Il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, nella seduta odierna di Consiglio comunale, ha commemorato Wladimiro Dorigo, che fu, tra l'altro, consigliere comunale e assessore all'Urbanistica. Il sindaco ha ricordato gli inizi della attività di Dorigo nella Azione cattolica a Venezia e a livello nazionale a Roma, quella Azione cattolica che ebbe parte rilevante nell'antifascismo, nella Resistenza, nella costruzione della democrazia, e si è soffermato quindi sul ruolo che Dorigo ebbe, nei primi anni Cinquanta, nella Democrazia cristiana della "formula Venezia", la Giunta con appoggio esterno dei socialisti che fece di Venezia laboratorio nazionale del futuro centro sinistra. In quella Giunta, Dorigo fu assessore all'Urbanistica, promotore di un piano regolatore generale improntato a volontà di fortissimo cambiamento e di grande novità nel governo di Venezia e del suo sviluppo, di cui Dorigo individuava la base nella produzione industriale.
Con la fine, dopo due soli anni, dell'esperienza della "formula Venezia" e il ridimensionamento del piano regolatore, la cui grande carica di trasformazione si era scontrata con poteri forti sulla città, Dorigo conobbe l'emarginazione nella Dc - che egli visse dolorosamente, ha sottolineato Cacciari, ricordando che Dorigo gliene aveva parlato spesso - e quindi dalla politica, nonostante un breve ritorno negli anni Ottanta, come consigliere indipendente per il Pci in Regione. Fondatore e anima di "Questitalia", rivista che fu palestra di dibattito, soprattutto tra i giovani non soltanto di area cattolica ma anche socialista e comunista, Dorigo raccolse in due libri - "Una legge contro Venezia" e "Una laguna di chiacchiere" - le sue riflessioni critiche sulla legge speciale e sulla mentalità di città "assistita" che essa aveva nutrito, distraendo energie intellettuali ed economiche dalla priorità di uno sviluppo produttivo e industriale, da quel "dobbiamo farcela da noi" che costituiva - ha detto il sindaco - "il pallino" di Wladimiro Dorigo.
Cacciari ha quindi parlato dell'attività di Dorigo alla Biennale, di cui fu capo Ufficio Stampa, direttore del Settore Teatro ("i suoi sono stati gli anni più belli della Biennale Teatro"), e quindi coordinatore dell'Asac, l'archivio che egli reinventò, e che volle luogo di produzione culturale all'avanguardia, multimediale e polifunzionale. Dalla Biennale si dimise nel 1983 "come era suo costume", non trovandosi più d'accordo con i vertici. Dei trent'anni all'Università di Ca' Foscari, dove insegnò Storia dell'arte medievale e diresse il Dipartimento di Storia e critica delle Arti, il sindaco ha voluto ricordare soprattutto le ricerche assolutamente innovative e multidisciplinari e le scoperte straordinarie sulle origini e sulla prima formazione di Venezia, che "nessuno come lui, a livello mondiale, ha studiato". Il sindaco ha testimoniato la "simpatia molto critica" che lo univa allo scomparso, e ha concluso annotando la poliedricità e l'importanza di Dorigo, uomo alieno da ogni compromesso, di un rigore quasi estremistico, organizzatore culturale e studioso di altissimo livello: Venezia perde uno dei suoi grandi protagonisti.
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