Venezia è una città accogliente verso gli immigrati, in cui non si segnalano particolari fenomeni di discriminazione e in cui esistono invece una serie di servizi in grado di sostenerli nel sempre delicato cammino verso l’integrazione. E’ questo uno dei dati più significativi che emerge dall’indagine condotta dal Servizio Immigrazione del Comune tra circa 400 immigrati residenti in città, presentata questo pomeriggio in un incontro, svoltosi al Centro Candiani di Mestre, a cui hanno preso parte, tra gli altri, il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, l’assessore comunale alle Politiche sociali, Delia Murer, i docenti Sandro Mezzadra dell’Università di Bologna, e Gigi Roggero dell’Università della Calabria, il responsabile del Servizio Immigrazione, Gianfranco Bonesso.
“Alcuni dei risultati di questa indagine – ha spiegato proprio Bonesso –hanno stupito in maniera positiva anche noi. Ad esempio il 51% degli intervistati afferma che i rapporti con i residenti sono più che cordiali; il 10% dice di essere visto dai veneziani come uno di loro; il 35% con indifferenza: solo il 3% afferma di essere trattato con disprezzo.”
C’è negli immigrati una grande voglia di integrazione: il 15% degli intervistati, in casa, parla ad esempio solo italiano, e il 31% indifferentemente l’italiano o la sua lingua d’origine; il 97,4% afferma di preferire per i propri figli una normale scuola italiana; il 72% pensa di essere ancora nel nostro Paese tra cinque anni; il 12% è già riuscito a comprar casa. La casa, e insieme il lavoro, sono in ogni caso i problemi più pressanti: molto spesso, per trovare entrambi, è necessario l’aiuto dei propri connazionali.
“La ricerca – ha sottolineato il sindaco Cacciari – è molto interessante e merita di essere continuata e approfondita, visto che forse ha privilegiato i migranti presenti già da qualche tempo da noi, e quindi in qualche modo già ‘sistemati’. Come Comune di Venezia, oltre a continuare a offrire i nostri servizi socio-assistenziali, dovremo impegnarci ancora di più in alcuni ambiti di nostra competenza. Il diritto di voto, ad esempio, può essere garantito, entro breve termini, in ambito amministrativo, penso alle Municipalità. Più difficile l’estensione a quello politico, se non ci saranno aperture in ambito nazionale. Purtroppo in Italia, in questo senso, si deve fare ancora molto. Per creare senza traumi una società davvero multietnica occorreranno una grande arte politica, finanziamenti e interventi sostenuti, tutte cose ancora lontane dalla cultura politica del nostro Paese.”
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