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30/05/2006
Rinnovo della Consulta delle Cittadine e consegna sede in Centro Storico
26 maggio 2006 Municipio Venezia, Ca' Farsetti
 

Il giorno 26 maggio alle ore 13.00 si è svolta la conferenza stampa per la presentazione della nuova Consulta delle Cittadine, con la consegna della sede a Palazzo Manin.

Nel pomeriggio dello stesso giorno, nella sala consiliare di Ca' Loredan, si è tenuto l'insediamento della nuova Consulta delle Cittadine.

 

 

Relazione della Presidente Franca Marcomin  e della Vice Presidente Maria Sangiuliano

Sono Franca Marcomin, Presidente uscente della Consulta, e con Maria Sangiuliano, dell’Associazione Lidra Tecnopolis, una delle due VicePresidenti, ho condiviso le riflessioni che vado a presentarvi  sull’ultimo mandato della Consulta e le sue prospettive.

L’altra Vicepresidente è stata Gabriella Zago, ex Consigliera di Quartiere di Mestre Centro, mentre del Direttivo hanno fatto parte le responsabili dei gruppi di lavoro Anna Ponti (Immigrazione), Mara Bianca (Bilancio di genere), Laura Guadagnin (Casa delle donne) e Pia Miani (Guida per Venezia).

La Consulta è stata istituita nel ’96, su proposta delle Consigliere Comunali come strumento delle donne della città per contribuire al suo governo e per trasformare e rendere meno neutri e meno connotati al maschile i luoghi delle istituzioni a fronte di una scarsa presenza femminile nell’Amministrazione. Voglio ricordare che nella precedente legislatura c’era un’Assessora su 13 e 5 Consigliere Comunali su 46, mentre in quella attuale abbiamo 5 Assessore e 3 Consigliere Comunali.

 Il primo insediamento è avvenuto nel ’98 con presidente Mara Bianca, il successivo rinnovo è avvenuto nel 2003, e siamo rimaste in carica ufficialmente fino alle elezioni amministrative 2005, pur continuando ad essere attive fino ad ora.

La Consulta è un organismo di governance, cioè di ponte tra società civile e istituzioni, e non è paragonabile  agli organismo di pari opportunità previsti dalla Legge 125/91, perché  i suoi membri non  vengono nominati dai partiti tramite Consiglio Comunale.  E’ invece composta dalle rappresentanti di tutte le Associazione di donne della città che ne fanno richiesta (28 nella precedente Consulta ed ora 37) dalle Assessore, dalle Consigliere Comunali e di Municipalità (che erano 47 ed oggi sono 39), da donne dei Sindacati e delle Associazioni di Categoria, che erano 10 ed ora 8, da donne singole che vogliono dare il loro contributo. E in questi anni la logica dei partiti non è stata determinante nelle nostre scelte e nei nostri incontri, e pur provenendo da differenti culture politiche e da percorsi molto diversi, siamo riuscite a condividere linguaggi, sensibilità e progettualità, affrontando anche momenti conflittuali e costruendo mediazioni.

La Consulta ha gestito negli ultimi tre anni un budget di 5000 euro l’anno. Le donne che vi partecipano esplicano una presenza politica di puro volontariato, come le associazioni che ne fanno parte, e questo ci ha dispensato dalla pratica di quelle dinamiche che sono tipiche di istituzioni strutturate e rigide, ma spesso ci ha fatto fare fatiche enormi. Rischiando la Consulta di non essere visibile, ci siamo interrogate sull’efficacia delle nostre azioni e sul senso di continuare questa impresa. Infatti un anno fa abbiamo presentato al Sindaco una serie di richieste tra cui la modifica del nostro regolamento che prevedesse maggiori strumenti di lavoro, quali una segreteria, dei permessi dal lavoro, dei gettoni di presenza e la possibilità di pareri vincolanti sulle questioni di nostra competenza. Siamo riuscite ad ottenere il supporto di una segreteria, ma a tempo parziale, una delibera di rinnovo che prevede la possibilità di esprimere periodicamente raccomandazioni alla Giunta ed oggi grazie all’impegno dell’Assessora al Patrimonio, anche una sede.

 

Dal rinnovo precedente della Consulta, cioè dal 2003 abbiamo lavorato in particolare su alcuni temi per noi prioritari che abbiamo identificato attraverso un seminario residenziale interno che abbiamo organizzato a S. Erasmo nell’aprile 2004, proprio per chiarire quali fossero le tematiche che ci stavano più a cuore e sulle quali intendevamo creare un percorso condiviso.

Gli obiettivi che ci siamo date si raccolgono attorno a cinque aree di priorità.

 

Aumentare la visibilità della Consulta in città

- il nostro logo e il sito nelle pagine web del Comune

-una brochure informativa sul ruolo e sui compiti della Consulta.

 

 

Influenzare l’amministrazione comunale con modalità e contenuti che elaboriamo come donne:

  1. il Bilancio di Genere: abbiamo proposto all’ex Assessore al Bilancio, di costruire un’analisi delle spese e delle entrate del bilancio comunale pubblico con riferimento alla diversità di effetti che queste hanno per le donne e per gli uomini. La precedente Amministrazione ha aderito come partner, su nostro impulso, ad un bando nazionale per dotarsi del bilancio di genere e tentare così di rendere una prospettiva di genere trasversale alle scelte strategiche dell’amministrazione, obiettivo sancito già nella Conferenza Internazionale delle Donne di Pechino nel 1995.
  2. In occasione di un incontro pubblico organizzato sulle proposte per il buongoverno abbiamo presentato e diffuso alcuni documenti di analisi politica e proposte che fornivano indicazioni per una lettura dal punto di vista delle donne delle diverse politiche: sulla rappresentanza femminile nelle istituzioni, sulla politica culturale, sul bilancio di genere, sulla Casa Internazionale delle donne a Venezia, sulla sanità, sulla scuola, sulle politiche per la residenza, sulla promozione del diritto ad un lavoro stabile ed un reddito dignitoso, sull’ambiente e il caro-vita, sulla città multiculturale e per il diritto di voto ai migranti e infine sul potenziamento degli organismi di partecipazione del Comune, quali le Consulte. I documenti erano a firma individuale, mentre per il futuro ci sarebbe da lavorare maggiormente sulla costruzione di consenso attorno alle indicazioni sulle politiche che, come Consulta, possiamo fornire all’Amministrazione Comunale.
  3. Cercando modalità per essere incisive, abbiamo tentato di essere presenti nelle Commissioni Consiliari per poter contribuire concretamente alle scelte della città, partecipando alle Commissioni Politiche Sociali, Scuola, Ambiente, Bilancio e Cultura per i progetti che stiamo seguendo. L’esperienza ci ha insegnato che probabilmente questa non è la via ottimale per partecipare più da vicino al governo della città, anche perché le modalità di lavoro delle Commissioni sono adeguate all’impegno di Consiglieri Comunali che usufruiscono di permessi di lavoro, di aspettativa e di gettoni di presenza.
  4. Abbiamo lavorato a stretto contatto con le poche donne elette nella precedente Amministrazione, le assessore, la presidente del C.C. e le Consigliere Comunali: siamo riuscite invece purtroppo ad interagire molto poco con le Consigliere di Quartiere e le attuali Consigliere di Municipalità. Questo parziale insuccesso è da interrogare per il futuro perché molto probabilmente  proprio la relazione che si può e si dovrebbe creare in Consulta tra società civile delle donne e donne elette è significativa proprio per l’obiettivo di influenzare le scelte politiche per la città, specialmente a livello decentrato, ed elaborare un punto di vista ‘di genere’ sulle stesse.
  5. Siamo intervenute sul futuro del Centro Donna, organizzando due convegni, l’8 marzo 2004 ed il 27 novembre dello stesso anno, quest’ultimo preparato con mesi di incontri con le associazioni dei gruppi del Centro Donna: in queste occasioni pubbliche abbiamo espresso la nostra preoccupazione sulle riduzioni dei finanziamenti al Centro Donna e al Centro Antiviolenza e la convinzione che sia importante per il Centro Donna mantenere la sua peculiarità storica come luogo di riferimento delle realtà associative femminili e femministe della città.

 

Rappresentanza

  1. l’8 marzo 2005 a Ca’Farsetti abbiamo invitato tutti i candidati Sindaco all’incontro “Donne per il buon governo. Un impegno per la città”,
  2. Nell’ultimo periodo del nostro mandato, prima delle elezioni amministrative, abbiamo lanciato un appello per candidare una donna a sindaco di Venezia, e affermato la volontà di sostenere le candidature femminili al fine di aumentare il numero delle donne elette nelle istituzioni, ma su questo fronte  c’è stata una debacle generale  da continuare ad interrogare. Si è visto chiaramente cioè  come  i partiti non abbiano fatto la scelta di puntare su una maggiore presenza delle donne, almeno tra i candidati realmente eleggibili, nonostante poi si sia tentato in qualche modo di ‘rimediare’ con le nomine dell’esecutivo.
  3. Abbiamo lanciato un appello per favorire una rappresentanza più equilibrata nelle nomine dei Consigli di Amministrazione degli enti e delle società miste a cui il Comune partecipa, ed abbiamo per questo raccolto curricoli di donne con competenze di vario tipo disponibili a candidarsi in questi ruoli.

Dialogo interculturale

  1. Abbiamo progettato e realizzato una brochure informativa rivolta alle donne immigrate sui servizi comunali e socio-sanitari tradotta in 7 lingue che abbiamo distribuito in 5000 copie nei servizi comunali e dell’ULSS, attualmente in ristampa grazie al contributo dell’Assessorato alle Politiche Sociali.
  2. Abbiamo organizzato un Convegno sul dialogo interculturale tra donne il 3 dicembre 2005 alla Giudecca, per invitare le associazioni di donne immigrate ad aderire alla Consulta in vista della sua imminente ricostituzione, che ha visto una grande partecipazione di migranti e di un pubblico più ampio, più giovane ed eterogeneo rispetto a quello che solitamente frequenta gli appuntamenti sulle politiche di genere.
  3. Abbiamo lanciato l’idea di progetto per una Casa internazionale delle donne a Venezia, con un Centro studi di donne in rete, di collegamento tra realtà femminili impegnate per la pace nei vari paesi del mondo, di dialogo interreligioso, di scambi interculturali, con possibilità di spazi espositivi e di accoglienza. In proposito abbiamo organizzato un Convegno, nel dicembre 2005, per confrontarci con altre esperienze italiane e approfondire la fattibilità di questo progetto.

 

Valorizzazione delle donne nella cultura e nella storia della città

Abbiamo progettato una guida di Venezia dal titolo provvisorio “L’altra Venezia. Guida ai luoghi delle Veneziane“, che contenga itinerari in città attraverso i luoghi della vita, degli eventi e delle opere di circa 40 insigni donne veneziane e di 6-7 soggetti collettivi femminili che sono stati protagonisti ed hanno segnato la storia della città. La guida sarà pubblicata entro il 2006.

 

Abbiamo infine portato un contributo in diversi dibattiti ed iniziative sulle politiche delle donne: dal convegno di donne della Magistratura nel novembre 2004, alla Scuola di politica del progetto europeo Sister Cities Going Gender nel gennaio 2005, ad un dibattito sulla Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita nel marzo 2004, per finire nel gennaio di quest’anno con un intervento all’audizione nella V Commissione Consiliare Regionale contro una proposta di legge regionale che stravolgerebbe la Legge 194.

 

Alcune considerazioni sul futuro alla luce dell’esperienza svolta e dei nodi critici incontrati: lavorare per una maggiore ‘creatività politica’ ed incisività della Consulta

 

Dicevo poco fa che nella politica di governo in questa città siamo poco visibili e poco determinanti nelle scelte deliberative, ma in ciò che è partecipazione della società civile noi siamo un pezzo di società di donne che è entrata nelle istituzioni e le modifica per le cose che fa e produce. E’ questo importante e sufficiente? Siamo auto-referenziali oppure, pur non incidendo in modo determinante, è importante la nostra presenza? E come consolidarla e renderla autorevole?

Per fare questo ci servono anche strumenti adeguati di lavoro, ma la Consulta ha lavorato e non può che lavorare mettendoci la passione per la politica in città e pratiche ispirate dal movimento delle donne, nella ricerca non facile e non scontata di modalità di costruzione di percorsi e di soluzione dei conflitti diverse da quelle che regolano la politica ‘tradizionale’ e/o ‘maschile’.

 

In un organismo di partecipazione come la Consulta delle Cittadine abbiamo tentato di praticare una politica di relazione e non di delega, che diventa trasversale rispetto alle differenze e alle appartenenze: è una condizione ‘privilegiata’ come luogo di sperimentazione poiché siamo fuori da meccanismi di delega, non essendo elette, e  non gestiamo molte risorse pertanto i meccanismi di potere che possono attraversarci, assumono forme diverse da quelle  usuali. Si tratta di evitare il rischio che questa condizione potenzialmente trasformativa diventi distacco dalla realtà o autoghettizzazione.

 

Ma dobbiamo essere più visibili e più efficaci, e in questi ultimi anni siamo andate nella direzione della visibilità, ma sull’efficacia di governo sicuramente scontiamo una condizione generale delle donne che, pur essendo presenti e importanti in molti luoghi della vita sociale e del lavoro, non sfondano il cosiddetto tetto di cristallo delle istituzioni, come mostra il fatto che neppure con la modifica dell’art. 51 della Costituzione si riesce ad elevare la quota di elette e di donne con responsabilità di governo.

Anche nel dibattito al nostro interno sono state espresse sia la tensione verso la partecipazione nelle istituzioni sia una resistenza verso il modo in cui funzionano, spesso per lotte intestine di potere distanti e incomprensibili alla società civile.

 

Come Consulta non possiamo più permetterci di lavorare su progetti che dovrebbero essere prodotti dall’istituzione, per es. il lavoro della brochure multilingue per le donne immigrate è stato faticosissimo. Noi dovremmo agire cercando di entrare nei meccanismi dell’Amministrazione e impregnarla di modalità, contenuti e proposte che elaboriamo come donne, lasciando poi che la loro realizzazione concreta proceda indipendentemente dalla nostra azione, che deve essere di stimolo, di orientamento, politica in senso ampio. Diversamente il rischio è che duplichiamo il lavoro di volontariato che molte di noi già svolgono a livello associativo e/o che disperdiamo le nostre energie in mille rivoli di attività organizzative togliendo forza all’elaborazione comune di sapere sui bisogni e i desideri delle donne riguardo i problemi della città e alla formulazione e condivisione di orientamenti politici.

 

Come essere realmente presenti nel tessuto politico istituzionale con i ritmi che conosciamo e con i nostri strumenti che sono largamente insufficienti?

Il testo della delibera di rinnovo della Consulta, proposto dall’Assessorato alla Cittadinanza delle Donne recita:

“Prevedere che in occasione della presentazione della Relazione annuale la Consulta possa formulare raccomandazioni alla Giunta, al Consiglio Comunale e agli organi delle Municipalità per un orientamento gender sensitive delle decisioni di politica di bilancio e allocazione delle risorse, rivolte in particolare a raggiungere una maggiore integrazione delle politiche dell’Ente per rimuovere le molteplici variabili che agiscono sulla disuguaglianza di genere. Sono previsti inoltre incontri periodici con gli organi politici al fine di monitorare lo stato di attuazione delle suddette raccomandazioni.  

Dotare la Consulta di tutti gli strumenti e delle risorse umane e finanziarie necessari per il suo funzionamento ed individuare  ai sensi dell’art. 6 del Regolamento la/il segretaria/o e la sede.”

Sicuramente questo nuovo mandato delle Raccomandazioni può essere una modalità da perseguire per riuscire ad essere più efficaci, insieme alla nuova sede ed alla disponibilità di una segreteria, per altri strumenti bisognerà vedere.

Per la prossima tornata sarà importante costruire una relazione con le donne elette nelle Municipalità che attualmente non partecipano alla Consulta e realizzare il nuovo mandato della Consulta deliberato recentemente sulla possibilità di fare raccomandazioni alla Giunta e al Consiglio Comunale sul governo della città, ed entrare in circuiti europei per trovare strumenti che possano rendere sempre più incisiva e visibile la nostra presenza in città.

La nuova Consulta vede l’adesione di nuove associazioni, di cui alcune di donne immigrate, e il nuovo scenario rappresenta un modo per allargare la partecipazione e il dialogo, anche con una prospettiva interculturale. Complessivamente è aumentato ci sembra, il numero delle associazioni miste, di donne e uomini: sembra esserci una tendenza, nell’associazionismo misto, a costruire percorsi di donne che ne fanno parte, ed anche questa appare come una realtà su cui potremo riflettere meglio in futuro che potrebbe mutare in qualche modo l’identità della stessa Consulta delle Cittadine, la cui delibera costitutiva indica che dovrebbe essere costituita solo da associazioni di donne.



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a cura della segreteria della Consulta
ultimo aggiornamento: 5/5/2007 - 19:08