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16/12/2005

Categoria: Politiche sociali

Il Comune proseguirà con il progetto contro la tratta di donne e minori


Già nel 1995 il Comune di Venezia ha lanciato un progetto sperimentale sulla tratta e la prostituzione: nel ’97 è diventato un servizio finalizzato a favorire la fuoriuscita dallo sfruttamento e assicurare l’integrazione sociale delle vittime: 228 quelle accertate, per 211 delle quali si è concluso positivamente il percorso di integrazione sociale, anche grazie all’applicazione della normativa che disciplina il soggiorno per motivi di protezione sociale; inoltre 193 persone sono state denunciate grazie alla collaborazione delle vittime e 118 si trovano in stato di arresto. Sono questi i dati forniti dall’assessore comunale alle Politiche sociali, Delia Murer, che, nel discorso di apertura della conferenza finale del Progetto Enat (European Network against trafficking), che si tiene oggi nelle Sale Apollinee, ha ringraziato le precedenti amministrazioni per aver avviato questi progetti.


Il progetto Enat denominato “Libera”, di cui è capofila la Provincia di Lecce, è nato 18 mesi fa grazie al finanziamento della Commissione europea: ha come partners la Procura della Repubblica, le Direzioni distrettuali Antimafia di Lecce e di Trieste, il Comune e la Questura di Venezia, le Università di Lecce e di Bologna e quella Autonoma di Barcellona, GIUDdit – Associazione giuriste d’Italia, le Procure Generali di Albania e di Slovenia e l’Associazione Qag – Quendra Avokatore per Grate (Albania). Il suo obiettivo è stato promuovere e consolidare la cooperazione tra le autorità incaricate all’applicazione della legge, magistrati e forze dell’ordine e altri organismi pubblici e privati che operano nel settore della prevenzione e della lotta contro la criminalità organizzata nell’ambito del traffico di esseri umani e sfruttamento sessuale di donne e minori.


Murer ha espresso la volontà dell’Amministrazione comunale a “continuare sulla strada di questo progetto”, cercando di capire quali possano esserne le prospettive, e proseguendo sulla strada della cooperazione e della sinergia - in particolare con Comuni, Province e Regioni dell’arco adriatico, ma anche con le nazioni europee maggiormente interessate dal fenomeno - che ha già dato risultati incoraggianti, dei quali manca forse la consapevolezza in città.