Politiche sociali e rapporti con il volontariato
Ogni programma di referato va articolato, ai sensi dell'art. 10 dello
Statuto, nei seguenti punti:
1. La situazione in atto
2. Obiettivi per il quinquennio 2000-2005
3. Obiettivi per il 2001
4. Politiche e strumenti
Il programma di mandato, che qui presentiamo, è strettamente connesso
alla scelta di fondo dell'amministrazione comunale di attribuire un ruolo
centrale alle Politiche Sociali nel programma di governo a garanzia dell'effettiva
promozione e realizzazione del welfare municipale.
Il Bilancio 2000, che ereditiamo dall'amministrazione precedente, prevede
un piano di utilizzo delle risorse tale da garantire e consolidare le
attività, gli interventi e i servizi già avviati nel corso
degli anni passati e dare ulteriore impulso allo sforzo fin qui compiuto.
Il sistema di welfare delineato dalla Legge quadro per la realizzazione
del sistema integrato di interventi e servizi sociali, testo a cui è
necessario riferirsi in "combinato disposto" con il Dlgs. 19
giugno 1999, n. 229, che riordina la disciplina in materia sanitaria,
impone all'ente locale di programmare e organizzare il sistema integrato
di interventi e servizi sociali, secondo i principi di sussidiarietà
(verticale e orizzontale), cooperazione, efficacia, efficienza ed economicità,
omogeneità, ecc., per far fronte a bisogni che riguardano non solo
i soggetti cui per tradizione provvedono le politiche sociali comunali,
ma a situazioni di difficoltà, disagio, rischio e sofferenza, talvolta
meno conclamate ed evidenti, magari temporanee, ma diffuse e alle quali
occorre dare risposta adeguata e tempestiva, pena il loro irrimediabile
aggravamento.
Più precisamente il disegno di legge conferisce al comune le seguenti
funzioni:
a. programmazione, progettazione, realizzazione del sistema locale dei
servizi sociali a rete, indicazione delle priorità e dei settori
di innovazione;
b. erogazione dei servizi e di provvidenze economiche per gli indigenti
e per le persone in difficoltà in genere, nonché delle attività
assistenziali già attribuite alle province;
c. erogazione di titoli per l'acquisto di servizi sociali;
d. autorizzazione, accreditamento e vigilanza dei servizi e delle strutture
a ciclo residenziale e semiresidenziale;
e. partecipazione al procedimento per l'individuazione degli ambiti territoriali
per la gestione unitaria del sistema locale dei servizi sociali a rete;
f. promozione delle risorse delle collettività locali attraverso
forme innovative di collaborazione;
g. coordinamento di programmi ed attività degli enti attori del
sistema dei servizi sociali su base locale;
h. adozione di strumenti per la semplificazione amministrativa ed il controllo
di gestione per la valutazione di efficienza ed efficacia delle prestazioni
assistenziali;
i. attivazione di forme di consultazione delle organizzazioni del terzo
settore;
j. garanzia ai cittadini dei diritti di partecipazione al controllo della
qualità dei servizi;
k. integrazione economica per il ricovero di propri cittadini in extracomunali.
E' evidente, anche alla luce della normativa che, a breve, sarà
vigente, il ruolo centrale e forte che l'ente comunale dovrà assumere
all'interno del nuovo sistema di Welfare. In questo senso, la nostra amministrazione
può avvantaggiarsi di un sistema di servizi e interventi, progettato
e realizzato nel corso degli ultimi anni, che ha anticipato culturalmente
e operativamente molti degli aspetti della legge di riforma dell'assistenza
e ha costituito un punto di riferimento teorico e pratico importante e
riconosciuto.
Un'amministrazione all'altezza della sfida dei tempi dirige, infatti,
il proprio agire, impegnandosi a non dare per scontati schemi di lettura
dei bisogni e dei desideri delle cittadine e dei cittadini, né
tantomeno protocolli statici di risposte. Deve, invece, sforzarsi a stare
vicina e attenta alla realtà, che incessantemente cambia, in modo
tale da cogliere domande non sempre espresse con chiarezza, individuare
per tempo presenze di disagio e squilibrio, saper stare alle contraddizioni,
facendosene carico e stabilendo relazioni feconde e vitali con le espressioni
più dinamiche della comunità, dalle associazioni del privato
sociale, al volontariato, a singoli e singole che intendono, in uno spazio
pubblico da ripensare rifondare, misurarsi attivamente con la costruzione
del Welfare municipale.
Le politiche sociali devono confrontarsi con una trasformazione di fondo
della società dovuta a rapporti totalmente modificati tra i sessi.
L'affermazione della libertà femminile nei processi sociali, economici
e culturali ha comportato una vera e propria rivoluzione delle forme di
vita, dei modelli di comportamento, delle aspettative, dei desideri e
dei bisogni. Il sorpasso della scolarizzazione femminile, l'aumento dell'offerta
di lavoro e dell'occupazione delle donne, la tendenza a sposarsi di meno
e in età più avanzata, a divorziare di più e a fare
meno figli o non farne affatto, sono alcuni degli aspetti che segnano
le linee di processi di modificazione, ai quali bisogna necessariamente
riferirsi per l'apprestamento di politiche praticabili ed efficaci. La
direzione in cui muoversi, al presente, non può prescindere da
un confronto serrato con l'elaborazione politica e pratica delle donne
che ha accompagnato e accompagna la trasformazione stessa. Il che, sotto
la guida del precedente assessore Gianfranco Bettin, è avvenuto
in più di un'occasione e ha prodotto risultati di gran pregio.
Non va, inoltre dimenticata l'elevatissima, quasi esclusiva in certi comparti,
presenza femminile nel lavoro sociale, sia diretto che gestionale, sia
pubblico che privato, nelle imprese sociali come nelle associazioni di
volontariato, la ricchezza dell'esperienza e delle forme autorganizzate
operative nei servizi della cura, dei servizi alla persona e nello sviluppo
di comunità.
Vien da sé che le politiche sociali devono procedere accompagnate
da una forte tensione alla ricerca di modelli organizzativi e pratiche
di intervento sperimentali. Anche i servizi più consolidati, d'altronde,
sono caratterizzati, nel nostro settore, da un grado relativamente basso
di standardizzazione.
L'affidamento dei servizi a soggetti terzi, sempre più presente
e importante, i rapporti con l'area del cosiddetto privato sociale e del
volontariato, comporta la necessità da parte dell'ente comunale
di assumere un ruolo forte di promozione e stimolo rispetto all'auto-promozione
in termini di qualità delle prestazione offerte, dall'autonoma
capacità di progettazione, alla formazione del personale addetto.
Per i servizi ad alta integrazione socio-sanitaria (salute mentale, handicap,
aids, tossicodipendenze, anziani non autosufficienti) esistono norme per
l'accreditamento delle strutture residenziali, semiresidenziali, ambulatoriali.
Per i servizi rilevanti, in assenza di direttive in materia di qualità,
in attesa dell'approvazione definitiva della legge quadro sull'assistenza,
l'amministrazione può praticare un'opportuna e mirata "politica
d'acquisto" e orientare i fornitori a rispondere in termini di "risultati",
non di "adempimenti".
Esiste, infine, la necessità di regolare e far emergere dal sommerso
l'offerta di servizi a domicilio, dal servizio di baby-sitter, ai collaboratori
domestici a tempo pieno, all'assistenza e custodia degli anziani, attraverso
misure atte a promuovere la qualità del servizio e la professionalità
del personale impiegato.
Per quanto riguarda l'articolazione dei servizi e delle attività
del settore socio-educativo nell'ambito delle MUNICIPALITA', a cui verranno
assegnati compiti e funzioni ora di competenza comunale, sarà necessario,
alla luce della sperimentazione che, a breve, coinvolgerà il Quartiere
di Marghera - Catene - Malcontenta e del Lido, e degli indirizzi espressi
dal Consiglio Comunale, ridefinire la dotazione e l'organizzazione della
Direzione Centrale Politiche sociali ed educative già previste
nel piano dettagliato degli obiettivi.
LINEE PROGRAMMATICHE
Obiettivo fondamentale delle Politiche sociali è la sostanziale
continuità di un'azione che ha visto il sistema dei servizi alla
persona, come viene riconosciuto assai diffusamente, tutelare sia fasce
tradizionalmente assistite - ma con metodi e finalità del tutto
rinnovati e riqualificati - sia soggetti portatori di nuove forme di disagio
e di bisogno. In particolare, le politiche sociali, che hanno posto al
centro dell'attenzione le persone anziane e i disabili, devono trovare
continuità nell'estensione crescente e nella caratura innovativa
e meditata dei servizi offerti, ponendo come priorità il mantenimento
in situazioni di autonomia degli utenti, la loro permanenza nel domicilio
e nell'ambito familiare e sociale di riferimento, attraverso gli strumenti
che consentono il raggiungimento di tale obiettivo (assistenza domiciliare
integrata, centri diurni, rete sociale e parentale da sostenere, ecc.).
Analogamente, nei casi nei quali si rende necessario il ricovero, sarà
necessario mettere a disposizione strutture adeguate, diffuse nel territorio,
secondo quanto stabilito nel Piano di zona.
I ricoveri e inserimento in strutture residenziali o semiresidenziali
di anziani non autosufficienti, disabili, minori e adulti in difficoltà,
a cui la spesa dell'assessorato alle Politiche Sociali è fortemente
ancorata, dovranno sempre di più essere pensati all'interno di
un'offerta flessibile, articolata e integrata di risposte tese a mantenere
il più possibile la persona in perdita di autonomia, al proprio
domicilio, a favorirne una precoce deospedalizzazione e impedirne l'ospedalizzazione
impropria, garantendo l'assistenza sociosanitaria necessaria.
In particolare, per le case di riposo e le residenze sanitarie assistenziali,
è necessario ribadire che le prestazione erogate sono in misura
crescente di natura sanitaria e che, dunque, vanno poste a carico del
servizio sanitario nazionale e non, come accade oggi in misura ormai insopportabile,
degli ospiti, delle loro famiglie, o delle amministrazioni comunali nei
casi di indigenza: di questo obiettivo l'amministrazione dovrà
farsi portavoce e aprire vertenze con Regione, soprattutto, e Governo.
Per quanto riguarda i disabili, sempre più, l'orizzonte cui tendere
è quello della "vita indipendente", cioè di quel
sistema di servizi e di prestazioni spesso domiciliari che consentano
il massimo di autonomia, di possibilità di movimento e di vita
pienamente libera. Vita indipendente significa anche porsi in ascolto
delle persone disabili e delle famiglie, uscendo dalla deriva assistenzialistica
e favorendo l'inserimento della persona disabile nel tessuto della comunità
locale, nella rete dei servizi (cultura, sport, istruzione, ecc.) e delle
relazioni, evitando ogni forma di emarginazione e favorendo, nell'elaborazione
e realizzazione dei progetti, il protagonismo degli, delle interessati/e.
Analogamente va proseguito il lavoro che in questi anni ha potenziato
fortemente strutture e comunità che offrono opportunità
di lavoro e di apprendimento, o di piena ospitalità a volte, per
i disabili.
Per quanto riguarda la salute mentale l'amministrazione intende porre
con forza il problema della piena realizzazione del progetto obiettivo
salute mentale, a cui compartecipa con particolare riferimento alla riabilitazione
psichiatrica, all'assistenza domiciliare, alla residenzialità e
allo sviluppo delle attività sociali e dei comportamenti di salute,
e l'effettiva e fattiva collaborazione con il Dipartimento di Salute mentale
dell'Aulss 12, secondo gli accordi del Piano di zona, che vanno confortati
da precisi impegni, in termini di risorse, da parte dell'Aussl.
Gli interventi a favore delle fasce più deboli della popolazione
devono essere accompagnati da quelli che favoriscono la prevenzione dei
disagi, che combattono, al primo manifestarsi, l'emarginazione e l'esclusione,
favorendo lo sviluppo della comunità.
Spazio essenziale è quello degli interventi a tutela dei minori
che, specie per i minori stranieri, ha occupato un ruolo crescente in
questi anni e che va ridefinito ulteriormente sia nella direzione della
prevenzione e del recupero da forme di disagio, marginalità, abbandono,
sfruttamento sia, sul versante opposto, con lo sviluppo di opportunità
o potenzialità, favorendo le capacità educative del nucleo
famigliare e della rete sociale di riferimento, combattendo ciò
che rende la città nemica dei bambini e dei ragazzi e contrastando
vuoti e abbandoni che i minori avvertono e subiscono per primi.
Accanto a questi riferimenti più classici, anche se radicalmente
ripensati, dell'intervento sociale pubblico, vanno rafforzati i numerosi
servizi e progetti avviati in favore di nuovi soggetti portatori di domande,
rischi e bisogni - e anche di opportunità positive - a cominciare
dagli immigrati (residenza, accesso ai servizi, primo orientamento, diritti
di cittadinanza a cominciare dal voto amministrativo, rappresentanza diretta),
dai rifugiati e dagli sfollati (per i quali il Comune di Venezia è
stato in prima fila in questi anni) per proseguire con i soggetti segnati
dalle nuove forme di violenza e di emarginazione (tutti i destinatari
dei servizi "di strada": dai tossicodipendenti ai senza fissa
dimora, alle prostitute, ai ragazzi a rischio specialmente nelle periferie).
Tutti questi interventi, ed altri analoghi e collegati, non possono realizzarsi
compiutamente se non in integrazione con i corrispettivi attivati da altri
enti (in particolare l'azienda Ulss), col volontariato e con il cosiddetto
"privato sociale" e tutto l'insieme di iniziative e imprese
operanti nel sociale che va sotto il nome di "terzo settore".
Per raggiungere la complessità dei propri obiettivi, l'amministrazione
comunale si è dotata di un'ampia e collaudata rete di servizi e
ha elaborato macroprogetti per aree (Minori, Adulti, Anziani, Disabili,
Problematiche emergenti - marginalità urbane - immigrazione), che
vanno in parte ripensate nella prospettiva di una riorganizzazione del
settore e della sua messa "in asse" con altri servizi alla persona,
attualmente collocati in altri settori.
Per quanto riguarda gli aspetti socio-sanitari, va sottolineato che uno
dei problemi di cui il Sindaco, in base alle responsabilità e compiti
conferiti dalla legislazione in materia sanitaria, dovrà farsi
carico è quello di espressione ed esercizio della rappresentanza
politico-sociale della comunità a fronte di un'organizzazione aziendalistica
dell'AULSS. A livello di analisi dei bisogni e individuazione delle priorità,
il punto di vista delle Conferenza dei sindaci può anche divergere
rispetto a quelle prodotte dal direttore generale, per moltissime ragioni,
non ultimo una visione strategica diversa rispetto a quella espressa dalla
programmazione regionale, di cui l'AULSS è pur sempre strumento.
E' indispensabile che la Conferenza dei sindaci, e in particolare il
nostro Comune, che ne esprime tradizionalmente il presidente, abbia tutti
gli strumenti, a partire dalle informazioni, per poter esprimere le linee
di indirizzo all'AULSS, esaminarne il bilancio e controllare il raggiungimento
degli obiettivi e i risultati, giudizio a cui si collega la richiesta
di conferma o revoca del direttore generale.
Uno degli obiettivi da realizzare a breve termine è il coordinamento
stabile e una integrazione effettiva tra le politiche sanitarie e sociali
dei diversi enti. Il Piano di zona dei servizi socio-sanitari, avviato
dall'amministrazione uscente insieme all'AULSS e alle associazioni e strutture
del volontariato, è lo strumento privilegiato di programmazione
sociosanitaria e che porta a unitarietà e coerenza l'insieme di
servizi e interventi a integrazione socio sanitaria già, in buona
parte, operanti sul territorio. I gruppi di lavoro, formati da tutti i
soggetti coinvolti nell'elaborazione della pianificazione di zona, stanno
ultimando l'adeguamento di alcune parti del piano alla luce delle più
recenti normative e consultazioni finali.
E' evidente che, in questa prospettiva, va il ruolo del Distretto Socio-Sanitario
dovrà essere centrale. Attraverso un'adeguata politica di trasferimenti
di risorse e strumenti, nonché di integrazione tra servizi, il
Distretto, infatti, deve divenire l'ambito di interazione tra le varie
realtà operanti nel sociale e nel sanitario, il luogo preposto
al coordinamento e all'elaborazione delle risposte ai bisogni sanitari
e socio-assistenziali ma soprattutto il centro di una rinnovata attenzione
ai progetti concreti di prevenzione, di educazione sanitaria e di sorveglianza
anche epidemiologica delle persone sane.
Il Piano di zona dei servizi socio-sanitari, elaborato da Comune e AULSS,
fornisce linee guida, obiettivi e programmi precisi per realizzare queste
politiche. Il loro avvento, seguito ad anni di lavoro comune e di esperienza
concreta sul campo, rappresenta un decisivo salto di qualità e
connette non solo l'azione di istituzioni ed enti diversi, e li collega
a loro volta al volontariato e al "privato sociale" appunto,
ma definisce una prospettiva e una prassi tecnicamente e politicamente
qualificate, che agiscono in chiave di prevenzione ma anche di recupero,
di riabilitazione come di affermazione delle potenzialità di tutti
i soggetti coinvolti, concependo sempre l'utente come persona capace di
autonomia e dotata di diritti da rispettare comunque.
Il complesso dei servizi sociali va raccordato alle politiche sanitarie,
a proposito delle quali si delinea ormai chiaramente un ruolo più
definito e forte dell'Ente locale. Sarà quindi necessario adeguare
la struttura preposta alla programmazione sanitaria, così da mettere
l'amministrazione in grado di svolgere tale compito fondamentale (anche
per gli obiettivi precisi dei prossimi anni: riorganizzazione e riqualificazione
della rete sanitaria del centro storico e del Lido, realizzazione del
nuovo ospedale di Mestre, completamento di riequilibrio tra ospedale e
territorio ecc.). Per tutto questo, sia pure nell'estrema attenzione all'equilibrio
di bilancio, sarà necessario garantire le adeguate risorse finanziarie
e la necessaria dotazione tecnico-professionale e umana, fondamentale
in un settore che lavora essenzialmente sulle relazioni interpersonali,
anche pretendendo dall'ente regionale il finanziamento necessario.
Naturalmente, la qualità sociale della vita di una comunità
non dipende soltanto dai servizi strettamente dedicati ad essa. E' il
frutto di livello di civiltà, di uno stato di salute socio-demografica
ed economica, di un vitalità sociale e culturale che dipendono
da molte variabili. I servizi sociali - anche laddove sono già
molto robusti e avanzati come a Venezia e anche ulteriormente potenziati
e qualificati - non possono reggere da soli il peso della tutela, della
solidarietà, della promozione umana. E' l'insieme delle politiche
dell'amministrazione che determina la vera capacità dell'Ente di
sostenere i cittadini nella loro vita quotidiana, aiutandoli nelle difficoltà
e affiancandoli nella ricerca di opportunità sempre migliori.
La legge 285/97 sull'infanzia e l'adolescenza, che ha coinvolto più
settori dell'amministrazione con finanziamenti considerevoli, potrà
costituire un forte stimolo a politiche sociali dirette alla totalità
della popolazione e ad affrontare lo sviluppo delle risorse e competenze
della comunità, a partire dall'accentuazione sul tema dell'agio,
rispetto a quello del disagio, spingendo i servizi ad un lavoro in rete,
vincolando i finanziamenti alla concertazione tra servizi ed enti, all'accordo
di programma tra gli attori pubblici e del privato sociale, alla cogestione
dei progetti, ad una puntuale verifica.
Anche il bisogno di maggiore sicurezza deve trovare risposta. Malgrado
esso sia stato in questi tempi recenti alimentato spesso artificiosamente,
con vere e proprie campagne allarmistiche il cui intento strumentale va
denunciato, il senso di insicurezza e a volte di paura nasce anche dalle
trasformazioni del tessuto urbano e delle relazioni sociali contemporanee.
L'amministrazione comunale di Venezia ha sempre integrato, in questi anni,
nel proprio lavoro sociale una specifica cura per gli aspetti della sicurezza,
per gli intrecci tra il disagio, la devianza, l'abbandono e il crimine,
affiancando con i propri strumenti e ruoli istituzionali il compito di
intelligence e di prevenzione delle forze dell'ordine e della magistratura.
La stretta collaborazione ha consentito efficaci interventi e un costante
presidio e monitoraggio del territorio e in particolare dei fenomeni più
difficili e pericolosi. Va quindi ulteriormente potenziata la capacità
della struttura dell'amministrazione di affrontare in termini sociali
e culturali - e operativi per quel che riguarda in particolare il corpo
dei vigili urbani - la questione della sicurezza, sviluppando ulteriormente
competenze e strumenti ad essa dedicati e strettamente integrati col complesso
dei servizi sociali.
L'attività dell'Osservatorio alle Politiche Sociali e Volontariato
continuerà a garantire il lavoro di monitoraggio, di analisi dei
fenomeni sociali, di comunicazione e informazione.
AREE DI INTERVENTO
INFANZIA E ADOLESCENZA
Gli interventi a favore dei minori sono principalmente finalizzati a prevenire
il disagio e a sostenere i percorsi di crescita (centri età evolutiva),
a incrementare le alternative al ricovero in istituto (affido, tutela
domiciliare), al ricovero, quando le altre vie si rivelano impraticabili,
presso comunità di accoglienza o in istituto.
Il Piano di zona dell'area materno - infantile prevede il sostegno e
la tutela del/della minore in tutti i suoi contesti evolutivi, mirando
a rispettare, riconoscere, sviluppare le relazioni di vita primarie, a
partire da quella con la madre, poiché porre il bambino e la bambina,
il ragazzo e la ragazza al centro della programmazione delle attività
dei servizi dell'area materno - infantile implica il coinvolgimento di
tutto il suo mondo relazionale.
Risulta essenziale promuovere azioni di supporto ai contesti familiari,
scolastici e sociali, nei quali il/la minore cresce, per favorire e rafforzare
la capacità di offrire ciò di cui c'è necessità,
nonché di rilevare e di affrontare rapidamente situazioni di disagio
e sofferenza. Nell'età evolutiva, infatti, così come ogni
tempestivo stimolo positivo assume importanti effetti benefici, ogni ritardo
può ampliare la crisi evolutiva e compromettere pesantemente lo
sviluppo del/della minore. Gli interventi sociali, socio-sanitari e sanitari
vanno fortemente integrati, così come i servizi pubblici e quelli
del privato sociale vanno concepiti all'interno di una rete unica, che
garantisca facilità di accesso e coerenza di distribuzione sul
territorio.
CENTRI ETÀ EVOLUTIVA
Obiettivi:
Prevenire il disagio, sostenere i percorsi evolutivi di bambini/e e ragazzi/e
da 6 a 14 anni con particolare attenzione ai minori a rischio.
Collaborare fra servizi per creare la rete di supporto per bambini/e,
ragazzi/e e famiglie in difficoltà.
Sostenere le famiglie, soprattutto multiproblematiche, le mamme e i papà,
gli educatori, gli insegnanti nello svolgimento della loro funzione educativa.
Diffondere nella comunità educante una sempre maggiore attenzione
ai bisogni dei bambini/e e ragazzi/e e sensibilizzare maggiormente le
persone adulte ai fattori di rischio, disagio e devianza.
Attività previste:
Laboratori creativi e animazione
Attivazione nuove forme consulenza educativa alle famiglie multiproblematiche
e incremento della consulenza ai genitori. Gruppi di sostegno alla funzione
genitoriale (Spazio genitori).
Attivazione consulenza educativa agli insegn./educ.Gruppi di formazione
sulla relazione educativa (Ed.Insieme Seminari).
Gruppi di riflessione sugli interrogativi dell'educare (Sapere per Prevenire).
PROGETTO PRIMA INFANZIA
Obiettivi:
Prevenire il disagio minorile da 0 a 5 anni con particolare attenzione
al contrasto dei fattori di rischio nella fascia 0-3 anni e al rafforzamento
della relazione madre - figlia/o;
sensibilizzare la comunità educante e in particolare le famiglie
maggiormente a rischio sui bisogni dei bambini da 0 a 5 anni.
Attività previste:
Attivare momenti informativi e di sensibilizzazione sul territorio rivolti
ai genitori e agli operatori del mondo dell'infanzia.
TUTELA DEI MINORI
Obiettivi :
- Azioni di promozione e di assistenza educativa alternative all'inserimento
in comunità: favorire ed incrementare tutti gli interventi utili
per sostenere il minore nel suo ambiente di vita e la sua famiglia, attivando
la più ampia differenziazione dei progetti educativi di intervento;
ricerca di nuovi modelli di intervento a favore delle famiglie multiproblematiche;
- Azioni di tutela, protezione ed assistenza educativa ai minori provenienti
da nuclei familiari pregiudizievoli attraverso l'inserimento in comunità
di accoglienza, anche in attuazione di decreti dell'Autorità Giudiziaria
e a favore dei minori stranieri non accompagnati, secondo quanto disposto
dalla legge 286/98.
Attività previste:
Affidamenti familiari ai sensi della legge 184/83. Erogazione contributi
alle famiglie affidatarie; valutazione dell'idoneità delle famiglie
aspiranti affidatarie, sostegno educativo alle famiglie affidatarie, promozione
dell'affido in ambito di comunità locale e formazione del personale
con ricorso a professionisti esterni attraverso incarichi diretti su indicazione
del funzionario responsabile del servizio sulla base di criteri costituiti
da curricula e documentate esperienze in materia;
Servizio di Tutela Domiciliare Minori in attuazione del Regolamento deliberazione
Consiglio comunale n. 128/99896 del 20/21/09/99. Intervento di sostegno
educativo al minore, alla funzione educativa genitoriale, all'organizzazione,
gestione della vita familiare e cura materiale del minore; consulenze
di professionisti esterni; appalto a Cooperativa Sociale;
Erogazione di contributi ai fini attuativi del progetto denominato "A
misura di bambino/a" finalizzato a creare pari opportunità
educative a minori di famiglie multiproblematiche; servizio di sostegno
alle famiglie multiproblematiche mediante incarico di collaborazione con
associazioni del privato sociale, su indicazione del funzionario responsabile
del servizio, sulla base della esperienza pluriennale acquisita, qualificazione
professionale dimostrata e idoneità alle specifiche necessità
di sostegno socio educativo alle famiglie multiproblematiche; consulenza
formativa sui casi di minori con famiglie multiproblematiche mediante
incarico a professionisti esterni su indicazione del funzionario responsabile
del servizio sulla base di criteri costituiti da curricula e documentate
esperienze in materia;
Promozione di tutti gli interventi utili per sostenere il minore nel
suo ambiente di vita e nella sua famiglia, attivando la più ampia
differenziazione dei progetti educativi di intervento; incremento delle
alternative al ricovero, sviluppo di modelli a favore delle famiglie multiproblematiche;
Ai sensi del D.P.R. 616/77 art. 22 e 23, inserimenti in comunità
in regime residenziale o in semiconvitto, mediante convenzioni con associazioni
o mediante ricorso diretto alle strutture di accoglienza ed ospitalità
ritenute idonee in quanto maggiormente rispondenti al progetto educativo
elaborato dal servizio che tiene conto della compatibilità della
convivenza tra i minori inseriti; valutazione delle strutture disponibili
in base alla ricettività; autorizzazioni periodiche non superiori
ai sei mesi per la verifica e l'eventuale riformulazione del progetto
educativo da parte del funzionario responsabile del servizio coadiuvato
dalla assistente sociale titolare del caso e dalla referente per le comunità;
trasferimenti alla Provincia di Venezia;
Progetti ex L.285.
ADULTI
La costituzione di quest'area ha rappresentato il tentativo di pensare
e ricomporre in modo integrato interventi e modalità organizzative
finalizzati a conoscere, contenere, risolvere, per quanto possibile, situazioni
di disagio sociale: si tratta di mettere assieme tutte le informazioni
e le esperienze proprie di questo ambito, ma totalmente disperse sia per
la storica frammentazione dei servizi e degli interventi, sia per la tendenza
ad affrontare i problemi del disagio adulto con risposte puntuali e concrete,
ma avulse da un quadro di riferimento e di pensiero che le potesse inserire
in una dimensione strategica e di finalità. Al presente, vista
la riorganizzazione in atto del settore e la scelta di intervenire sempre
di più "per progetti", va ribadito e rafforzato lo sforzo
di un maggior coordinamento e migliore integrazione tra i diversi servizi
alla persona.
Obiettivi:
- consolidamento degli interventi e dei progetti di assistenza, di reinserimento
sociale, di riduzione del disagio sociale, di contrasto dell'emarginazione
e della solitudine a favore delle persone adulte che si trovano in difficoltà
(spesso senza fissa dimora );
- prosecuzione, potenziamento e ulteriore articolazione interventi in
area penitenziaria.
Attività previste:
interventi di prima accoglienza per il soddisfacimento di bisogni primari:
erogazione pasti e misure sostitutive;
assistenza e sostegno ad adulti in difficoltà attraverso ospitalità
temporanee in strutture e interventi di tipo economico correlati;
sperimentazione di nuovi interventi per la promozione e il sostegno dei
processi di autonomia, l'accompagnamento al lavoro e l'inserimento sociale
(Progetto Enea, già presentato in giunta e approvato), la formazione
di reti di aiuto-aiuto;
prosecuzione degli interventi e dell'attività socio-culturale in
area penitenziaria e post penitenziaria, aumentando il numero degli interventi,
elaborando nuovi progetti "educativo-occupazionale" (borse lavoro
a detenuti anche beneficiari di misure alternative alla detenzione). Collaborazione
con l'Ente Veneto Lavoro tramite apposita convenzione;
erogazione contributi economici a detenuti;
definizione di un rapporto più solido e organico con le istituzioni
scolastiche e gli enti preposti alla formazione per favorire processi
di alfabetizzazione e formazione socioculturale, con le associazioni e
il quartiere per favorire il reinserimento sociale e lavorativo;
accoglienza e assistenza, quando necessario, in strutture residenziali
strutture protette di accoglienza, asili notturni, mense popolari (va
predisposto un tavolo d'intesa con i soggetti interessati, per la programmazione
e l'organizzazione del servizio mensa estivo, poiché l'amministrazione
sempre più pesantemente è chiamata a garantire tale servizio,
nei periodi di chiusura delle mense gestite dal privato sociale);
collaborazione e progressiva integrazione con servizi, quali quello offerto
dal Centro Antiviolenza e, più in generale, dai settori (decentramento,
sport, cultura, istruzione, ecc.), in modo da individuare una gamma ad
ampio spettro di strumenti e opportunità da offrire all'utente
in stato di difficoltà.
ANZIANI
E' questa l'area che, più di altre va ripensata e riorganizzata,
sia perché la popolazione anziana e molto anziana (superiore agli
ottant'anni) è destinata ad aumentare ancora nei prossimi anni,
sia per la rilevanza della spesa (a fronte di modesti contributi regionali)
sostenuta per l'attività assistenziale (quasi 17 mld.).
Le trasformazioni demografiche, sociali, culturali più recenti
si sono tradotte in un infragilimento delle reti di solidarietà
familiare e di vicinato. La condizione di solitudine e isolamento delle
persone anziane incide fortemente sulle condizioni psicofisiche. Il livello
di autonomia e autosufficienza delle persone in età più
avanzata, inoltre, dipende direttamente dalla capacità di reddito.
A questo proposito, vale la pena di ricordare che la spesa pubblica per
l'assistenza complessivamente intesa ammonta a oltre 100.000 miliardi
annui, il 90% dei quali sono erogati dallo stato centrale sotto forma
di assegni economici e solo il 10% viene erogato dagli Enti Locali come
offerta di servizi sociali. qui si impone un ragionamento di fondo sul
futuro assetto federalistico dello stato e sul ripensamento del ruolo
anche riallocativo delle risorse del comune, nonché del principio
di sussidiarietà che deve partire dalla persona e dalla sua autonoma
capacità (che è anche capacità di reddito) e responsabilità
di scegliere tra un'offerta composita di servizi e opportunità
socio - assistenziali. Va sottolineato il fatto che la spesa per assistenza
privata a carico dei cittadini ammonta, secondo stime recenti a oltre
10.000 mld annui e che alcune fonti valutano addirittura a circa il doppio
la domanda di servizi pubblici legati ai nuovi stili e forme di vita.
Lo scenario che questi dati, seppure sommari, aprono, è quello
di un vero e proprio settore d'economia sociale, rispetto al quale la
politica deve interrogarsi e operare scelte coraggiose e tempestive. I
servizi alla persona sono un settore in piena crescita, a forte intensità
di lavoro, a domanda relativamente rigida, ovviamente difficilmente "delocalizzabile".
La carenza in termini di qualità e quantità di manodopera
nei servizi alla persona, in particolare e per quanto qui più interessa
i servizi socio-assistenziali e sanitari, rappresenta una vera e propria
strozzatura per lo sviluppo organico e di qualità del settore e
forse il nodo più problematico dell'intero sistema.
L'amministrazione deve porsi strategicamente nella posizione di regolatore
di una rete integrata di servizi e interventi, non solo socio-assistenziali-sanitari,
facendo conto dell'offerta complessiva prodotta dalle politiche del territorio
(cultura, sport, casa, trasporti, turismo, ecc.). Deve, inoltre, garantire
l'omogeneità dell'offerta sul territorio, in senso quantitativo
e qualitativo, l'accesso, l'informazione, essere in grado di garantire
prestazioni flessibili e individualizzate, più che prestazioni
"preconfezionate".
E' indispensabile pensare ad un sistema molto articolato, di cui il Comune
deve farsi garante, che comprende l'insieme dei servizi essenziali e gratuiti,
dei servizi scelti liberamente nel mercato, servizi promossi dall'ente
pubblico a cui si accede pagando una retta, un ticket o con un buono-servizio.
Questo orientamento già si è tradotto nelle scelte recentemente
operate dalla Conferenza dei Sindaci dell'ULSS 12, su nostra proposta,
di elaborazione di un Progetto Pilota in collaborazione con ULSS, regione,
Enti Gestori, rappresentanze sindacali teso a un utilizzo diversificato
dell'ammontare delle quote sanitarie e di rilievo sanitario per la residenzialità
extraospedaliera con assistenza sanitaria intensiva da parte dei soggetti
gestori, cui le quote sono attribuite. L'ammontare delle quote corrispondente
all'1% della popolazione anziana nella fascia d'età 65 - 75, età
che, grazie al miglioramento delle condizioni di vita e in virtù
di politiche attive (sport, cultura, tempo libero, ecc.) sul territorio,
consente un'esistenza autonoma e indipendente, invece che tradursi in
posti letto, sarà destinato al servizio di Assistenza Domiciliare
Integrata o alla progettazione di strutture innovative che siano il più
aderente possibile ai bisogni delle persone e al mantenimento dei legami
relazionali e sociali. Il progetto prevede un vero e proprio Piano di
formazione dell'operatore/operatrice socio-sanitaria, in modo da garantire
la qualificazione professionale del personale, la precondizione ad un
trattamento contrattuale omogeneo (attualmente sono circa nove i contratti
che regolamentano, nella nostra regione, i rapporti di lavoro del personale
addetto all'assistenza), la stabilità del personale stesso attualmente
caratterizzato da un altissimo tasso di turn-over.
Obiettivi :
- favorire l'autonomia delle persone in perdita di autosufficienza mantenendole
nel proprio ambiente di vita attraverso interventi di supporto nelle attività
della vita quotidiana e interventi di riduzione dei rischi di isolamento
sociale e di impoverimento della qualità della vita, in relazione
anche alle problematiche di ordine economico-sociale;
- assistenza a persone anziane non autosufficienti non in grado di vivere
nel proprio ambiente familiare, attraverso l'erogazione di contributi
economici per il pagamento delle rette in strutture residenziali (Case
di riposo, Residenze Sanitarie Assistenziali);
- ridurre i ricoveri impropri e incongrui negli ospedali e nelle strutture
residenziali.
- favorire l'autonomia delle persone in perdita di autosufficienza e consolidamento
delle alternative al ricovero (assistenza domiciliare, soprattutto integrata,
e centro diurno);
- aumentare gli interventi dell'assistenza domiciliare integrata e gli
interventi del centro diurno e centro diurno Alzheimer;
- favorire la trasformazione delle "Case di riposo" in "Centri
di servizi" articolati (abitazioni protette, servizi residenziali
per anziani parzialmente autosufficienti, ADI, servizi semi-residenziali
per non autosufficienti, servizio mensa a domicilio, ecc.);
- controllo qualità dei servizi socio-assistenziali
Attività previste:
sostegno economico a favore del nucleo di stabile convivenza o della rete
di solidarietà (assegni di solidarietà/cura e buoni servizio);
partecipazione all'attività dell'Unità Operativa Distrettuale
per la valutazione multidisciplinare dei casi attraverso la "scheda
di valutazione multidimensionale dell'anziano" e la redazione e realizzazione
di un progetto personalizzato;
A.D.I.;
pagamento rette, contributi Case di riposo, R.S.A. per ricoveri e Centri
Diurni;
telecontrollo e telesoccorso;
progettazione interventi e servizi innovativi e controllo di qualità.
DISABILI
La legge 104/92 (e successive modifiche e integrazioni) è la fonte
normativa centrale per l'esercizio dei diritti da parte delle persone
disabili e per l'apprestamento degli interventi e dei servizi da parte
dell'ente competente.
Nel Piano di zona sono riportati, in premessa, i Principi di buona prassi,
cui il Piano stesso si deve attenere (vedi le "Linee direttrici della
Commissione Europea per l'attuazione del principio di pari opportunità
per le persone disabili" e "Compendio delle norme standard delle
Nazioni Unite sulle pari opportunità per le persone disabili"
):
I. rispettare i diritti fondamentali;
II. parità di opportunità;
III. cittadinanza e parità di accesso ai beni e servizi;
IV. interdipendenza e solidarietà;
V. rispettare e valutare le differenze;
VI. scelte e controllo;
VII. partecipazione ai processi decisionali;
VIII. assistenza individuale
Obiettivi da conseguire:
- diritto all'integrazione scolastica e socio-lavorativa. Garantire il
diritto allo studio e all'integrazione scolastica e lavorativa anche attraverso
attività integrate su specifico progetto volto a supportare le
responsabilità familiari. Ampliare le opportunità di funzionamento
sociale attraverso interventi di supporto alla formazione professionale,
ai tirocini di lavoro, alle attività lavorative. Sostegno alla
vita quotidiana e alle relazioni che la caratterizzano. Consentire il
mantenimento e/o le opportunità delle relazioni sociali e della
partecipazione sociale, considerati come diritto di cittadinanza. Consentire
che le persone siano parte attiva nelle scelte su come vivere la propria
vita e sui servizi che possono permettere loro di realizzarle. Favorire
la possibilità di scelta. Limitare gli interventi istituzionali
allo stretto necessario per rafforzare l'identità e l'autonomia
della persona (v. quanto espresso nelle "Linee programmatiche"
in relazione ai progetti di "vita indipendente";
- fornire servizi e supporti alle persone con problemi di disabilità
derivanti da malattia o da deficit psichici, fisici o sensoriali per poter
vivere nel modo più indipendente possibile in luoghi di tipo familiare,
prioritariamente nel proprio territorio e/o nella propria comunità,
nonché a persone con bisogni consistenti in situazione di gravità
e di lunga cura. Ricovero in istituto - interventi di mantenimento. Assicurare
i livelli di ospitalità, previa verifica delle possibilità
di reinserimento nel comune di residenza;
- Compartecipazione agli oneri derivanti dal progetto obiettivo sulla
salute mentale con particolare riferimento all'assistenza domiciliare,
alla residenzialità a competenza mista e allo sviluppo delle abilità
sociali e dei comportamenti di salute. L'insieme delle attività
e degli interventi viene gestito attraverso la collaborazione con il dipartimento
di salute mentale dell'AULSS.
Gli interventi a favore dei disabili sono principalmente finalizzati:
all'accudienza scolastica, all'accompagnamento, ai trasporti speciali,
all'assistenza serale, ai ricoveri in istituto quando indispensabili,
all'ospitalità in comunità alloggio o in appartamenti, all'ospitalità
in centri diurni, ai servizi di telecontrollo e di telesoccorso, al superamento
delle barriere architettoniche, alle attività di socializzazione;
mantenere il più a lungo possibile nel proprio ambiente di vita
le persone disabili, sviluppando la collaborazione con le varie realtà
che operano nel settore e con l'AULSS; garantire l'esercizio del diritto
allo studio e alla integrazione scolastica; favorire attività di
socializzazione, di inserimento sociale, e di promozione della qualità
della vita nonché di tutela delle persone.
favorire l'autonomia delle persone in perdita di autosufficienza mantenendole
nel proprio ambiente di vita attraverso interventi di supporto nelle attività
della vita quotidiana e interventi di riduzione dei rischi di isolamento
sociale e di impoverimento della qualità della vita, in relazione
anche alle problematiche di ordine economico-sociale;
favorire il consolidamento dell'ospitalità in strutture residenziali,
in comunità alloggio, in appartamenti e in strutture semiresidenziali,
riduzione dei ricoveri in istituto, sviluppo degli interventi tesi a contrastare
l'emarginazione delle persone disabili;
assicurare un idoneo livello di ospitalità nelle strutture residenziali
e consolidare l'attività di comunità alloggio, gruppi appartamento,
strutture semiresidenziali, attraverso modelli tendenti alla ricostruzione
dell'ambiente familiare e alla promozione dell'autonomia possibile;
compartecipare al progetto obiettivo della salute mentale con particolare
riferimento all'assistenza domiciliare, alla residenzialità e allo
sviluppo delle attività sociali e dei comportamenti di salute.
L'insieme delle attività e degli interventi viene gestito attraverso
una collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale dell'AULSS.
Attività previste:
accudienza ed accompagnamento mediante appalto dei servizi;
trasporti speciali mediante appalto dei servizi;
servizio domiciliare di aiuto e assistenza personale, che comprende interventi
di assistenza domiciliare, assistenza domiciliare integrata e assistenza
serale ed accompagnamento, mediante appalto del servizio;
soggiorni climatici attraverso contributi ad Enti ed associazioni;
interventi diversi di sostegno attraverso contributi alle persone, ad
Enti ed associazioni;
inserimento in strutture residenziali e semiresidenziali (comunità
protette e centri diurni) mediante pagamento rette;
ricoveri in istituti o in strutture similari mediante pagamento delle
rette o contributi alle persone;
area della riabilitazione psichiatrica: progetto GEA, progetto Cascina,
laboratorio Caracciolo, costi relativi alla attuazione dei piani di zona
nel comparto specifico.
Va predisposta un'accurata attività di controllo della qualità
dei servizi.
PROBLEMATICHE EMERGENTI
Obiettivi:
- Consolidamento degli interventi di prevenzione del disagio adolescenziale
e giovanile nel territorio, sostenendo le richiesta di aiuto dei giovani
in difficoltà;
- potenziamento delle attività di animazione di comunità
per favorire esperienze di aggregazione e di socializzazione;
- Promozione di azioni coordinate per la riduzione del danno nell'ambito
della tossicodipendenza;
- promozione di azioni coordinate per la prevenzione socio-sanitaria e
di reinserimento sociale nell'ambito della prostituzione.
Gli interventi nell'area di prevenzione e dei progetti speciali sono
gestiti attraverso alcuni servizi fortemente innovativi, alcuni dei quali
finanziati da progetti speciali; la rete degli educatori di strada per
favorire il riavvicinamento dei giovani in difficoltà, la prevenzione
sanitaria, il reinserimento sociale, l'inserimento lavorativo e scolastico
e il sostegno familiare, l'animazione di comunità che propone iniziative
tese a promuovere la partecipazione attiva da parte della comunità
territoriale, la riduzione del danno rivolto ai tossicodipendenti attivi,
il servizio città-prostituzione che promuove azioni di prevenzione
sanitaria e di sostegno a che sceglie di uscire dalla condizione di sfruttamento.
Assicurare adeguati interventi di prevenzione del disagio adolescenziale
e giovanile nel territorio, sostenendo la richiesta di aiuto dei giovani
in difficoltà; promuovere esperienze di aggregazione e socializzazione
attraverso l'attività di animazione di comunità, particolarmente
riferita ai grandi insediamenti popolari della terraferma; realizzare
azioni coordinate di riduzione del danno nell'ambito della tossicodipendenza;
assicurando, in stretta collaborazione con i Sert, interventi volti ad
aumentare la gamma di possibilità ed opportunità rivolte
ai tossicodipendenti attivi, evitando, come obiettivo prioritario, la
trasmissione del virus HIV e di altre malattie infettive, garantire interventi
di prevenzione socio-sanitaria e di reinserimento sociale nell'ambito
del fenomeno della prostituzione.
Attività previste:
Rete Educatori di Strada:
Prosecuzione delle attività di sostegno educativo e prevenzione
del disagio giovanile rivolte sia a singoli che ai gruppi informali e
dei gruppi inter-servizi finalizzati ad ottimizzare i rapporti di rete
interistituzionale;
Prosecuzione dell'attività di sostegno formativo rivolto agli educatori
con particolare riferimento alla relazione educatore-utente. Interventi
di consulenza specifica ad alta qualificazione professionale;
Prosecuzione degli interventi di sensibilizzazione nelle scuole medie
e superiori tese a migliorare la qualità delle relazioni all'interno
del gruppo classe e tra insegnanti e allievi;
Prosecuzione e consolidamento del progetto denominato "Servizio integrazione
e sostegno scolastico" integrato anche con attività di animazione
nel periodo estivo. Organizzazione di incontri formativi sul tema del
disagio adolescenziale rivolti ai volontari che collaborano con gli educatori
del servizio;
Prosecuzione delle esperienze di tirocinio pre-lavorativo per giovani
in situazioni di disagio sociale mediante affidamento a cooperativa sociale;
Realizzazione di dibattiti, iniziative culturali e promozionali, pubblicazioni,
stampa materiali, studi e ricerche. Eventuali prestazioni d'opera occasionali.
Acquisto di dotazioni d'ufficio, di materiale tecnico - didattico, di
documentazione e bibliografico;
Progetti ex 285.
E.t.a.m. - Animazione di Comunità:
Prosecuzione degli interventi negli insediamenti popolari volti alla promozione
di una migliore qualità della vita e alla riduzione dei fattori
di rischio e del disagio sociale.
Organizzazione e sostegno delle attività di animazione e socializzazione,
ricreative, culturali e di formazione da attuarsi nei quartieri popolari,
con l'erogazione di contributi economici a fronte della realizzazione
di progetti direttamente gestiti da associazioni rappresentative dei singoli
insediamenti. Incarichi a rapporto professionale per la supervisione tecnico
- formativa rivolta al servizio sul tema dello sviluppo di comunità.
Prosecuzione del progetto Comunicazione con la realizzazione dei fogli
informativi interni in ogni insediamento. Incarico a rapporto professionale.
Prosecuzione del progetto Carmide- Salute e Comunità, in collaborazione
con la AULSS n.12 Veneziana. Incarico a rapporto professionale.
Avvio di attività specifiche rivolte ai minori e alla donna valorizzando
le esperienze di auto-aiuto e di autogestione.
Prosecuzione di un progetto rivolto alle persone anziane al fine di contrastare
la perdita di autonomia (in collaborazione con il servizio Anziani).
Progetti ex. 285 e contratto di quartiere (villaggio Sinti).
Città e Prostituzione:
Prosecuzione degli interventi educativi, di informazione e di prevenzione
sanitaria attuati nel territorio mestrino e in quello dei comuni di Mogliano
Veneto e Preganziol mediante il dispositivo dell'Unità di strada.
Lavoro di rete con gli altri servizi comunali, sanitari, forze dell'ordine
e organi giudiziari. Collaborazione con Aussl n.10 Veneto Orientale.
Prosecuzione degli interventi rivolti alle utenti del servizio che facciano
specifica richiesta d'aiuto, con inserimento temporaneo in strutture di
accoglienza o in famiglie ospitanti con sostegno economico, progetti di
integrazione sociale e lavorativa, attività di tutela dei diritti
civili e assistenza legale.
Prosecuzione delle attività che abbiano come obiettivo la riduzione
della conflittualità tra il mondo della prostituzione di strada
e la cittadinanza coinvolta.
Attività teorico - formativa rivolta agli operatori del servizio,
attività di mediazione culturale a favore dell'utenza.
Prosecuzione della collaborazione operativa già in atto con associazioni
particolarmente qualificate nel campo della prostituzione e con Enti pubblici
che collaborano a diverso titolo con il servizio.
Realizzazione di dibattiti, iniziative culturali e promozionali, pubblicazioni,
stampa materiali, studi e ricerche. Acquisto di dotazioni d'ufficio, di
materiale tecnico - didattico, di documentazione e bibliografico.
Riduzione del danno:
Prosecuzione degli interventi pragmatici volti ad aumentare la gamma delle
possibilità ed opportunità rivolte ai tossicodipendenti
attivi per permettere loro di convivere con la tossicodipendenza, evitando,
come obiettivo prioritario, la trasmissione del virus HIV e di altre malattie
infettive e la riduzione del danno e dei rischi fisici, psichici e sociali.
Prosecuzione delle attività previste dal dispositivo denominato
"Unità di strada". Incarichi a rapporto professionale
agli operatori previsti e consulenza teorico - formativa a carattere specialistico.
Affidamento incarico ad associazioni, cooperative sociali, ONLUS, per
la fornitura di prestazioni rese da "opinion leaders", tossicodipendenti
attivi, nell'ambito di attività progettuali.
Prosecuzione delle attività del dispositivo denominato "Agenzia
di comunicazione.
Prosecuzione delle attività del dispostivo denominato "Centralino",
help line telefonica per le persone tossicodipendenti e loro familiari
mediante incarico ad idoneo centro servizi.
Attivazione del dispositivo "Inserimento lavorativo di tossicodipendenti"
mediante affidamento ad associazione, ONLUS o cooperativa sociale per
la relativa sperimentazione.
Realizzazione di dibattiti, iniziative culturali e promozionali, pubblicazioni,
stampa materiali, studi e ricerche. Acquisto di dotazioni d'ufficio, di
materiale tecnico - didattico, di documentazione e bibliografico.
IMMIGRATI E NOMADI
L'amministrazione comunale, nel corso di questi anni, ha dovuto far fronte,
senza altro sostegno che il contributo statale ai profughi provenienti
dai territori della ex Jugoslavia, sospeso da due anni, all'accoglienza
di centinaia di persone, prevalentemente Rom, fuggite alla guerra e, più
recentemente, alla distruzione dei villaggi e alla pulizia etnica perpetrata
nei loro confronti in Kosovo.
Anche a seguito della volontà espressa dal Consiglio Comunale
con l'o.d.g. approvato nella seduta del 2/3 ottobre 2000, l'amministrazione
è chiamata a profondere uno sforzo straordinario per superare la
dimensione del "campo profughi", provvedendo alla chiusura definitiva,
seppur progressiva, dei campi di accoglienza che ancora ospitano oltre
trecento Rom, a S.Giuliano e Zelarino e procedere al progressivo inserimento
sociale attraverso la ricerca di soluzioni abitative e di opportunità
lavorative.
L'avvenuta sistemazione in alcune case di edilizia pubblica e l'uscita
di famiglie residenti nei campi, che con l'aiuto del comune sono riuscite
a trovare l'alloggio nell'ambito del mercato privato segnano l'avvio del
processo di dismissione dei campi che la Giunta e il Sindaco intendono
porre tra le priorità di mandato. La politica dell'accoglienza
e dell'inserimento di immigrati, rifugiati e richiedenti asilo deve svilupparsi
a causa del continuo e persistente arrivo di stranieri.
E' stato presentato, a luglio del 2000 al Ministero dell'Interno il Progetto
Otto per Mille, nell'ambito del Progetto pilota proposto dal Ministero
stesso, Acnur e Anci, in accordo con il Consiglio Provinciale dell'Immigrazione.
Naturalmente la politica dell'immigrazione e dell'accoglienza, se vuole
raggiungere l'obiettivo di far crescere le relazioni interculturali e
l'inserimento delle minoranze straniere nella comunità locale,
non può limitarsi a funzionare come servizio all'interno dell'assessorato
alle politiche sociali, ma deve riguardare l'intera rete dei servizi e
delle pubbliche attività. In questo senso, si stanno organizzando
numerose iniziative e progetti con le scuole primarie e secondarie dell'obbligo
e si intende continuare l'attività di promozione di cittadinanza
attiva delle comunità ospitate, anche attraverso iniziative di
informazione e comunicazione innovative (trasmissioni radiofoniche, ecc.).
Il Servizio Immigrati dovrà offrire i propri services, come sta
già in parte facendo, alle altre istituzioni e soggetti che interagiscono
con le persone immigrate. Sta, inoltre, passando alla fase progettuale
esecutiva il villaggio dei Sinti, frutto di un pregevole contratto di
quartiere, che sarà realizzato in via Vallenari, a Mestre.
Obiettivi:
- accoglienza, integrazione sociale e culturale degli immigrati, dei rifugiati,
dei richiedenti asilo e degli sfollati della ex Jugoslavia; sostegno all'inserimento
lavorativo e abitativo nonché alla scolarizzazione di minori e
adulti;
- potenziamento delle attività per realizzare relazioni e scambi
tra popolazione locale e immigrata;
- sviluppo del sostegno all'inserimento lavorativo e abitativo e alla
scolarizzazione di minori e adulti.
Attività previste:
informazione, segretariato sociale, interpretariato;
assistenza legale al servizio e agli immigrati;
interventi di natura economica;
gestione e attività volte alla graduale dismissione dei campi di
accoglienza;
interventi di accoglienza e ospitalità;
iniziative volte a favorire la scolarizzazione dei bambini stranieri e
l'alfabetizzazione degli adulti;
iniziative a carattere socio-culturale anche attraverso sostegni e contributi
ad enti e associazioni;
progetti ex L. 285;
centro di documentazione.
Osservatorio per le politiche sociali e volontariato
Un assessorato alle politiche sociali deve necessariamente essere dotato
di uno strumento per analizzare, interpretare, decifrare la realtà
verso la quale dirige le proprie politiche. Indispensabile che queste
stiano al passo con il cambiamento , che esercitino autorevolmente e con
competenza il proprio ruolo di indirizzo alla comunità, che non
si sovrappongano o, peggio, siano di ostacolo alle buone mediazioni e
risposte che la comunità autonomamente esprime per risolvere problemi
e soddisfare desideri ed esigenze. L'osservatorio deve fornire informazioni
e stimoli utili per la programmazione partendo dalla conoscenza della
tipologia dell'utenza, delle domande di prestazioni e servizi , del modificarsi
dei fenomeni sociali sviluppando un sistema informatico di raccolta dati.
Deve essere in grado di fornire supporto e sostegno al volontariato, sviluppare
la comunicazione e l'informazione reciproca tra l'ente locale, gli altri
enti pubblici, i quartieri, i soggetti del terzo settore e le/i cittadini,
mantenendo alto il livello del confronto e del dibattito, attraverso l'organizzazione
di momenti pubblici di confronto, convegni, conferenze, la redazione della
rivista, ecc.. Deve erogare contributi economici ad associazioni in ragione
dell'attività svolta in ambito sociale, secondo una programmazione
concertata con le associazioni e le priorità stabilite dell'assessorato.
L'osservatorio dovrà dedicare uno sforzo particolare all'attività
di supporto all'elaborazione dei progetti europei, in collaborazione con
l'assessorato alle politiche comunitarie e relazioni internazionali, alcuni
dei quali determinanti per lo sviluppo di interventi innovativi e il potenziamento
di servizi in aree deficitarie.
L'osservatorio dovrà svolgere un ruolo di supporto per la raccolta
dati, messa in rete, collegamento progetti, a servizio delle attività
svolte in applicazione della L. 285.
Attività previste:
sistema raccolta dati, studi e ricerche;
supporto elaborazione progetti;
servizi a sostegno di associazioni;
pubblicazione rivista polis;
contributi ad associazioni.
Assessora Luana Zanella
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