Il Consiglio Comunale che ci apprestiamo a svolgere riveste una grande importanza per la nostra città; credo che tutti ne siamo consapevoli, e che quindi sia interesse di tutti seguirlo con attenzione. Tutti avranno modo di parlare e di esprimere la loro posizione dopo che per lunghi mesi questa città è stata già impegnata in un approfondito dibattito sia in sede di Commissioni consiliari sia qui in Comune, intorno ai temi della salvaguardia della città. Io esporrò, spero il più brevemente possibile, quella che è la posizione dell’Amministrazione sull’argomento, già sintetizzata in una proposta di ordine del giorno che poi ha attivato, come ci auguravamo, la iniziativa autonoma dei gruppi consiliari. Il mio intervento sarà molto su dati, su fatti, nel ricordare momenti precisi di questa vicenda: credo sia utile partire da quando il Comune di Venezia ha richiesto, con voto unanime del Consiglio Comunale del 15 marzo 1995, che su questa vicenda vi fosse una valutazione di impatto ambientale che non era stata prevista dai Ministeri competenti. Non era stata prevista: fu il Comune, il 15 marzo 1995, a richiederla con voto unanime di questo Consiglio. Quindi tutto questo Consiglio riteneva che la valutazione di impatto ambientale fosse essenziale. Sottolineo: tutto questo Consiglio, tutto, con voto unanime. Ma non si limitava a chiedere la valutazione di impatto ambientale, diceva anche che la valutazione di impatto ambientale era condizione preliminare per poter esprimere un parere – sto citando – e una decisione nel merito delle opere alle bocche di porto; una condizione indispensabile, aggiungeva, anche al fine di confrontare le alternative possibili secondo quattro scenari. Credo che sia utile ricordare queste cose perché nel dibattito anche recente non da tutte le parti sono state ricordate. Secondo quattro scenari: 1. l’intervento si fa (lo ricordo molto bene perché ero Sindaco io e fui io in Comitato interministeriale di nuovo a ribadire questi punti), 2. l’intervento si fa ma l’opera viene costruita in modo diverso; 3. gli interventi si fanno ma altrove; infine, 4. l’intervento non si fa e si attrezzano la laguna e la città in modo da affrontare anche l’evento acqua alta eccezionale. Successivamente l’Amministrazione comunale inviava sette schede al Consiglio Superiore dei Lavori pubblici con cui, tra l’altro, si chiedeva se erano state valutate contemporaneamente più ipotesi progettuali anche differenti; qual era l’esatta valutazione delle varie ipotesi e quale quella del progetto di massima in riferimento alla sperimentalità e reversibilità degli interventi alle bocche di porto. Sperimentalità e reversibilità che sono caratteristiche che il progetto deve avere per legge. Il 14 luglio 1995 il Comitato interministeriale, dopo quella seduta in cui io sostenni le tesi votate all’unanimità dal Consiglio Comunale, deliberava di espletare la procedura di VIA e fissava nel gennaio del 1996 il termine per presentare il SIA, lo studio di impatto ambientale. Il SIA, che venne presentato appunto nel gennaio del 1996, a giudizio dell’Amministrazione comunale non affrontava le questioni che prima ricordavo. Cioè, non dava risposta ai quesiti sulla disamina comparata di più progetti, minimizzava gli impatti ambientali utilizzando indicatori qualitativi generici per stimare tali impatti; ignorava il confronto tra le alternative di progetto considerate; e dunque il giudizio che l’Amministrazione comunale dette dello studio di impatto ambientale fu un giudizio negativo. E tutte queste valutazioni negative confluirono in un documento del Gruppo comunale, che io avevo istituito e che lavorava su questi temi, che terminò i suoi lavori nel settembre del 1997. Il giudizio dell’Amministrazione comunale sullo studio di impatto ambientale fu, dunque, negativo. E’ stato un momento essenziale della nostra storia, una storia importante perché riguarda questa città: siamo di fronte a delle decisioni che hanno lo stesso effetto di quelle che prese la Serenissima nel XVIII secolo con i Murazzi, stesso impatto sull’ambiente, stessa mole finanziaria. Quindi dobbiamo essere molto, molto precisi, dobbiamo avere la consapevolezza dell'importanza delle decisioni che stiamo prendendo. La Commissione nazionale VIA terminò i suoi lavori a fine dicembre del 1998, dopo la valutazione negativa sullo studio di impatto ambientale da parte dell’Amministrazione comunale (non sto parlando del Consiglio, sia chiaro, ma dell’Amministrazione comunale). La Commissione Nazionale VIA a fine dicembre del 1998 fece proprie praticamente e totalmente le critiche avanzate dalla Commissione comunale allo studio di impatto ambientale, le fece proprie, dicendo che il progetto non risulta conforme ai criteri delle leggi speciali, sperimentalità e reversibilità, che il progetto non rappresenta un elemento capace di collaborare con il ripristino della morfologia lagunare, cioè non si inserisce in una logica integrata di sistema. E tutta un’altra serie di cose: che non erano considerati gli impatti sui siti archeologici, etc. etc.. Tutta una serie di questioni, che riprendono sostanzialmente la valutazione negativa allo studio di impatto ambientale della Commissione comunale, studio terminato nel settembre del 1997. Quindi a fine dicembre del 1998 noi abbiamo questa valutazione della Commissione nazionale, con la quale si esprime un parere negativo di compatibilità ambientale. E il Ministro Ronchi firma in tal senso il decreto che viene pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del primo marzo 1999. Parere negativo sulla valutazione di impatto ambientale chiesta alla unanimità dal Comune nel 1995. È vero che questa valutazione di impatto ambientale viene poi annullata dal TAR, e tuttavia questo annullamento non entra minimamente nel merito dei contenuti. È un annullamento per motivi puramente formali, non perché si ritengano infondate le critiche contenute nella valutazione di impatto ambientale, ma per motivi assolutamente formali senza che sia messo in discussione il contenuto delle osservazioni critiche contenute nella valutazione di impatto ambientale. Nel frattempo parte una iniziativa a livello comunitario. Iniziativa che viene resa pubblica alla fine dello scorso anno con una lettera indirizzata al Ministro degli affari esteri da parte della Commissione Europea che contesta le opere avviate alle bocche di porto. Molti si sono dilettati nell’ironizzare un po’ su questa procedura per una questione riguardante certe specie protette, certi uccelli, etc. etc. In realtà questa è la causa scatenante della procedura a livello europeo, ma la lettera firmata per la Commissione da Stavros Dimas, e indirizzata il 13 dicembre 2005 all’allora Ministro degli Affari esteri, Onorevole Gianfranco Fini, ricorda con precisione tutte le contestazioni che prima ho ricordato. E cioè ricorda il giudizio negativo espresso il 24 dicembre 1998 dalla Commissione Nazionale di valutazione di impatto ambientale e ricorda – lo ricorda non il no–MOSE, non qualche comitato, ma lo ricorda Stavros Dimas, Commissario europeo – che il TAR ha annullato la valutazione di impatto ambientale negativo, firmata dall’allora Ministro Ronchi il primo marzo 1999, senza che venisse minimamente inficiata la validità delle argomentazioni di carattere scientifico contenute nella valutazione: questo ricorda Stavros Dimas. Ed è anche per questo motivo che chiede al nostro Governo di controdedurre in modo da evitare equivoci che sono sorti anche nel nostro dibattito: Il sottoscritto e la sua Amministrazione non sono in nessun modo informate di che cosa abbia risposto il Governo italiano a questa lettera del Commissario. Non abbiamo avuto alcuna informazione a questo riguardo. Immaginiamo che il Governo abbia risposto, ma non sappiamo assolutamente che cosa abbia detto, nessuno ce ne ha minimamente informato. Questo per dire che noi siamo ancora nel merito, e credo che in questo Consiglio interessino le argomentazioni di merito, non interessino le questioni formali, giuridiche e cavilli giuridici. Nel merito noi siamo alla valutazione negativa di impatto ambientale della fine del marzo 1999, ribadita nella sua validità scientifica alla fine del dicembre 2005 dal Commissario europeo. Non quindi soltanto per la parte che riguarda gli uccellini, ma in generale viene ricordata quella valutazione di impatto ambientale, e si dice appunto che le critiche ivi contenute non sono state in nessun modo contestate dal TAR nel suo annullamento. Le nostre preoccupazioni, le preoccupazioni della mia Amministrazione già espresse in precedenza anche da questo Consiglio in suoi ordini del giorno derivano sostanzialmente da questa situazione, che sono certo interessa tutti voi, come sono certo che tutti voi vorrete partire da queste considerazioni di merito. Anche perché nessuno può più mettere in dubbio, onestamente, che le opere abbiano un grosso impatto ambientale; ormai non si tratta più di qualche disegno, di qualche rendering, si tratta di andare al Lido e vedere cosa succede. Quindi si può dire tutto quello che si vuole ma non che sono opere senza impatto ambientale, mi pare che affermarlo sarebbe leggermente in malafede. Ma quello che ci preoccupa ancora di più è che i lavori procedono per stralci. A differenza di ciò che avviene per tutti i lavori che deve fare il Comune o per tutti i lavori che si devono fare per opere di questa mole, in questo caso specifico non vi è un progetto esecutivo ma si procede per stralci. Così alla bocca di Malamocco noi abbiamo a che fare con cantieri mobili... Questo vorrei che venisse esplicitato anche da chi ha competenza di sorveglianza in questo campo. A Malamocco mi risulterebbe – chiedo conferma agli Enti competenti – che i cantieri e le aree di intervento vengono spostati continuamente per non danneggiare i siti archeologici esistenti. Lo chiedo, e vorrei che mi si desse una risposta pubblica perché a me pare, ma credo proprio che paia a tutti voi, che non è precisamente uguale se faccio un lavoro in un luogo o se lo faccio in un altro spostandolo perché lì c’è una nave, perché lì c’è un relitto; non credo che sia proprio identico se io comincio una diga a 100 metri o 200 metri sopra o sotto rispetto a quanto era stata progettato. Sono cantieri molto mobili... Ma più in generale manca un progetto esecutivo, e si va avanti per stralci. Un’altra situazione che ha destato la nostra grande preoccupazione in quanto responsabili dell’Amministrazione di questa città e quindi anche interessati a una cosuccia di questa mole, è che noi ci muoviamo in una situazione assolutamente incerta per quanto riguarda gli scenari di crescita del livello del mare. Qui la situazione è veramente paradossale. Vi chiedo, con assoluta onestà, e vorrei da voi una risposta altrettanto onesta: si può stare tranquilli quando lo studio di impatto ambientale, il famoso SIA criticato dall’Amministrazione, sceglieva come scenario di riferimento per l’aumento del medio mare al 2100 una crescita di 53,4 cm, e oggi gli ultimi dati che ci vengono forniti parlano di 17 cm? Vi sembra che si possa operare tranquillamente di fronte a scenari assolutamente contraddittori di questo tipo? Vi sembra che sia indifferente se il medio mare al 2100, e cioè non tra un millennio, cresce di 53,4 o cresce di 17 - 20 cm.? Vi sembra che sia la stessa cosa il problema anche tecnico che abbiamo da risolvere? Io credo che non si possa essere tranquilli di fronte a una situazione di questo tipo. Veniamo all’ultima fase, quella tutta collegata al problema dei famosi 11 punti. Il Consiglio Comunale, nel 2003, come sapete, ha approvato un ordine del giorno contenente 11 punti e nel quale si diceva che il rispetto degli 11 punti da parte del Governo era da considerarsi propedeutico all’avvio delle opere. Non è stato un ordine del giorno votato all’unanimità questo, a differenza di quello da cui sono partito, comunque votato dal Consiglio Comunale a maggioranza, democraticamente. E diceva che il rispetto degli 11 punti era propedeutico. Tra gli 11 punti la questione fondamentale era quella della sperimentazione: è del tutto evidente che se sperimento qualcosa non posso parallelamente fare quello che ho già deciso perché altrimenti la sperimentazione diventa una barzelletta o una presa in giro. È evidente. Sperimento, verifico se le opere sulle quali sperimento hanno un effetto e poi prendo una decisione definitiva, per quanto riguarda le “grandi opere”. Invece questa posizione del Consiglio Comunale – non ho nessuna difficoltà a dirlo perché lo dissi anche durante la campagna elettorale e lo dissi nel mio discorso programmatico – venne sostanzialmente stravolta nel deliberato del Comitato interministeriale che alla fine deliberò di avviare comunque le opere alle bocche di porto, a prescindere dalla sperimentazione. Anche questo è un fatto. Il Consiglio Comunale aveva votato esplicitamente che la sperimentazione era propedeutica. Perché parlo solo della sperimentazione tra gli 11 punti? Perché gli altri francamente non mi interessano: alcuni sono stati realizzati, tipo l’Ufficio di piano, altri sono in fase di realizzazione come le conche di navigazione, altre erano questioni come quella di portare i fanghi dal lago di Santa Croce per il ripascimento della laguna... La cosa essenziale degli 11 punti era la sperimentazione, e la sperimentazione si va facendo fiaccamente e malamente e come su un binario morto che finirà da qualche parte... Perché nel frattempo – del tutto legittimamente, come ho sempre detto, perché sulla base del voto del Comitato interministeriale – il Consorzio è andato avanti con i lavori alle bocche di porto. Ma non era quello che aveva chiesto la maggioranza del Consiglio Comunale e mi pare non sia quello che interessa a noi: perché se chiediamo la sperimentazione, io credo che occorra essere seri e farla, e vedere che cosa funziona, quanto funziona, per poi prendere le decisioni conseguenti. Non è “non fare”, fare la sperimentazione non è “non fare”, perché fare la sperimentazione significa fare delle cose molto precise: il rialzo dei fondali, opere trasversali fisse, opere removibili stagionali, opere fisse di prolungamento dei moli, etc. etc. Tutta una serie di cose che si fanno, non è “non fare” niente in attesa; no, la sperimentazione significa fare delle cose! Come procedere in questa città? Io vi inviterei a leggere un bellissimo libro del mio amico Bevilacqua uscito tempo fa su come si è lavorato a Venezia e come si è difesa questa laguna, si è sempre lavorato attraverso sperimentazioni, verifiche e prova-errore, mai attraverso decisioni rigide, drastiche, ma sempre sulla base del criterio della reversibilità e della sperimentalità. Che cosa fare? Io credo che siamo tutti d’accordo che è indispensabile per l’economia della città tenere insieme la salvaguardia fisica ed ambientale di Venezia e della sua laguna con lo sviluppo delle sue attività, farla restare città viva. Credo che siamo tutti d’accordo – e colgo l’occasione per ringraziare ancora anche le forze di opposizione per avermi appoggiato in questo sforzo all’epoca della presentazione della finanziaria – per ripristinare la linea di finanziamento della legge speciale 798 dell’84, staccando nettamente i fondi per la manutenzione ordinaria e straordinaria della città da quelli della costruzione delle opere. Questo è il primo punto. Secondo: questa Amministrazione ritiene indispensabile prendere sul serio la via della sperimentazione già proposta negli 11 punti. Prenderla sul serio vuol dire valutare l’efficacia degli interventi per l’appunto sperimentali; una sperimentazione che per non essere pura farsa, e spreco di danaro pubblico (perché come sta avvenendo attualmente, a mio modestissimo avviso, è spreco di denaro pubblico) deve durare – vorrei sottolineare questo passaggio – il tempo necessario a verificare l’efficacia degli interventi in occasione dei fenomeni di marea, perché non si fa una sperimentazione per vedere l’efficacia sui fenomeni di marea a ferragosto, perché a ferragosto non si sperimenta niente sull’impatto di queste opere sperimentali e reversibili. Bisogna avere il tempo di sperimentarle durante il periodo in cui ci sono le alte maree in questa città. Quanto al Mose, noi riteniamo – ma credo che lo ritengano tutte le persone, a prescindere poi dal giudizio che danno sul fare o non fare l’opera – che esso non sia reversibile, che tutta la dimensione sperimentale sia stata praticata obtorto collo, portata avanti nei termini che ho detto. Che la soluzione adottata col MOSE dal punto di vista tecnologico presenti immensi problemi va da sé, perché è un’opera unica, non è un’opera già sperimentata o brevettata, non ci sono opere analoghe. E quindi possiamo sottolineare evidentemente i rischi connessi ad un’opera assolutamente inedita, un’opera che a conclusione dei lavori costerà alla Comunità nazionale circa 3 miliardi e 500 milioni di euro, stando al prezzo fisso e chiuso che è stato alla fine definito. Quindi c’è tutta una serie di elementi problematici che anche la Commissione che abbiamo costituito come Amministrazione all’inizio del mio mandato hanno messo in evidenza. Più che su questi rischi, su questi problemi di carattere tecnico e ingegneristico, fisico e idrogeologico io vorrei insistere invece sugli aspetti economici. Diciamo 3 miliardi 500 milioni, ammettiamo pure che ciò consenta il proseguimento della linea della legge speciale 798 /84. Da quando sono Sindaco, il problema a cui non mi è mai stata data una mezza risposta è: “Chi paga la gestione di questa opera”. A essere benevoli si parla di un ammontare assolutamente analogo a quello che noi potremmo disporre, se ci va bene, per le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria e cioè per il rifinanziamento della 798/84. Questo è bene che il pubblico lo sappia, perché uno sente dire: gestione, manutenzione e pensa che sia... come fare le pulizie in questo palazzo. È una cosa che va dai 30 ai 35 milioni di euro all’anno. Nessuno mi ha spiegato chi li tira fuori, da dove si attingeranno questi fondi. Mistero. Perché non si tratta certamente di cose che possiamo fare in finanza di progetto o sperando che qualche privato trovi utile attivare lavori di questo genere. Ultima preoccupazione in base alla quale noi abbiamo chiesto come Giunta un momento di verifica, di verifica seria, articolata a 360 gradi non solo dello stato dei lavori ma della prospettiva che si intende perseguire e per la quale si intende andare, ultima questione su cui la città è sensibilissima – e il Consiglio Comunale ha dato infinite volte prova di grande sensibilità – sono le questioni collegate all’attività portuale, che sono state al centro anche del dibattito che il Comune ha organizzato con Enti, associazioni, organismi, categorie nel mese di dicembre. Voglio ricordare anche qui i dati fondamentali della questione. E cioè, analisi recenti sviluppate sulla base delle maree verificatesi nel triennio 2000 – 2002, e immaginando che in tale periodo il MOSE fosse stato in funzione. Ebbene, queste indagini quali risultati matematici hanno dato? Tenendo conto che la decisione di chiudere debba venire quattro ore prima del raggiungimento della quota prevista di 110 cm. sullo zero, e che la chiusura avverrebbe a quota 100 cm., livello di chiusura per tenere conto di 10 cm di franco di previsioni per eventuali errori, tra il 2000 e il 2002 ci sarebbero stati 48 casi di allarme senza tenere conto dei falsi allarmi, dei quali però dobbiamo tenere conto. Cioè nei casi di reale alta marea avremmo avuto 48 casi di allarme e quindi di stop. Se noi ipotizziamo un innalzamento eustatico di 30 cm., non i 50 che si prevedevano nello studio di impatto ambientale, nello stesso periodo gli allarmi sarebbero stati 548. Questa è pura matematica. 548. Senza tenere conto dei falsi allarmi, perché allora il dato sarebbe ancora più rilevante. Ed è stato evidenziato nel dibattito che abbiamo organizzato come Comune che vi sono rilevanti dubbi anche sull’uso e sulla praticabilità delle conche di navigazione in condizioni di emergenza. Le conche di navigazione sono state indicate tra i famosi 11 punti. Benissimo. Sono stati messi in evidenza parecchi rischi che non abbiamo potuto controllare e che non abbiamo potuto sperimentare in modo adeguato; è evidentissimo che non c’è stata una sperimentazione adeguata, è stato evidentissimo nel dibattito organizzato qui in Consiglio ed evidentissimo nei lavori della Commissione. Ma non sono cose da poco, perché per evitare l’impatto sull’attività portuale, le conche di navigazione dovrebbero funzionare in modo ottimale. Noi, la mia Giunta, il sottoscritto, questa garanzia che possano funzionare in modo ottimale anche in condizioni estremamente critiche, non siamo stati in grado di ottenerla attraverso il confronto con gli operatori, il confronto con i tecnici e un confronto molto serrato con lo stesso Consorzio. confronto del tutto chiaro, del tutto onesto, senza nessun arrière-pensée e senza nessun pregiudizio. Confronto pubblico che abbiamo organizzato a dicembre e che abbiamo tenuto in sede meramente tecnica e al quale il Consorzio – a mio modesto avviso sbagliando, ma non importa – non ha voluto partecipare. Di fronte a questi problemi, a questi dubbi, a queste incertezze, e di fronte all’ammontare ingentissimo, straordinario di risorse che queste opere prevedono e già hanno previsto – le opere fatte finora comunque sono tutt’altro che da buttare a mare perché non intervengono direttamente per quanto riguarda specificatamente il MOSE – di fronte a questi dubbi e a queste perplessità, è possibile, è lecito, non vi sembra logico definire un momento di autentica verifica e autentica sperimentazione? Non dovrebbe essere questa una responsabilità che avvertiamo tutti? Oppure qui tutti sono certi che va bene così? C’è qualcuno qui che può affermare onestamente che è certo che va bene così? Che è certo che va bene spendere 3 miliardi e mezzo di euro per un’opera che presenta tuttora una valutazione di impatto ambientale che di fatto non è stata superata, che di fatto non c’è stata (perché la bocciatura del TAR niente ha a che vedere nel merito)? E di fronte a una serie di altri dubbi e altre perplessità emerse via via dai nostri lavori all’interno dello stesso Consiglio nei confronti delle attività portuali, nei confronti della visione sistemica che dobbiamo tenere e che non si sta tenendo? Non è questo il tema del dibattito preciso di oggi, ma certamente sulla salvaguardia della laguna, sul riassetto morfologico abbiamo avanzato critiche molto dure anche all’interno dell’ufficio di piano con i nostri rappresentanti. È possibile, non vi sembra logico chiedere un momento di autentica riflessione che non significa cessare di fare, ma fare le necessarie sperimentazioni e procedere per quelle opere che sono compatibili comunque con qualsiasi scenario emerga dalla fase di verifica? Oppure così, a cuor leggero, dobbiamo dire che i nostri dubbi, le nostre perplessità sono risolte e spenderemo 3 miliardi e mezzo di euro per un’opera, quella che si vorrebbe avviare e che è stata avviata e che al momento ancora permette questa fase di verifica, di riflessione, di ripensamento? Questa è la decisione che dobbiamo prendere, che deve prendere il Consiglio Comunale oggi assumendosi fino in fondo le sue responsabilità e avvertendo il peso direi proprio storico, senza nessuna retorica, della sua decisione e che dopo deve prendere il Governo di questo Paese all’interno del comitato interministeriale. L’ultima parola, come sapete benissimo, sta al governo di questo Paese. Di fronte alla esposizione di dubbi, perplessità, critiche deve dire se intende procedere o se intende accettare e accogliere questo invito alla riflessione, al ripensamento, non per non fare ma per fare secondo quel metodo che lo stesso Consiglio Comunale aveva indicato nel 2003 e che nei fatti è stato scavalcato dalla deliberazione del Comitato interministeriale. Perché il Consiglio Comunale aveva chiesto nel suo ordine del giorno del 2003 di proseguire con questo metodo, e questo non è avvenuto, e che non sia avvenuto è un fatto. Io chiedo questo. La posizione della mia Amministrazione e della Giunta è perché avvenga questo momento serio, di ripensamento, di riflessione a 360 gradi mentre procedono quelle opere, ripeto, assolutamente compatibili con qualsiasi scenario emerga dalla verifica. Questa è la posizione di questa Amministrazione, e ovviamente trattandosi di un argomento di tale mole è una posizione che mi riguarda personalmente, è una questione che riguarda la fiducia che questo Consiglio Comunale ha nel sottoscritto, perché non è una delibera qualsiasi, non è un ordine del giorno qualsiasi, è un ordine del giorno che io reputo assolutamente strategico. Non perché pretenda di essere io poi a decidere quello che si fa alle bocche di porto, perché so perfettamente che è un’opera dello Stato, ma come ho detto e ripetuto in campagna elettorale, su questa questione occorre finalmente che tutti ci assumiamo responsabilità nette, che i “posteri” sappiano chi era per proseguire comunque con quest’opera e chi era invece per seguire il metodo sperimentale e reversibile che ho indicato in accordo, ripeto, con la legge istitutiva. Grazie.
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