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04/03/2006

Categoria: Politica nazionale e internazionale

Il saluto del sindaco al convegno “Il futuro dei modelli sociali europei"


 


“Fine del politico è trasformare il senso dell’agire umano”. Muovendo da questa citazione di Max Weber, il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, ha affermato che nel campo dei modelli sociali, il politico è chiamato oggi non già a inseguire impossibili obiettivi di bene comune o di benessere collettivo, bensì a compiere scelte, che producono differenze e conflitti; il politico deve capire la composizione sociale e le sue trasformazioni, individuare le soggettività alle quali vuol fare riferimento per promuoverle, per dare loro nuove opportunità, per favorirne lo sviluppo nella competizione: e su questa scelta deve decidere le priorità e quindi individuare le possibilità oggettive per un programma di trasformazione. Così, il sindaco ha introdotto in Palazzo Ducale i lavori del convegno “Il futuro dei modelli sociali europei”, organizzato da Policy Network, think-tank blairiano, e Glocus, think-tank italiano diretto da Linda Lanzillotta, intervenuta con Francesco Rutelli, Anthony Giddens, Tiziano Treu.


 


Il sindaco ha ricordato in premessa che la politica è chiamata oggi a dare risposta a una crescente esigenza di giustizia sociale: ma sarebbe un errore pensare di poter dare questa risposta in termini di sola ingegneria economico-finanziaria. Negli ultimi quindici anni si è imposta prepotente una visione naturalistica, deterministica del mercato e della globalizzazione dell’economia, con una pretesa di neutralità e di sovranità immanente, come non fossero invece delle soggettività a determinare un ordine di mercato in conflitto con altri ordini, tutti artificiali, ché il mercato è “luogo” massimamente artificiale: e poiché questa visione di una “forza muta” che ci governa sta a monte di ogni proposta politica, è questa visione che va combattuta e sconfitta, per dare con le leggi un ordine al mercato in modo che esso corrisponda alla diffusa esigenza di giustizia sociale. Come nell’economia così anche nella politica, nell’ultima generazione si è affermata la riduzione della democrazia a mero meccanismo procedurale e quindi decisionista, che crede di poter fare a meno delle idee: un problema gravissimo, che va affrontano riaffermando la democrazia “progressiva personale”, cara a Bobbio.


 


Coerente con questa visione del mercato e della democrazia e a essa collegata – ha proseguito il sindaco – è l’idea che si possa imporre “un” ordine planetario, “un” destino del mondo, “un” linguaggio, da imporre a tutti, volenti o nolenti: occorre contrastare ciò, riaffermando che essenziale all’idea di cultura è la molteplicità, che universale è la libertà di ogni individuo, che è la cultura delle differenze il vero fondamento sul quale costruire un nuovo ordine nel Paese, in Europa, nel mondo.