Il calendario 2005 di Venis Spa – Venezia informatica e sistemi, dedicato ai “ferri veneziani”, con le fotografie di Francesco Barasciutti e la grafica di Fabrizio Olivetti, è stato presentato oggi a Palazzo Gradenigo, sede di Venis. Come già l’anno scorso, il calendario, realizzato in collaborazione con l’Istituzione Centro previsioni e segnalazioni maree, affianca alle tavole mensili con i giorni il calendario mensile delle maree astronomiche.
L’incontro, voluto come una “festa di venezianità”, ha visto gli interventi del presidente di Venis, Elio Canestrelli, del presidente dell’Istituzione Centro Maree, Luigi Alberotanza, e di Carlo Montanaro, autore del testo-didascalia del calendario, alla presenza del direttore di Venis, Valter Baldassi, che ha introdotto l’incontro, e del direttore dell’Istituzione Centro Maree, Paolo Canestrelli.
Canestrelli ha sottolineato l’invito che viene dalle fotografie a “guardare” elementi di arredo urbano veneziano che tutti vedono ma sui quali non si va oltre uno sguardo fugace, e ha paragonato il lavoro del programmatore informatico a quello del fabbro: ambedue, infatti, trasformano dei materiali in oggetti utili per i cittadini. Alberotanza ha posto in risalto come la diversità di Venezia si esprima anche in un calendario che contiene il grafico delle maree, di grande utilità pratica e insieme invito a tener sempre presente il rapporto con l’ambiente, nella vita quotidiana; ancora, ha ricordato l’altissimo livello tecnologico e professionale del Centro Maree, che di recente ha ottenuto l’elogio del vice capo del Dipartimento nazionale di Protezione civile. Dei “ferri veneziani” come “fiori, trine, merletti” ha parlato Carlo Montanaro, che si è soffermato sullo “spiazzamento” provocato da dettagli tolti dal contesto e resi eguali – piccoli o grandi che siano nella realtà – nelle eguali dimensioni delle foto: un gioco, ha detto, che rende insieme perentorie e labirintiche queste immagini, invitando a guardare con occhio diverso la realtà che ci circonda e questi elementi di arredo urbano come oggetti di arte materica.
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