aperta e assolutamente gratuita
  1. Le ragioni dell'iniziativa

    Già da alcuni anni la Municipalità di Lido e Pellestrina ha intrapreso un programma di studio e approfondimento delle varie componenti del patrimonio storico, ambientale e sociale che caratterizzano la realtà delle isole.

     

    In particolare l’approfondimento degli aspetti storico-architettonici che nel loro intreccio hanno portato l’isola del Lido ad assumere l’aspetto attuale (ciò che oggi appare all’occhio del visitatore sono i resti di un corpus architettonico formatosi in gran parte agli albori del secolo scorso, prima dello scoppio della Grande Guerra) è iniziato quando ha preso il via il progetto di censimento e rilevazione del patrimonio architettonico lidense, della cui consistenza ognuno aggirandosi per le strade dell’isola può avere immediata percezione.

     

    Questa nostra iniziativa - naturalmente – non nasce dal nulla, ma si inserisce in un filone culturale caratterizzato da una notevole serie di studi ed approfondimenti, a testimonianza di un interesse mai sopito per la realtà lidense.

     

    Un precedente passo in questa direzione era stato mosso una decina di anni orsono quando l’allora Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici di Venezia e laguna aveva avviato un progetto organico di catalogazione degli insediamenti abitativi dell’isola, che si inseriva nel più vasto progetto di censimento delle condizioni insediative e ambientali delle isole minori della laguna, in stretta connessione con l’assessorato all’Urbanistica del Comune, che contemporaneamente stava avviando la stesura della Variante al Piano Regolatore del litorale veneziano.

    Tale progetto nasceva dall’esigenza di conservazione di una consistente serie di edifici otto-novecenteschi che costituivano la caratteristica prevalente del tessuto edilizio lidense e sui quali da alcuni anni erano stati avviati interventi di restauro, non sempre rispettosi dell’originaria fisionomia architettonica. Di tali edifici veniva in quell’occasione redatta una scheda (A - architettura) corredata dalla documentazione fotografica dei relativi progetti grafici originali depositati nell’archivio storico comunale, e da alcune schede di approfondimento relative ad elementi decorativi caratteristici del gusto eclettico del primo Novecento.

     

    Gli edifici schedati dalla Sovrintendenza costituiscono uno dei percorsi di lettura dell’archivio della Municipalità, quello dedicato agli edifici certamente più prestigiosi.  Allargare la schedatura ad un numero molto più vasto di edifici, avendo come riferimento l’elenco allegato alla Variante al piano regolatore redatto dall’assessorato all’Urbanistica del Comune, significa sottolineare che, oltre le più rilevanti emergenze architettoniche, la qualità delle architetture del Lido, ancorché non suscettibili di vincolo, costituisce comunque uno straordinario esempio di diffusa qualità urbana, degna di essere integralmente evidenziata e approfondita anche nei dettagli eventualmente rimasti (una recinzione, uno stemma, la modanatura di una parete finestrata …). 

     

    E infatti molte e significative, segno di rinato interesse, sono le altre iniziative sul medesimo tema svoltesi in anni recenti. Alcune mostre concernenti aspetti specifici – prevalentemente storico-artistici - della realtà lidense: una mostra riguardante la costruzione del Casinò, un’altra in occasione della ricorrenza dell’inaugurazione dell’Hotel Excelsior; varie ricognizioni dell’attività di alcuni architetti attivi anche al Lido, tra i quali recentemente l’architetto Alberto Cassi Ramelli autore del demolito Luna Park nel Lungomare D’Annunzio ...
    Un elemento di costante approfondimento via via aggiornato è inoltre rappresentato dalle varie guide di architettura veneziana che illustrano anche le opere realizzate al Lido dai migliori architetti; e vari siti internet in questi anni si sono affiancati a questo tipo di pubblicazioni. Infine all’Istituto universitario di architettura e a Cà Foscari non è infrequente la discussione di tesi di laurea riguardanti questi argomenti. Ma soprattutto le iniziative, recenti, di Giorgio e Patrizia Pecorai, che hanno pubblicato nella rivista di riferimento Lido di oggi, Lido di allora i pregevoli articoli sul Liberty al Lido di Annalisa Rossani, e di Lions Club Venezia Lido, che nell’importante raccolta iconografica Il Lido illustrato … le cartoline ha pubblicato l’intervento significativo di Marco Pretelli sul patrimonio architettonico lidense, hanno contribuito al riconosciuto rinato interesse che ha stimolato il nostro lavoro.

     

    Iniziative, quelle illustrate, ovviamente disomogenee perché promosse da organismi autonomi e operanti in ambiti diversi, a cui la Municipalità ora può fornire una cornice adatta a portare a unità, in un unico portale informatico, il luogo in cui raffigurare compiutamente e valorizzare gli aspetti morfologici e storico-architettonici dell’isola. Garantire tale disponibilità, attrezzando il portale con una redazione disponibile ad integrare, correggere, elaborare le informazioni che gli utenti vorranno fornire per arricchire l’archivio e rendere nel contempo visibili le informazioni raccolte, questo – in estrema sintesi – lo scopo che si prefigge il lavoro.



  2. Le origini

    L’”invenzione” del Lido risale agli inizi del secolo scorso quando i lavori di bonifica ed imbonimento trasformarono una striscia di terra sabbiosa insalubre e scarsamente abitata in una amena località balneare frequentata da veneziani e turisti. 

    Una trasformazione che poneva il Lido a livello di altre località balneari europee - San Sebastiano, Biarritz, Ostenda – e al pari di esse anche l’isola conobbe le naturali conseguenze di questa spiccata vocazione, in particolare la costruzione di grandi alberghi ormai necessari per accogliere le avanguardie del nascente turismo di massa.     
    Inoltre, in presenza di un tessuto cittadino – quello veneziano - di altissima valenza storico-artistica che poneva una estesa serie di vincoli e divieti, invece il terreno “vergine” del Lido consentiva la massima libertà espressiva agli architetti; ed essi, con i loro committenti, iniziarono la graduale urbanizzazione di vasti terreni sui quali la borghesia cittadina commissionava la costruzione di ville contornate di ampi parchi in cui risiedere durante il periodo estivo…

     

    Sulla base di queste caratteristiche il Lido divenne per quel gruppo di architetti attivi in quegli anni – da Giovanni Sardi a Domenico Rupolo, da Giulio Alessandri a Francesco Marsich, da Giovanni Sicher a Giuseppe Berti, da Rubens Corrado ad Attilio Perez, da Max Ongaro ad Ambrogio Narduzzi, da Guido Sullam a Giuseppe e Duilio Torres – una sorta di laboratorio stilistico che espresse un vasto campionario di realizzazioni ispirate non solo allo stile liberty predominante in quel periodo; nel corso dei primi decenni del secolo scorso erano infatti venuti stratificandosi i diversi esempi stilistici, dal veneto-bizantino alla riproposizione dei vari stili in auge nei secoli precedenti, che giustificano il termine di laboratorio.

     

    Questa tendenza – superata la terribile crisi della Grande Guerra - si è protratta ancora per qualche anno, per poi raggelarsi nello stile littorio del ventennio che al Lido ha prodotto la mole retorica e celebrativa del Casinò, opera di Eugenio Miozzi, massimo interprete locale di quello stile.

     

    Alla fine ne è risultato un corpus architettonico – compatto ed al tempo stesso stilisticamente articolato - che già negli anni cinquanta e sessanta è stato pesantemente intaccato dall’inarrestabile avanzata dell’edilizia condominiale, espressione più eclatante del definitivo tramonto degli antichi splendori d’inizio secolo: spesso i condomini hanno preso il posto di ville demolite – Villa Livia di Ambrogio Narduzzi, ad esempio – oppure hanno occupato gli ampi parchi che un tempo contornavano le ville – Villa Eva, sempre di Ambrogio Narduzzi – stravolgendone in tal modo l’assetto originario.

  3. Metodi di ricerca e di attribuzione

    Di questa collezione stilistica, anche della parte andata perduta, il sito della Municipalità intende fornire specifica documentazione attraverso una catalogazione per schede concernenti ogni singolo edificio di cui sia stata trovata traccia, e per questo considerato a titolo più disparato – tuttora esistente, esistente ma modificato, demolito, progettato e non realizzato.  
    La struttura documentaria delle schede e la conseguente consultazione è concepita - per così dire - a livelli diversificati, via via più approfonditi e specialistici, ognuno dei quali è relativo all’interesse del visitatore del sito; in altri termini aprendo la scheda – poniamo – di Villa Tonello dalle immagini che ne riprendono lo stato attuale si può passare alla documentazione fotografica d’epoca (in questo caso presente), potendo in tal modo individuare eventuali modifiche o superfetazioni. E’ possibile inoltre leggere un’accurata descrizione stilistica dell’edificio affiancata alla scheda che del medesimo edificio ha redatto la Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Venezia e Laguna; le fonti archivistiche e quelle bibliografiche completano la documentazione, attingendo per esse anche a fonti – le tesi universitarie, in particolare – raramente oggetto di citazione.

    Un lavoro di documentazione di certo non esaustivo, ancora in fieri, che in larghe zone appare lacunoso in fatto di attribuzione, datazione, e documentazione bibliografica: limite oggettivo – tutto ciò - della ricerca in questione, ma anche segnale evidente di quanto essa si sia inoltrata in un terreno sinora quasi mai indagato in profondità.     
    In altre parole se al riguardo di Guido Sullam, Ambrogio Narduzzi e Giulio Alessandri esiste ormai una consistente documentazione bibliografica, altrettanto non si può dire di tanti altri architetti che hanno lasciato segni evidenti della propria attività al Lido: è il caso ad esempio di Rubens Corrado (da alcuni indicato all’inverso, vale a dire Corrado Rubens), oppure Attilio Perez. In questi casi l’attribuzione certa ad un architetto di un determinato edificio è stato l’unico risultato della ricerca, poca cosa forse ma comunque una base di partenza alla quale chiunque ne abbia intenzione può portare il proprio contributo.

  4. Una esposizione sempre aperta e assolutamente gratuita


    Sin qui l’illustrazione della valenza prettamente scientifica del sito, al quale peraltro ci si può accostare in altro modo e per altri scopi.

    Il tutto parte dalla considerazione che gli edifici in questione – omogenei per il periodo (gli inizi del Novecento) ed il luogo (l’isola del Lido) di realizzazione – formano un corpus architettonico compatto ed omogeneo che nell’arco di alcune ore ognuno può visitare se non tutto almeno in parte, anche in considerazione dei propri interessi e della comodità dell’itinerario. A questo scopo a beneficio di quanti ne fossero interessati sono stati allestiti dei veri e propri percorsi espositivi che si snodano all’interno di una esposizione sempre aperta, per accedere alla quale non è assolutamente necessario pagare un biglietto (particolare niente affatto trascurabile), al pari del catalogo disponibile on line ed ugualmente gratuito.


   
 
 
    ultimo aggiornamento: 06/02/'09   __
   
       
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