“A Giancarlo Ligabue, per aver illustrato Venezia inseguendo i suoi sogni ai confini tra storia e preistoria”. Queste le parole dettate dal sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, per la targa con cui ha accompagnato la consegna delle chiavi della città a Giancarlo Ligabue, archeologo, paleontologo, antropologo, presidente del Museo di Storia naturale, in una affollata cerimonia, oggi, al Fondaco dei Turchi. Il riconoscimento è legato all’intensa e appassionata attività di Ligabue nel settore dell’esplorazione, dell’antropologia, della paleontologia, dell’archeologia, della ricerca scientifica: oltre trent’anni di ricerche, centotrenta spedizioni in cinque continenti, la fondazione del Centro studi e ricerche che porta il suo nome.
Il sindaco ha parlato di Ligabue come “archeologo”: colui che ricerca e indaga l’arché, l’origine, nella storia della terra, delle specie, dell’uomo e delle culture umane; una ricerca volta a comprendere le cause di ciò che noi siamo e del mondo in cui viviamo, una istanza fondamentale, che dovrebbe muovere tutti, sempre, e che invece troppo spesso dimentichiamo. Con il suo lavoro-passione, Ligabue – ha continuato il sindaco – ci ricorda che noi abitiamo questa terra, siamo legati alla terra, la nostra storia è connessa alla sopravvivenza del pianeta, del quale crediamo di essere i padroni e invece siamo un aspetto, un elemento, una dimensione: è un dato essenziale, questo nostro “religioso legame alla dimensione terranea”, ma anche di questo ci dimentichiamo troppo spesso.
Ancora, il sindaco ha colto nell’attività di Ligabue come antropologo la grande lezione dell’esistenza di diverse culture, ciascuna con le proprie specificità, che tra esse ci deve essere confronto e può esserci anche contraddizione – l’uomo maturo conosce e sopporta la contraddizione delle molteplicità, a differenza del bambino – ma non ci può essere alcuna scala di valori né alcuna presunzione di supremazia, come vorrebbe un eurocentrismo che sta ritornando prepotente sulla scena, in contrasto con il pensiero di tutta la grande antropologia europea. Infine, Cacciari ha parlato di Ligabue come di un “grande veneziano”, rilevandone due doti: la curiosità (intesa come “aver cura”) e lo spirito di avventura, come capacità di uscire dalle connessioni usuali, per andare in cerca di altre connessioni.
Il direttore dei Musei civici veneziani, Giandomenico Romanelli, ha illustrato le linee del progetto per il nuovo allestimento del museo, radicalmente innovato, alla luce dei più recenti traguardi della museologia e della museografia: uno spazio di ricerca oltre che di raccolta, di didattica e di esposizione, che comprenderà “quattro musei in uno”, oltre alle collezioni in deposito, con sezioni dedicate alla Laguna, alle testimonianze del passato (dalla Sala del dinosauro ai fossili), ai viaggiatori ed esploratori veneziani (da Miani a Ligabue), alle forme della vita (lette attraverso il movimento e la nutrizione), con una ampia selezione espositiva delle diverse collezioni, e una riassuntiva “camera delle meraviglie”.


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