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Politiche sociali e rapporti con il volontariato

Ogni programma di referato va articolato, ai sensi dell'art. 10 dello Statuto, nei seguenti punti:
1. La situazione in atto
2. Obiettivi per il quinquennio 2000-2005
3. Obiettivi per il 2001
4. Politiche e strumenti

Il programma di mandato, che qui presentiamo, è strettamente connesso alla scelta di fondo dell'amministrazione comunale di attribuire un ruolo centrale alle Politiche Sociali nel programma di governo a garanzia dell'effettiva promozione e realizzazione del welfare municipale.

Il Bilancio 2000, che ereditiamo dall'amministrazione precedente, prevede un piano di utilizzo delle risorse tale da garantire e consolidare le attività, gli interventi e i servizi già avviati nel corso degli anni passati e dare ulteriore impulso allo sforzo fin qui compiuto.

Il sistema di welfare delineato dalla Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, testo a cui è necessario riferirsi in "combinato disposto" con il Dlgs. 19 giugno 1999, n. 229, che riordina la disciplina in materia sanitaria, impone all'ente locale di programmare e organizzare il sistema integrato di interventi e servizi sociali, secondo i principi di sussidiarietà (verticale e orizzontale), cooperazione, efficacia, efficienza ed economicità, omogeneità, ecc., per far fronte a bisogni che riguardano non solo i soggetti cui per tradizione provvedono le politiche sociali comunali, ma a situazioni di difficoltà, disagio, rischio e sofferenza, talvolta meno conclamate ed evidenti, magari temporanee, ma diffuse e alle quali occorre dare risposta adeguata e tempestiva, pena il loro irrimediabile aggravamento.

Più precisamente il disegno di legge conferisce al comune le seguenti funzioni:

a. programmazione, progettazione, realizzazione del sistema locale dei servizi sociali a rete, indicazione delle priorità e dei settori di innovazione;
b. erogazione dei servizi e di provvidenze economiche per gli indigenti e per le persone in difficoltà in genere, nonché delle attività assistenziali già attribuite alle province;
c. erogazione di titoli per l'acquisto di servizi sociali;
d. autorizzazione, accreditamento e vigilanza dei servizi e delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale;
e. partecipazione al procedimento per l'individuazione degli ambiti territoriali per la gestione unitaria del sistema locale dei servizi sociali a rete;
f. promozione delle risorse delle collettività locali attraverso forme innovative di collaborazione;
g. coordinamento di programmi ed attività degli enti attori del sistema dei servizi sociali su base locale;
h. adozione di strumenti per la semplificazione amministrativa ed il controllo di gestione per la valutazione di efficienza ed efficacia delle prestazioni assistenziali;
i. attivazione di forme di consultazione delle organizzazioni del terzo settore;
j. garanzia ai cittadini dei diritti di partecipazione al controllo della qualità dei servizi;
k. integrazione economica per il ricovero di propri cittadini in extracomunali.

E' evidente, anche alla luce della normativa che, a breve, sarà vigente, il ruolo centrale e forte che l'ente comunale dovrà assumere all'interno del nuovo sistema di Welfare. In questo senso, la nostra amministrazione può avvantaggiarsi di un sistema di servizi e interventi, progettato e realizzato nel corso degli ultimi anni, che ha anticipato culturalmente e operativamente molti degli aspetti della legge di riforma dell'assistenza e ha costituito un punto di riferimento teorico e pratico importante e riconosciuto.

Un'amministrazione all'altezza della sfida dei tempi dirige, infatti, il proprio agire, impegnandosi a non dare per scontati schemi di lettura dei bisogni e dei desideri delle cittadine e dei cittadini, né tantomeno protocolli statici di risposte. Deve, invece, sforzarsi a stare vicina e attenta alla realtà, che incessantemente cambia, in modo tale da cogliere domande non sempre espresse con chiarezza, individuare per tempo presenze di disagio e squilibrio, saper stare alle contraddizioni, facendosene carico e stabilendo relazioni feconde e vitali con le espressioni più dinamiche della comunità, dalle associazioni del privato sociale, al volontariato, a singoli e singole che intendono, in uno spazio pubblico da ripensare rifondare, misurarsi attivamente con la costruzione del Welfare municipale.

Le politiche sociali devono confrontarsi con una trasformazione di fondo della società dovuta a rapporti totalmente modificati tra i sessi. L'affermazione della libertà femminile nei processi sociali, economici e culturali ha comportato una vera e propria rivoluzione delle forme di vita, dei modelli di comportamento, delle aspettative, dei desideri e dei bisogni. Il sorpasso della scolarizzazione femminile, l'aumento dell'offerta di lavoro e dell'occupazione delle donne, la tendenza a sposarsi di meno e in età più avanzata, a divorziare di più e a fare meno figli o non farne affatto, sono alcuni degli aspetti che segnano le linee di processi di modificazione, ai quali bisogna necessariamente riferirsi per l'apprestamento di politiche praticabili ed efficaci. La direzione in cui muoversi, al presente, non può prescindere da un confronto serrato con l'elaborazione politica e pratica delle donne che ha accompagnato e accompagna la trasformazione stessa. Il che, sotto la guida del precedente assessore Gianfranco Bettin, è avvenuto in più di un'occasione e ha prodotto risultati di gran pregio. Non va, inoltre dimenticata l'elevatissima, quasi esclusiva in certi comparti, presenza femminile nel lavoro sociale, sia diretto che gestionale, sia pubblico che privato, nelle imprese sociali come nelle associazioni di volontariato, la ricchezza dell'esperienza e delle forme autorganizzate operative nei servizi della cura, dei servizi alla persona e nello sviluppo di comunità.

Vien da sé che le politiche sociali devono procedere accompagnate da una forte tensione alla ricerca di modelli organizzativi e pratiche di intervento sperimentali. Anche i servizi più consolidati, d'altronde, sono caratterizzati, nel nostro settore, da un grado relativamente basso di standardizzazione.

L'affidamento dei servizi a soggetti terzi, sempre più presente e importante, i rapporti con l'area del cosiddetto privato sociale e del volontariato, comporta la necessità da parte dell'ente comunale di assumere un ruolo forte di promozione e stimolo rispetto all'auto-promozione in termini di qualità delle prestazione offerte, dall'autonoma capacità di progettazione, alla formazione del personale addetto.

Per i servizi ad alta integrazione socio-sanitaria (salute mentale, handicap, aids, tossicodipendenze, anziani non autosufficienti) esistono norme per l'accreditamento delle strutture residenziali, semiresidenziali, ambulatoriali. Per i servizi rilevanti, in assenza di direttive in materia di qualità, in attesa dell'approvazione definitiva della legge quadro sull'assistenza, l'amministrazione può praticare un'opportuna e mirata "politica d'acquisto" e orientare i fornitori a rispondere in termini di "risultati", non di "adempimenti".

Esiste, infine, la necessità di regolare e far emergere dal sommerso l'offerta di servizi a domicilio, dal servizio di baby-sitter, ai collaboratori domestici a tempo pieno, all'assistenza e custodia degli anziani, attraverso misure atte a promuovere la qualità del servizio e la professionalità del personale impiegato.

Per quanto riguarda l'articolazione dei servizi e delle attività del settore socio-educativo nell'ambito delle MUNICIPALITA', a cui verranno assegnati compiti e funzioni ora di competenza comunale, sarà necessario, alla luce della sperimentazione che, a breve, coinvolgerà il Quartiere di Marghera - Catene - Malcontenta e del Lido, e degli indirizzi espressi dal Consiglio Comunale, ridefinire la dotazione e l'organizzazione della Direzione Centrale Politiche sociali ed educative già previste nel piano dettagliato degli obiettivi.

LINEE PROGRAMMATICHE

Obiettivo fondamentale delle Politiche sociali è la sostanziale continuità di un'azione che ha visto il sistema dei servizi alla persona, come viene riconosciuto assai diffusamente, tutelare sia fasce tradizionalmente assistite - ma con metodi e finalità del tutto rinnovati e riqualificati - sia soggetti portatori di nuove forme di disagio e di bisogno. In particolare, le politiche sociali, che hanno posto al centro dell'attenzione le persone anziane e i disabili, devono trovare continuità nell'estensione crescente e nella caratura innovativa e meditata dei servizi offerti, ponendo come priorità il mantenimento in situazioni di autonomia degli utenti, la loro permanenza nel domicilio e nell'ambito familiare e sociale di riferimento, attraverso gli strumenti che consentono il raggiungimento di tale obiettivo (assistenza domiciliare integrata, centri diurni, rete sociale e parentale da sostenere, ecc.). Analogamente, nei casi nei quali si rende necessario il ricovero, sarà necessario mettere a disposizione strutture adeguate, diffuse nel territorio, secondo quanto stabilito nel Piano di zona.

I ricoveri e inserimento in strutture residenziali o semiresidenziali di anziani non autosufficienti, disabili, minori e adulti in difficoltà, a cui la spesa dell'assessorato alle Politiche Sociali è fortemente ancorata, dovranno sempre di più essere pensati all'interno di un'offerta flessibile, articolata e integrata di risposte tese a mantenere il più possibile la persona in perdita di autonomia, al proprio domicilio, a favorirne una precoce deospedalizzazione e impedirne l'ospedalizzazione impropria, garantendo l'assistenza sociosanitaria necessaria.

In particolare, per le case di riposo e le residenze sanitarie assistenziali, è necessario ribadire che le prestazione erogate sono in misura crescente di natura sanitaria e che, dunque, vanno poste a carico del servizio sanitario nazionale e non, come accade oggi in misura ormai insopportabile, degli ospiti, delle loro famiglie, o delle amministrazioni comunali nei casi di indigenza: di questo obiettivo l'amministrazione dovrà farsi portavoce e aprire vertenze con Regione, soprattutto, e Governo.

Per quanto riguarda i disabili, sempre più, l'orizzonte cui tendere è quello della "vita indipendente", cioè di quel sistema di servizi e di prestazioni spesso domiciliari che consentano il massimo di autonomia, di possibilità di movimento e di vita pienamente libera. Vita indipendente significa anche porsi in ascolto delle persone disabili e delle famiglie, uscendo dalla deriva assistenzialistica e favorendo l'inserimento della persona disabile nel tessuto della comunità locale, nella rete dei servizi (cultura, sport, istruzione, ecc.) e delle relazioni, evitando ogni forma di emarginazione e favorendo, nell'elaborazione e realizzazione dei progetti, il protagonismo degli, delle interessati/e. Analogamente va proseguito il lavoro che in questi anni ha potenziato fortemente strutture e comunità che offrono opportunità di lavoro e di apprendimento, o di piena ospitalità a volte, per i disabili.

Per quanto riguarda la salute mentale l'amministrazione intende porre con forza il problema della piena realizzazione del progetto obiettivo salute mentale, a cui compartecipa con particolare riferimento alla riabilitazione psichiatrica, all'assistenza domiciliare, alla residenzialità e allo sviluppo delle attività sociali e dei comportamenti di salute, e l'effettiva e fattiva collaborazione con il Dipartimento di Salute mentale dell'Aulss 12, secondo gli accordi del Piano di zona, che vanno confortati da precisi impegni, in termini di risorse, da parte dell'Aussl.

Gli interventi a favore delle fasce più deboli della popolazione devono essere accompagnati da quelli che favoriscono la prevenzione dei disagi, che combattono, al primo manifestarsi, l'emarginazione e l'esclusione, favorendo lo sviluppo della comunità.

Spazio essenziale è quello degli interventi a tutela dei minori che, specie per i minori stranieri, ha occupato un ruolo crescente in questi anni e che va ridefinito ulteriormente sia nella direzione della prevenzione e del recupero da forme di disagio, marginalità, abbandono, sfruttamento sia, sul versante opposto, con lo sviluppo di opportunità o potenzialità, favorendo le capacità educative del nucleo famigliare e della rete sociale di riferimento, combattendo ciò che rende la città nemica dei bambini e dei ragazzi e contrastando vuoti e abbandoni che i minori avvertono e subiscono per primi.
Accanto a questi riferimenti più classici, anche se radicalmente ripensati, dell'intervento sociale pubblico, vanno rafforzati i numerosi servizi e progetti avviati in favore di nuovi soggetti portatori di domande, rischi e bisogni - e anche di opportunità positive - a cominciare dagli immigrati (residenza, accesso ai servizi, primo orientamento, diritti di cittadinanza a cominciare dal voto amministrativo, rappresentanza diretta), dai rifugiati e dagli sfollati (per i quali il Comune di Venezia è stato in prima fila in questi anni) per proseguire con i soggetti segnati dalle nuove forme di violenza e di emarginazione (tutti i destinatari dei servizi "di strada": dai tossicodipendenti ai senza fissa dimora, alle prostitute, ai ragazzi a rischio specialmente nelle periferie).
Tutti questi interventi, ed altri analoghi e collegati, non possono realizzarsi compiutamente se non in integrazione con i corrispettivi attivati da altri enti (in particolare l'azienda Ulss), col volontariato e con il cosiddetto "privato sociale" e tutto l'insieme di iniziative e imprese operanti nel sociale che va sotto il nome di "terzo settore".

Per raggiungere la complessità dei propri obiettivi, l'amministrazione comunale si è dotata di un'ampia e collaudata rete di servizi e ha elaborato macroprogetti per aree (Minori, Adulti, Anziani, Disabili, Problematiche emergenti - marginalità urbane - immigrazione), che vanno in parte ripensate nella prospettiva di una riorganizzazione del settore e della sua messa "in asse" con altri servizi alla persona, attualmente collocati in altri settori.

Per quanto riguarda gli aspetti socio-sanitari, va sottolineato che uno dei problemi di cui il Sindaco, in base alle responsabilità e compiti conferiti dalla legislazione in materia sanitaria, dovrà farsi carico è quello di espressione ed esercizio della rappresentanza politico-sociale della comunità a fronte di un'organizzazione aziendalistica dell'AULSS. A livello di analisi dei bisogni e individuazione delle priorità, il punto di vista delle Conferenza dei sindaci può anche divergere rispetto a quelle prodotte dal direttore generale, per moltissime ragioni, non ultimo una visione strategica diversa rispetto a quella espressa dalla programmazione regionale, di cui l'AULSS è pur sempre strumento.

E' indispensabile che la Conferenza dei sindaci, e in particolare il nostro Comune, che ne esprime tradizionalmente il presidente, abbia tutti gli strumenti, a partire dalle informazioni, per poter esprimere le linee di indirizzo all'AULSS, esaminarne il bilancio e controllare il raggiungimento degli obiettivi e i risultati, giudizio a cui si collega la richiesta di conferma o revoca del direttore generale.

Uno degli obiettivi da realizzare a breve termine è il coordinamento stabile e una integrazione effettiva tra le politiche sanitarie e sociali dei diversi enti. Il Piano di zona dei servizi socio-sanitari, avviato dall'amministrazione uscente insieme all'AULSS e alle associazioni e strutture del volontariato, è lo strumento privilegiato di programmazione sociosanitaria e che porta a unitarietà e coerenza l'insieme di servizi e interventi a integrazione socio sanitaria già, in buona parte, operanti sul territorio. I gruppi di lavoro, formati da tutti i soggetti coinvolti nell'elaborazione della pianificazione di zona, stanno ultimando l'adeguamento di alcune parti del piano alla luce delle più recenti normative e consultazioni finali.

E' evidente che, in questa prospettiva, va il ruolo del Distretto Socio-Sanitario dovrà essere centrale. Attraverso un'adeguata politica di trasferimenti di risorse e strumenti, nonché di integrazione tra servizi, il Distretto, infatti, deve divenire l'ambito di interazione tra le varie realtà operanti nel sociale e nel sanitario, il luogo preposto al coordinamento e all'elaborazione delle risposte ai bisogni sanitari e socio-assistenziali ma soprattutto il centro di una rinnovata attenzione ai progetti concreti di prevenzione, di educazione sanitaria e di sorveglianza anche epidemiologica delle persone sane.

Il Piano di zona dei servizi socio-sanitari, elaborato da Comune e AULSS, fornisce linee guida, obiettivi e programmi precisi per realizzare queste politiche. Il loro avvento, seguito ad anni di lavoro comune e di esperienza concreta sul campo, rappresenta un decisivo salto di qualità e connette non solo l'azione di istituzioni ed enti diversi, e li collega a loro volta al volontariato e al "privato sociale" appunto, ma definisce una prospettiva e una prassi tecnicamente e politicamente qualificate, che agiscono in chiave di prevenzione ma anche di recupero, di riabilitazione come di affermazione delle potenzialità di tutti i soggetti coinvolti, concependo sempre l'utente come persona capace di autonomia e dotata di diritti da rispettare comunque.

Il complesso dei servizi sociali va raccordato alle politiche sanitarie, a proposito delle quali si delinea ormai chiaramente un ruolo più definito e forte dell'Ente locale. Sarà quindi necessario adeguare la struttura preposta alla programmazione sanitaria, così da mettere l'amministrazione in grado di svolgere tale compito fondamentale (anche per gli obiettivi precisi dei prossimi anni: riorganizzazione e riqualificazione della rete sanitaria del centro storico e del Lido, realizzazione del nuovo ospedale di Mestre, completamento di riequilibrio tra ospedale e territorio ecc.). Per tutto questo, sia pure nell'estrema attenzione all'equilibrio di bilancio, sarà necessario garantire le adeguate risorse finanziarie e la necessaria dotazione tecnico-professionale e umana, fondamentale in un settore che lavora essenzialmente sulle relazioni interpersonali, anche pretendendo dall'ente regionale il finanziamento necessario.

Naturalmente, la qualità sociale della vita di una comunità non dipende soltanto dai servizi strettamente dedicati ad essa. E' il frutto di livello di civiltà, di uno stato di salute socio-demografica ed economica, di un vitalità sociale e culturale che dipendono da molte variabili. I servizi sociali - anche laddove sono già molto robusti e avanzati come a Venezia e anche ulteriormente potenziati e qualificati - non possono reggere da soli il peso della tutela, della solidarietà, della promozione umana. E' l'insieme delle politiche dell'amministrazione che determina la vera capacità dell'Ente di sostenere i cittadini nella loro vita quotidiana, aiutandoli nelle difficoltà e affiancandoli nella ricerca di opportunità sempre migliori.

La legge 285/97 sull'infanzia e l'adolescenza, che ha coinvolto più settori dell'amministrazione con finanziamenti considerevoli, potrà costituire un forte stimolo a politiche sociali dirette alla totalità della popolazione e ad affrontare lo sviluppo delle risorse e competenze della comunità, a partire dall'accentuazione sul tema dell'agio, rispetto a quello del disagio, spingendo i servizi ad un lavoro in rete, vincolando i finanziamenti alla concertazione tra servizi ed enti, all'accordo di programma tra gli attori pubblici e del privato sociale, alla cogestione dei progetti, ad una puntuale verifica.

Anche il bisogno di maggiore sicurezza deve trovare risposta. Malgrado esso sia stato in questi tempi recenti alimentato spesso artificiosamente, con vere e proprie campagne allarmistiche il cui intento strumentale va denunciato, il senso di insicurezza e a volte di paura nasce anche dalle trasformazioni del tessuto urbano e delle relazioni sociali contemporanee. L'amministrazione comunale di Venezia ha sempre integrato, in questi anni, nel proprio lavoro sociale una specifica cura per gli aspetti della sicurezza, per gli intrecci tra il disagio, la devianza, l'abbandono e il crimine, affiancando con i propri strumenti e ruoli istituzionali il compito di intelligence e di prevenzione delle forze dell'ordine e della magistratura. La stretta collaborazione ha consentito efficaci interventi e un costante presidio e monitoraggio del territorio e in particolare dei fenomeni più difficili e pericolosi. Va quindi ulteriormente potenziata la capacità della struttura dell'amministrazione di affrontare in termini sociali e culturali - e operativi per quel che riguarda in particolare il corpo dei vigili urbani - la questione della sicurezza, sviluppando ulteriormente competenze e strumenti ad essa dedicati e strettamente integrati col complesso dei servizi sociali.

L'attività dell'Osservatorio alle Politiche Sociali e Volontariato continuerà a garantire il lavoro di monitoraggio, di analisi dei fenomeni sociali, di comunicazione e informazione.

AREE DI INTERVENTO

INFANZIA E ADOLESCENZA
Gli interventi a favore dei minori sono principalmente finalizzati a prevenire il disagio e a sostenere i percorsi di crescita (centri età evolutiva), a incrementare le alternative al ricovero in istituto (affido, tutela domiciliare), al ricovero, quando le altre vie si rivelano impraticabili, presso comunità di accoglienza o in istituto.

Il Piano di zona dell'area materno - infantile prevede il sostegno e la tutela del/della minore in tutti i suoi contesti evolutivi, mirando a rispettare, riconoscere, sviluppare le relazioni di vita primarie, a partire da quella con la madre, poiché porre il bambino e la bambina, il ragazzo e la ragazza al centro della programmazione delle attività dei servizi dell'area materno - infantile implica il coinvolgimento di tutto il suo mondo relazionale.

Risulta essenziale promuovere azioni di supporto ai contesti familiari, scolastici e sociali, nei quali il/la minore cresce, per favorire e rafforzare la capacità di offrire ciò di cui c'è necessità, nonché di rilevare e di affrontare rapidamente situazioni di disagio e sofferenza. Nell'età evolutiva, infatti, così come ogni tempestivo stimolo positivo assume importanti effetti benefici, ogni ritardo può ampliare la crisi evolutiva e compromettere pesantemente lo sviluppo del/della minore. Gli interventi sociali, socio-sanitari e sanitari vanno fortemente integrati, così come i servizi pubblici e quelli del privato sociale vanno concepiti all'interno di una rete unica, che garantisca facilità di accesso e coerenza di distribuzione sul territorio.

CENTRI ETÀ EVOLUTIVA
Obiettivi:
Prevenire il disagio, sostenere i percorsi evolutivi di bambini/e e ragazzi/e da 6 a 14 anni con particolare attenzione ai minori a rischio.
Collaborare fra servizi per creare la rete di supporto per bambini/e, ragazzi/e e famiglie in difficoltà.
Sostenere le famiglie, soprattutto multiproblematiche, le mamme e i papà, gli educatori, gli insegnanti nello svolgimento della loro funzione educativa.
Diffondere nella comunità educante una sempre maggiore attenzione ai bisogni dei bambini/e e ragazzi/e e sensibilizzare maggiormente le persone adulte ai fattori di rischio, disagio e devianza.

Attività previste:
Laboratori creativi e animazione
Attivazione nuove forme consulenza educativa alle famiglie multiproblematiche e incremento della consulenza ai genitori. Gruppi di sostegno alla funzione genitoriale (Spazio genitori).
Attivazione consulenza educativa agli insegn./educ.Gruppi di formazione sulla relazione educativa (Ed.Insieme Seminari).
Gruppi di riflessione sugli interrogativi dell'educare (Sapere per Prevenire).

PROGETTO PRIMA INFANZIA
Obiettivi:
Prevenire il disagio minorile da 0 a 5 anni con particolare attenzione al contrasto dei fattori di rischio nella fascia 0-3 anni e al rafforzamento della relazione madre - figlia/o;
sensibilizzare la comunità educante e in particolare le famiglie maggiormente a rischio sui bisogni dei bambini da 0 a 5 anni.

Attività previste:
Attivare momenti informativi e di sensibilizzazione sul territorio rivolti ai genitori e agli operatori del mondo dell'infanzia.

TUTELA DEI MINORI

Obiettivi :
- Azioni di promozione e di assistenza educativa alternative all'inserimento in comunità: favorire ed incrementare tutti gli interventi utili per sostenere il minore nel suo ambiente di vita e la sua famiglia, attivando la più ampia differenziazione dei progetti educativi di intervento; ricerca di nuovi modelli di intervento a favore delle famiglie multiproblematiche;
- Azioni di tutela, protezione ed assistenza educativa ai minori provenienti da nuclei familiari pregiudizievoli attraverso l'inserimento in comunità di accoglienza, anche in attuazione di decreti dell'Autorità Giudiziaria e a favore dei minori stranieri non accompagnati, secondo quanto disposto dalla legge 286/98.

Attività previste:
Affidamenti familiari ai sensi della legge 184/83. Erogazione contributi alle famiglie affidatarie; valutazione dell'idoneità delle famiglie aspiranti affidatarie, sostegno educativo alle famiglie affidatarie, promozione dell'affido in ambito di comunità locale e formazione del personale con ricorso a professionisti esterni attraverso incarichi diretti su indicazione del funzionario responsabile del servizio sulla base di criteri costituiti da curricula e documentate esperienze in materia;
Servizio di Tutela Domiciliare Minori in attuazione del Regolamento deliberazione Consiglio comunale n. 128/99896 del 20/21/09/99. Intervento di sostegno educativo al minore, alla funzione educativa genitoriale, all'organizzazione, gestione della vita familiare e cura materiale del minore; consulenze di professionisti esterni; appalto a Cooperativa Sociale;
Erogazione di contributi ai fini attuativi del progetto denominato "A misura di bambino/a" finalizzato a creare pari opportunità educative a minori di famiglie multiproblematiche; servizio di sostegno alle famiglie multiproblematiche mediante incarico di collaborazione con associazioni del privato sociale, su indicazione del funzionario responsabile del servizio, sulla base della esperienza pluriennale acquisita, qualificazione professionale dimostrata e idoneità alle specifiche necessità di sostegno socio educativo alle famiglie multiproblematiche; consulenza formativa sui casi di minori con famiglie multiproblematiche mediante incarico a professionisti esterni su indicazione del funzionario responsabile del servizio sulla base di criteri costituiti da curricula e documentate esperienze in materia;

Promozione di tutti gli interventi utili per sostenere il minore nel suo ambiente di vita e nella sua famiglia, attivando la più ampia differenziazione dei progetti educativi di intervento; incremento delle alternative al ricovero, sviluppo di modelli a favore delle famiglie multiproblematiche;
Ai sensi del D.P.R. 616/77 art. 22 e 23, inserimenti in comunità in regime residenziale o in semiconvitto, mediante convenzioni con associazioni o mediante ricorso diretto alle strutture di accoglienza ed ospitalità ritenute idonee in quanto maggiormente rispondenti al progetto educativo elaborato dal servizio che tiene conto della compatibilità della convivenza tra i minori inseriti; valutazione delle strutture disponibili in base alla ricettività; autorizzazioni periodiche non superiori ai sei mesi per la verifica e l'eventuale riformulazione del progetto educativo da parte del funzionario responsabile del servizio coadiuvato dalla assistente sociale titolare del caso e dalla referente per le comunità; trasferimenti alla Provincia di Venezia;

Progetti ex L.285.

ADULTI
La costituzione di quest'area ha rappresentato il tentativo di pensare e ricomporre in modo integrato interventi e modalità organizzative finalizzati a conoscere, contenere, risolvere, per quanto possibile, situazioni di disagio sociale: si tratta di mettere assieme tutte le informazioni e le esperienze proprie di questo ambito, ma totalmente disperse sia per la storica frammentazione dei servizi e degli interventi, sia per la tendenza ad affrontare i problemi del disagio adulto con risposte puntuali e concrete, ma avulse da un quadro di riferimento e di pensiero che le potesse inserire in una dimensione strategica e di finalità. Al presente, vista la riorganizzazione in atto del settore e la scelta di intervenire sempre di più "per progetti", va ribadito e rafforzato lo sforzo di un maggior coordinamento e migliore integrazione tra i diversi servizi alla persona.

Obiettivi:
- consolidamento degli interventi e dei progetti di assistenza, di reinserimento sociale, di riduzione del disagio sociale, di contrasto dell'emarginazione e della solitudine a favore delle persone adulte che si trovano in difficoltà (spesso senza fissa dimora );
- prosecuzione, potenziamento e ulteriore articolazione interventi in area penitenziaria.

Attività previste:
interventi di prima accoglienza per il soddisfacimento di bisogni primari: erogazione pasti e misure sostitutive;
assistenza e sostegno ad adulti in difficoltà attraverso ospitalità temporanee in strutture e interventi di tipo economico correlati;
sperimentazione di nuovi interventi per la promozione e il sostegno dei processi di autonomia, l'accompagnamento al lavoro e l'inserimento sociale (Progetto Enea, già presentato in giunta e approvato), la formazione di reti di aiuto-aiuto;
prosecuzione degli interventi e dell'attività socio-culturale in area penitenziaria e post penitenziaria, aumentando il numero degli interventi, elaborando nuovi progetti "educativo-occupazionale" (borse lavoro a detenuti anche beneficiari di misure alternative alla detenzione). Collaborazione con l'Ente Veneto Lavoro tramite apposita convenzione;
erogazione contributi economici a detenuti;
definizione di un rapporto più solido e organico con le istituzioni scolastiche e gli enti preposti alla formazione per favorire processi di alfabetizzazione e formazione socioculturale, con le associazioni e il quartiere per favorire il reinserimento sociale e lavorativo;
accoglienza e assistenza, quando necessario, in strutture residenziali strutture protette di accoglienza, asili notturni, mense popolari (va predisposto un tavolo d'intesa con i soggetti interessati, per la programmazione e l'organizzazione del servizio mensa estivo, poiché l'amministrazione sempre più pesantemente è chiamata a garantire tale servizio, nei periodi di chiusura delle mense gestite dal privato sociale);
collaborazione e progressiva integrazione con servizi, quali quello offerto dal Centro Antiviolenza e, più in generale, dai settori (decentramento, sport, cultura, istruzione, ecc.), in modo da individuare una gamma ad ampio spettro di strumenti e opportunità da offrire all'utente in stato di difficoltà.

ANZIANI
E' questa l'area che, più di altre va ripensata e riorganizzata, sia perché la popolazione anziana e molto anziana (superiore agli ottant'anni) è destinata ad aumentare ancora nei prossimi anni, sia per la rilevanza della spesa (a fronte di modesti contributi regionali) sostenuta per l'attività assistenziale (quasi 17 mld.).

Le trasformazioni demografiche, sociali, culturali più recenti si sono tradotte in un infragilimento delle reti di solidarietà familiare e di vicinato. La condizione di solitudine e isolamento delle persone anziane incide fortemente sulle condizioni psicofisiche. Il livello di autonomia e autosufficienza delle persone in età più avanzata, inoltre, dipende direttamente dalla capacità di reddito. A questo proposito, vale la pena di ricordare che la spesa pubblica per l'assistenza complessivamente intesa ammonta a oltre 100.000 miliardi annui, il 90% dei quali sono erogati dallo stato centrale sotto forma di assegni economici e solo il 10% viene erogato dagli Enti Locali come offerta di servizi sociali. qui si impone un ragionamento di fondo sul futuro assetto federalistico dello stato e sul ripensamento del ruolo anche riallocativo delle risorse del comune, nonché del principio di sussidiarietà che deve partire dalla persona e dalla sua autonoma capacità (che è anche capacità di reddito) e responsabilità di scegliere tra un'offerta composita di servizi e opportunità socio - assistenziali. Va sottolineato il fatto che la spesa per assistenza privata a carico dei cittadini ammonta, secondo stime recenti a oltre 10.000 mld annui e che alcune fonti valutano addirittura a circa il doppio la domanda di servizi pubblici legati ai nuovi stili e forme di vita. Lo scenario che questi dati, seppure sommari, aprono, è quello di un vero e proprio settore d'economia sociale, rispetto al quale la politica deve interrogarsi e operare scelte coraggiose e tempestive. I servizi alla persona sono un settore in piena crescita, a forte intensità di lavoro, a domanda relativamente rigida, ovviamente difficilmente "delocalizzabile". La carenza in termini di qualità e quantità di manodopera nei servizi alla persona, in particolare e per quanto qui più interessa i servizi socio-assistenziali e sanitari, rappresenta una vera e propria strozzatura per lo sviluppo organico e di qualità del settore e forse il nodo più problematico dell'intero sistema.

L'amministrazione deve porsi strategicamente nella posizione di regolatore di una rete integrata di servizi e interventi, non solo socio-assistenziali-sanitari, facendo conto dell'offerta complessiva prodotta dalle politiche del territorio (cultura, sport, casa, trasporti, turismo, ecc.). Deve, inoltre, garantire l'omogeneità dell'offerta sul territorio, in senso quantitativo e qualitativo, l'accesso, l'informazione, essere in grado di garantire prestazioni flessibili e individualizzate, più che prestazioni "preconfezionate".

E' indispensabile pensare ad un sistema molto articolato, di cui il Comune deve farsi garante, che comprende l'insieme dei servizi essenziali e gratuiti, dei servizi scelti liberamente nel mercato, servizi promossi dall'ente pubblico a cui si accede pagando una retta, un ticket o con un buono-servizio.

Questo orientamento già si è tradotto nelle scelte recentemente operate dalla Conferenza dei Sindaci dell'ULSS 12, su nostra proposta, di elaborazione di un Progetto Pilota in collaborazione con ULSS, regione, Enti Gestori, rappresentanze sindacali teso a un utilizzo diversificato dell'ammontare delle quote sanitarie e di rilievo sanitario per la residenzialità extraospedaliera con assistenza sanitaria intensiva da parte dei soggetti gestori, cui le quote sono attribuite. L'ammontare delle quote corrispondente all'1% della popolazione anziana nella fascia d'età 65 - 75, età che, grazie al miglioramento delle condizioni di vita e in virtù di politiche attive (sport, cultura, tempo libero, ecc.) sul territorio, consente un'esistenza autonoma e indipendente, invece che tradursi in posti letto, sarà destinato al servizio di Assistenza Domiciliare Integrata o alla progettazione di strutture innovative che siano il più aderente possibile ai bisogni delle persone e al mantenimento dei legami relazionali e sociali. Il progetto prevede un vero e proprio Piano di formazione dell'operatore/operatrice socio-sanitaria, in modo da garantire la qualificazione professionale del personale, la precondizione ad un trattamento contrattuale omogeneo (attualmente sono circa nove i contratti che regolamentano, nella nostra regione, i rapporti di lavoro del personale addetto all'assistenza), la stabilità del personale stesso attualmente caratterizzato da un altissimo tasso di turn-over.

Obiettivi :
- favorire l'autonomia delle persone in perdita di autosufficienza mantenendole nel proprio ambiente di vita attraverso interventi di supporto nelle attività della vita quotidiana e interventi di riduzione dei rischi di isolamento sociale e di impoverimento della qualità della vita, in relazione anche alle problematiche di ordine economico-sociale;
- assistenza a persone anziane non autosufficienti non in grado di vivere nel proprio ambiente familiare, attraverso l'erogazione di contributi economici per il pagamento delle rette in strutture residenziali (Case di riposo, Residenze Sanitarie Assistenziali);
- ridurre i ricoveri impropri e incongrui negli ospedali e nelle strutture residenziali.
- favorire l'autonomia delle persone in perdita di autosufficienza e consolidamento delle alternative al ricovero (assistenza domiciliare, soprattutto integrata, e centro diurno);
- aumentare gli interventi dell'assistenza domiciliare integrata e gli interventi del centro diurno e centro diurno Alzheimer;
- favorire la trasformazione delle "Case di riposo" in "Centri di servizi" articolati (abitazioni protette, servizi residenziali per anziani parzialmente autosufficienti, ADI, servizi semi-residenziali per non autosufficienti, servizio mensa a domicilio, ecc.);
- controllo qualità dei servizi socio-assistenziali

Attività previste:
sostegno economico a favore del nucleo di stabile convivenza o della rete di solidarietà (assegni di solidarietà/cura e buoni servizio);
partecipazione all'attività dell'Unità Operativa Distrettuale per la valutazione multidisciplinare dei casi attraverso la "scheda di valutazione multidimensionale dell'anziano" e la redazione e realizzazione di un progetto personalizzato;
A.D.I.;
pagamento rette, contributi Case di riposo, R.S.A. per ricoveri e Centri Diurni;
telecontrollo e telesoccorso;
progettazione interventi e servizi innovativi e controllo di qualità.

DISABILI
La legge 104/92 (e successive modifiche e integrazioni) è la fonte normativa centrale per l'esercizio dei diritti da parte delle persone disabili e per l'apprestamento degli interventi e dei servizi da parte dell'ente competente.

Nel Piano di zona sono riportati, in premessa, i Principi di buona prassi, cui il Piano stesso si deve attenere (vedi le "Linee direttrici della Commissione Europea per l'attuazione del principio di pari opportunità per le persone disabili" e "Compendio delle norme standard delle Nazioni Unite sulle pari opportunità per le persone disabili" ):

I. rispettare i diritti fondamentali;
II. parità di opportunità;
III. cittadinanza e parità di accesso ai beni e servizi;
IV. interdipendenza e solidarietà;
V. rispettare e valutare le differenze;
VI. scelte e controllo;
VII. partecipazione ai processi decisionali;
VIII. assistenza individuale

Obiettivi da conseguire:
- diritto all'integrazione scolastica e socio-lavorativa. Garantire il diritto allo studio e all'integrazione scolastica e lavorativa anche attraverso attività integrate su specifico progetto volto a supportare le responsabilità familiari. Ampliare le opportunità di funzionamento sociale attraverso interventi di supporto alla formazione professionale, ai tirocini di lavoro, alle attività lavorative. Sostegno alla vita quotidiana e alle relazioni che la caratterizzano. Consentire il mantenimento e/o le opportunità delle relazioni sociali e della partecipazione sociale, considerati come diritto di cittadinanza. Consentire che le persone siano parte attiva nelle scelte su come vivere la propria vita e sui servizi che possono permettere loro di realizzarle. Favorire la possibilità di scelta. Limitare gli interventi istituzionali allo stretto necessario per rafforzare l'identità e l'autonomia della persona (v. quanto espresso nelle "Linee programmatiche" in relazione ai progetti di "vita indipendente";
- fornire servizi e supporti alle persone con problemi di disabilità derivanti da malattia o da deficit psichici, fisici o sensoriali per poter vivere nel modo più indipendente possibile in luoghi di tipo familiare, prioritariamente nel proprio territorio e/o nella propria comunità, nonché a persone con bisogni consistenti in situazione di gravità e di lunga cura. Ricovero in istituto - interventi di mantenimento. Assicurare i livelli di ospitalità, previa verifica delle possibilità di reinserimento nel comune di residenza;
- Compartecipazione agli oneri derivanti dal progetto obiettivo sulla salute mentale con particolare riferimento all'assistenza domiciliare, alla residenzialità a competenza mista e allo sviluppo delle abilità sociali e dei comportamenti di salute. L'insieme delle attività e degli interventi viene gestito attraverso la collaborazione con il dipartimento di salute mentale dell'AULSS.

Gli interventi a favore dei disabili sono principalmente finalizzati:

all'accudienza scolastica, all'accompagnamento, ai trasporti speciali, all'assistenza serale, ai ricoveri in istituto quando indispensabili, all'ospitalità in comunità alloggio o in appartamenti, all'ospitalità in centri diurni, ai servizi di telecontrollo e di telesoccorso, al superamento delle barriere architettoniche, alle attività di socializzazione;
mantenere il più a lungo possibile nel proprio ambiente di vita le persone disabili, sviluppando la collaborazione con le varie realtà che operano nel settore e con l'AULSS; garantire l'esercizio del diritto allo studio e alla integrazione scolastica; favorire attività di socializzazione, di inserimento sociale, e di promozione della qualità della vita nonché di tutela delle persone.
favorire l'autonomia delle persone in perdita di autosufficienza mantenendole nel proprio ambiente di vita attraverso interventi di supporto nelle attività della vita quotidiana e interventi di riduzione dei rischi di isolamento sociale e di impoverimento della qualità della vita, in relazione anche alle problematiche di ordine economico-sociale;
favorire il consolidamento dell'ospitalità in strutture residenziali, in comunità alloggio, in appartamenti e in strutture semiresidenziali, riduzione dei ricoveri in istituto, sviluppo degli interventi tesi a contrastare l'emarginazione delle persone disabili;
assicurare un idoneo livello di ospitalità nelle strutture residenziali e consolidare l'attività di comunità alloggio, gruppi appartamento, strutture semiresidenziali, attraverso modelli tendenti alla ricostruzione dell'ambiente familiare e alla promozione dell'autonomia possibile;
compartecipare al progetto obiettivo della salute mentale con particolare riferimento all'assistenza domiciliare, alla residenzialità e allo sviluppo delle attività sociali e dei comportamenti di salute. L'insieme delle attività e degli interventi viene gestito attraverso una collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale dell'AULSS.

Attività previste:
accudienza ed accompagnamento mediante appalto dei servizi;
trasporti speciali mediante appalto dei servizi;
servizio domiciliare di aiuto e assistenza personale, che comprende interventi di assistenza domiciliare, assistenza domiciliare integrata e assistenza serale ed accompagnamento, mediante appalto del servizio;
soggiorni climatici attraverso contributi ad Enti ed associazioni;
interventi diversi di sostegno attraverso contributi alle persone, ad Enti ed associazioni;
inserimento in strutture residenziali e semiresidenziali (comunità protette e centri diurni) mediante pagamento rette;
ricoveri in istituti o in strutture similari mediante pagamento delle rette o contributi alle persone;
area della riabilitazione psichiatrica: progetto GEA, progetto Cascina, laboratorio Caracciolo, costi relativi alla attuazione dei piani di zona nel comparto specifico.

Va predisposta un'accurata attività di controllo della qualità dei servizi.

PROBLEMATICHE EMERGENTI

Obiettivi:
- Consolidamento degli interventi di prevenzione del disagio adolescenziale e giovanile nel territorio, sostenendo le richiesta di aiuto dei giovani in difficoltà;
- potenziamento delle attività di animazione di comunità per favorire esperienze di aggregazione e di socializzazione;
- Promozione di azioni coordinate per la riduzione del danno nell'ambito della tossicodipendenza;
- promozione di azioni coordinate per la prevenzione socio-sanitaria e di reinserimento sociale nell'ambito della prostituzione.

Gli interventi nell'area di prevenzione e dei progetti speciali sono gestiti attraverso alcuni servizi fortemente innovativi, alcuni dei quali finanziati da progetti speciali; la rete degli educatori di strada per favorire il riavvicinamento dei giovani in difficoltà, la prevenzione sanitaria, il reinserimento sociale, l'inserimento lavorativo e scolastico e il sostegno familiare, l'animazione di comunità che propone iniziative tese a promuovere la partecipazione attiva da parte della comunità territoriale, la riduzione del danno rivolto ai tossicodipendenti attivi, il servizio città-prostituzione che promuove azioni di prevenzione sanitaria e di sostegno a che sceglie di uscire dalla condizione di sfruttamento.
Assicurare adeguati interventi di prevenzione del disagio adolescenziale e giovanile nel territorio, sostenendo la richiesta di aiuto dei giovani in difficoltà; promuovere esperienze di aggregazione e socializzazione attraverso l'attività di animazione di comunità, particolarmente riferita ai grandi insediamenti popolari della terraferma; realizzare azioni coordinate di riduzione del danno nell'ambito della tossicodipendenza; assicurando, in stretta collaborazione con i Sert, interventi volti ad aumentare la gamma di possibilità ed opportunità rivolte ai tossicodipendenti attivi, evitando, come obiettivo prioritario, la trasmissione del virus HIV e di altre malattie infettive, garantire interventi di prevenzione socio-sanitaria e di reinserimento sociale nell'ambito del fenomeno della prostituzione.

Attività previste:
Rete Educatori di Strada:
Prosecuzione delle attività di sostegno educativo e prevenzione del disagio giovanile rivolte sia a singoli che ai gruppi informali e dei gruppi inter-servizi finalizzati ad ottimizzare i rapporti di rete interistituzionale;
Prosecuzione dell'attività di sostegno formativo rivolto agli educatori con particolare riferimento alla relazione educatore-utente. Interventi di consulenza specifica ad alta qualificazione professionale;
Prosecuzione degli interventi di sensibilizzazione nelle scuole medie e superiori tese a migliorare la qualità delle relazioni all'interno del gruppo classe e tra insegnanti e allievi;
Prosecuzione e consolidamento del progetto denominato "Servizio integrazione e sostegno scolastico" integrato anche con attività di animazione nel periodo estivo. Organizzazione di incontri formativi sul tema del disagio adolescenziale rivolti ai volontari che collaborano con gli educatori del servizio;
Prosecuzione delle esperienze di tirocinio pre-lavorativo per giovani in situazioni di disagio sociale mediante affidamento a cooperativa sociale;
Realizzazione di dibattiti, iniziative culturali e promozionali, pubblicazioni, stampa materiali, studi e ricerche. Eventuali prestazioni d'opera occasionali. Acquisto di dotazioni d'ufficio, di materiale tecnico - didattico, di documentazione e bibliografico;
Progetti ex 285.

E.t.a.m. - Animazione di Comunità:
Prosecuzione degli interventi negli insediamenti popolari volti alla promozione di una migliore qualità della vita e alla riduzione dei fattori di rischio e del disagio sociale.
Organizzazione e sostegno delle attività di animazione e socializzazione, ricreative, culturali e di formazione da attuarsi nei quartieri popolari, con l'erogazione di contributi economici a fronte della realizzazione di progetti direttamente gestiti da associazioni rappresentative dei singoli insediamenti. Incarichi a rapporto professionale per la supervisione tecnico - formativa rivolta al servizio sul tema dello sviluppo di comunità.
Prosecuzione del progetto Comunicazione con la realizzazione dei fogli informativi interni in ogni insediamento. Incarico a rapporto professionale.
Prosecuzione del progetto Carmide- Salute e Comunità, in collaborazione con la AULSS n.12 Veneziana. Incarico a rapporto professionale.
Avvio di attività specifiche rivolte ai minori e alla donna valorizzando le esperienze di auto-aiuto e di autogestione.
Prosecuzione di un progetto rivolto alle persone anziane al fine di contrastare la perdita di autonomia (in collaborazione con il servizio Anziani).
Progetti ex. 285 e contratto di quartiere (villaggio Sinti).

Città e Prostituzione:
Prosecuzione degli interventi educativi, di informazione e di prevenzione sanitaria attuati nel territorio mestrino e in quello dei comuni di Mogliano Veneto e Preganziol mediante il dispositivo dell'Unità di strada. Lavoro di rete con gli altri servizi comunali, sanitari, forze dell'ordine e organi giudiziari. Collaborazione con Aussl n.10 Veneto Orientale.
Prosecuzione degli interventi rivolti alle utenti del servizio che facciano specifica richiesta d'aiuto, con inserimento temporaneo in strutture di accoglienza o in famiglie ospitanti con sostegno economico, progetti di integrazione sociale e lavorativa, attività di tutela dei diritti civili e assistenza legale.
Prosecuzione delle attività che abbiano come obiettivo la riduzione della conflittualità tra il mondo della prostituzione di strada e la cittadinanza coinvolta.
Attività teorico - formativa rivolta agli operatori del servizio, attività di mediazione culturale a favore dell'utenza.
Prosecuzione della collaborazione operativa già in atto con associazioni particolarmente qualificate nel campo della prostituzione e con Enti pubblici che collaborano a diverso titolo con il servizio.
Realizzazione di dibattiti, iniziative culturali e promozionali, pubblicazioni, stampa materiali, studi e ricerche. Acquisto di dotazioni d'ufficio, di materiale tecnico - didattico, di documentazione e bibliografico.

Riduzione del danno:
Prosecuzione degli interventi pragmatici volti ad aumentare la gamma delle possibilità ed opportunità rivolte ai tossicodipendenti attivi per permettere loro di convivere con la tossicodipendenza, evitando, come obiettivo prioritario, la trasmissione del virus HIV e di altre malattie infettive e la riduzione del danno e dei rischi fisici, psichici e sociali.
Prosecuzione delle attività previste dal dispositivo denominato "Unità di strada". Incarichi a rapporto professionale agli operatori previsti e consulenza teorico - formativa a carattere specialistico.
Affidamento incarico ad associazioni, cooperative sociali, ONLUS, per la fornitura di prestazioni rese da "opinion leaders", tossicodipendenti attivi, nell'ambito di attività progettuali.
Prosecuzione delle attività del dispositivo denominato "Agenzia di comunicazione.
Prosecuzione delle attività del dispostivo denominato "Centralino", help line telefonica per le persone tossicodipendenti e loro familiari mediante incarico ad idoneo centro servizi.
Attivazione del dispositivo "Inserimento lavorativo di tossicodipendenti" mediante affidamento ad associazione, ONLUS o cooperativa sociale per la relativa sperimentazione.
Realizzazione di dibattiti, iniziative culturali e promozionali, pubblicazioni, stampa materiali, studi e ricerche. Acquisto di dotazioni d'ufficio, di materiale tecnico - didattico, di documentazione e bibliografico.

IMMIGRATI E NOMADI
L'amministrazione comunale, nel corso di questi anni, ha dovuto far fronte, senza altro sostegno che il contributo statale ai profughi provenienti dai territori della ex Jugoslavia, sospeso da due anni, all'accoglienza di centinaia di persone, prevalentemente Rom, fuggite alla guerra e, più recentemente, alla distruzione dei villaggi e alla pulizia etnica perpetrata nei loro confronti in Kosovo.

Anche a seguito della volontà espressa dal Consiglio Comunale con l'o.d.g. approvato nella seduta del 2/3 ottobre 2000, l'amministrazione è chiamata a profondere uno sforzo straordinario per superare la dimensione del "campo profughi", provvedendo alla chiusura definitiva, seppur progressiva, dei campi di accoglienza che ancora ospitano oltre trecento Rom, a S.Giuliano e Zelarino e procedere al progressivo inserimento sociale attraverso la ricerca di soluzioni abitative e di opportunità lavorative.

L'avvenuta sistemazione in alcune case di edilizia pubblica e l'uscita di famiglie residenti nei campi, che con l'aiuto del comune sono riuscite a trovare l'alloggio nell'ambito del mercato privato segnano l'avvio del processo di dismissione dei campi che la Giunta e il Sindaco intendono porre tra le priorità di mandato. La politica dell'accoglienza e dell'inserimento di immigrati, rifugiati e richiedenti asilo deve svilupparsi a causa del continuo e persistente arrivo di stranieri.

E' stato presentato, a luglio del 2000 al Ministero dell'Interno il Progetto Otto per Mille, nell'ambito del Progetto pilota proposto dal Ministero stesso, Acnur e Anci, in accordo con il Consiglio Provinciale dell'Immigrazione.

Naturalmente la politica dell'immigrazione e dell'accoglienza, se vuole raggiungere l'obiettivo di far crescere le relazioni interculturali e l'inserimento delle minoranze straniere nella comunità locale, non può limitarsi a funzionare come servizio all'interno dell'assessorato alle politiche sociali, ma deve riguardare l'intera rete dei servizi e delle pubbliche attività. In questo senso, si stanno organizzando numerose iniziative e progetti con le scuole primarie e secondarie dell'obbligo e si intende continuare l'attività di promozione di cittadinanza attiva delle comunità ospitate, anche attraverso iniziative di informazione e comunicazione innovative (trasmissioni radiofoniche, ecc.).

Il Servizio Immigrati dovrà offrire i propri services, come sta già in parte facendo, alle altre istituzioni e soggetti che interagiscono con le persone immigrate. Sta, inoltre, passando alla fase progettuale esecutiva il villaggio dei Sinti, frutto di un pregevole contratto di quartiere, che sarà realizzato in via Vallenari, a Mestre.

Obiettivi:
- accoglienza, integrazione sociale e culturale degli immigrati, dei rifugiati, dei richiedenti asilo e degli sfollati della ex Jugoslavia; sostegno all'inserimento lavorativo e abitativo nonché alla scolarizzazione di minori e adulti;
- potenziamento delle attività per realizzare relazioni e scambi tra popolazione locale e immigrata;
- sviluppo del sostegno all'inserimento lavorativo e abitativo e alla scolarizzazione di minori e adulti.

Attività previste:
informazione, segretariato sociale, interpretariato;
assistenza legale al servizio e agli immigrati;
interventi di natura economica;
gestione e attività volte alla graduale dismissione dei campi di accoglienza;
interventi di accoglienza e ospitalità;
iniziative volte a favorire la scolarizzazione dei bambini stranieri e l'alfabetizzazione degli adulti;
iniziative a carattere socio-culturale anche attraverso sostegni e contributi ad enti e associazioni;
progetti ex L. 285;
centro di documentazione.

Osservatorio per le politiche sociali e volontariato
Un assessorato alle politiche sociali deve necessariamente essere dotato di uno strumento per analizzare, interpretare, decifrare la realtà verso la quale dirige le proprie politiche. Indispensabile che queste stiano al passo con il cambiamento , che esercitino autorevolmente e con competenza il proprio ruolo di indirizzo alla comunità, che non si sovrappongano o, peggio, siano di ostacolo alle buone mediazioni e risposte che la comunità autonomamente esprime per risolvere problemi e soddisfare desideri ed esigenze. L'osservatorio deve fornire informazioni e stimoli utili per la programmazione partendo dalla conoscenza della tipologia dell'utenza, delle domande di prestazioni e servizi , del modificarsi dei fenomeni sociali sviluppando un sistema informatico di raccolta dati. Deve essere in grado di fornire supporto e sostegno al volontariato, sviluppare la comunicazione e l'informazione reciproca tra l'ente locale, gli altri enti pubblici, i quartieri, i soggetti del terzo settore e le/i cittadini, mantenendo alto il livello del confronto e del dibattito, attraverso l'organizzazione di momenti pubblici di confronto, convegni, conferenze, la redazione della rivista, ecc.. Deve erogare contributi economici ad associazioni in ragione dell'attività svolta in ambito sociale, secondo una programmazione concertata con le associazioni e le priorità stabilite dell'assessorato. L'osservatorio dovrà dedicare uno sforzo particolare all'attività di supporto all'elaborazione dei progetti europei, in collaborazione con l'assessorato alle politiche comunitarie e relazioni internazionali, alcuni dei quali determinanti per lo sviluppo di interventi innovativi e il potenziamento di servizi in aree deficitarie.

L'osservatorio dovrà svolgere un ruolo di supporto per la raccolta dati, messa in rete, collegamento progetti, a servizio delle attività svolte in applicazione della L. 285.

Attività previste:
sistema raccolta dati, studi e ricerche;
supporto elaborazione progetti;
servizi a sostegno di associazioni;
pubblicazione rivista polis;
contributi ad associazioni.

Assessora Luana Zanella

 
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