Si trasmette, qui di seguito, il testo del comunicato dell’Amministrazione comunale di Venezia in merito alla delibera regionale di recepimento del parere V.i.a. sul cloro soda, distribuito oggi durante la conferenza stampa del sindaco di Venezia, Massimo Cacciari.
Fermo restando il completo accordo del Comune di Venezia sulla risoluzione del Consiglio regionale sulla chimica di Marghera e valutando in modo estremamente positivo che tale risoluzione sia stata condivisa pressoché all’unanimità da tutte le forze politiche presenti in Consiglio, si rileva che la delibera con cui la Giunta regionale ha fatto proprio il parere positivo della commissione regionale V.I.A sulla membranizzazione delle celle dell’impianto di cloro soda contiene, tuttavia, elementi di contraddittorietà, indicazioni di procedura e valutazioni generali che destano serissime preoccupazioni: 1. da una corretta indicazione delle normative europee per l’applicazione delle migliori tecnologie di processo (cui avrebbe dovuto correlarsi un’altrettanto corretta indicazione dei tempi necessari all’ammortamento dei nuovi investimenti) si passa, infatti, alla definizione di una perentoria data, quella del 2015, per la chiusura a prescindere del ciclo del cloro; 2. la stessa procedura indicata nei punti 7 e 8 del deliberato appare fortemente contraddittoria con le premesse di carattere generale dell’atto e farebbe supporre che la trasmissione del parere positivo al Ministero dell’Ambiente sia subordinata a un fantomatico accordo tra la persona del governatore e la Sindyal (avanziamo a tale proposito qualche dubbio che l’unico rappresentante e interprete dei problemi sociali ed economici di Marghera sia il presidente della Regione Veneto);
Sulla base dell’accordo di programma del 1998 e della risoluzione del Consiglio, peraltro entrambi richiamati nelle premesse della delibera di Giunta regionale, sarebbe stato invece e sarà ancora possibile intraprendere un percorso di profonda riconversione del settore della chimica di Marghera, con l’uso delle migliori tecnologie di processo, con la progressiva dismissione dell’impianto di produzione del T.D.I, senza insopportabili traumi economici e sociali.
Se un tale percorso di riconversione dovesse essere bruscamente interrotto determinando, inevitabilmente, le condizioni per una diminuzione anche degli investimenti per la sicurezza, con il paradossale risultato che per perseguire la “soluzione finale” dei problemi ambientali di Porto Marghera si determinerebbe un inaccettabile innalzamento dei livelli di rischio, e se ancora ciò significasse il pressoché inevitabile abbandono delle produzioni e degli investimenti già in parte programmati (anche al di fuori del ciclo del cloro), non solo le ricadute occupazionali su Marghera sarebbero drammatiche ma l’intero settore della chimica italiana verrebbe irreversibilmente compromesso.
Siamo certi con questa nota di interpretare non solo le posizioni delle organizzazioni sindacali veneziane e nazionali ma anche quella del sistema delle imprese e, soprattutto, dei nostri concittadini di Marghera. Invitiamo la Giunta regionale a correggere e a chiarire la delibera citata in modo tale da non fornire alibi a nessuno ed a permettere la rapida sottoscrizione di un accordo sul futuro di Porto Marghera così come auspicato dallo stesso Consiglio regionale.
|