Hanno tra i 25 ed i 40 anni e una cultura medio-alta, nonché una grossa fiducia in se stessi, che li ha spinti a lasciare un lavoro tradizionale con contratto a tempo indeterminato per percorrere un'esperienza professionale nuova e autonoma. E' l'identikit delle persone che scelgono le "nuove" professioni nell'area veneziana, tracciato da una ricerca presentata oggi nel corso dell'incontro "La casa delle professioni: una politica per i nuovi lavori", organizzato dal Comune di Venezia e da Venezia 2000 - Cultura e Impresa e Fondazione di Venezia, che si è tenuto oggi al Municipio di Mestre e a cui hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, l'assessore comunale alle Attività produttive Giuseppe Bortolussi, il presidente della Fondazione Venezia 2000 Aldo Bonomi.
I lavori sono stati, da un lato, l'occasione per confrontare le esperienze maturate in quest'ambito anche in altre aree metropolitane, come Milano e Torino, e dall'altra per discutere sulla realizzazione della "casa delle professioni", su cui da tempo sta lavorando il sindaco Cacciari.
"Le nuove professioni - ha spiegato lo stesso primo cittadino - sono il risultato dello sviluppo impetuoso delle conoscenze che si registra al giorno d'oggi in ambito lavorativo. La 'casa delle professioni' dovrebbe essere insieme un osservatorio e un punto di riferimento per queste nuove figure, che oggi hanno scarsa rappresentatività, sia in ambito politico-amministrativo, che nel sistema creditizio, ed ancora in quello previdenziale."
"Quella delle nuove professionalità - ha aggiunto l'assessore Bortolussi - è una carta importante da giocare per l'area del Nord-Est. Non dimentichiamo infatti che l'economia mondiale si sta terziarizzando, e quindi localizzando. Bisogna quindi riconoscere e dare il giusto supporto alle 'nuove' professioni, bisogna creare le basi perché queste nuove potenzialità siano adeguatamente sfruttate e valorizzate. Attualmente, infatti, circa il 70% di coloro che avviano questi tipi di attività deve poi chiudere i battenti, non tanto per mancanza di lavoro o di competenza, ma perché gli mancano i necessari aiuti per entrare in maniera adeguata nel mondo del lavoro."