Relazione del Sindaco sulle linee programmatiche di mandato "Programma di Governo del Comune di Venezia 2000-2005" consegnate ai Capigruppo Consiliari ai sensi dell’art. 5 bis dello Statuto
Dal programma elettorale
al "progetto per la città"
L'arricchimento e la reinterpretazione
continua del patto con i cittadini
La reinterpretazione del
patto in tema di salvaguardia
Autonomie municipali, città
metropolitana, identità culturale delle "città"
veneziane
L'estensione della capacità
di risposta ai bisogni sociali
Le politiche di bilancio
La riorganizzazione interna
del Comune
Signora Presidentessa, Signore Consigliere, Signori Consiglieri,
E’ la prima volta dalla mia e dalla vostra elezione che
mi rivolgo al Consiglio per una valutazione complessiva del programma
2000-2005 di governo del nostro Comune; per una valutazione di quel programma
che, alla guida della coalizione che mi ha sostenuto, ho proposto agli
elettori il 16 e il 30 aprile scorsi ricevendone il mandato a realizzarlo.
Né al momento del mio giuramento di fronte a voi,
né al momento della comunicazione al Consiglio della composizione
della Giunta si è discusso di questioni programmatiche; e non lo
si è fatto perché le regole che ci siamo dati - dalle leggi
allo statuto - attribuiscono al programma con il quale il Sindaco ha vinto
le elezioni il valore di patto solenne con i cittadini, del cui rispetto
il Sindaco e la sua maggioranza dovranno rendere conto alla fine del mandato.
Dal programma elettorale al "progetto
per la città" nel pieno rispetto del patto solenne con i cittadini
elettori
E’ quel programma elettorale che oggi deve trasformarsi
in programma politico-amministrativo, portando a conclusione il processo
di costruzione politica di quella maggioranza nata dall’unione di tutte
le forze convinte di dover garantire in termini di solidarietà
e sostenibilità il nuovo slancio da dare allo sviluppo della città.
E’ quel programma elettorale che con la votazione finale
alla quale viene oggi sottoposto diventa patrimonio di tutti, pur nella
netta distinzione di ruoli tra maggioranza e minoranza, e prepara il passaggio
al "progetto per la città", che scaturirà
dall’insieme coordinato dei programmi di referato che sottoporrò,
a sensi dell’art. 10 dello Statuto, alla valutazione delle Commissioni
consiliari e dei Consigli circoscrizionali all’inizio di settembre.
Io mi auguro che la discussione di oggi consenta, anche
sulla base delle ulteriori poche parole che vi dirò, di rendere
evidente il modo con il quale il Sindaco, la Giunta, il Consiglio si accingono
a governare il Comune di Venezia nel pieno rispetto del patto solenne
stipulato con i cittadini elettori.
L'arricchimento e la reinterpretazione continua del patto
con i cittadini
Un patto da rispettare con ogni scrupolo, ma anche da
arricchire, laddove si renda evidente la necessità di affrontare
temi non originariamente previsti, da sottolineare e da reinterpretare,
laddove lo richieda l’evolversi del contesto nel quale ci troviamo ad
operare, in una città nodo sensibile di un mondo continuamente
sottoposto a impressionanti accelerazioni dei ritmi di cambiamento.
E’ compito di tutti noi, ma mia responsabilità
primaria, garantire che arricchimenti, sottolineature e reinterpretazioni
non tradiscano il patto con gli elettori, anche se è evidente che
quest’ultimo non può mai divenire un impedimento burocratico al
continuo e necessario adeguamento degli obiettivi annuali e pluriennali,
e dei relativi strumenti operativi, che il governo di un sistema complesso
come una città - e forse la nostra più di altre - esige.
Fedeltà piena al patto con gli elettori e capacità
di usare quel patto per dare risposte alle domande dei cittadini nella
gestione di un sistema vivo e dinamico quale è la nostra città.
E’ questo l’impegno che mi sono assunto davanti agli elettori e che solo
gli elettori possono modificare; è questo l’impegno al quale chiamo
oggi ognuno di voi nella corresponsabilità che le nostre regole
saggiamente ci indicano.
La necessità di procedere ad arricchimenti e reinterpretazioni
programmatiche si è, peraltro, già presentata in queste
prime settimane quando ci siamo soffermati con mozioni od ordini del giorno
votati da questo consiglio su temi dell’Accordo di Programma per la Chimica
a Porto Marghera (26 giugno 2000), su quelli della salvaguardia di Venezia
e della sua laguna (10 luglio 2000), su quelli della revisione legislativa
di poteri e competenze in materia di traffico acqueo (10 luglio 2000),su
quelli legati agli interventi di difesa spondale, dragaggio e recupero
morfologico nell’isola di Torcello (17 luglio 2000) e su quelli della
sanità a Venezia e sugli inaccettabili tagli al bilancio di previsione
della ULSS 12 (17 luglio 2000).
Tutte queste determinazioni del Consiglio, che rispettano,
arricchiscono e specificano il patto elettorale con i cittadini, vanno
intese, ed io mi sono impegnato ad intenderle, come invito ad integrazioni
necessarie e specificazioni utili delle linee programmatiche di mandato.
Nello stesso modo si potrà e dovrà procedere
ogni qualvolta il Consiglio esprimerà suoi indirizzi rispettosi
del patto solenne stipulato con i cittadini elettori.
Naturalmente gli ordini del giorno del Consiglio non
sono sufficienti a definire le linee programmatiche di intervento sulle
singole materie.
Su Porto Marghera non basta impegnarsi a stipulare l’atto
integrativo all’accordo di programma, per armonizzare le procedure dell’accordo
con quelle del Decreto Ministeriale 471/99, né che si avvierà
la realizzazione di un Master plan delle bonifiche. Il tema da affrontare
più radicalmente è quello della coniugazione del risanamento
dei suoli con il rilancio industriale e post-industriale dell’area, che
comporta, quantomeno, una rilettura critica delle destinazioni d’uso dell’intera
zona industriale, un riordino delle competenze di intervento di Promomarghera,
Vega e dell’Immobiliare Veneziana per creare la strumentazione necessaria
a interventi in tempi rapidi.
Sulla lotta al moto ondoso, non basta promuovere come
si è fatto nella riunione del Comitatone del 12 luglio scorso le
iniziative di revisione di poteri di competenze in materia di traffico
acqueo, ma occorre quantomeno potenziare il servizio di controllo, intervenire
sui limiti di velocità, subordinare le concessioni di licenze per
trasporto di persone alla "capacità di carico" dei canali
lagunari, intervenire sulla potenza dei motori e sulla forma degli scafi,
razionalizzare il trasporto merci a partire dalla realizzazione del punto
di interscambio al Tronchetto , il tutto nell’ambito di quella sorta di
piano urbano del traffico acqueo previsto dall’attuale regolamento.
Su Torcello oltre a rivendicare un maggior ruolo di controllo
del Comune anche sulle opere statali da realizzare nel territorio comunale
o chiedere a Magistrato alle Acque una maggior attenzione nelle forme
e nelle tecniche di intervento; occorre, prendendo spunto dal caso Torcello,
affrontare il tema urbanistico delle destinazioni d’uso delle diverse
isole lagunari e del grado di pressione antropica ammissibile, in generale
e nei termini del traffico acqueo di collegamento.
Nel caso della sanità, infine, è risultato
evidente che le condizioni, attuali e prospettiche, della sanità
veneziana sono ancor più preoccupanti di quanto non fosse emerso
in campagna elettorale. Il depauperamento dei servizi sanitari in Centro
storico e nell’Estuario, giustificato solo da esigenze di bilancio che
sottovalutano la specificità della città d’acqua e il suo
ruolo turistico sul mercato mondiale, è preoccupante tanto quanto
il ritardo nell’avvio della realizzazione del nuovo ospedale di Mestre
o la gracilità dei servizi sanitari territoriali di base. L’emergenza
va affrontata subito, anche con un impegno diretto del Sindaco, contrapponendo
alla strategia miope dell’ULSS 12 e della Regione una valutazione di esperti
indipendenti dello stato di fatto, un potenziamento della struttura interna
dedicata alla programmazione sanitaria e un raccordo istituzionale con
gli operatori e i rappresentanti degli ammalati.
Su tutti questi temi occorrerà ritornare in sede
di definizione del "progetto per la città" agli inizi
di settembre.
La reinterpretazione del patto in tema di salvaguardia
In tema di salvaguardia l’arricchimento e la reinterpretazione
programmatica possono, invece, fare fin da oggi un passo in avanti per
le importanti modifiche di contesto in questi giorni intervenute: per
tener conto delle decisioni del Comitatone del 12 luglio scorso e del
sopravvenuto deposito, il 14 luglio, della sentenza con la quale il Tribunale
Amministrativo Regionale del Veneto ha annullato il decreto interministeriale
di giudizio negativo sulla compatibilità ambientale del progetto
di regolazione dei flussi di marea alle bocche di porto.
Il tema è delicato e merita ogni attenzione: perché
riguarda uno dei problemi cruciali della realtà veneziana, ma anche
perché le opinioni sullo stesso attraversano sia la maggioranza
- ed è proprio in questi casi che il richiamo al patto solenne
con i cittadini elettori acquista un valore inestimabile — sia la minoranza,
come ha dimostrato il voto nella seduta del Consiglio dello scorso 10
luglio.
Va innanzitutto chiarita la portata effettiva delle decisioni
prese dal Comitatone lo scorso 12 luglio.
Sul punto 6 dell’o.d.g. "Difesa fisica di Venezia:
stato delle iniziative e attività future" il Comitatone ha
deliberato che sia il Governo a decidere sul contenuto di quell’ulteriore
stadio di approfondimento progettuale dell’intervento con paratoie mobili
alle bocche di porto, opportunamente modificato per garantire la miglior
agibilità delle attività portuali e da finalizzare al confronto
ditale intervento con le alternative prospettate (nessuna chiusura alle
bocche; chiusura fissa), previsto dall’o.d.g. del Consiglio comunale già
ricordato e da me riproposto in Comitatone.
A questa decisione il Comitatone è giunto per
consentire ai vari Ministeri di assumere una posizione concorde circa
il livello di approfondimento progettuale degli interventi.
Dal momento che nessuna proposta avanzata in Comitatone
ha ipotizzato ora il passaggio alla fase esecutiva del progetto, dopo
la predetta decisione del Governo dovrà essere il Comitatone a
riprendere la sua competenza a valutare i risultati dell’approfondimento
progettuale comunque definito, in tal modo restituendo al Comune e al
suo Consiglio comunale il ruolo che gli spetta.
Circa la sentenza del TAR, è evidente che essa
pone delicati problemi giuridici, ma è altrettanto evidente che
nessuna decisione finale sul progetto di regolazione delle maree alle
bocche di porto potrà e dovrà prendersi al di fuori della
conclusione del processo di certificazione di compatibilità e sostenibilità
ambientale, di quella VIA che il Governo Amato si è impegnato ad
estendere e valorizzare.
Pur in presenza di questi fatti nuovi, va ribadita la
volontà di rispetto sostanziale degli obiettivi di politica di
salvaguardia definiti nel programma elettorale integrato in sede di apparentamento,
e ribaditi dall’ordine del giorno del 10 luglio scorso.
Questo esige che, oltre a quanto già previsto
(riforma del Magistrato alle acque, accelerazione degli interventi di
riequilibrio della morfologia lagunare, ripristino dei fondali a —12 metri
alla bocca di Malamocco e aumento della scabrezza nei canali di bocca,
libera espansione delle maree nelle valli da pesca, riduzione dei carichi
inquinanti provenienti dal bacino scolante, rimedi al dissesto del bacino
idrografico sversante in laguna, estromissione graduale del traffico petrolifero
in laguna, continuazione del "progetto integrato rii", innalzamento
di parti della città, etc.), il Comune cerchi un canale di interlocuzione
privilegiata con il Governo per far sì che la sua decisione sugli
avanzamenti progettuali, pur presa in autonomia e responsabilità,
venga comunicata al Consiglio Comunale e discussa preventivamente con
il Sindaco.
Questo anche per garantire che l’ulteriore stadio di
approfondimento progettuale non abbandoni la più volte richiamata
strategia del confronto tra le alternative tuttora aperte o, peggio, che
si possa ipotizzare un passaggio all’esecutivo per parti.
Per evitare il pericolo che la determinazione del Governo,
per quanto intermedia e tesa a riportare le decisioni finali entro il
Comitatone, possa isolare le decisioni sulle opere mobili dal contesto
sistemico della strategia di salvaguardia sta al Comune prendere immediatamente
l’iniziativa per l’avvio sistematico, secondo le decisioni assunte dal
Comitatone dell’8 marzo 1999, dei lavori di revisione e rimodulazione
del Piano generale degli interventi da affidare all’Ufficio di piano o
a strutture tecnico-scientifiche appropriate. Un esercizio che deve avere
comunque anche il ruolo di ricostituire un patrimonio adeguato di competenze
all’interno di tutte le Amministrazioni Pubbliche.
Se l’interpretazione del patto solenne stipulato con
i cittadini elettori deve oggi fermarsi qui, qualche parola in più
va detta su due temi sottolineati in sede di apparentamento (realizzazione
delle autonomie municipali ed estensione della capacità di risposta
ai bisogni sociali) così come non possiamo non approfittare di
questa occasione per informare il Consiglio delle condizioni strumentali,
delle risorse umane e finanziarie, dirette e indirette —tramite le società
partecipate- che si stanno cercando di mettere in campo per realizzare
il programma.
Autonomie municipali, città
metropolitana, identità culturale delle "città"
veneziane
La realizzazione delle autonomie municipali è
solo uno degli strumenti che si intendono attivare per contrastare il
pericolo di frammentazione del Comune, di contrapposizione latente tra
le sue parti, e per ricreare e rendere effettive le ragioni dello stare
assieme. Il progetto di realizzazione delle autonomie municipali a partire
dalle sperimentazioni a Marghera e Lido sarà presto presentato
alla discussione del Consiglio. Un ulteriore deciso tentativo di costruzione
dal basso della Città metropolitana, fondata su una rete sempre
più fitta di servizi forniti in modo coordinato, va responsabilmente
portato avanti senza indugio alcuno. Nello stesso modo va coltivato ogni
tentativo di esaltare con politiche adeguate l’identità, e l’orgoglio
della identità, di ogni parte del Comune. E’ a questo fine che
va rafforzato il coordinamento delle politiche per la Terraferma attorno
al Municipio di Mestre a partire dalle politiche culturali capaci di dare
continuità ed incisività all’opera dell’associazionismo
culturale oggi esistente. E’ per raggiungere lo stesso obiettivo nell’Estuario
che ho provveduto alla nomina di un Pro-Sindaco ad hoc.
L'estensione della capacità di
risposta ai bisogni sociali
Le politiche di Welfare urbano sono state e restano un
tratto distintivo dell’attività di questa Amministrazione.
E’ necessario, nei prossimi anni, uno sforzo straordinario
teso ad incrementare la rete dei servizi per la prima infanzia (asili
nido e scuole materne) garantendo, nel comune le strutture necessarie,
sperimentando inoltre forme innovative di gestione anche in collaborazione
con i genitori e con la ricchezza dell’imprenditoria sociale.
Anche il Comune, per sua parte, e nelle sue competenze,
lavorerà per garantire il diritto al sapere e all’educazione a
tutti i cittadini, fm dalla più tenera età.
Tutto ciò andrà realizzato, non depotenziando,
ma mantenendo e migliorando qualitativamente l’attuale struttura di protezione
sociale e di assistenza.
La nostra scelta di dar vita ad una città solidale
si attua così rispondendo a tutti i bisogni della città.
Ciò avviene tutelando le fasce deboli, garantendo una vecchiaia
felice ai nostri anziani, ma al contempo, integrando culture e bisogni
diversi dovuti al fenomeno dell’immigrazione.
Il limite da superare per realizzare tali politiche sta
tutto e solo nei vincoli finanziari che, nonostante le entrate del Casinò
per le spese correnti e i finanziamenti di legge speciali per le spese
di investimento si fa sentire.
Le politiche di bilancio
Le politiche di bilancio devono raggiungere i seguenti
obiettivi:
1) garantire un flusso costante e crescente di risorse
finanziarie per qualificare ed aumentare gli interventi per la qualificazione
del Welfare in ogni suo aspetto (dalla scuola, agli anziani, allo sport);
2) garantire le risorse per una politica di modernizzazione
e razionalizzazione della struttura comunale in ogni suo aspetto (dal
personale, ai sistemi informativi ecc.);
3) garantire la manutenzione costante della città
storica rispettando la sua specificità e una politica di investimenti
per la qualificazione urbana della città di Mestre.
I punti di criticità del bilancio comunale sono
legati, per la parte corrente, all’eccessiva dipendenza delle uscite dalle
entrate del Casinò; per la parte degli investimenti relativa alla
manutenzione della città storica alla dipendenza dalle risorse
legate alla Legge Speciale per Venezia.
A pressione fiscale invariata è oggi necessario,
progressivamente, raggiungere un nuovo equilibrio di bilancio.
Tale equilibrio è oggi raggiungibile:
a) abbattendo ulteriormente l’indebitamento, al fine
di ridurre le spese per il pagamento degli interessi;
b) rinegoziando la convenzione con la Casinò
S.p.A., per stabilizzare la quantità delle entrate per il Comune,
al contempo, garantire alla S.p.A. le risorse per lo sviluppo del Casinò
in terraferma;
c) valorizzando le varie partecipazioni azionarie
e le concessioni di servizi nonché diminuire il peso del costo
dei servizi sui cittadini residenti;
d) razionalizzando e "pulendo" ulteriormente
l’assieme delle spese di parte corrente.
La riorganizzazione interna del Comune
La necessità di definire alcune modifiche all’assetto
organizzativo del Comune di Venezia nasce dall’esigenza di adattare la
struttura dell’Ente agli obiettivi ed alle modalità di lavoro proposte
dal programma della nuova Giunta.
Nel febbraio del 1999 l’Amministrazione precedente aveva
impostato con decisione un processo di ristrutturazione organizzativa
al fine di raggiungere obiettivi di efficienza, efficacia ed economicità
dell’azione amministrativa, attraverso maggior flessibilità del
lavoro, attenzione all’utenza e collaborazione tra gli uffici.
Sulla scia dello sforzo fatto dall’amministrazione precedente,
si tratta ora di proseguire nel processo di adeguamento della struttura
alle funzioni di programmazione e controllo che emergono dalla normativa
introdotta dalle varie "leggi Bassanini". L’adeguamento ha come
obiettivo ultimo la costruzione di un sistema amministrativo che, in linea
con il programma del Sindaco e della Giunta, sia in grado di garantire
una miglior qualità della vita urbana, di assicurare la competitività
alla base economica della città, di facilitare il dialogo e la
discussione con i cittadini e di rimuovere i vincoli strutturali che frenano
lo sviluppo.
Il lavoro di riorganizzazione strutturale parte dall’analisi
delle criticità della struttura attuale, dall’individuazione dei
principi di base adottati e dalla definizione dei criteri che orientano
la costruzione del nuovo assetto organizzativo.
Le principali criticità riscontrate nella
struttura organizzativa del Comune di Venezia possono essere così
sintetizzate:
1. carenze nel coordinamento delle attività
e conseguenti ridondanze di funzioni e attività svolte dagli
uffici;
2. carenze nel sistema di comunicazione interna
ed esterna;
3. carenze di organicità e funzionalità
del sistema informativo;
4. carenze di controlli efficaci;
5. parziale sovrapposizione di ruoli derivante
dalla non totale applicazione del principio di separazione dei compiti
assegnati alla parte politica e alla parte gestionale;
6. ridotto coinvolgimento e conseguente insoddisfazione
di alcune fasce di dirigenti.
I principi di base che guidano la costruzione
di un nuovo assetto organizzativo finalizzati alla piena valorizzazione
delle risorse umane esistenti sono:
1. organizzazione della struttura amministrativa
"per processi", con creazione di Direzioni Centrali di
Area e Direzioni di Progetto, queste ultime create ad hoc per l’attuazione
dei progetti intersettoriali del programma elettorale del Sindaco;
2. accentramento dei servizi trasversali
funzionali ai processi e ai progetti in poche unità di corporate
center;
3. creazione di un sistema di controlli efficace
ed efficiente a vari livelli;
4. creazione di un sistema di comitati per stimolare
e coordinare le attività collegiali.
I criteri principali adottati al fine di orientare l’ordinamento
generale degli uffici e dei servizi a garantire la qualità e l’efficienza
delle prestazioni sono:
1. attuazione del principio di separazione tra
i ruoli di direzione politica e di direzione amministrativa:
2. responsabilizzazione della struttura all’attuazione
di un sistema di controllo della gestione e della valutazione dei risultati;
3. orientamento al risultato di tutta l’organizzazione,
da conseguire mediante un efficace sistema di controllo dei costi, efficienza
e qualità dei servizi erogati;
4. orientamento alla soddisfazione dell’utenza,
da attuare rilevando le esigenze dei cittadini ed il loro livello di
gradimento e comunicando le modalità di erogazione dei servizi
e di attuazione dei processi decisionali;
5. azione amministrativa improntata ai principi
dell’efficacia, efficienza, economicità. flessibilità
e snellezza dei procedimenti;
6. costante revisione e razionalizzazione della
struttura ai fini di migliorare la funzionalità della sua
articolazione, del riparto delle responsabilità, dei poteri e
dei meccanismi operativi;
7. valorizzazione ed accrescimento professionale
delle risorse umane;
8. sviluppo di una cultura del lavoro basata
sulla definizione degli obiettivi e sulla valutazione delle posizioni,
dell’apporto e dei risultati raggiunti dai singoli operatori ai vari
livelli;
9. ricerca del miglioramento continuo dell’organizzazione
attraverso l’adozione dei principi di qualità;
10. pronta e puntuale attuazione degli indirizzi
di natura politica che competono agli organi di governo per gli
ambiti di rispettiva competenza.
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