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02/12/2005

Categoria: Politiche sociali

Al via lavori del convegno "La prevenzione secondaria in carcere"


 


Nello spazio convegni del Ce.I.S. Don Lorenzo Milani, a Mestre, si sono aperti questa mattina i lavori del convegno “La prevenzione secondaria in carcere” per presentare il progetto “Questione di pelle” finanziato dalla Giunta regionale del Veneto (fondo regionale di intervento alla lotta alla droga) e realizzato dall’Unità operativa “Riduzione del danno”, dal Servizio Adulti “Lavoro di strada ed interventi a bassa soglia” dell’Assessorato comunale alle Politiche sociali. Alla presentazione del progetto hanno partecipato: l’assessore comunale alle Politiche sociali, Delia Murer, il responsabile del Servizio Adulti del Comune, Marino Costantini, il coordinatore delle attività di riduzione del danno, Alberto Favaretto, il dirigente del servizio di prevenzione della devianza della Regione Veneto, Lorenzo Rampazzo.


 


            “Fa piacere essere arrivati a questa giornata – ha detto l’assessore Murer – che rappresenta un momento importante per l’Amministrazione comunale non solo perché il progetto si è concretizzato, ma anche perché i materiali che si sono prodotti in questo anno di lavoro sono stati proposti con garbo e delicatezza, nonostante la durezza del tema affrontato. Questi materiali rappresentano un validissimo strumento di lavoro soprattutto per chi lavora in ambito di prevenzione. Ringrazio la Regione per aver accolto e finanziato la proposta, gli Istituti di pena e le unità sanitarie locali che hanno lavorato in collaborazione”.


 


Il progetto “Questione di pelle” prevede una serie di laboratori di tatuaggio all’hennè negli Istituti penitenziari veneziani: l’Istituto circondariale maschile di Santa Maria Maggiore e, grazie al finanziamento regionale, l’esperienza ha coinvolto anche l’Istituto di pena femminile della Giudecca e la sezione attenuata tossicodipendenti (Sat). La scelta di questi laboratori, concordata con la direzione degli istituti penitenziari di Venezia, ha rappresentato un approccio diverso in tema di prevenzione secondaria, dalle infezioni trasmissibili per via parentale, all’uso a rischio di sostanze stupefacenti per via iniettiva e dei rapporti sessuali a rischio, all’interno di una realtà carceraria troppo spesso non considerata. La pratica del tatuaggio fatto dai carcerati in maniera artigianale, in condizioni igieniche scarse o inesistenti, è il terzo veicolo di trasmissione di malattie gravi come l’Hiv o le epatiti dopo l’uso di sostanze per via iniettiva e dei rapporti sessuali non protetti. Il progetto ha previsto oltre alla prosecuzione dei laboratori di tatuaggio anche la pubblicazione di una guida sicura al tatuaggio e un film “Questione di pelle”.