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RELAZIONE SULLA MISSIONE IN ISRAELE E PALESTINA

La delegazione del Coordinamento "Enti Locali per la pace", formata da 39 amministratori provenienti da 25 città o province o regioni e con la delega dell'ANCI, dell'UPI e della Federazione Mondiale Città Unite, partita per l'Israele e la Palestina il 13 aprile 2002, è rientrata nella serata del 20 in Italia.

Il Comune di Venezia era rappresentato da Mara Rumiz, Presidente del Consiglio Comunale, Giorgio Suppiej, consigliere, e Alberta Basaglia, responsabile del Centro Pace e del Centro Donna.

Le finalità della missione si possono riassumere in tre punti:

  1. sottolineare l'urgenza di un maggiore coinvolgimento della Comunità Internazionale , a partire dal Governo Italiano e dall'Unione Europea.
  2. Portare una rinnovata solidarietà alla popolazione colpita dal conflitto.
  3. Comprendere ciò che possono fare gli enti locali per essere di aiuto concreto.

Va, innanzitutto, dato atto a Fabio Lotti, direttore del Coordinamento, di aver costruito un programma denso e articolato, che ha consentito di acquisire elementi di conoscenza e di valutazione oggettivi. Gli incontri organizzati con le personalità israeliane e palestinesi di maggior spicco hanno fornito a tutti un quadro ampio della situazione.

Si riporta di seguito l'elenco delle persone incontrate:

  1. Michel Sabbah, Patriarca Latino e Presidente Italiano di Pax Christi
  2. G. Ghisi, Console Italiano a Gerusalemme, e dott. Aloi, Direttore della Cooperazione Italiana
  3. Padre Giovanni Battistelli, Custode del Santo Sepolcro e della Terra Santa
  4. Giulio Terzi, Ambasciatore d'Italia in Israele
  5. Youssi Beylin, ex Ministro dei Governi Rabin e Peres , Promotore con Sari Nousseibe della Coalizione per la Pace
  6. Elya Strass, Yael Lear, Judita Rael, di Israely Camp Peace
  7. Sari Nousseibe, Ministro per gli Affari Politici di Gerusalemme e Rettore dell'Università
  8. Janet Aviad, Fondatrice di Peace Now
  9. Isam Akel, Direttore di APLA (Associazione Enti Locali Israeliani)
  10. Avin Ravinovich, Direttore dell'ULAI (Unione delle Autorità Locali Israeliane)
  11. Zvi Shuldiner , Docente Universitario
  12. Benjamin Lazar, Gino Piperno, Sergio Della Pergola, Noemi Tedeschi, Giuliano Orvieto - Comunità Italiana a Gerusalemme
  13. Azni Bishara, Parlamentare arabo Israeliano
  14. Abu Ala, Presidente del Parlamento Palestinese
  15. Mons. Sambi, Nunzio Apostolico.
  16. Operatori dell'Ospedale di Adassah En Caren e vittime del terrorismo.

La delegazione veneziana si è poi divisa per partecipare a missioni nelle città palestinesi: Rumiz a Betlemme (dove ha incontrato il Sindaco, Hanna Nasser ), Basaglia a Ebron., Suppiej a Gerico (dove ha incontrato il Sindaco)

Alcune considerazioni "a caldo":

  1. la percezione di Camp David , nelle due parti in campo, è assolutamente diversa: tutti gli Israeliani ritenevano che la pace fosse ormai a portata di mano; i Palestinesi, invece, erano molto più pessimisti . L' intifada , scoppiata all'indomani dell'intesa Peres- Arafat, oltre a essere tragedia in sé , è stata vissuta come tradimento e, conseguentemente, come caduta della speranza di pace.
  2. L' assenza di prospettiva . Nessuno crede più che la pace sia possibile. Ciò rende indispensabile la discesa in campo di un terzo soggetto: la Comunità Internazionale che, attraverso una presenza diretta nei territori come forza di interposizione, imponga il cessate il fuoco e la ripresa del negoziato (Conferenza Internazionale) e assista direttamente alla costituzione dello Stato Palestinese.
  3. Il sentimento dominante è quello della paura. In Israele qualsiasi comportamento è influenzato dalla paura di atti terroristici: passeggiare; fare shopping, andare al ristorante, mandare i figli a scuola, recarsi al lavoro sono diventate "attività a rischio".
    I Palestinesi, invece, non vedono per sé alcun futuro . l'impossibilità di muoversi dalla città in cui abitano; la fatica quotidiana per recarsi al lavoro; l'impossibilità di visitare parenti e amici che stanno, magari, a pochi chilometri; l'assistere alla confisca delle terre e a nuovi insediamenti israeliani nei loro territori li portano ad una visione disperata della situazione.
  4. Sempre più difficile è il contatto tra i due popoli.Di fatto si sta creando - si è già, almeno in
    parte, creato - un regime di separazione/segregazione.
  5. Questa situazione ha determinato la prevalenza degli opposti oltranzismi e ciò può generare il diffondersi di rigurgiti antisemiti.

Le "cose "da fare:

  1. nell'immediato: raccolta fondi per programmi di solidarietà umanitaria.
  2. Costruzione di progetti di cooperazione finalizzati alla ricostruzione delle reti infrastrutturali e dei sistemi amministrativi. L'intervento dell'esercito israeliano nelle città palestinesi , motivato dalla ricerca dei terroristi, ha prodotto, infatti, la distruzione delle reti di distribuzione dell'acqua e dell'elettricità e dell'anagrafe e del catasto. Sarebbe assai utile se si riuscisse a coinvolgere, nei progetti, anche gli Enti Locali israeliani. E', inoltre, opportuno canalizzare le risorse e le energie su entità precise, anche in accordo con altri livelli istituzionali (Provincia, Regione). Il riferimento a Betlemme diventa naturale.

  3. Sostegno all'iniziativa "Time for Peace. Israeli-Palestinian Campaign", promossa da esponenti e cittadini israeliani e palestinesi finalizzata alla costruzione di un processo di pace "dal basso".

  4. Sollecitazione al nostro Governo e al nostro Parlamento e all'Unione Europea affinché si assuma un'iniziativa incisiva finalizzata all'invio di forze d'interposizione internazionali.
  5. Promozione di iniziative a Venezia mirate a costruire un dialogo tra Israeliani e Palestinesi.
  6. Programmazione di iniziative concordate con la Comunità Ebraica Veneziana, che diano seguito ai progetti comuni già sperimentati (Giornata della Memoria, 25 aprile, programmi culturali) per debellare alla radice qualsiasi germe di antisemitismo.


La questione medioriente: siti informativi
Persecuzioni e le lotte dei popoli: bibliografia