Nella vita non hanno nulla a che spartire con la medicina – chi fa il metalmeccanico, chi studia, chi è insegnante di scuola materna – ma al Centro Morosini, prendendo esempio dal movimento creato da Patch Adams, sono tutti dottori e curano con il sorriso i molti problemi, piccoli e grandi, che hanno i bambini affidati alle loro cure, aiutando gli altri volontari nell’assistenza. Un clima lieto, vivacizzato da bolle sparate sulla spiaggia e da mille palloncini colorati, da giochi rigorosamente a misura di bambino e non strutturati perché – chiariscono gli educatori – ogni piccolo possa esercitare l’immaginazione. Questa è l’aria che si respira al Centro Morosini. E’ la prima volta che un simposio medico accoglie anche i genitori, proprio per creare quel clima di collaborazione che – spiega il dott. Maurizio Scarpa, coordinatore scientifico del Simposio sulle Mucopolisaccaridosi – è necessario per rendere più efficace l’azione terapeutica. La folta presenza di volontari si rende quindi indispensabile per provvedere all’assistenza ai bambini, mentre i genitori partecipano ai lavori congressuali.
Loro, i “Dottor Clown” sono in prima linea: in sei al Morosini, fanno parte di una piccola task-force di cinquanta persone dell’Associazione Onlus “Il piccolo principe”, che ha il compito, ogni giorno, di alleviare le sofferenze, piccole e grandi, di bambini ed anziani nei reparti di pediatria, lungodegenza e geriatria dell’ospedale di Mestre perché, dicono, un sorriso non si nega proprio a nessuno. Né si creda che per diventare “Dottori clown” basti poco: serve un apposito corso di preparazione e circa un anno di tirocinio per sfoggiare il camice bianco, pezzato di vari colori, che li identifica con il loro nome di clown sulla schiena.
A breve, quattordici di questi “Dottori clown” partiranno per la Bosnia Erzegovina, per diffondere la “clownerie” anche in quelle terre in cui la guerra è passata da poco e in cui la sofferenza è di ancora di casa, per cercare di insegnare ad altrettanti giovani la loro tecnica che affronta la malattia e lo stress in modo alternativo; saranno impegnati negli orfanotrofi e negli ospedali pediatrici di Mostar e di Sarajevo a portare il loro motto: “La vita è stupendevole”.

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