Notizie biografiche: |
Orfeo Rossato nasce nel 1885 a Legnago, nella Bassa veronese, studia alla Scuola Superiore di Architettura a Modena e vorrebbe fare il pittore (dalle prove grafiche che ci restano si vede che ha notevole talento), ma opportunità di famiglia lo orientano all'attività di architetto che svolgerà intensamente nell'arco della sua breve vita, prima a Legnago, poi ad Aosta e poi a Venezia, ma soprattutto al Lido.
Dal 1912 collabora a Venezia con gl'ingegneri Carlo Sansoni (fra l'altro al Lido per Villa Centanini e Villa Moretti) e Angelo Davanzo (che firmerà il progetto per villa Trentin e villa Picerno-Mabapa); dopo il 1920 stabilisce la sua sede definitiva al Lido in via Lepanto 19, nella villa Giuseppina dei Volo, oggi demolita, dove sarà il suo studio e dove risiederà la sua famiglia, anche dopo la sua morte, fino al 1960.
Gli anni fra il 1922 e il 1935 vedono un'attività molto intensa con picchi fra il '24 e il '26, poi fra il '29 e il '36 si dedica soprattutto a progettare e seguire la costruzione del monumentale Ossario di Asiago per i caduti della Grande Guerra (1934), classico e severo, mentre al Lido due progetti di edilizia non residenziale, l'ingresso e il bar del Consorzio Alberghi e la Casa del Balilla (oggi Scuola Elementare O. Parmeggiani) mostrano l'adesione di Rossato allo stile classicheggiante e asciutto del ventennio. Nel '36 infine si lascia tentare dall'avventura africana e va in Eritrea ed Etiopia, dove progetta vari edifici all'Asmara e a Decameré e dove, mentre attende al restauro dei secenteschi castelli di Gondar, contrae la malattia che lo porta a morire il giorno dopo il suo ritorno a Venezia, il 18 giugno 1937. Non ha ancora compiuto 52 anni e lascia tre figli, di cui il più piccolo di soli cinque anni.
Limiterò il mio commento alle ville del Lido, tralasciando i numerosi interventi di riforma e ampliamento, osservando subito che a volte Rossato non firma opere sicuramente sue, la cui paternità però è tradita dal personale segno dei progetti, accurati e vivi fin nei dettagli di ornati e abbellimenti floreali, oltre ad alcuni particolari che diventano una firma: il cesto di fiori che orna le facciate, le mensole dei davanzali e quelle sotto le sporgenze di verande o finestre sporgenti, gli ovali, semplici o elaborati dei finestrini e l'alternanza di linee rette e curve nelle logge, nelle porte o negli abbaini, perfino i complementi di imposte, ringhiere o recinzioni (anche qui troviamo i cesti di fiori), che costituiscono parte integrante del suo linguaggio. A volte concede al barocchetto déco allora in voga, caro anche ad altri architetti come Del Giudice della Farmacia Excelsior, altre volte ancora si esprime in stili del passato forse per accontentare il committente, comunque le sue ville si riconoscono e si distinguono forse proprio per la leggerezza e l'essenzialità della linea. La casa del pittore Bellotto in via L.Marcello, il villino Sturli in via Sandro Gallo 69, villa Trentin e l'albergo Urania in via Dandolo 7 e 29, villa Scarazzato in via Dardanelli 23, la villa Picerno (hotel Mabapa), nonostante tutte abbiano subito qualche modifica, sono prezioso e discreto esempio dello stile espressivo dell'autore, che un po' corrisponde al suo carattere, "gentile, franco nel giudizio, preciso nell'opera".
Purtroppo molto del suo lavoro è scomparso del tutto, dal Dancing-Sporting all'angolo di via Morosini con via Sandro Gallo, al villino Perinelli allo stretto angolo di via Dalmazia con via Dardanelli, alla gotica villa Giurin in via D. D. Michiel 54, alla sede del Circolo della Spada a SS.Giovanni e Paolo: rimangono per fortuna progetti e vecchie fotografie, che la famiglia generosamente mette a disposizione di chi s'interessa alla figura di questo progettista tanto importante e un po' dimenticato.
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