Sei in: il cittadino > cercare informazioni > sala stampa > comunicati stampa
Contenuti della pagina


Torna all'elenco

28/10/2006

Categoria: Varie

Il sindaco ricorda e onora Emilio Vedova alla cerimonia funebre








 




 



            “C’era un Vedova che tutti conoscevano, drammatico ed espressivo, il Vedova dello scontro di situazioni, delle immagini come conflitto, come grido; ma era lo scontro che aveva in sé, tra la volontà di dirsi, di intervenire, di esprimersi, e la interna dimensione lirica, riflessiva, meditativa, di grandi spazi e grandi silenzi, che spesso non si coglie nelle sue opere, ma che ne erano l’anima”. Così, il  sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, ha introdotto l’intervento in ricordo e in onore di Emilio Vedova, al funerale civile celebrato questa mattina nel Salone d’onore dell’Ala Napoleonica, là dove, ventidue anni fa, Vedova espose una importante mostra personale; con il sindaco hanno pronunciato discorsi Germano Celant e Gianmario Vianello, mentre sono state diffuse musiche dal Requiem di Brahms e dal Prometeo di Nono, del quale Vedova curò la scenografia.



 



            Il sindaco ha quindi raccontato della stanzetta dall’apparente caos in cui Vedova si ritirava a lavorare in silenzio su piccole cose che egli aveva raccolto e salvato, scarti di vario tipo, e cui egli riusciva a ridare vita e voce, trasformandole in opere d’arte. Ché il gesto dell’arte è salvare – ha commentato il sindaco – salvare le nostre miserie, le nostre infelicità, le nostre contraddizioni, riuscire a dare loro parola e voce: riuscire continuamente a darci voce, così salvandoci e facendoci resuscitare. Ancora, Cacciari ha ricordato la capacità di Vedova di rischiare, nello sprofondare nel fondo delle lacerazioni e delle contraddizioni, per essere in situazione, per stare dentro gli scontri,e da lì risorgere.



 



C’era un Vedova pudico – ha continuato il sindaco – che aveva in sé una dimensione esoterica, che sopportava le contraddizioni e gli scontri, ma con una unica intolleranza: quella verso ogni ingiustizia. Non sopportava che l’uomo facesse del male all’uomo: allora sì, Vedova gridava. Dalla Spagna al Vietnam a Sarajevo, non s’è mai tirato indietro dalla denuncia, fatta con il suo linguaggio, di colori e di immagini. Perché l’arte è rivoluzionaria quando rivoluziona se stessa, non quando fa i manifesti politici... Questo ci ha insegnato Emilio Vedova.



 



“E adesso, riposa, Emilio” ha detto il sindaco, ricordando il commiato delle cerimonie religiose. “Ma Emilio non riposa neanche in quell’altrove dove è adesso – ha aggiunto – perché c’è una inquietudine del cuore che non trova riposo neanche nell’aldilà”. Il sindaco ha accennato al non essere credente di Vedova – e di se stesso – per chiosare “Tutti crediamo: chi di non credere chi di credere” e concludere: “Se c’è un Dio, questo Dio ama i cuori che cercano sempre”.


             



 



 

 






Cà Farsetti, San Marco 4136 - tel. 041.2748290; fax 041.2748311; ufficio.stampa@comune.venezia.it
ComunicareVenezia - Agenzia multimediale di informazione istituzionale

www.comunicarevenezia.it