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25/01/2006

Categoria: Cultura

Il sindaco incontra docenti e diplomandi di Architettura a Mendrisio


  


Il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, si è incontrato oggi pomeriggio, nella Sala consiliare del Municipio di Venezia, con gli studenti diplomandi della Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera italiana di Mendrisio, accompagnati dal direttore dell’Accademia, Josep Acebillo, dai docenti e dagli assistenti degli atelier, in visita di studio a Venezia. L’incontro, che si è svolto in forma di saluto-lezione, è stato aperto da una relazione dell’assessore comunale all’Urbanistica, Gianfranco Vecchiato, sui più importanti problemi del territorio.


 


Il sindaco, dopo aver accennato al problema delle diverse proprietà di aree e di edifici, che impone per qualsiasi progetto un preventivo accordo, non sempre facile da raggiungere (e ha citato il caso del “caos” di via dell’Elettricità) si è soffermato sulle prospettive per il riutilizzo dell’area di Porto Marghera, come area del futuro per Venezia. Il sindaco ha premesso che Marghera, e la terraferma in generale, hanno conosciuto due fasi: la prima di uno sviluppo ordinato, nel contestuale disegno del porto industriale e della città-giardino, ideato e realizzato con grandi capitali italiani e stranieri, la seconda, negli anni Cinquanta e Sessanta, di uno sviluppo caotico e speculativo, che ha massacrato il territorio, rendendo ancor oggi difficile ogni tentativo di razionalizzazione urbanistica. Il riutilizzo di Marghera impone preventivamente bonifiche costosissime; soltanto in un secondo tempo si porrà programmare – accanto alla permanenza di importanti insediamenti, come la Fincantieri e alcune attività chimiche – la riconversione ad altre attività, prime tra tutte la logistica e la portualità.


 


Una riflessione sulla crocieristica, settore nel quale Venezia è il primo porto nel Mediterraneo, ma nel quale il “clamoroso fuori scala” delle grandi navi rispetto alla città, è giunto ormai ai limiti estremi, ha portato il sindaco a spiegare come Venezia sconti tuttora i disastri compiuti dall’impero asburgico – del quale pur si è detto grande ammiratore – soprattutto per il capovolgimento dell’asse logico della portualità cittadina, compiuto allontanando il porto dal mare e spostandolo ai margini opposti della città storica: da allora, ogni piano urbanistico  ha dovuto subire le conseguenze di quella lontana scelta.


 


Il sindaco ha quindi proposto a docenti e studenti alcuni temi progettuali: la soluzione del nodo della viabilità di via dell’Elettricità, con la connessione e la ricucitura urbanistica e architettonica tra l’area industriale e il contesto urbano di Marghera, eliminando l’attuale barriera e trasformandola in un boulevard interno; il ridisegno delle aree adiacenti al Parco scientifico tecnologico (attività ricettive? Città della musica? parco di produzione multimediale?); il recupero di Forte Marghera e il suo riuso a “colonia di artisti”, sul tipo dei Giardini della Biennale ma con padiglioni funzionanti tutto l’anno e laboratori di teatro e di musica; le modalità per rendere evidente che Mestre è “città d’acqua” in relazione con Venezia, recuperando l’asta acquea dell’entrata della laguna in Mestre, rendendo così visibile la realtà che Venezia e Mestre sono “una” città bipolare.


 


Il sindaco ha concluso ricordando il problema drammatico che per ora rende impossibile pensare a una vera riqualificazione di Mestre: la “pazzesca servitù” della tangenziale, asse strategico dei traffici, soprattutto pesanti, tra Nord Italia ed Est Europa; soltanto la realizzazione del passante consentirà una radicale riorganizzazione della viabilità, con benefici effetti anche sulla qualità dell’aria, oltre che sulla fluidità del traffico. Al termine del dialogo con i docenti, incentrato sull’opzione se una scuola di architettura debba privilegiare per i propri progetti aree storiche o aree marginali, il sindaco ha rilevato che Venezia presenta nella stessa città storica delle aree periferiche, sulle quali storicamente ha sperimentato innovazioni urbanistiche, architettoniche, edilizie: di questa tradizione di creatività è tuttora esempio l’attività di riqualificazione in corso alla Giudecca.