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Luigi Quagliata
Palazzo del Cinema
DESCRIZIONE EDIFICIO
 

Descrizione architettura

Inizialmente il fronte mare del palazzo del cinema appariva perfettamente in linea con il prospetto del casinò, anche se quest’ultimo risultava leggermente arretrato, presentava una simmetria piacevolmente monumentale, contraddistinta dalla famosa forma simpaticamente definita nel gergo popolare “ a radio” visibile in foto d’epoca.
Il primitivo progetto del Quagliata aveva disegnato un prospetto fronte mare scegliendo una tripartizione verticale lasciando ampie campiture lisce sui due lati arrotondati.
Rispetto al retorico monumentalismo un po’ eccessivo del vicino casinò, nel palazzo del cinema, invece, risultava una più equilibrata sintesi dei modelli razionalisti, una meno semplicistica coniugazione delle lesene verticali e dell’orizzontalità dei parametri murari alleggeriti da profonde striature al pianoterra.
I due vicini edifici, pur nati entrambi nel medesimo clima culturale e adottando similitudini nella parte centrale dei prospetti, si differenziavano notevolmente.

Elementi decorativi esterni

L’attuale stato di fatto del prospetto principale del palazzo verso il mare, risalente alla creazione dell’avancorpo del 1952, risulta architettonicamente scadente e abbastanza anonimo e ha occultato interamente il fronte originale.
Ora l’edificio si presenta di fatiscente aspetto tanto da venire puntualmente, ormai da anni, camuffato dagli allestimenti in occasione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.

Elementi decorativi interni

L’ampliamento del 1952 ha creato nel bianco interno del palazzo un ampio foyer, con due scaloni curvilinei che portano al primo piano alla zona degli uffici fronte mare; al pianoterra vi sono la Sala Volpi, che conta circa 200 posti e la biglietteria..
La facciata del vecchio palazzo terminava dove sono ora i gradini di accesso alla Sala Grande.
Al tempo della sua costruzione la Sala Grande era la sala cinematografica più grande d’Europa.

Riferimenti stilistici

Il primitivo progetto rappresentava un esempio di contenuta sintesi razionalista del dibattito architettonico italiano degli anni trenta.

Notizie storiche

Dall’istituzione della prima Biennale d’Arte, inauguratasi il 22 aprile 1884 in occasione delle nozze d’argento di Umberto e Margherita di Savoia, e da una serie di iniziative artistiche e turistiche parallele, ebbe inizio quel grande progetto culturale per il rilancio della città di Venezia, che negli anni trenta subì un impulso decisivo dalla lungimirante figura del conte Giuseppe Volpi di Misurata, il quale, nominato Presidente della Biennale nel 1930, proprio in occasione dell’Esposizione Internazionale d’Arte di quell’anno, diede inizio, a Venezia, alla cosiddetta “era Volpi”.
Tale periodo coincise con l’epoca dell’industrializzazione della cultura in città e mise in moto, da subito, un intenso fenomeno turistico pilotato sapientemente a fini economico-culturali dalla Biennale stessa e dalla C.I.G.A. (Compagnia Italiana Grandi Alberghi).

Il culmine di questa nuova strategia di rilancio turistico della città su larga scala, e in particolare del Lido di Venezia, fu la creazione nel 1932 della prima Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica tenutasi, prima della costruzione del palazzo, per la prima edizione nella terrazza del vicino Hotel Excelsior e nelle successive del ’34, ’35,’36 nel giardino a fianco detto delle “Fontane Luminose”, che esercitò da subito un grande richiamo mondano e internazionale tanto da essere incentivata con riduzioni aeree e ferroviarie del 50% come si legge già nel manifesto della Mostra del 1932.

La dimostrazione di come l’allora C.I.G.A. fosse economicamente interessata alla creazione del palazzo del cinema viene provata dal fatto che decise di finanziarlo in parte con i proventi derivanti dall’affitto dei locali dell’Hotel Excelsior sborsati dal Comune di Venezia per gli spazi, nell’albergo, in concessione per il Casinò Municipale: “.. a comprova che tali compensi non costituiscono per la CIGA un fine di lucro, essa ha stabilito di devolvere le somme che incasserà a beneficio della costruzione del padiglione della mostra cinematografica che l’ente della Biennale fa sorgere su una parte dell’area dell’ex forte delle Quattro Fontane..”
Si trattava di 490.000 lire per i primi cinque mesi del 1937, saliti ad un milione poiché la concessione al Casinò venne prorogata sino al 31 maggio 1938, ma solo il 2 luglio il Comune riconsegnò all’albergo i locali occupati sborsando per il ritardo una penale di 50.000 lire.
Quel milione venne effettivamente concesso dalla C.I.G.A. alla Biennale e contribuì ad un quinto della spesa complessiva del palazzo.

Il Lido, luogo borghese della villeggiatura, conobbe, così, nei primi decenni del novecento una stagione di rapida crescita che portò nel 1936 all’edificazione del Palazzo del Cinema e del vicino Casinò Municipale nel 1938.
Entrambi i palazzi sorsero sull’area occupata dal precedente forte austriaco delle Quattro Fontane, che era posto in posizione intermedia tra le fortificazioni costruite alle due estremità del litorale, quelle di San Nicolò e di Malamocco.

Il progetto globale di riassetto dell’area era, in realtà, molto più articolato e ambizioso. Consisteva nella creazione simmetrica di tre grandi palazzi moderni in stile razionalista: quello del cinema a sinistra , il Casinò al centro e un terzo a destra equidistante che doveva ospitare una piscina coperta da utilizzare d’inverno, grazie ad un modernissimo sistema di refrigerazione, come campo di pattinaggio su ghiaccio.
Il grande complesso architettonico, così articolato, si affacciava su un ampio piazzale ornato di scenografiche fontane e importanti arredi (vedasi scheda sull’ex- Casinò Municipale).
La monumentalità iniziale dell’ambizioso progetto dell’intera area, redatto dall’ingegnere Capo del Comune di Venezia Eugennio Miozzi, svilitosi poi nella sua parziale realizzazione a causa dell’arrivo della seconda guerra mondiale, mirava a creare al Lido un polo turistico ricettivo d’elité posto tra gli alberghi Excelsior e Des Bains, che, in occasione dell’arrivo in città di personaggi di richiamo internazionale, fosse in grado di garantire, dato il carattere di cittadella ben delineata, anche tutte le norme di sicurezza e controllo , come in realtà si sperimentò in occasione della visita di Göbbels alla Mostra del Cinema nel 1941 riportata con ampio spazio dalle cronache del tempo.

Nel 1936 iniziavano i lavori del primo dei tre futuri palazzi, quello del Cinema, inaugurato il 10 agosto 1937, dopo soli 6 mesi di lavoro, in occasione della 5° Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica secondo il progetto redatto dall’ingegner Luigi Quagliata.
Subito dopo l’erezione del palazzo del Cinema piovvero pesanti critiche, perché si accusava di averlo posto in una posizione eccentrica “..quasi marginale nell’amplissima zona disponibile…” , ma la costruzione del Casinò contribuì solo in parte a sedare queste obiezioni, tanto che , per raccogliere consenso, si provvide ad erigere uno steccato che delimitasse , già, i confini del terzo e ultimo edificio, mai, però, realizzato a causa dell’imminente arrivo della guerra che bloccò definitivamente ogni futura edificazione, per rendere più evidente la distribuzione armonica dell’assetto globale dell’opera articolata nei tre plessi equidistanti.

La costruzione del palazzo del cinema era costata complessivamente cinque milioni di lire. Tale spesa era stata così ripartita : il ministero della Cultura Popolare con un contributo di 200.000 lire per la durata di quattrordici anni tratto dai proventi del Casinò; il Comune di Venezia dava un contributo per tredici anni di 100.000 lire annue (sempre tratte dai proventi del Casinò); l’anticipazione economica era stata fornita dall’Istituto San Paolo di Torino che concedeva un mutuo di 2 milioni e 737 mila lire ad un tasso del 6 %. Il rimanente della cifra, escluso un piccolo finanziamento comunale, veniva coperto dalla C.I.G.A.

Il primitivo palazzo appariva molto diverso dall’attuale sul fronte mare , perché venne successivamente alterato nell’assetto originario dalla creazione di un avancorpo , di dubbio gusto, che si innescò sul prospetto principale, destinato ad atrio del palazzo, uffici, biglietteria e alla nuova sala Volpi; l’intervento venne realizzato nel 1952 sempre dall’ingegner Quagliata in collaborazione con l’architetto Angelo Scattolin.
Inizialmente il progetto dell’ampliamento del 1952 era di notevoli dimensioni poi di fatto ridotte in fase esecutiva e manteneva ancora in vita l’ipotesi del terzo palazzo a fianco.
L’operazione dell’immediato dopoguerra snaturò il disegno della primitiva facciata che prima si armonizzava perfettamente al vicino casinò e anche a quella del’eventuale terzo palazzo restato solo in fase di progetto.

Dato il degrado progressivo della costruzione, che negli ultimi decenni ha visto solo sporadici interventi di restauro, e il modificarsi delle esigenze della Mostra del Cinema, che necessita sempre più di maggiori spazi, il palazzo si è rivelato, da tempo, inadeguato e fatiscente.
Per tale motivo la Biennale tra il 1988 e il 1989 decise di bandire un Concorso Internazionale ad inviti per la progettazione del nuovo Palazzo del Cinema.
In occasione della Quinta Mostra Internazionale di Architettura del 1991, sotto la direzione del Professor Francesco Dal Co, la Biennale di Venezia espose dieci interessanti progetti, destinati a restare del tutto dimenticati, relativi al concorso di architetti di chiara fama internazionale tra i quali quelli di Carlo Aymonino, Mario Botta, James Stirling, Rafael Moneo ( risultato vincitore) , Jean Nouvel, Aldo Rossi, Oswald Mathias Ungers.
Il progetto Moneo venne accantonato dati gli alti costi di esecuzione.
Nel 2004, sempre la Biennale di Venezia, bandì un secondo concorso per la costruzione del nuovo Palazzo del Cinema vinto dallo studio genovese 5+1 e dall’architetto francese Rudy Ricciotti.
Data l’importanza internazionale, l’esecuzione del nuovo Palazzo del Cinema è stata inserita nelle prossime celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
Sarà realizzato non a fianco dell’ex-Casinò dove da sempre era previsto il terzo palazzo, per le proteste degli ambientalisti sull’eventuale soppressione dell’area verde, ma in posizione avanzata verso la spiaggia; avrà un fronte lungo circa 90 m., occuperà una superficie di circa 18.500 mq e una volumetria di 184.000 mc. Una parte risulterà interrata di 6 m. di altezza terra e una parte, detta “Sasso arenato”, sarà in superficie alta circa 16 m. Prevede in totale 3.300 posti a sedere ai quali si aggiungeranno la capienza delle sale del vecchio palazzo. La nuova sala principale avrà 2.400 posti, mentre le altre saranno attrezzate rispettivamente per 320, 120 e 50 spettatori. Verrà realizzato dalla Ditta veneziana Sacaim e dalla vicentina Gemmo Impianti con i proventi derivati dalla vendita dell’ex Ospedale al Mare, ai quali andranno aggiunti 20 milioni di euro da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, 10 milioni da parte della Regione del Veneto (attualmente ritirati), ma resta ancora da coprire un’ingente parte della spesa complessiva prevista attorno ai 53 milioni di euro.

Il recente dibattito sorto attorno alla costruzione di tale manufatto, a più di un decennio di distanza dal primo concorso della Biennale, non fa, quindi, che riprendere un dialogo più volte interrotto, contribuendo alla ripresa del dibattito, ma al tempo stesso non fornendo una risposta chiara al riuso dei grandi manufatti della cittadella lidense.

   
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    ultimo aggiornamento: 06/02/'09   __
   
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