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04/04/2006

Categoria: Cultura

Sabato al Groggia Tucholsky Cabaret


Sabato 8 aprile, alle ore 21, al Teatrino Groggia, andrà in scena "Tucholsky Cabaret. Impara a ridere senza piangere" da Kurt Tucholsky, per la regia di  Francesca Faiella; con Francesca Faiella, Michele Taccagno, Michele Nani; scelta e adattamento testi di Susanna Böhme-Kuby e Francesca Faiella; musiche di Matteo Manritti. Biglietti: intero  6,00, ridotto 3,00 (ragazzi fino a 18 anni - anziani sopra i 65 anni) - operatori con richiesta di accredito.

Lo spettacolo - è scritto in una nota di presentazione - è un carosello di incontri e scontri in esasperate e esasperanti situazioni quotidiane di mariti e mogli, di mantenute e amanti, di filosofi e soldati, grandi industriali e politicanti, ambiziosi arraffoni e ingenui sognatori sullo sfondo di una Berlino anni Venti che nelle parole di Tucholsky assume connotati incredibilmente attuali. L'iper-realistico e caricaturale balletto di uomini, farneticanti, meschini e divertenti allo stesso tempo che si muovono sul palcoscenico è commentato e osservato da due spiriti di trapassati che appollaiati sulle nuvole di un immaginario aldilà colpiscono con i fulmini del miglior umorismo tucholskyano la stupidità umana, i parvenus e l'atteggiamento servile di chi idolatra l'autorità. I due spiriti guardano gli umani con lo stesso sentimento con cui un giorno Tucholsky guardò la Monna Lisa e scrisse: "Come la torre di Pisa sei famosa / e il tuo sorriso si dice sia ironia / Già... chi lo sa perché sorride Monna Lisa? / Ride di noi, per noi, a dispetto di noi, con noi, contro / di noi o come? / Piano ci insegni quello che si approssima. / Perché Lisetta, la tua immagine ci mostra / che chi di questo mondo ha visto tanto / sorride, posa le mani in grembo / e tace." (traduzione Elisa Ranucci).

Kurt Tucholsky, nato a Berlino nel 1890, fu pubblicista politico, saggista d'occasione e scrittore eclettico che si espresse attraverso articoli, poesie, romanzi brevi, canzoni, aforismi, racconti e testi per cabaret. Specie di Cassandra, apocalittico e comico, voce critica nel deserto, Tucholsky fu essenzialmente un grande giornalista, lottò come illuminista satirico prima di vedersi costretto al silenzio di fronte al nazismo vincente. Popolarissimo negli anni '20, soprattutto a Berlino, Tucholsky scrisse innumerevoli testi, chanson, aforismi pieni di arguzia per i cabaret letterari. La sua satira feroce colpì il militare spocchioso e prepotente, il piccolo borghese perbenista e filisteo, il politicante arrivista e senza scrupoli. Alla fine dovette arrendersi: quando Hitler prende il potere e i suoi libri alimentano i falò berlinesi, Tucholsky è già esule in Svezia, dove in stato di profonda prostrazione e solitudine si toglie la vita il 19 dicembre 1935. Così scompare l'uomo che aveva scritto: "Disprezzare il mondo è molto facile ed è per lo più segno di cattiva digestione. Ma capire il mondo, amarlo e sorridere amabilmente solo in un secondo tempo, quando tutto è passato, questo è umorismo".