“Ringrazio la Cooperativa ‘Il Cerchio’ per aver voluto illustrare nella Sala del Consiglio comunale i due nuovi progetti di lavanderia e di sartoria della Casa di reclusione donne alla Giudecca perché questo è un segnale dell’unità che c’è tra città, cooperazione, istituzioni”. Con queste parole la presidente del Consiglio comunale, Mara Rumiz, ha aperto oggi l’incontro a Ca’ Farsetti, presenti l’assessore comunale alla Legge speciale, Paolo Sprocati, l’assessore regionale alle Politiche sociali, Sante Bressan, l’assessore provinciale alle Attività produttive, Giuseppe Scaboro, il presidente della Cooperativa “Il Cerchio”, Gianni Trevisan, la direttrice degli Istituti di Pena di Venezia, Gabriella Straffi. Rumiz ha proseguito ricordando la particolare sensibilità di questa città dove Cooperative, Istituzioni, Direzione carceraria, Fondazioni culturali, Istituti scolastici professionali si sono messi assieme con l’obiettivo di favorire il reinserimento sociale dei detenuti realizzando strutture solidali quali appunto la lavanderia e la sartoria al servizio delle attività produttive cittadine.
Trevisan ha ricordato il contributo economico offerto dalla Regione Veneto e dalla Provincia di Venezia, rispettivamente di 36mila euro e di 6mila euro per l’acquisto di lavatrici ed essicatoi industriali che hanno consentito l’apertura dell’unica lavanderia industriale del centro storico, sottolineando il ruolo fondamentale del Comune che grazie ai fondi della Legge speciale ha coperto il 70% dei costi per l’adattamento del sistema di depurazione delle acque. Trevisan ha annotato che i macchinari sono e rimarranno di proprietà pubblica, ma che attraverso la cooperativa ‘il Cerchio’ sarà possibile collocarsi sul mercato come una vera impresa. “Continueremo a lavorare per i tre istituti di pena cittadini, ma stiamo cercando commesse private che sicuramente non mancheranno in una città a forte connotazione turistica dove servizi di lavanderia sono molto richiesti. Il marchio di questa nuova struttura – ha aggiunto – è caratterizzato da due mani che si cercano e si sfiorano, a simboleggiare il valore sociale di un’operazione del genere che noi abbiamo chiamato ‘lavanderia solidale’ ”.
E’ stato inoltre sottolineato che anche la sartoria grazie al supporto storico-scientifico della Fondazione Cini e alla disponibilità del Teatro la Fenice che ha commissionato lavori di restauro dei propri costumi, si avvia a essere un’autentica attività produttiva cittadina in grado di offrire alle detenute oltre che un vero lavoro anche l’opportunità di frequentare una scuola professionale nel settore della moda. “In questo modo – ha affermato Sprocati – noi amministratori rispettiamo un nostro precipuo compito che è quello di restituire alla città cittadini che hanno riacquistato attraverso il lavoro fiducia in se stessi, nella società, negli affetti, un’operazione meritoria e doverosa”.

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