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FRUTAROLI

 

Lo Statuto risale al 1433; sedi di riunione erano S.Pietro di Castello e S.Maria Formosa; patrono S.Josaphat.

Corte e calli del fruttarol si trovano a Cannaregio, S.Marco e Castello.

L’ arte comprendeva anche erbaroli e naranzeri ; ne era a capo, come sempre, il gastaldo dal quale dipendevano i due vice: uno per la frutta fresca, l’ altro per quella secca.

La vendita degli agrumi permetteva lauti guadagni ed era consentita anche ai marinai delle navi che portavano questa merce ricercata in città.

Curiosamente, chi vendeva agrumi poteva vendere anche uova.

Nel sestiere di Castello, precisamente in Casselleria , aveva sede dal 1423 la confraternita che proprio nei primi anni del secolo strinse particolari legami con la figura dogale. Tutto ebbe origine da una lite tra fruttaroli che il doge Michele Steno seppe saggiamente comporre meritandosi la ricompensa di un buon numero di meloni. Così nel primo anno di governo di ogni doge, quando la stagione era migliore, i fruttaroli rinnovavano la consuetudine con grande sfoggio di addobbi e accompagnamento di musici che scandivano l’avvicinarsi del corteo al Palazzo Ducale. Qui giunti, il gastaldo, il vicario e i fruttaroli stessi che reggevano a due a due i frutti, venivano ricevuti nella sala dei Banchetti, ora non più esistente, dove erano preparati doni piuttosto robusti: porchette, lingue salate, prosciutti e vino moscato con i quali il Doge ricambiava l’ omaggio. Completavano la cerimonia discorsi e fiori.

Era frequente a Venezia che accanto alle celebrazioni solenni che ricordavano date fondamentali per la libertà o per il prestigio della Repubblica, fossero tenuti in gran conto anche avvenimenti modesti, ma rilevanti per alcune categorie di persone. Un segno, anche questo, della saggezza del Governo veneziano che conferiva importanza a ogni possibile momento di coesione tra popolo minuto e reggitori dello Stato.