Il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, ha aperto questa mattina, dando il benvenuto a tutti i partecipanti, la seconda giornata di lavori del convegno internazionale “Islam e democrazia”, che ha avuto come cornice la sala del Piovego, a Palazzo Ducale. Cacciari ha insistito molto su alcune questioni metodologiche, pre-condizione per un serio dialogo interculturale e inter-religioso con l’Islam: in particolare sul concetto di democrazia di cui si presuppone spesso il significato, riducendolo all’osso, come se si trattasse semplicemente di una procedura di tipo elettorale finalizzata alla formazione di una classe politica dirigente. Troppo spesso in Occidente si omette l’elemento partecipativo – in termini islamici l’elemento della “consultazione permanente” – l’elemento comunitario che poggia su un “ethos” comune, dimenticando l’altro significato di democrazia e cioè quello di un sistema politico che, lungi da neutralizzare conflitti e contraddizioni, produce le condizioni grazie alle quali “ogni individuo può mirare ad addivenire a una condizione di uguaglianza nelle opportunità”.
Di fronte all’Islam, l’Occidente è spesso convinto di “possedere” la democrazia e quindi la mostra come fosse un qualcosa di “acquisito”: perciò propugniamo un modello invece di proporre ad altre culture di contribuire al suo progresso. Secondo Cacciari noi europei occidentali, per promuovere un dialogo più ravvicinato con le culture islamiche, dovremmo impostare il nostro dialogo sulla democrazia in termini critici, come un processo al quale tendiamo e non come un traguardo già raggiunto e la cultura occidentale dovrebbe sentirsi “fecondata” dalle altre tradizioni, comprendendole tutte, e non affermarsi come “vittoriosa” sulle altre. Affermare una gerarchia di valori può solo essere il fondamento di un rapporto di inimicizia fra culture: se vogliamo costruire una cultura di pace e di dialogo dobbiamo invece stabilire una rete di comparazione tra valori, avendo la consapevolezza che la nostra scala di valori non è universale ma relativa.
Questo è il grande contributo che potrebbe dare lo spirito europeo, fondato sull’analisi, la critica e la comparazione, e questa è la responsabilità più grande alla quale siamo chiamati in Occidente: questa visione non garantisce dai conflitti, ma li intende come altamente produttivi, come fattori di vita e di progresso e non di guerra. E’ fondamentale non cadere nella tentazione di sceglierci l’interlocutore e di parlarci allo specchio in quanto detentori della democrazia: invece un atteggiamento proprio alla cultura occidentale, e scoperto grazie all’Islam, è il desiderio e la curiosità di conoscere l’altro, il viaggio nell’altro, nello straniero per scoprirlo, che va sviluppato perché possano esserci pace e dialogo.
Per sottolineare che i fermenti del monoteismo che ci accompagna sono gli stessi, Cacciari ha poi citato una frase di Juan Donoso Cortes, autore della Restaurazione e cattolicissimo difensore della sovranità temporale della Chiesa, che detestava l’immagine di un Dio onnipotente e vincitore di ogni diversità, Dio della demagogia, dell’orgoglio e dell’oppressione, che non è il Dio di Gesù – ma nemmeno quello di Maometto – i cui caratteri fondamentali sono la bontà, l’amore e la misericordia.
La Pace – ha concluso Cacciari – è un mistero di Dio, in cui i politici non c’entrano per nulla. Loro compito è invece quello di fare comparazioni ed esperienza della nostre estraneità dialogando in termini pari e riconoscendo la pari dignità delle altre culture: “solo così le nostre contraddizioni potranno diventare feconde e far progredire le nostre democrazie nel segno di una pace che siamo responsabilmente chiamati a realizzare”.
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